Insomma, difficile non sentirsi fieri e invidiosi dopo un incontro così col grande Giulio. Fieri perché qualcosa di Roma scorre attraverso i millenni e ti lascia ancora stupito di quanto grande fosse il passato repubblicano e imperiale e di quanto ancora se ne respiri l'atmosfera nelle pieghe della città, lontano dagli odierni luoghi del potere, immersi tra cammini e monumenti che sono in effetti capaci di resistere al tempo. Invidiosi perché Cesare è la quintessenza dell'unicità, colui che ha modellato il mondo da quasi tutti i punti di vista: le conquiste militari, la riforma del calendario, la normativa per il traffico, i commentari, le opere, il diritto, l'urbanistica... Impossibile non essere schiacciato da una simile forza vitale. Un genio inarrivabile. D'altronde il fatto che i grandi del mondo continuino a farsi chiamare come lui (kaiser, czar...) qualcosa vorrà pure dire! Bella mostra, articolata, con oggetti e opere d'arte non ovvie, rare a vedersi e di fattura squisita. Mi chiedo, in polemica minore, perché solo in Italia ci si ostini a richiedere l'accredito per i giornalisti: in tutto il resto del mondo civile la tessera è sufficiente, da noi se non ti manda qualcuno anche in biglietteria nulla da fare
Il Grande Giulio (quello antico, per carità) avrebbe reagito alla richiesta di accredito per entrare in una mostra mandando un paio di legioni e decapitando gli addetti dopo un passaggio trionfale sotto l'arco costruito all'uopo, con vergini davanti a lanciare petali e sicari nubiani con la lingua tagliata per non parlare a sterminare le famiglie degli addetti.
RispondiEliminaI Giuli di oggi telefonano in Senato per risparmiare che so, sette euro di biglietto.
Che pena. Che tristezza.