lunedì 27 agosto 2012

"Big chair, big responsibilities". Sta diventando una delle mie citazioni preferite e non credo sia un caso. In molti stiamo cercando di fare i conti con uno degli esiti meno ovvi e più devastanti della modernità e del suo culto per il soggetto autonomo e capace di decisioni, di "prendere posizione verso il mondo", come diceva Weber: la crescente, desolante incapacità di affrontare le responsabilità, di farsi carico delle proprie azioni. Di incarnarle. Potrebbe certo essere un riflesso della dematerializzazione galoppante, dell'ansia virtuale, ma non credo basti. Del soggetto sognato dalla modernità - pur con tutti i suoi difetti - resta poco, quasi nulla. E per colpa di processi che la stessa modernità ha generato e poi alimentato, con miopia forsennata. La reversibilità, le aspettative, le alternative sbandierate rendono quasi impossibile essere almeno uno dei centomila che potremmo essere. Scegliere quale e seguirne l'avventura fino alla fine, quando di alternative non ce ne sono più e tutto è ormai detto. Moretti esplora il tema con un'iperbole geniale, dove storia e contesto non sono mai bersaglio di critica - semmai di una certa garbata ironia - e danno invece il necessario spessore simbolico al discorso. Se perfino qui, dove la fede dovrebbe essere d'aiuto e sostegno, mancano le forze, che ne è del fedele lasciato solo in piazza San Pietro? O di chi non partecipa del dramma esistenziale raccontato da quei drappi rossi che incorniciano un'assenza?


Michel Piccoli è semplicemente strepitoso.

domenica 19 agosto 2012

Quando hai la scusa di accompagnare un'amica in giro per Roma perché non c'è mai stata, puoi veramente sbizzarirti :) Se poi l'amica condivide l'interesse per l'arte e le installazioni contemporanee ancora meglio. Così ti trovi in giro per una domenica d'agosto in cui si minacciano sfracelli di caldo - non so se questo doveva essere Cochiss o Karamazov, fatto sta che come al solito l'allarme mi è parso un tantino fuori misura - e capiti a villa Medici, testa di ponte di quei furbacchioni dei francesi, a dare un'occhiata a una mostra dall'esotico titolo Tappeti volanti. Dove il curatore, Philippe-Alain Michaud, si è divertito a raccogliere cose più o meno materiali che giocano nel campo semantico dell'oggetto immaginario in questione. E c'è riuscito bene: a parte gli splendidi tappeti storici che mi hanno suggerito diverse analogie per una cosa che sto scrivendo sui giardini, ci sono installazioni di grande impatto come Hannoun di Taysir Batniji, adattata per l'occasione a una splendida sala con resti in pietra, realizzata con temperature di matita, proiezioni di film più o meno d'epoca con bellissimi proiettori quelli sì d'epoca e altre prelibatezze. Vale decisamente la pena, tra l'altro è anche economica e veloce, una mezz'ora a spasso tra le nuvole. 

Se invece passeggi per la città e il caldo si fa pesante - ma sono le due di una domenica d'agosto, che t'aspetti? - finisci dalle parti del Chiostro del Bramante e incontri uno dei pittori che mi stanno più simpatici, pur senza piacermi troppo: Joan Miro'. Lavori del periodo di Majorca, estremamente materiali, incuranti di altro che non sia la ricerca del maestro, in begli ambienti, dai quali ho tratto un paio di fulminazioni: Mirò è stato il primo creatore di Angry Birds - gli occhi dei suoi uccelli sono incredibilmente espressivi e simili alle piccole pesti che ultimamente spuntano per ogni dove!; voglio anch'io uno studio dove poter sperimentare senza preoccuparmi di sporcare, rovesciare colori o raccogliere oggetti improbabili in attesa di epifanie. Ho la sensazione che ne potrebbe venir fuori qualcosa di buono :) Anche qui qualche ora la perderei, il cammino dell'artista maturo verso l'essenziale è affascinante!

sabato 18 agosto 2012



Non è proprio autoevidente, il motivo per cui improvvisamente ci troviamo Biancaneve dappertutto. Dopo il serial C'era una volta e un'altra versione cinematografica che mi sono perso, ecco qui Biancaneve e il cacciatore, con Charlize Theron e Chris Hemsworth, il buon vecchio Thor. Ci sarebbe anche Kristen Stewart, che tuttavia rappresenta uno dei grandi interrogativi del momento: chi diavolo l'ha scelta e perché??? Perennemente sul filo dell'orgasmo (immagino pensi che aggiunga intensità alla recitazione), labbra dischiuse e occhi a mezz'asta, perfino meno espressiva di Toby Maguire - ed è dire tutto - è uno dei tanti fenomeni inspiegabili di Hollywood. Non così gli altri due, che però, per tutta la bravura e simpatia, non salverebbero un film tutto sommato inutile. La vera ragione per andarlo a vedere (o scaricarlo o affittarlo o quello che vi pare) sono i Nani: una truppa bellissima di tagliagole con picchi di espressività - Bob Hoskins, Ian McShane - e la migliore rivisitazione della povera fiaba, che per il resto è diventata l'ennesimo esercizio da supereroe improbabile: dopo quasi diec'anni di prigionia, la bella (???) Biancaneve sfugge con doti acrobatiche e resistenza da Ironman per vestire infine l'armatura e sconfiggere la strega sfiorita. Mah... A ripensarci, insisto: il Santuario e i Nani salvano decisamente la giornata! :)