Come si fa a non vedere che il problema non è il rom assassino che si fa bello delle sue gesta, ma chi pensa di sfruttarlo per ottenere visibilità mediatica? E soprattutto come si fa ad accettare supinamente una cultura in cui la visibilità costruita sul sangue è fonte di richiamo e interesse?
Vogliamo parlare di Azouz, allora, caro prof? Elisabetta N.
RispondiEliminaUna bella gara, non c'è che dire *sigh* E gli esempi abbondano, una drastica sfida a ogni forma di ottimismo antropologico... Cmq bentrovata :o)
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