giovedì 22 novembre 2007

Dick e Jane Operazione furtoGira gira il mio inguaribile ottimismo trova sempre più spesso alimento Lo stravolgimento dei generi apre prospettive inedite e possibilità di mettere a punto grimaldelli capaci di scuotere certezze e ovvietà ideologiche, non con la pesantezza del ragionamento o la furia della concione, ma con una sana risata. Le apre ovviamente agli uomini di buona volontà e Jim Carrey, evidentemente, lo è. Gli aficionados sapranno che è uno dei miei attori preferiti e stavolta, come accade spesso, mi dà ottimi motivi per il mio giudizio. Commedia falsamente divertente - pur non rinunciando ai pezzi di maestria fisica e corporea di cui Carrey è maestro - Dick e Jane operazione furto è una riflessione leggera sullo stile di vita americano e sulle catastrofi che è in grado di causare nella vita della brava gente, quella che vorrebbe crederci e invece ne è vittima. Accanto a Tea Leoni-Jane, Dick vive la bancarotta della sua azienda così simile alla Enron e tutta la spirale che lo porta al fallimento di ogni sua aspettativa. Finché non si dà, con la compagna al fianco, alla rapina. Segue lieto fine, ma in questo caso è giusto e anch'esso amaro, come retrogusto. Quel che resta è un divertimento intelligente e l'esca a riflessioni critiche che il cinema troppo spesso scambia per prediche barbose o sussiego intellettuale della peggior specie. Per chi dubitasse dello spirito con cui Jim si è prodotto il film basta leggere i titoli di coda, che iniziano con ringraziamenti a Enron, WorldCom e altre numerose società bancarottiere che hanno seminato gli USA di ex-dipendenti ridotti sul lastrico.

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