martedì 28 febbraio 2006
lunedì 27 febbraio 2006
Animals
I, I’m driving black on black
Just got my license back
I got this feeling in my veins this train is coming off the track
I’ll ask polite if the devil needs a ride
Because the angel on my right ain’t hanging out with me tonight
I’m driving past your house while you were sneaking out
I got the car door opened up so you can jump in on the run
Your mom don’t know that you were missing
She’d be pissed if she could see the parts of you that I’ve been kissing
Screamin’
No, we’re never gonna quit
Ain’t nothing wrong with it
Just acting like we’re animals
No, no matter where we go
‘Cause everybody knows
We’re just a couple of animals
So come on baby, get in
Get in, just get in
Check out the trouble we’re in
You’re beside me on the seat
Got your hand between my knees
And you control how fast we go by just how hard you wanna squeeze
It’s hard to steer when you’re breathing in my ear
But I got both hands on the wheel while you got both hands on my gears
By now, no doubt that we were heading south
I guess nobody ever taught her not to speak with a full mouth
‘Cause this was it, like flicking on a switch
It felt so good I almost drove into the ditch
I’m screamin’
No, we’re never gonna quit
Ain’t nothing wrong with it
Just acting like we’re animals
No, no matter where we go
‘Cause everybody knows
We’re just a couple of animals
So come on baby, get in
Get in, just get in
Look at the trouble we’re in
We were parked out by the tracks
We’re sitting in the back
And we just started getting busy
When she whispered “what was that?”
The wind, I think ‘cause no one else knows where we are
And that was when she started screamin’
“That’s my dad outside the car!”
Oh please, the keys, they’re not in the ignition
Must have wound up on the floor while
we were switching our positions
I guess they knew that she was missing
As I tried to tell her dad it was her mouth that I was kissing
Screamin’
No, we’re never gonna quit
Ain’t nothing wrong with it
Just acting like we’re animals
No, no matter where we go
‘Cause everybody knows
We’re just a couple animals
So come on baby, get in
We’re just a couple of animals
Get in, just get in
Ain’t nothing wrong with it
Check out the trouble we’re in
Get in, just get in
Non un granché di sociologia stavolta, a parte il fatto che "siamo solo due animali" riporta potentemente allo Zeitgeist del periodo
Rosencrantz: [flips coin which lands as 'heads'] 78 in a row. A new record, I imagine.
Guildenstern: Is that what you imagine? A new record?
Rosencrantz: Well -
Guildenstern: No questions? Not a flicker of doubt?
Rosencrantz: I could be wrong.
[Rosencrantz has been flipping coins, and all of them are coming down heads]
Guildenstern: Consider: One, probability is a factor which operates *within* natural forces. Two, probability is *not* operating as a factor. Three, we are now held within un-, sub- or super-natural forces. Discuss.
Rosencrantz: What?
Sequenza assolutamente indimenticabile
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Su L'espresso 6/2006 c'è un'intervista ad Abbas, fotografo iraniano
della leggendaria agenzia Magnum. Un passo, in particolare, mi ha colpito, perché descrive con immediatezza ed efficacia quel che Maffesoli chiama Potenza sociale:
Nel suo ultimo libro [...] racconta gli ultimi 35 anni della storia del suo paese d'origine.
D: Qual è il messaggio del libro?
R: Che l'Iran non è cambiato poi così tanto. Nell'Iran di oggi ci sono donne che lavorano, artisti e giovani. Le donne sono coperte dal chador ma sono attive, a differenza che in Arabia Saudita. In trent'anni non si possono cambiare 2 mila anni di storia. Questa è la differenza tra l'Iran e l'Iraq: l'Iraq è una creazione nuova. Noi iraniani, invece, abbiamo la consapevolezza della storia. Sappiamo chi siamo, e abbiamo un'enorme capacità di sopravvivenza: siamo sopravvissuti a tante guerre (p. 100).
Un orgoglio indomito e paziente che riporta alla mente la teoria delle civiltà di Braudel, l'evoluzione quasi geologica ma inevitabile attraverso prestiti e rifiuti e il senso tragico dell'eredità storica, vincolo inerziale ma anche fonte di forza e saggezza. Un toccasana in questi giorni in cui è difficile non vergognarsi di appartenere a cotanto paese
Nel suo ultimo libro [...] racconta gli ultimi 35 anni della storia del suo paese d'origine.
D: Qual è il messaggio del libro?
R: Che l'Iran non è cambiato poi così tanto. Nell'Iran di oggi ci sono donne che lavorano, artisti e giovani. Le donne sono coperte dal chador ma sono attive, a differenza che in Arabia Saudita. In trent'anni non si possono cambiare 2 mila anni di storia. Questa è la differenza tra l'Iran e l'Iraq: l'Iraq è una creazione nuova. Noi iraniani, invece, abbiamo la consapevolezza della storia. Sappiamo chi siamo, e abbiamo un'enorme capacità di sopravvivenza: siamo sopravvissuti a tante guerre (p. 100).
Un orgoglio indomito e paziente che riporta alla mente la teoria delle civiltà di Braudel, l'evoluzione quasi geologica ma inevitabile attraverso prestiti e rifiuti e il senso tragico dell'eredità storica, vincolo inerziale ma anche fonte di forza e saggezza. Un toccasana in questi giorni in cui è difficile non vergognarsi di appartenere a cotanto paese
domenica 26 febbraio 2006
A volte si perdono colpi e si è costretti a recuperare in un solo post giorni interi in cui è successo parecchio - nella fattispecie in cui si è giocato come matti
Comincerò dal film di venerdì sera, visto che
questa settimana venerdì sera sono tornato e non un momento prima *sigh* Trattasi di ca**atona fantasmagorica, senza altra pretesa che quella di farti passare al volo un paio d'ore. Pretesa alla quale assolve impeccabilmente, tra battute che ricordano molto l'insofferenza esilarante di Payback (con un Mel Gibson spettacolare
): davanti alle "mumme" che dovrebbero essere terrificanti, Brendan Fraser esclama "Di nuovo questi no!", scucendosi il famoso baffo di tiri sanità ed equilibri psichici compromessi
Detto questo, il resto del w/e è trascorso in una sarabanda di boardgames assortiti, causa visita di incalliti amici toscani: siamo andati dalla strategia astratta e delocalizzata di Euphrat & Tigris alle magnifiche scazzottate di
Ivanhoe, entrambe creazioni di quella macchina da gioco che è Reiner Knizia, passando per vermi e galline e quello che credo sia la più simpatica scoperta della sessione: Puerto Rico! Che consiglio caldamente a patiti e semplicemente interessati e che, volendo, si può giocare online dando un'occhiata qui. Buon divertimento!!!
domenica 19 febbraio 2006
Cast ricchissimo, con avvistamenti che spaziano da Noah Wyle, in vacanza da ER, alla sua mamma sempre in ER Mary McDonnell. Protagonista è uno dei cowboy gai di Brokeback Mountain, Jake Gyllenhaal, del quale stento a comprendere l'attuale fortuna cinematografica: l'unica cosa per cui lo trovo memorabile è la sorellina, Maggie, indimenticabile autolesionista sexy in Secretary
venerdì 17 febbraio 2006
martedì 14 febbraio 2006
Qualche giorno di ritardo per problemi tecnici di Splinder
per un film visto domenica, sul quale qualcosa da dire c'è. Uno di quei film
che necessitano una certa ruminazione prima di esser giudicati, perché ne esci con sentimenti contraddittori. Il primo, in contrasto con gli osanna, è una certa noia. Quasi subliminale, ma noia. Te ne senti un po' colpevole, ma è lì e ti chiedi perché: sei tu ad essere strano o gli altri che hanno costruito l'ennesimo mito a tavolino? Su questo bisogna aggiungere che va un minimo discusso il concetto di "ritmo": si può avere un ritmo frenetico, come nella gran parte dei prodotti contemporanei, oppure un ritmo lento, quello dei maestri, dei registi "impegnati", che non deve tuttavia sconfinare nel semplicemente noioso. Anche la lentezza ha un ritmo, cosa che dimentichiamo spesso: mentre però Gocce d'acqua su pietre roventi aveva un suo andamento in qualche modo magnetico, King Kong era solo immensamente palloso. Tanto per capirsi
Detto questo, il fatto è che a Brokeback Mountain, il ritmo a volte si perde, come si perde il senso della storia. Venduto come western innovatore, di fatto col western non c'entra niente: piuttosto una storia di provincia americana, più sottile e dolce di Altman, che tratta l'omosessualità con tanta umanità da renderla un non problema e quindi una base improbabile per costruire una storia. Nulla a che fare con Priscilla, insomma, neanche alla lontana. In fondo, però, con queste avvertenze, un film che può anche dirsi bello, purché ci si vada senza averne sentito parlare: i protagonisti sono notevoli. In chiosa, l'avvistamento di Linda Cardellini, che di E.R. mantiene la voglia di fare l'infermiera
venerdì 10 febbraio 2006
lunedì 6 febbraio 2006
P.S. Avrei voluto mettere un link in italiano che spiegasse chi era Dian Fossey, ma c'era solo Wikipedia, quando il suo lavoro ha riguardato tutti e meriterebbe tutt'altro riconoscimento e attenzione. Constatare ancora una volta il nostro provincialismo e la memoria tanto corta da rasentare l'osceno ha avuto il prodigioso effetto di farmi smarrire tutto il buonumore evocato dal film... Scherzi stupidi fanno le libere associazioni
1. Il Foglio ha dedicato due delle sue quattro facciate alla pubblicazione della bandiera danese. Un gesto gentile verso le minoranze islamiche: di carta brucia meglio.
2. Che la Terza guerra mondiale rischi di scoppiare a causa di una vignetta mi pare perlomeno adeguato.
2. Che la Terza guerra mondiale rischi di scoppiare a causa di una vignetta mi pare perlomeno adeguato.
C'è ancora qualcuno - e sono ottimista - che ritiene modernamente che non vi siano, né vi debbano essere, rapporti tra la psiche individuale e la sfera sociale. A questi alfieri dell'ottimismo razionale vale la pena di additare lo stato in cui l'inflazione egoica di uno ha ridotto questo paese, senza tacere del fatto che anch'esso porta le sue colpe, di cui lo sciagurato esempio è emblema: presunzione del tutto infondata, accidia intellettuale, culto dell'astuzia, fuga dalla responsabilità. In una formula: oblio della dignità. Cosa di razionale in tutto questo?
sabato 4 febbraio 2006
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