domenica 28 maggio 2006

Eagles Live in Rome
Che meraviglia! A volte è bello poter usare un termine senza pensare di stargli facendo un torto, usarlo contro le voci della ragione che dicono che è sprecato, che in fin dei conti etc. etc. E questo è uno di quei casi. Dopo tutto, è una serata che aspettavo da trent'anni, da quando mi feci regalare per Natale Hotel California e Frampton Comes Alive!, Natale del '76, qualche epoca fa... Tra i miei ricordi preferiti di quell'altro tempo, ci sono le fantasticherie sullaEagles - Hotel California misteriosa copertina dell'album, quelle luci e silhouettes sfocate di un tramonto tanto lontano da essere quasi favola, il gusto inebriante di qualcosa che arrivava dall'altra parte del mondo e che avevo scoperto ed era lì, dirompente... Difficile a credersi oggi. Tempi blasés, merci vuote. Molti non hanno mai provato l'incanto di un LP, il gusto pionieristico di arrivare dall'altra parte di Roma alla ricerca di un negozio dove si diceva potessero trovarsi dischi dei BOC o dei Judas Priest, le catene telefoniche per un concerto live alla radio dei Saxons. Beh, comunque, tempi andati. Ma gli Eagles alla fine sono arrivati. E, lo dico con i brividi al ricordo, ne è valsa la pena! Una volta tanto immaginazione e realtà si sono accostate tanto da creare una serata magica, con quattro "vecchi" all'anagrafe, ma non alla musica, capaci di riempire il terzo bis (due ore e mezza di concerto senza una smagliatura!) di un set elettrico a metà strada tra blues e rock del tutto spiazzante. Con Joe Walsh un po' Antonio Albanese, un po' Mel Brooks che lasciava volare la sua (dovrei dire le sue, visto che ne hanno cambiate un armadio a testa!) chitarra su riff incalzanti, esaltanti, dico: D-I-V-E-R-T-E-N-T-I E il feeling era proprio quello: gente che si sta divertendo, che dopo i famosi "14 anni di vacanza" è tornata non solo per la grana, ma perché glien'è tornata la voglia e vuole fartelo sentire. Inutile dilungarsi sulla scaletta, c'era di tutto di più. Segnalo solo, a titolo di cronaca, le due assenze che ho notato: The End of the Innocence di Don Henley e Sad Café, dove c'è uno degli assolo di sax più belli della storia della musica. Ma l'introduzione di tromba messicana solista di Hotel California fa parte di quelle cose che non ti perdi più, accanto alla scoperta inattesa di tante facce giovani in un pubblico di aficionados che sapeva tutti i testi a memoria. E per una volta, dopo tanti anni, è ricapitato che tutti i testi li sapessi anch'io, altro regalo di quando avevo il tempo di seguire le canzoni parola per parola, di farmele entrare dentro e tenerle lì, ancora oggi che spesso non mi ricordo cose teoricamente ben più importanti... Che meraviglia!
Eagles live in Rome

mercoledì 24 maggio 2006

BubblePrima di tutto vorrei spendere due parole sul cinema, più che sul film. A seguito del solito cambio di programmazione del Pavone - volevo andare a vedere Volver, ca**o - sono finito, per la prima volta da quando a Perugia, allo Zenith, cine d'essai della città, quello da intellettuali e gente che se ne frega del botteghino. Beh, ha decisamente il physique du rôle : in fondo a un'esedra riparata, passando per archi e rampe di scale poco appariscenti, la sala ha l'aria cinematografica di suo, sembra cioè uscita da un film, o da quelle proiezioni che a volte la memoria si diverte a organizzare. Per questa prima volta, direi, peccato per il film, il cui unico pregio rimane tutt'ora (dopo una bella pizza e una splendida passeggiata notturna, quindi notevolmente sbollito!) quello di durare poco Per il resto non saprei che dire: certo, un film sul senso, o meglio sulla sua mancanza nella vita dell'americano medio sfigato che, udite udite!, lavora in una fabbrica di bambole in Ohio (da cui l'attraente locandina). Pertanto, molte informazioni sul processo di lavorazione e assemblaggio dei pezzi di bambole e, con grande sottigliezza, neanche un'occasione in cui si vede la bambola finita, in una proclamazione criptodidascalica della teoria dell'alienazione marxiana, dialoghi e ambienti spogli oltre ogni possibile sopportazione, una colonna sonora episodica che sarà costata sui 20 euro e un infinito senso di scoramento. Meno male che ero di buon umore! Resta da chiarire l'arcano per cui un film sperimentale o d'autore (tra l'altro parliamo di Steven Soderbergh, Ocean's Eleven e Traffic, tra le altre cose, anche se ogni tanto riemerge Sesso, bugie e videotapes) non possa prescindere dallo spaccare le palle allo spettatore e dalla rinuncia talebana a tutto il repertorio canonico del cinema mainstream: primi piani interminabili, occhi fissi all'infinito, silenzi oppressivi, nessuna suspence - e meno male che la recensione diceva thriller *sigh*

lunedì 22 maggio 2006

Lasciai il magazzino alle otto del mattino. Non credo nelle otto del mattino. Però esistono. Le otto del mattino sono l'incontrovertibile prova della presenza del male nel mondo.
Nel caso non ve ne foste accorti.

A. Masterson, Gli ultimi giorni. L'apocrifo di Joe Panther, Venezia, Marsilio, 2002, p. 112.
MI-3Mi sono proprio divertito! Film d'azione serrato, con un dosaggio intelligente di effetti espliciti (tipo il salto tra i grattacieli :o) ed impliciti, giocati sul filo della tecnologia più spinta, ma non eccessivamente intrusiva. Il tutto shakerato da un montaggio eccellente e un ottimo casting - a mio parere spicca Ving Rhames, ma sono parziale e merita una menzione speciale Maggie Q, d'ora in poi la nuova "signora in rosso" - che porta a un paio d'ore di libertà mentale, in questi giorni inestimabile.

lunedì 15 maggio 2006

In guisa di chiosa a quanto scritto stanotte a proposito de La città incantata:

Quanto più si è sviluppata la conoscenza scientifica, tanto più il mondo si è disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, poiché non è più inserito nella natura e ha perduto la sua "identità inconscia" emotiva con i fenomeni naturali. Questi, a loro volta, hanno perduto a poco a poco le loro implicazioni simboliche. Il tuono non è più la voce di una divinità irata, né il fulmine il suo dardo vendicatore. I fiumi non sono più dimora di spiriti, né gli alberi il principio vitale dell'uomo, né il serpente l'incarnazione della saggezza o l'antro incavato nella montagna il ricetto di un grande demonio. Nessuna voce giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge a essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno la profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava.

C. G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, Milano, Mondadori, 1984, p. 100.

domenica 14 maggio 2006

La città incantataCi sono parole che risentono più di altre dell'atroce usura mediatica, parole lise che sembrano valere a stento il fiato con cui si pronunciano. Amore, meraviglia sono della schiera, insieme a locuzioni piegate a servitù becere come "tornare bambini" o "il bambino che è in noi"... Ecco, un film come La città incantata è come un filtro magico che d'improvviso le restituisce alla loro purezza e potenza. Senza alcuno degli equivoci o delle vibrazioni infingarde cui siamo purtroppo tanto abituati da scambiarli per componenti essenziali del loro senso. È un film ineffabile, per togliere un po' di polvere da altri strumenti invece caduti in disuso, in questa febbre di comunicazione dove l'indicibile è stigmatizzato o scambiato per incapacità. Un film da vivere, da ricordare, da trasformare in carne ogni giorno, in battito, in sguardo capace di vedere l'incanto oltre lo squallore e la stupidità.
Akira Kurosawa diceva del creatore, Hayao Miyazaki:
"Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello". Momenti d'immensità cui si assiste sempre meno di frequente, ma opere come questa almeno tengono viva la speranza!

sabato 13 maggio 2006

E così Amsterdam è venuta a Roma e mi dà lo spunto per cominciareLa ragazza dall'orecchino di perla - Vermeer a parlare dei viaggi in Olanda e delle varie cose ivi viste e vissute. Si tratta in primis di un innamoramento che dura. Come scrivevo nel mio diario di viaggio (Moleskin di prammatica ), ero andato in Olanda a cercare Rembrandt e Van Gogh e ho trovato Vermeer. Ed è stato un colpo di fulmine! Ancora oggi se ripenso alla Ragazza dall'orecchino di perla ho i brividi, ci passerei davanti a pane e acqua quindici giorni, come il buon Vincent avrebbe fatto con La sposa ebrea di Rembrandt. Immaginate quindi se potevo perdermi la breve trasferta de La lettera d'amore in terra romana, scambio con il Giuditta e Oloferne di Caravaggio, rivisto a fine aprile al Van Gogh Museum in una splendida mostra dedicata al nostro in confronto conLa lettera d'amore  - Vermeer Rembrandt... Che dire, un delirio di pittura Consiglio a tutti una visita alla risorta Galleria nazionale d'Arte Antica a palazzo Barberini, che conta nella collezione stabile El Greco, Raffaello, Caravaggio e altri maestri perturbanti e appunto, tanto per non perdere l'abitudine, che nonostante Benjamin per me la vera opera d'arte resta irriproducibile. Se qualcuno riuscirà a confrontare l'originale con questa pallida copia non potrà che arrendersi all'evidenza: credo fermamente, con Simmel e Gadamer, che parte dello spirito dell'artista entri nell'opera e le doni un fulgore, un esserci, del tutto unico ed inimitabile.
Tutto questo però non dice nulla della recente vacanza nei Paesi bassi, se non l'accenno all'inevitabile momento di cultura (costatoci tra l'altro ore di fila ). Tanto per restare in campo estetico, ho finalmente capito da dove Van Gogh abbia tratto l'idea di pennellare i Keukenhofpaesaggi di tinte impossibili. Non sono affatto impossibili: ero solo io che non le avevo mai viste, ignorante che non sono altro! E il parco di Keukenhof, da cui arrivano queste foto, è un posto incantevole, nonostante il tempo invernale e le orde di turisti con cui lo abbiamo condiviso. In effetti, il grigiore pervasivo spiega in larga parte l'amoreKeukenhof degli olandesi per fiori e alberi rigogliosi e colorati, non costretti in parchi turistici, ma che affollano ogni finestra, giardinetto e stanza: cosa facilmente constatabile, dato che non esistono tende alle finestre né privacy di cui valga la pena discutere

giovedì 11 maggio 2006

Old pirates yes they rob IBob Marley
Sold I to the merchant ships
Minutes after they took I
From the bottomless pit
But my hand was made strong
By the hand of the almighty
We forward in this generation
Triumphantly

All I ever had, is songs of freedom
Won't you help to sing, these songs of freedom
Cause all I ever had, redemption songs
Redemption songs

Emancipate yourselves from mental slavery
None but ourselves can free our minds
Have no fear for atomic energy
Cause none of them can stop the time
How long shall they kill our prophets
While we stand aside and look
Some say it's just a part of it
We've got to fullfill the book

Won't you help to sing, these songs of freedom
Cause all I ever had, redemption songs
Redemption songs, redemption songs

Emancipate yourselves from mental slavery
None but oursekves can free our minds
Have no fear for atomic energy
Cause none of them can stop the time
How long shall they kill our prophets
While we stand aside and look
Yes some say it's just a part of it
We've got to fullfill the book

Won't you help to sing, these songs of freedom
Cause all I ever had, redemption songs
All I ever had, redemption songs
These songs of freedom, songs of freedom


Già 25 anni... Sono quelle ricorrenze che ti rendono improvvisamente visibile - palpabile quasi - lo scorrere del tempo. Ti sembra un momento fa che sentivi capolavori in fila, scoprivi una musica nuova (cosa che per noi giovani degli anni '70 era decisamente più magica ed epifanica di oggi, temo per i meno fortunati contemporanei), l'impatto con l'esotico e con un universo di valori nuovi e forti e invece è passato un quarto di secolo, quelle distanze temporali che lette nei libri ti fanno pensare a una storia infinita, inimmaginabile. Secondo me Bob Marley era il reggae, con tutta la stima per gli altri interpreti di allora e di oggi. Era un genio e il suo demone, più attento all'immortalità che alla prosperità, l'ha spinto nel mito troppo presto. D'altro canto le leggende muoiono giovani, assolte da una coerenza di vita che ne sfocherebbe il fulgore...

lunedì 8 maggio 2006

Romance & SigarettesJohn Turturro alla regia, i fratelli Coen alla produzione, un cast degno di nota - dopo questo film possiamo perdonare anche Kate Winslet per Titanic e, voglio esagerare, anche per l'American Express - una scelta musicale da piangere (nel senso buono, risentire Delilah di Tom Jones ha funzionato come la madeleine di Proust!): insomma, una vera esperienza filmica... fino a tre quarti di film Da lì in poi, da dopo la rissa tra Susan Sarandon e Tula la rossa ("so del tuo problema..." "quale?" "che hai la passera larga!" tanto per dare un'idea dei dialoghi *grin*), il film diventa un altro. Rinuncia al surreale, al non narrativo, all'onirico spigliato e ballabile seguito fino ad allora per chiudersi con un finale similtragico e smielato, privo di groove e francamente noioso... Bah, misteri delle conclusioni, da sempre punto debole delle pellicole di genio. Mi consolerò ripensando alle coreografie di Delilah e agli splendidi incisi di Christopher Walken, ormai uno dei miei all time favourites
Il presidente della Lega Calcio che è casualmente anche il vicepresidente di una delle squadre più blasonate del campionato, nonché di proprietà dell'ex-premier; il procuratore della gran parte dei fuoriclasse impegnati nel campionato stesso che è figlio del direttore generale di un'altra squadra, ancora più blasonata di quella prima; il presidente della Federazione che è lì da 30 anni e ad un osservatore esterno sembra un vuoto in forma d'uomo, delle dimissioni del quale ci si sorprende... Giuro che la sopravvivente passione per il pallone è uno degli enigmi meno comprensibili della scena sociale italiana e mondiale

domenica 7 maggio 2006

The AssassinationUna vicenda marginale dell'epoca Watergate con strane caratteristiche di ripetitività rispetto all'oggi, americano e non solo. Una nullità di nome Sam Bicke decide di redimere la sua esistenza uccidendo Richard Nixon, scelto come emblema di un'America che lui non condivide, non tollera: un'America di gente che costruisce il suo successo - economico, of course, "è sempre questione di soldi!" - sulla menzogna e l'inganno. E Nixon è il venditore perfetto, "il migliore di tutti, l’uomo che ha venduto per due volte agli americani la stessa frottola, la fine della guerra nel Vietnam". Uccidere un simbolo, ribellarsi, vendicarsi. E come poi, schiantandosi sulla Casa Bianca con un aereo dirottato. Non credo sfugga al lettore avvertito come la storia sia quasi noiosa nelle sue ripetizioni, in salsa yankee o casalinga poco importa. Uno Sean Penn strepitoso, il cui viso riflette l'annichilimento progressivo della coscienza, il caos che avanza. Ci sarebbe anche la bella Naomi Watts, costretta dal sistema, secondo l'ex-marito Bicke, a indossare un'uniforme da cameriera che lede la sua dignità e tuttavia le sta d'incanto, ma la si ricorda a stento, nonostante tutto Il film è lui! Un film militante, prodotto da Leonardo Di Caprio, al quale si può perfino cominciare a pensare di perdonare il Titanic

sabato 6 maggio 2006

Da un'intervista ad André Glucksmann (L'espresso 14, 2006, p. 139), filosofo di cui non condivido molte posizioni, ma ammiro il coraggio intellettuale:

D: Con "Une rage d'enfant" vuole dare le chiavi di lettura del suo pensiero?
R: Sì, le mie prime collere mi hanno fatto scivolare nella filosofia. Proprio del filosofo è conoscere se stesso, ma conoscere se stesso non significa ammirarsi, non è coltivare il narcisismo, ma chiedersi chi e cosa attorno a te e dentro di te è all'origine della catastrofe. Questa è la chiave di una filosofia, che è la mia, ma è anche quella che difende Socrate e che non difende sempre Platone. Nel mito della caverna si passa dalla notte alla luce, ma io credo che, al contrario, proprio della filosofia sia passare dalla falsa luce, dall'opinione, dai buoni sentimenti, alla capacità di vedere il nero dell'animo umano, della propria anima e della situazione generale.
Alegria
Devo prima di tutto dar seguito al post precedente, visto che il Cirque mi ha risposto a proposito della questione ladrocinio per acqua e caffè ed è decisamente il caso di dar loro atto di una discreta attenzione alle istanze dei clienti. Profitto per sottolineare l'importanza esponenziale che il far sentire la propria voce va acquistando nella nostra società e per spingere tutti a smetterla di passar le cose sotto silenzio. Che si protesti, quando è il caso, che diamine!!!
Cmq, ecco la corrispondenza. La mia mail:

I wish you were right in not considering a specific subject for criticism and dissatisfaction in your predefined list. As it is, I'm sorry to say that I think you're getting a bit too greedy for my liking. I do not object to ticket prices - your show is unique; I do not object to merchandise prices - things are unique and one is free to buy them. I strongly object to coffee, water and other refreshment prices. Perhaps you don't know it, but in Rome you can find excellent expressos for EUR 0.65 and small bottles of water for EUR 1, just outside your tent. I think that charging EUR 5.50 for a coffee (not even an expresso) and a glass of water is definitely robbing customers. It spoils the pleasure of your show and makes me wonder if I will return for your next performance.

La loro risposta:

Thank you very much for taking the time to give us your opinion; we value it.  We are glad to see that your Cirque du Soleil experience was unique and that you enjoyed the performance.
As for your point about the price of food and beverages, it is truly something we are aware of. We knew it could be an issue for some market. Our main challenge is to get suppliers to provide us with good rates so we can charge less. As we are only in Rome for a short period, many companies were not able to give us competitive prices so we can match our menu rates with the rest of the city's establishments. We completely understand that paying 2.50EUR for a coffee that might not impress your taste buds can be aggravating and we will see what can be done for our future visit.
Once again, thank you for writing to us; you are directly contributing in the improvement of our operations. We hope to see you again when we come back to beautiful Roma.
Regards

Diamo a Cesare quel che è di Cesare e avanti! Visto il carattere misto del post registro con gioia animale che oggi è il secondo giorno di carcere di Cesare Previti (anche qui gli stiamo dando quel che gli compete peccato troppo poco...) che ha visto la visita "ar gabbio" di cotanto galantuomo dell'ex presidente della Commissione Giustizia. Guarda un po' l'on. (ed è un titolo che mi costa usare, oh se mi costa ) Pecorella, quello della legge grazie alla quale l'ex-premier non è in compagnia del suo degno compare dietro le sbarre... Vabbè, tocca attaccarsi a tutto per sopravvivere, in questo malefico paese.

Un'altra delle cose cui vale attaccarsi è la seconda puntata delle Ice Age 2avventure in era glaciale di un pugno di simpatici amici. Assolutamente esilarante, boys and girls. Al di là degli eccellenti dialoghi e doppiatori, stavolta i Blue Sky Studios hanno avuto dei veri e propri colpi di genio nella resa della fisicità di atteggiamenti, movimenti e desideri dei personaggi: Scrat, il mitico scoiattolo è fantastico, basti pensare al momento in cui cerca di tirarsi su... con la lingua e le espressioni di Manny e della graziosa opossum alta 3 metri e mezzo Ellie sono pezzi da cineteca. Se effettivamente sarà una risata che li seppellirà, con questa dovremmo stare un pezzo avanti!