Pare che le cose si organizzino per una loro logica interna della quale ad oggi non abbiamo idea e che se le si lascia fare facciano bei regali. Perlomeno a volte. E' un po' quello che mi sta capitando in questo periodo. Dopo Hokusai, sono andato a vedere la mostra qui accanto senza un particolare entusiasmo, dato che adoro Monet e lo conosco abbastanza: era un po' come una visita a un vecchio amico. E invece mi sono trovato di fronte a opere dell'ultima fase che mi hanno strabiliato, come queste splendide Rose dal formato imponente 1,80x3,20 e i pannelli monumentali dedicati ai glicini e alle ninfee... Roba da sindrome di Stendhal e di nuovo una
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leggerezza e un'indeterminazione che nascondono qualcosa di più, un modo di ritrarre e presentare la realtà che è una pista di comprensione che andrà battuta. Non a caso il buon Monet era un appassionato di arte giapponese e di Hokusai in particolare, come dovrebbe essere piuttosto evidente: è una rivelazione che rasenta l'epifania, qualcosa che molto di rado siamo in grado di replicare nei nostri scritti. Riuscirci - o almeno provarci! - lo metterei tra i buoni propositi del nuovo anno ;)