venerdì 25 maggio 2012

Chi l'ha detto che Don Chischiotte deve perdere sempre? Senz'altro non Russell Crowe in The Next Three Days. A volte i professori di letteratura tocca lasciarli perdere, anche se a tratti sembrano autistici, un po' come se il ruolo di A Beautiful Mind si fosse appiccicato addosso al nostro australiano leggermente imbolsito. Direi una pellicola di alti e bassi, dove un marito all'apparenza - e spesso alla sostanza - piuttosto imbranato progetta l'evasione della moglie, condannata per un omicidio che lui non crede assolutamente che lei abbia commesso, del tutto all'insaputa dell'interessata. Molto, molto lento all'inizio e per una buona parte, diventa di colpo frenetico per poi stabilizzarsi in chiusura in una bella tensione. Tratti salienti metafilmici una piacevole fiducia nella coppia alla faccia delle difficoltà, bella da vedere in un panorama in cui alla minima contrarietà ci si manda a quel paese anche se forse un tantino esagerata; un'esile critica all'idolatria della logica fattuale, dal rimando a Cervantes che è in effetti una dichiarazione d'intenti di tutta la storia all'"evidenza" delle prove sulla cui base viene condannata la moglie. Non imperdibile, ma in mancanza di meglio... ;)

mercoledì 16 maggio 2012

Forse mi sto un po' facendo prendere la mano, ma L'inglese che salì una collina e scese da una montagna è uno di quei film che ti fanno reinnamorare del cinema. C'è di tutto: la commedia leggera e garbata; un interessante livello sociologico, sia per quanto riguarda l'appartenenza che per le questioni definitorie che danno lo spunto alla trama; un'equilibrata componente immaginale e mitopoietica, dove i piccoli avvenimenti che ne segnano lo svolgimento assumono dimensioni cosmogoniche non so quanto volontarie, ma raccolte in una costellazione perfetta. Quello che mi interessa di più, visto il tenore delle mie ultime lezioni, è proprio lo spunto: due cartografi della Regina vengono a misurare la "montagna più alta del Galles" e la scoprono soltanto una collina. Il discrimine è a 1000 piedi e Ffannon Garw arriva solo a 984... Giusto per riflettere sulle meccaniche definitorie e le gabbie che mettono su senza che nessuno se ne accorga :) L'amor proprio della piccola comunità ne è turbato; fino ad allora a stento ci avevano fatto caso, ma ora che la montagna si restringe a collina affiorano tanti suoi registri impliciti: l'ennesimo sopruso degli inglesi, il momento storico - il 1917 - e le sue asperità, il carattere di centro simbolico della comunità del monte. Si trova in breve una soluzione, che però vi risparmio per non fare lo spoiler lol
 
Qui invece siamo da tutta un'altra parte. Il fegato che per una volta aveva gioito con le lontante storie gallesi torna a patire gli insulti e le offese dell'attualità. Oliver Stone torna a fustigare il mondo della finanza con la ricomparsa di Gordon Gekko, ancora Michael Douglas, e di suo genero, Shia LaBeouf, una via di mezzo tra un giovane idealista e uno squalo in erba. Il film è efficace e non può che essere il benvenuto, nella speranza che qualcuno dei tanti rassegnati o entusiasti della finanza globale abbia un sussulto e si svegli, scosso dal sospetto che la crisi attuale fosse molto ben presente a tanti furbi investitori, che possono anche averne mancato la dimensione strutturale e probabilmente conclusiva di un ciclo, ma ci hanno senz'altro messo del loro... Essendo però sveglio già da un po', l'ho trovato un filo troppo didascalico e privo di sfumature nella costruzione dei personaggi. I cattivi risvegliano le peggiori pulsioni animali che noi tutti ci portiamo dentro, i buoni - se così posso dire - si svelano giusto alla fine, in una chiusura decisamente troppo happy ending per i miei gusti.