lunedì 28 aprile 2008

Ford Prefect e Arthur Dent
Immagino che molti non sappiano chi sono i nostri eroi qui sopra. Si tratta di Ford Prefect, in piedi, redattore della Guida intergalattica per autostoppisti, che cerca di convincere Arthur Dent, seduto in terra, a lasciar perdere la lotta per salvare casa sua dallo YELLOW bulldozer là dietro e ad andare a bersi una pinta di birra con lui. Tanto la Terra sta per essere rasa al suolo da una flotta di costruttori di tangenziali spaziali... In giorni come oggi amerei avere il pollice spaziale di Ford, un faro che emette un segnale di richiesta di passaggio alla prima astronave che si trovi nei pressi. Una scampagnata nella galassia per qualche anno potrebbe aiutare...

domenica 27 aprile 2008

Ghost RiderWeekend rilassante per riprendersi dalle settimane trascorse e vedere di affrontare le prossime, che non promettono niente di buono, temo ottima occasione per liquidare alcuni arretrati come quello qui accanto, che in qualunque altro momento avrei preso con molta, molta meno filosofia di quanto non abbia fatto invece l'altra sera *evil grin* Ghost Rider è un film di quelli per cui ti chiedi come sia venuto in mente agli attori di prendervi parte e ai finanziatori di investire dei fondi per produrlo. Detto questo, però, gli effetti speciali sono strepitosi, soprattutto quello che trasforma un Nicolas Cage irriconoscibile in un teschio fiammeggiante estremamente cool. Anche la cavalcata dei due rider fianco a fianco è un bel momento e, sì, anche le acrobazie motociclistiche non sono male Detto questo, si è anche giocato parecchio a Puerto Rico, di cui avevo parlato tempo addietro - tra l'altro ho appena scoperto cheI due superpiedi quasi piatti è strettamente correlato con film stupidi - e si è anche visto altro, tonico e rinfrescante... Un tuffo tra le gag e le risse della premiata ditta Hill & Spencer è sempre rigenerante, persino quando te lo passano sul canale dedicato all'Uomo con la maiuscola, nel senso di vero maschio, naturalmente. La scena di apertura in cui i nostri sfasciano in sequenza le macchine alla ghenga dei cattivi è esilarante, il resto fa perlomeno sorridere e certe battute sono da antologia: "Saluti il vescovo, ora il drago e il gattaccio tornano nelle tane" è spettacolare! Segnalo anche il neologismo "ingreppiarsi" nel senso di andare a mangiare che fa il paio con "ammandrillarsi" nel senso di eccitarsi di Non c'è due senza quattro

domenica 20 aprile 2008

Le legioni ai Fori
Con un giorno di anticipo abbiamo festeggiato il Natale di Roma 2761 anni fa, dice la leggenda, Romolo tracciò il fatidico solco e cominciò l'avventura. Oggi al Circo Massimo si sono date appuntamento legioni da tutta Europa per gli auguri e devo dire che, a parte il fatto che è stato veramente uno spettacolo, l'idea che tanta gente sia disposta a sobbarcarsi viaggio, attesa, fatica solo per rivivere immaginalmente il mito di questa città mi ha commosso. Hai un bell'essere cosmopolita, quando la Fortuna
In attesa al Circo Massimo ha voluto che nascessi qui è difficile non farci caso, non esserne orgogliosi E così, complice la venuta del buon Iak - si, nella foto di chiusura è proprio lui - siamo andati a goderci la sfilata. Mi ricordava, in bello, Bisanzio di Guccini: "Sentivo bestemmiare in alamanno e in goto". Ordini di marcia dati in latino, in romanesco, in spagnolo, tedesco, croato e chissà cos'altro in un affresco di colori, suoni, dettagli del tutto inatteso, immediatamente capace di esprimere la spinta a stare insieme di cui il mito è capace, oltre qualunque appartenenza normale. E la ricostruzione attenta delle armi, delle vesti, fino a oggetti di cui avevo solo sentito parlare, come i bastoni porta equipaggiamento sfoggiati (con sofferenza ;) dalla Legio XII Fulminata o gli stendardi e le hastae cariche di gloria dei diversi contingenti. Insomma, una gran bella mattinata, arricchita da una passeggiata per una mostra di Legambiente, dove abbiamo incontrato un turista inglese che ci ha chiesto, con gli occhi tondi: "Ma non è un giorno normale, vero? Non succede sempre che ci siano le legioni che sfilano?" Era sinceramente preoccupato - o ammirato, non si capiva bene - alla prospettiva Quando gli ho spiegato che era un'occasione particolare e che più in là c'era un intero corteo è schizzato via ringraziando per non perdersi almeno una parte della sfilata! Prima probabilmente pensava, alla Obelix: "Sono Pazzi Questi Romani!"
All'ombra del Colosseo

domenica 13 aprile 2008

Oxford MurdersSe vi dicessi che con questo film potrei farci un semestre (compatto) di lezioni? Anzi, se vi dicessi che in pratica ce l'ho appena fatto? Incredibile ma vero, Oxford Murders è un thriller che con la scusa di un serial killer un tantino criptico prende di petto questioni filosofiche centrali del Novecento, tanto da partire con la narrazione di un aneddoto della vita di Wittgenstein e proseguire con conferenze, cenni garbati alla teoria del caos, all'indeterminazione e all'impossibilità di pensare la verità, inanellando nomi come Gödel, Heisenberg, Turing e via smarrendosi tra paradossi e serie logiche. Il tutto condito da scorci della splendida Oxford (ogni volta che la rivedo mi chiedo cosa diavolo sto a fare qui!), escursioni sentimental-erotiche più o meno necessarie ma affrontate con freschezza e originalità ed eccellenti pezzi di recitazione, affidati in buona parte a John Hurt, magistrale e sconfortato logico, e anche, devo ammettere, all'ex-Frodo, Elijah Wood, un po' cresciuto non solo di età (diversamente da quel beccaccione di Viggo sa fare anche cose interessanti ). Il teorema del titolo italiano è l'intero film, che può interpretarsi senza difficoltà come la dimostrazione (il quod erat demonstrandum della simil-soluzione dell'ultimo teorema di Fermat) dell'assunto iniziale, prima esposto grazie al Tractatus, poi attraverso un'applicazione eterodossa basata su Cluedo. Per i miei aspiranti investigatori c'è un repertorio di strumenti critici e dimostrazioni empiriche volte a mettere in crisi ogni meccanico affidarsi a test e prove materiali: ogni cosa si applica ad almeno due sospettati e ogni deduzione è completabile in più direzioni, senza che l'affidabilità logica ne sia compromessa. E le soluzioni... beh, le soluzioni vanno prese col famoso beneficio d'inventario! Anche quelle apparentemente incontrovertibili. Dubbio, paura, bisogno di aggrapparsi a qualcosa, sconsolato realizzare che il qualcosa in questione è anch'esso inaffidabile, a meno che non si faccia finta che non lo sia. Direi anche la dimostrazione che si può fare cinema intelligente senza sacrificare il divertimento e la trama, intrecciando con gusto contenuti interessanti - alti, se vogliamo - con la notevole e sbarazzina nudità di Leonor Watling (una delle nuove muse di Almodovar), un pizzico di sfida intellettuale e citazioni dotte assortite, come la commemorazione di Guy Fawkes che non può non riportare istantaneamente a V come Vendetta. Complimenti ad Alex De La Iglesia!
Leonor Watling ed Elijah Wood in una scena di Oxford Murders

domenica 6 aprile 2008

Non pensarciCome direbbe Proietti, "a me me piace!" Parlo di Valerio Mastandrea, nella fattispecie, cuore grande, poca disposizione al compromesso, voglia di fare quello che trova giusto, tipo dirigere il teatro di Torbellamonaca con Paola Cortellesi, un'altra bbona *grin* o continuare a lavorare con registi emergenti a budget risicati. Il Palomba l'aveva detto, in una delle sue recinzioni, che Valerio è l'unico che accetta in pagamento i Ticket Restaurant cmq Non pensarci è un amore, un ritratto senza pretese di una storia di vita qualunque che proprio perché qualunque diventa tutte le storie e il posto in cui le storie si svolgono. Una famiglia sconclusionata, un'emergenza esistenziale dopo l'altra con battute abbastanza memorabili: "A ma', ma nun era mejo prima, quanno se riempivamo de cazzate?" dice Valerio/Stefano alla madre che decide di raccontargli alcune verità. Un cast all'altezza, in particolare Giuseppe Battiston e Anita Caprioli, i fratelli, lei anche bella! Un'aggressione morbida all'ovvio, alle convenzioni che diventano via via più soffocanti, incapaci di distinguere un gioco coi bambini da una lista di infrazioni al codice della strada. E su tutto lui, con la faccia da eterno cane bastonato, coi suoi dubbi e i suoi scatti, tanti anni di cammino e ancora niente di chiaro all'orizzonte. Colonna sonora che mi ha lasciato un po' perplesso, ma Agnese di Ivan Graziani sui titoli di coda è un colpo di genio, il cinema è rimasto immobile a godersela e si è riavuto pian piano, come da un sogno.

venerdì 4 aprile 2008

Un'ottima annata"Sarà perché nel frattempo sono diventato uno stronzo", si dice il protagonista interrogandosi sul perché sia scomparso dalla Provenza e dalla vita del suo zio adorato negli ultimi dieci anni. E ha perfettamente ragione. Come dice il suo migliore amico - autoproclamatosi tale, dato che Max/Russell Crowe non condivide - è una macchina da soldi, uno che non conosce weekend o vacanze, perché nel suo ambiente come ci provi sei finito. Al di là delle ripetibili considerazioni sulla fame di Bildung che morde alle caviglie l'Occidente come il cagnetto insopportabile del vignaiolo francese, quello che colpisce è la lungimiranza miope di gran parte della fiction e della cultura: ogni volta che serve uno stronzo, questo fa il broker, non ha una vita degna di questo nome ma montagne di soldi e stuoli di ammiratori pronti a dare qualsiasi cosa per diventare come lui. E noi sappiamo immediatamente che è stronzo e che, tempo un'ora e mezza, si sarà reso conto anche lui di quanto vuota fosse la sua esistenza e di quanto ha più senso trasferirsi in una tenuta da sogno in Provenza, senza orari, senza colleghi stronzi come lui e al fianco di una compagna meravigliosa (e non uso l'aggettivo alla leggera: Marion Cotillard è veramente una sinfonia fatta donna!). Resta l'interrogativo sul perché una cosa che ci viene spontanea al cinema nella vita quotidiana si riveli poi quasi impossibile: è così difficile rendersi conto nella carne che un modello di vita come quello rappresentato da Max - e da altri mille manager visti sul grande schermo - non può essere concepito che da una cultura malata, che interpreta uno château incantevole solo in termini di cifre a sei zeri e acquista quadri per nasconderli in una cassaforte e guardarne una copia? Capisco che ci sia una componente di dileggio dei vincitori in questo spregio affettato del denaro, ma l'analisi a volte è talmente evidente e ineccepibile che per quanto si sia ottimisti si tende a disperare!
Martion Cotillard in Un'ottima annata