domenica 16 dicembre 2012

Lo hobbit

A volte riesco anche ad arrivare puntuale :) E stavolta è stato quasi problematico, perché giovedì mi hanno regalato un bel concerto gospel e poi c'erano ricami da finire, cene di degustazione birrica eccetera eccetera. Così m'è toccata la matinée, per di più con l'orario sbagliato. Ma ne valeva la pena, oh yeah! Ieri mi interrogavo sull'evidente manovra economica di trarre tre film da Lo hobbit, oggi mi dico che se anche ne avesse fatti sei non mi sarei disperato più di tanto. Non per altro, perché la Terra di Mezzo stile Jackson è giusta: accogliente, feroce, magnifica. Popolata da sogni incantevoli - Galadriel stavolta è stunning - e mostri ripugnanti, è veramente un luogo dell'anima, perlomeno della mia, e appena ci metto piede perdo larga parte del mio senso critico. Prendete quindi queste righe come vengono, con bonaria comprensione. A differenza del Signore degli Anelli, finora il casting mi ha quasi commosso. Martin Freeman come Bilbo giovane mi pare perfetto e la compagnia di nani è da urlo, senza arrivare al tono da macchietta di Gimli: Richard Armitage come Thorin e uno dei miei preferiti, James Nesbitt, come Bofur sono solo primi inter pares. Ma direi che non è solo questo: in effetti è la piegatura che la narrazione tolkieniana sta prendendo che mi dà gioia, perché si avvicina sempre più ai miei temi di questi anni. Ieri rivedevo Le due torri e Barbalbero, parlando di Saruman, dice: "Saruman non guarda più le cose che crescono, il suo cervello è di metallo e ingranaggi"; oggi Gandalf si rivela il mago delle piccole cose e si fa salvare da una farfalla... Sarà una coincidenza, ma secondo me potrei dargli un modulo nel mio corso di Generale :)