lunedì 11 luglio 2011

I Doors a Pistoia
In mezzo a quel delirio c'ero anch'io... Un po' commosso, un po' scettico, parecchio emozionato, perché un concerto commemorativo dei Doors non è roba da tutti i giorni e hai ogni ragione di stare un po' così. Anche se avevi otto anni quando il Re Lucertola se n'è andato verso la luna o probabilmente oltre e a diciassette ti sei preso una delle sbandate più durature e magnifiche della tua lunga carriera, trovarti qui, in questo caos tutto sommato bonario e allegro nonostante un'organizzazione da stronzi, è impegnativo. TI chiedi chi si prenderà il carico della voce, se gli arzilli vecchietti non avrebbero fatto meglio a restarsene a casa. E nel frattempo passa la bella sorpresa di James Burton e la conferma di Robben Ford. E la tensione si fa palpabile, l'anticipazione... E poi i Carmina Burana e tutti sono in piedi a saltare sulle sedie, alla faccia della svolta taylorista di quest'anno. E poi Roadhouse Blues e sei fuori, on the other side, per un paio d'ore. A ballare, a cantare con ragazzi di età improbabile orgogliosi nelle loro t-shirt e tu ne hai distrutte talmente tante negli anni che non ne vuoi più, lascia che il mito lo porti avanti qualcun altro, per te non è più un'immagine, un'icona strafottente, è un amico, un poeta grande e un eroe classico, di quelli che muoiono giovani e se ne vanno in a blaze of glory per restare eterni, fino al 2011 a Pistoia. Uno che ogni tanto sussurra versi o strilla con tutta la rabbia del mondo e ti guarda dalle macchine che passano. Uno che ha sfondato e se n'è andato tutto intero on the other side, in esplorazione, in cerca. Dave Brock - lo scopro dopo - è il front man dei Wild Child, tribute band dei Doors. Quando arriva sul palco pare un'allucinazione e quando canta pensi di aver bevuto decisamente troppa birra. E' bravo, è all'altezza, si guadagna il suo spazio tra i vortici e le spirali delle tastiere di Ray e gli stridii acidi o le limpide traiettorie di Robby e si sente che ci crede. When the music's over è bellissima, Love me two times e Peace Frog ancora mi fanno ballare adesso. Avrei voluto che cominciassero con Is everybody in? The Ceremony is about to begin, ma fa lo stesso, non ci contavo più e invece guarda, alla fine ci siamo incontrati e la piazza era una cosa sola, una voce sola. E Jim, da qualche parte, sorrideva.Ray Manzarek a Pistoia


lunedì 4 luglio 2011

Perché un popolo che danza è un popolo che avanza!

Negrita, Muoviti

"Un indiano delle pianure o un indigeno della Nuova Guinea trasportato nel mezzo di Manhattan, all'ora in cui le folle si riversano per strada  per il «lunch break» [...] resterebbe scioccato dai semafori, dalle automobili e dalla quasi completa sostituzione degli alberi e dell'erba con un ambiente costruito. Lasciando da parte lo shock tecnologico [...] sarebbero però soprattutto le dimensioni della folla in mezzo a cui si trova a suscitare il suo stupore [...] Nella sua esperienza una folla, una così grande quantità di persone, è il materiale primario per una festa e una così larga folla rende la possibilità di una festa molto più impressionante di quanto lui abbia mai potuto immaginare"

B. Ehrenreich, cit. in F. La Cecla, Contro l'architettura, Torino, Bollati Boringhieri, 2008, p. 115


Dancing in the crowd
Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mareCi sono forme piacevoli di coazione a ripetere. Questa è una *lol* per quanto l'idea di sequel, prequel e saghe infinite cominci a sfinirmi, capitan Jack Sparrow conserva una sua magia, pur nello stereotipo. La maestria di Johnny Depp sfugge regolarmente alla semplice ripetizione: la scena in cui è prigioniero e brama il bignè alla panna è favolosa! E tutta la gestualità ormai vista e rivista si rinnova e rinfresca. Le battute non sono granché importanti, la trama idem: è lui che merita, il solo e unico capitan Sparrow! Poi, per carità: Penelope Cruz, Geoffrey Rush, Ian McShane, ottimi comprimari, ma il senso di seguire questa strampalata serie di avventure secondo me è tutto lì, nella svagatezza geniale e quasi ultraterrena del pirata bistrato, che in effetti della fonte dell'eterna giovinezza può anche fare a meno