Tema dell'arte: già accennato più volte in questi appunti telematici. Il divorzio dalla componente estetica e artistica - nel senso del saper fare - rende l'arte contemporanea povera di pathos, inabile a suscitare il timore e tremore che fanno la sindrome di Stendhal. Come sottolineava oggi la guida - spagnola, per i miracoli della globalizzazione *grin* - il godimento dell'arte è ora subordinato alla conoscenza delle visioni critiche e filosofiche ad essa soggiacenti oppure non avviene. Il mio problema è quanto questa si possa chiamare ancora "arte" e non sia piuttosto la versione ridotta dell'arte che il razionalismo astratto contemporaneo può permettersi, l'unica che riesca a trovar posto nel suo universo sempre più freddo...
E questo porta al terzo tema: astrazione e materia. A mio modo di vedere, la poetica burriana è un atto d'accusa contro l'astrazione, è il recupero della potenza estetica della materia priva di intervento razionale senza l'abdicazione dell'autore alla sua manualità superiore
alla media. La creazione dei cretti è frutto di esperimento e applicazione, di studio ed empiria difficilmente replicabili da altri e il frutto vibra e si dà all'esperienza nel brivido dell'arte. Il passaggio dalla materia al disincarnato di Beuys e di tanta parte della contemporaneità - penso a Warhol e alla sua scuola, che affiora con potenza in Rauschenberg - mi sembra assolutamente degno di attenzione e riflessione, come anche la scomparsa della cornice che porta con sé la perdita del numinoso nell'arte e della sua dimensione sacra. Scomparsa nella percezione, incapacità percettiva più che mancanza tout court con il tono ulteriore di una magia libera di esplicarsi e colpire, destabilizzando spazio e menti. Il concetto di installazione - vedi la splendida Respirando l'ombra di Penone - sconquassa la tradizione pur restando in certi casi confinato tra mura. A quel punto la soglia è passaggio nella cornice, ammissione in un ultramondo?
Mah, ho visto Burri più volte. Carino per la rottura degli schemi sia in materia di trama dell'opera d'arte, però non era del tutto originale, riprendeva in parte il primo Dada. Infatti verrà copiato dai New Dada poco dopo. Sembra, solo sembra, anche in parte il figliol prodigo del futurismo, così come le singole opere d'arte stimolano riflessioni in profondità da genio del marketing. Ma tutte insieme, se non ricordo male a Deruta, fanno venir il malditesta.
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