domenica 22 luglio 2007
E la tecnologia fa la sua parte, con effetti speciali VERAMENTE splendidi: segnalo in particolare la scomparsa di Dumbledore (Silente non si può sentire ) e il combattimento finale, guarda caso proprio nell'ufficio Misteri. E anche le esercitazioni con l'incanto Patronus meritano. Buone vacanze
sabato 21 luglio 2007
Il tempo, come ci ricordava con leggero sadismo la radio, era piuttosto cloudy, e anche gusty, che per chi non lo sapesse vorrebbe dire con raffiche di vento. Il fatto che l'espressione fosse a bit gusty faceva pensare a qualche lieve sbuffo, non a muri d'aria a 12 gradi che tendevano a investirti nei momenti meno opportuni Anyway, ne valeva la pena! Anni che non mi sentivo tanto on the road, efficacemente dimentico di impegni e seccature, semplicemente in viaggio, in mezzo a più di trenta tipi di pioggia e quaranta di whisky, tra i quali abbiamo scelto - per questa volta - il più venduto in Scozia, alla faccia di single malt più o meno esoterici e altre balle del genere. Abbiamo totalizzato tre ore di sole su quattro giorni, ma - come dice una mia cara amica - in Scozia la pioggia ci sta bene, col sole non sembra neanche lei, tant'è vero che come l'astro si affaccia i locali cominciano a sbuffare e a maledire le midgees, simpatiche bestiole a mezzo tra un piranha e un pappatacio, che compaiono dal nulla appena cala il vento e il cielo si apre. E' quindi il caso di farci il callo, o almeno di imparare a non farci troppo caso, alla pioggia dico. Cosa che ti permette di apprezzare panorami come quello che ci si apriva davanti all'ultimo B&B.
Le Ebridi fanno tanto Avalon, com'è probabilmente più chiaro dalla foto che chiude il post, e il gioco delle nuvole è da solo uno spettacolo che non sa annoiare... Beh, su questi bei ricordi saluto i fedeli vagabondi e quelli occasionali e rimando tutti al ritorno dalla Corsica, con altre foto, altre storie, altre rotte
lunedì 16 luglio 2007
sabato 14 luglio 2007
mercoledì 11 luglio 2007
lunedì 9 luglio 2007
La descrizione di questo blog fa riferimento ai pensieri persi e ai pochi che si salvano. Stasera voglio salvare qualcosa di quello che ho pensato quando la bella sposa di ieri a Ravello mi ha chiesto di fare il discorso del brindisi E la prima cosa che mi è venuta in mente è che se qualcuno mi avesse detto, quando ho conosciuto lo sposo, trent'anni fa, che mi sarei trovato a fare un discorso del brindisi in occasione del suo matrimonio probabilmente gli sarei scoppiato a ridere in faccia. Perché a quindici, venti, perfino trent'anni tendi a pensare che tu certe cose non le farai mai, che certe convenzioni non ti avranno mai, che è una consuetudine assurda... Meno che mai avrei pensato di parlare da marito con undici anni alle spalle: non proprio una passeggiata, ma ne valeva la pena, con alti e bassi per carità, ma dovrebbe essere diverso? E la cosa sulla quale richiamare l'attenzione dei convitati, senza sdraiarli con dotte osservazioni su Simmel (che peraltro potrei aggiungere a momenti, vediamo ) mi è apparsa chiara ed è lo stolto obbligo alla felicità che spesso ci avvelena la vita e ci impedisce di riconoscere quei momenti che veramente lo sono e da soli bastano a riscattare tutto il resto. Un resto costantemente in agguato. La nostra cultura ha fatto tante generalizzazioni: una delle più nocive è la trasformazione del Carpe diem in una prassi quotidiana. L'idea che ogni momento debba risplendere di luce propria, che ogni momento non al massimo sia tempo sprecato o peggio un'occasione perduta è il più efficace generatore di disillusione e disperazione che mi venga in mente. Laddove l'attimo di cui parlavano gli antichi era proprio quel raro istante perfetto che, per contrasto, illuminava la vita intera della sua luce e permetteva di sopportarla, con gioia perfino. Era l'infrazione del sacro, l'epifania del mistero, la chiave dell'incanto. Che abbiamo in larga misura smarrito. Mi sembrava perciò il caso di richiamare l'attenzione, anche degli sposi, su quell'attimo fuggente che per loro sarebbe stato unico e irripetibile, il paradosso della vera originalità nella ripetizione. Il fatto, come Simmel aveva intuito, che ogni cosa, per il semplice fatto che accade a noi, in un preciso momento della nostra vita e in una precisa configurazione del nostro essere è unica. Non importa quanti altri l'abbiano già fatta, come e per quale ragione. Il vero crimine è cercare di essere come altri, come il VIP di turno o quelli che si invidiano o che si immagina stiano meglio di noi. La cosa più difficile è (ri)scoprire la felicità accanto a qualcuno dopo anni o in qualcosa che tutti hanno già fatto, ma che ripetiamo per libera scelta, con un'adesione e al contempo una leggerezza che la rigenerano e la rendono allo splendore pristino.
Sono stato molto meno palloso, al brindisi, e non ho neanche letto la poesia che mi ero portato, ma che trascrivo qui, di uno dei più grandi poeti che abbia avuto il piacere di leggere e che, devo dire, a tratti invidio: Pablo Neruda. Si chiama Ode al giorno felice.
Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
Just three miles from the rest stop
And she slams on the breaks
She said I tried to be but I'm not
And could you please collect your things
I don't wanna be cold
I don't wanna be cruel
But I gotta find more
Than what's happening with you
If you'd - open up the door
She said - while you were sleeping
I was listening to the radio
And wondering what you're dreaming when
It came to mind that I didn't care
So I thought - hell if it's over
I had better end it quick
Or I could lose my nerve
Are you listening - can you hear me
Have you forgotten
Just three miles from the rest stop
And my mouth's too dry to rage
The light was shining from the radio
I could barely see her face
But she knew all the words that I never had said
She knew the crumpled-up promise of this
Broken down man - and as I opened up the door
She said - while you were sleeping
I was listening to the radio
And wondering what you're dreaming when
It came to mind that I didn't care
So I thought - hell if it's over
I had better end it quick
Or I could lose my nerve
Are you listening - can you hear me
Have you forgotten
She said - while you were sleeping
I was listening to the radio
And wondering what you're dreaming when
It came to mind that I didn't care
So I thought - hell if it's over
I had better end it quick
Or I could lose my nerve
Are you listening - can you hear me