martedì 29 dicembre 2009

È un libro lungo, mi perdonerete quindi qualche citazione in più A un certo punto - lo dico senza voler fare lo spoiler - il protagonista Mikael Blomkvist deve trascorrere un periodo in carcere, che viene così introdotto dall'autore: "Mikael Blomkvist non era disponibile per un commento. Era appena stato accolto nel carcere di Rullåker, che sorgeva sulle rive di un laghetto nei boschi a qualche decina di chilometri da Östersund, nello Jåmtland" (S. Larsson, Uomini che odiano le donne, Venezia, Marsilio, 2007, p. 320). Allo stesso tempo si presenta un'insperata occasione di salvezza per il giornale da lui diretto, Millennium. Un investitore - tycoon dell'industria, decide di farsene parzialmente carico perché - sue parole - "sarebbe molto grave per la libertà d'espressione se interessi particolari avessero il potere di far tacere una voce scomoda" (p. 321). Che dire...
Voglio andare a vivere in Svezia!!!
Marco Travaglio come emblema

martedì 22 dicembre 2009

Riforme, D'Alema apre a TremontiMassimo D'Alema al meglio

E' impressionante come la memoria storica di questo paese sia labile! Certo, ci vuole pazienza, ma la mia - verso lo "statista" qui accanto - si è esaurita da un po'. Proprio come la memoria di cui sopra. Allora, a risentire degli accenti che ricordano incredibilmente da vicino i bei tempi della Bicamerale, trovo opportuno corredare le ultime news con qualche articolo di allora... Continuando a stupirmi che un personaggio che in un paese civile sarebbe stato varato con la sua barca a vela verso lidi lontani con l'obbligo di non far ritorno abbia ancora occasione di parlare. E soprattutto qualcuno che l'ascolta

Bicamerale, le riforme ufficialmente "cancellate"

Bicamerale addio


lunedì 21 dicembre 2009

Quando l'ho letto mi ha fatto veramente tenerezza

Secondo Mikael Blomkvist, era compito del giornalista economico studiare e smascherare gli squali della finanza che creano le crisi economiche e mandano in fumo il capitale dei piccoli risparmiatori in folli speculazioni. Riteneva che il giornalista economico dovesse controllare i dirigenti delle imprese con lo stesso zelo impietoso con cui i reporter politici sorvegliano il minimo passo falso di ministri e parlamentari. A nessun reporter politico sarebbe mai venuto in mente di dare a un leader di partito lo status di icona, e Mikael non riusciva proprio a capire perché così tanti reporter economici dei mezzi d'informazione più importanti del paese trattassero mediocri finanzieri come se fossero star del rock.

S. Larsson, Uomini che odiano le donne, Venezia, Marsilio, 2007, p. 83.

I Wana Be A Rock Star - MattLew

sabato 28 novembre 2009

LOTRO Art
Vero, ho un ammontare di ore di lezione che fa venire il mal di mare, faccio migliaia di km alla settimana e sto leggendo cose complicate. Però il problema non è solo questo *lol* è che sono caduto in un videogame, dopo tanti anni di attenzione e disintossicazione manco a dirlo, siamo in pieno Signore degli Anelli e quindi i motivi per evadere, già piuttosto significativi di loro visto il periodo, aumentano esponenzialmente. Dovesse esserci qualche Ramingo privo di Gilda all'ascolto o qualcuno che venisse fulminato da queste righe sulla sua personale via per Damasco, l'indirizzo cui far riferimento è questo. LOTRO è estremamente complicato e probabilmente, non essendo nativo digitale, ci metterò una vita a combinarci qualcosa di leggendario. Al momento, tuttavia, ho grosse difficoltà a trovare qualcosa di più rilassante e appagante. Devo perciò costringermi (alla Alfieri :) ad altri compiti. Finché ci riesco, non tutto è perduto! A presto, viandanti...

sabato 7 novembre 2009

Uomini che odiano le donneSono state un paio di settimane piuttosto affrettate, alle quali si è aggiunto anche un inatteso cambiamento di PC, così riesco a recensire Uomini che odiano le donne solo ora, pur avendolo visto giovedì scorso (8 giorni fa :) Film interessante e piuttosto inatteso anche lui, con un ritmo moderato eppure capace di costruire suspence, con una storia rivista - mi dicono, non avendo io ancora letto il libro - che però scorre e permette allo spettatore ignaro di godersi trama e intreccio. Ho l'impressione che nei registi svedesi si nasconda sempre un po' di Bergman (non me ne vogliano i puristi *lol*): qualche scena del rapporto tra Michael Nyqvist e Noomi Rapace ricorda i lunghi silenzi intensi, sul filo mai strappato della perdita di ritmo, del lontano maestro. Eppure c'è anche dell'altro: violenza, sadismo, pericolo affrontati senza veli artistici o forse meglio senza orpelli. Un po' come l'Herzog di qualche tempo fa. Nel complesso quindi una buona visione, un'escursione virtuale nelle lande svedesi che sembrano la resa spaziale dei famosi silenzi e una ricerca buffamente urgente - l'unica nota che ho sentito stonata: dopo 37 anni devi convocare uno il pomeriggio di Natale? Detto questo, tuttavia, aspetto con piacere di vedere la seconda puntata

sabato 17 ottobre 2009

Turquoise socks, green benchLa protesta online dei magistrati: "Tutti in tribunale con i calzini turchesi"

Voltarsi dall'altra parte o far finta di non vedere diventa sempre più difficile... Per certi versi la conferma di profezie fin troppo facili è una fortuna, per altri rende questa fase storica quasi troppo desolante.

venerdì 16 ottobre 2009

La doppia oraNon è male, non è male. Anche se siamo nella terra di frontiera dove il cinema italiano è a rischio continuo di precipitare nei difetti e manierismi di cui mi sono lamentato spesso da queste pagine, La doppia ora riesce infine a eludere il pericolo e a chiudersi con un buon retrogusto. Ci sono però delle questioni in sospeso, questioni da narratore: il titolo, prima di tutto. L'ammiccamento, il ricorrere enigmatico del tempo simmetrico non sembra risolversi; neanche l'elaborata architettura della pellicola ne dà conto in modo soddisfacente, lasciandolo in ultima analisi come una trama smarrita, qualcosa che non torna. Come altre cose, ad esempio il suicidio iniziale in fondo gratuito e quella che ritengo una mancanza sostanziale nella trama che però, per non fare lo spoiler, tengo per me *lol* Nonostante questo, però, il film regge: Ksenia Rappoport e Filippo Timi, orgoglio perugino, sono bravi, convincenti; il regista, Giuseppe Capotondi, mi pare di capire al debutto nel lungometraggio, se la cava bene, senza i ritmi stenti che scambiamo spesso per pregio d'autore, con un realismo a tratti desolato in tono con la trama. Se poi aggiungiamo che si era in serata popolare a euro 2,50 cosa si può volere di più? 

giovedì 8 ottobre 2009

Se la stupidità umana ti disgusta al punto da non riuscire più a godere della bellezza che nonostante tutto ti circonda, la partita è persa.

Stupidity
Il signor Berlusconi ha affermato che la carica di Presidente del Consiglio merita rispetto. Sono assolutamente d'accordo. Il punto è che dovrebbe essere lui il primo a ricordarsene.

Stupidity
Il presidente del Circolo Canottieri Aniene, che vede tra i suoi soci più illustri l'avvocato Cesare Previti, si è detto vittima della magistratura. Credo che l'assoluta scomparsa dei colpevoli sia anche statisticamente impossibile.
Basta che funzioniPost un po' in ritardo, ma tra una cosa e l'altra mi era passato di mente. E dire che non se lo merita Cioè, non lo includerei tra i recenti capolavori, ma non per questo direi di evitarlo. Credo che la soluzione "serata casalinga e DVD" sia quella ideale per Basta che funzioni, un buon ritorno newyorchese di Woody Allen con raffiche di battute devastanti - e divertenti - pregiudizi smantellati e alta liquidità ambientale. Il protagonista, Boris Yelnikov - ben interpretato da Larry David anche se con qualche problema di doppiaggio, soprattutto nelle prime sequenze - è acido e misantropo come Marvin, il meraviglioso androide della Guida intergalattica per autostoppisti; incarna un caso perfetto di pessimismo antropologico (per il quale ha in effetti ottime ragioni...) e potrebbe ricordarmi la follia controllata di don Juan se non fosse anche incazzato, ipocondriaco, egocentrico, etc. Intorno a lui orbitano personaggi più da operetta che da commedia, comunque mossi da ottimo ritmo e buona recitazione. Tutti si lacerano, nessuno soffre troppo né è granché felice: si tira a campare. In attesa della fine, aggiungerei, perché manca ogni speranza residua, nonostante il fato dia poderosi segni della sua esistenza e a tratti Boris si rivolga al pubblico con modi teatrali che potrebbero aprire alla tragedia. Le lezioni del fato però sfuggono e non c'è gioia o cambiamento. Un universo anchilosato e stolto, molto simile a quello vero, dove però sorridono solo gli spettatori. Per poterne venir fuori dovrebbero sorridere, almeno a volte, anche i protagonisti...

domenica 4 ottobre 2009

Gattocomunisti - Vauro
La maglietta era finita, anzi è proprio esaurita *lol* Da sociologo marcio, farabutto e gattocomunista trasformo questo fatto anodino in indicatore e vi leggo la sorpresa - una bella sorpresa! - del Manifesto alla risposta della famosa "ggente" al bisogno di manifestare, nel senso forte di dare a vedere, rivelare agli altri. E il fatto che ci si manifesti gattocomunisti mi sembra fantastico, il segno di una parte politica - che non chiamerei più sinistra, per quanto mi dolga, perché è un termine fuorviante e obsoleto - una parte politica, dicevo, che si emancipa dagli schemi suoi e altrui e riscopre la forza dell'ironia e del riso e, forse, auspicabilmente, apre gli occhi a nuovi ideali, nuove scale di valore. In piazza ieri, a quella splendida farsa, c'erano molti giovani, per fortuna. Uno persino un mio studente arrivato da Perugia. Ci siamo detti che ci sarebbero stati modi migliori di passare un sabato pomeriggio, ma anche che dal nostro punto di vista non c'erano alternative. E riconosco di essere un po' stanco, a dover scendere di nuovo in piazza come ai tempi del liceo, perché l'allarme continua e anzi peggiora, perché ciò che dovrebbe essere ormai scontato, presupposto della vita civile, è a rischio e pare che a molti non interessi... C'era un bellissimo striscione, con una frase di Gramsci che non posso non sottoscrivere:

Odio gli indifferenti!

lunedì 21 settembre 2009

Il cattivo tenenteNicolas Cage, aka Terence McDonagh, ha quella che si chiama una condition: un mal di schiena feroce che si è procurato in un momento di altruismo e che i farmaci prescritti non sembrano in grado di curare a dovere. Urge quindi trovare un rimedio: cocaina, eroina, crac e varie altre sostanze aiutano, ma l'umore ne risente e il cattivo tenente tende a strafare, sbagliando i piedi da pestare... Tutto sembrerebbe tranne che un film di Herzog, frase che chi ricorda il cinema d'autore anni '70 dovrebbe capire al volo. Eppure lo è, in pieno. Il vecchio maestro, dopo qualche anno, torna dietro alla macchina da presa e fa un miracolo: sposa l'atmosfera, i colori, l'onirismo della sua grande stagione a - udite, udite! - una TRAMA! Roba da matti, un poliziesco che fila via tra prostitute, droga, magnaccia di colore e figli di papà, con il protagonista in stato di grazia (anche se a tratti sembra un incrocio tra Battiato e Baudo *lol*) che dà fuori di matto e passa da una situazione surreale all'altra, accompagnato da iguane, alligatori e pesci che non si sa se sognino... Il finale è stupefacente, parola ma anche il resto è di gran classe. Una hola per Eva Mendes, sempre splendida e soprattutto intatta, con il suo seno, i suoi zigomi e la sua espressione conturbante di sempre, mentre invece si impone una pavana per Val Kilmer, uno dei miei attori preferiti che però non sta invecchiando affatto bene e in questo film si accontenta di una particina trasparente. Mi dispiace, devo dire *sigh* Decisamente una bella esperienza, comunque, e una botta di nostalgia per le mille serate di tanti anni fa a caccia di film improbabili in sale appena più ampie di un ascensore. Non so quanto sia evidente per uno spettatore che non ha fatto pratica con Fassbinder, Herzog e il primo Wenders, tanto per restare in Germania, ma era un cinema di un'altra qualità, non necessariamente migliore, ma diversa e peculiare. E qui riemerge: gli esterni hanno una trama particolare, un'aria non patinata che è un vero toccasana e la realtà tende a sbriciolarsi. Sarà il cocktail infernale che si agita in corpo a McDonagh, sarà il fatto che Herzog alla realtà non ci ha mai creduto granché, in questo film accadono cose che lasciano di stucco, come anime malvage che non si danno per vinte e continuano a danzare. Non si può non ammirare un uomo che a quasi settant'anni sa ancora sognare così! E i pesci chissà...
Una scena da Il cattivo tenente
P.S. NON è un remake del film del 1992 con Harvey Keitel, è solo un caso di omonimia

giovedì 17 settembre 2009

Drag Me To HellDetta un po' alla Palomba, un film orale su quant'è meglio non contrariare le vecchie streghe Decisamente un buon ritorno, questo di Sam Raimi che si separa da quel carciofo dello Spiderman di cellulosa - quello di carta l'ho adorato e l'adoro tuttora - per una sana immersione piuttosto splatter nell'horror. E lo fa bene! A tratti sul filo del rivoltante, Drag Me to Hell è ricco di sottotesti e citazioni, molto ben girato e irto di colpi di scena. Difficile ad esempio sarà stanotte non vedere dappertutto la vecchia megera *sigh* Per non parlare del contributo fondamentale della colonna sonora, onde si impone una fruizione in sala grande o con impianto stereo ultraperformante. Tra i tanti livelli - al di là del sano divertimento da "firm de paura" - la questione sociale, visto che tutto nasce dal rifiuto della giovane Alison Lohman di concedere la proroga di un mutuo a un'anziana signora, che a vederla bene sarebbe stato opportuno accontentarla in tutto e per tutto. Rifiuto motivato da ragioni di carriera contro l'impulso caritatevole provato in un primo momento. D'altronde è in ballo il posto da vicedirettore... Certo, se tutti i broker e quadri bancari coinvolti nelle questioni mutui venissero puniti così le azioni dell'umanità sarebbero in netto rialzo *lol* La giovane in questione, tra l'altro, fa la ex-grassa, molto ex, visto che il regista arpeggia ogni tanto, con discrezione magistrale, sul registro erotico: la scena al cimitero e quella finale forniscono due ottimi esempi di svelature di un certo interesse, dosate con sapienza come una spezia rara. E poi, un cimitero sotto la pioggia... Come non sogghignare tra sé e sé "poteva andare peggio, poteva mettersi a piovere..." Ci sarebbe da accennare alla polemica con la cultura razionalistica del periodo, affidata a un gustoso siparietto psicanalitico, ma insomma credo sia sufficiente a titillare qualche curiosità. Buona visione
Inizia l'incubo

lunedì 14 settembre 2009

Le più grandi imprese richiedono supremo egotismo e serietà totale, cose che gli Irlandesi trovano difficili da sostenere; a un certo punto l'istinto a guardare la vita sotto una luce comica si fa irresistibile e l'ambizione gli cede il passo - William V. Shannon

Come si fa a non amare un popolo così?
From the Book of Kells

domenica 13 settembre 2009

007 Quantum of SolaceI viandanti più affezionati sanno che 007 è una delle mie ridondanze preferite Il più recente della serie, però, me l'ero perso per i soliti motivi di tempo, occasione, coincidenze assortite etc. Fortunatamente ieri sera il Dorax D'essai ne ha organizzato una visione privata e così non ho neanche dovuto rimpiangere il maxischermo. Certo, il buon Daniel Craig in quanto a ridondanza non aiuta, perché il suo Bond è estremamente atipico, al netto dei tempi come già notavo per la prima puntata di questa nuova serie dall'agente biondo. Sebbene gli elementi tradizionali ci siano più o meno tutti, è lo stile che cambia: violento, spigoloso al limite della totale assenza di sorriso e quasi di espressività, stavolta la faccenda è complicata da strane intrusioni psicologico-sentimentali che anch'esse segnano un primum: un personaggio che di solito conclude le sue avventure a letto con la girl di turno e comincia le successive libero come l'aria flirtando con Moneypenny, stavolta si rode e arrovella per il tradimento e la morte di quello schianto della donna scorsa... Non che gli si possa dare torto, ma non è molto da lui! Addirittura la fine non è tra le braccia della peraltro notevole Olga Kurylenko, abbandonata senza troppi complimenti in una desertica stazione ferroviaria boliviana, ma in Kazakhstan sulla pista della vendetta. Uniamo al cocktail i soliti inseguimenti - magnifico il parcours sui tetti di Siena - e qualche problema nella scrittura dei rapporti con M, che fa la figura della schizofrenica, e otteniamo un episodio comunque piacevole, che lascia per di più una certa curiosità sui futuri sviluppi della saga.

lunedì 7 settembre 2009

Leggevo uno dei Vetri soffiati più recenti di Eugenio Scalfari (Espresso 35/2009, p. 170). Per fortuna l'ho trovato online e il link è in fondo al post. Ho pensato comunque di riportarne un passaggio, che va a riprendere un tema che ho toccato qualche tempo fa sul mio bistrattato blog didattico Ciottoli (leggi qui). Passaggio sul quale sarebbe opportuna un'approfondita riflessione autocritica:

"Calvino aveva previsto che la letteratura del nuovo secolo e del nuovo millennio sarebbe stata caratterizzata da sei requisiti: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, consistenza [...]. Dov'è lo sbaglio di questa previsione calviniana? Nel fatto che quei sei requisiti hanno avuto negli ultimi vent'anni un'interpretazione e un'attuazione del tutto diversa ed anzi opposta a quella prevista da Calvino. La leggerezza si è trasformata in superficialità, la rapidità in pressappochismo, l'esattezza in arida pedanteria, la visibilità in esibizione, la molteplicità in trasformismo. E questa è purtroppo la realtà con la quale ci stiamo confrontando. Le parole e i valori indicati da Calvino sono stati letti a rovescio. L'eleganza intellettuale da lui auspicata e rappresentata è diventata trivialità, volgarità, pesantezza."

Per chi fosse interessato al resto dell'articolo, il link è qui.

Lightness

venerdì 4 settembre 2009



Berlusconi contro i giornalisti: 'Povera Italia con questa stampa'

Riesco per una volta a essere del tutto d'accordo col premier! Davvero povera Italia, con un giornale che, per consentire ai vari Capezzone di costruire equivalenze fantasiose, crocifigge il direttore di un altro giornale con lo stile ben noto. Peccato solo che il giornale all'attacco sia il suo...

lunedì 31 agosto 2009

Life on Mars
Ho la sensazione che stavolta non ci sarà una seconda stagione e a essere sinceri mi dispiace: il fatto che mi sia sparato le ultime quattro puntate tutte di fila qualcosa vorrà pure dire! Una serie molto, molto interessante, con una ricca serie di addentellati: il detective Sam Tyler viene investito nel 2008 e si sveglia nel 1973, con lo stesso grado e nel suo stesso commissariato. Solo che non è più il capo, ma dipende da un celebre figlio di... che altri non è che Harvey Keitel Tanto perché il mondo dei serial non ha più nulla da invidiare al cinema. Una serie, per di più, in formidabile debito con cinema e musica, a partire dal titolo. Quando Sam deve mentire, usa regolarmente citazioni più o meno dotte dal cinema, come quando racconta alla madre di chiamarsi Luke Skywalker e gli ultimi episodi sono tutti giocati sull'affiorare in lui della sua parte oscura, mentre la musica, ah la musica è ovunque! Una colonna sonora da sballo, titoli di episodi presi di peso da hit del periodo, David Bowie che risuona da ogni altoparlante e anche qui citazioni, giochi di prestigio linguistici, battutacce. Poteva mancare il maggiore Tom in una serie così? Credo proprio che mi mancherà e mi trovo a un bivio: se la lasciano così, col finale - che ovviamente non rivelo - avranno tutto il mio rispetto, in questo stupido tempo di sequel e idee sfruttate oltre il limite del decente. Se invece riterranno di lasciarsi tentare, beh... una volta tanto cercherò di non stranirmi

In segno di rispetto e riconoscenza una breve rassegna dei personaggi e interpreti: oltre a Harvey Keitel abbiamo il protagonista (Sam Tyler) Jason O'Mara, per niente irlandese; i suoi colleghi, Michael Imperioli e Jonathan Murphy, e la bella atipica Gretchen Mol, intelligente, per niente sexy o velina, ma molto, molto bella e stuzzicante. Direi che è tutto.
Gretchen Mol in Life on Mars
L'era glaciale 3"Cos'è questo rumore?"
"E' la voce del vento!"
"E cosa dice?"
"Non lo so, non lo parlo il ventoso."
Secondo me si commenta da sé un vero spasso, con i vecchi personaggi e un'aggiunta a metà tra Indiana Jones e il capitano Akab, il furetto Buck, che la fa da padrone per buona parte del film. Forte influsso del videogame, nel montaggio di una serie di inseguimenti più o meno pericolosi - notevolissimo quello di Syd e delle uova *lol*- ottimo doppiaggio come sempre, in una serie che mantiene un alto livello di creatività, umorismo e perizia compositiva. Un po' di spazio in più viene dato alla saga del simpatico animaletto Scrat, apripista della serie, e della sua ghianda, che stavolta si tinge di rosa con esiti spassosissimi per lasciarci poi in sospeso... per il quarto episodio, suppongo, che mi vedrà affezionato dalle parti della prima!

sabato 29 agosto 2009

Leggo su un Espresso di qualche settimana fa (# 30, pp. 76-79):
"Popolarità, prestigio interno e internazionale, serietà, carisma. Tutto questo rappresenta oggi Angela 'Angie' Merkel, 55 anni, la cancelliera di Berlino [...]. 'Dagli asili all'università bisogna puntare tutto sulla cultura', è uno dei leitmotiv della Merkel. Non è solo uno slogan. Insieme ad Annette Schavan, ministro alla Cultura, ha varato la settimana scorsa un pacchetto da 18 miliardi da investire negli atenei entro il 2019."

Oggi invece mi trovo questo:
Le «10 domande» su Noemi e dintorni Berlusconi porta Repubblica in tribunale

Errore Berlusconi
E' difficile non mettersi a ridere, per un primo ministro che denuncia la stampa perché gli fa delle domande scomode... A parte l'ormai certificata estinzione del senso del ridicolo e l'impossibilità italica di attingere al tragico per vivacchiare invece tra il grottesco e il patetico, ho pensato di cambiare approccio, in una specie di delirio esperienziale partecipativo. Avviso quindi i miei studenti sin da ora: il primo che a lezione si azzarda a farmi una domanda, lo denuncio!!!

Censorship

Or can it...?

giovedì 20 agosto 2009

Irina PalmAvrei ogni scusa per rimandare ancora questo post, dato che il condizionatore dello studio ha trovato modo di rompersi il 17 agosto ormai data infausta assodata. Anche perché la visione risale a prima di Ferragosto, ma lì ero talmente in ferie che, a parte numerose scazzottate su FB, non mi andava di far nulla. Ora, invece, pian piano si riparte. Senza troppo entusiasmo, ma... Che è più o meno lo spirito con cui ho affrontato la visione di Irina Palm, sebbene me ne avessero parlato molto bene. E devo dar loro ragione. Un piccolo grande film che, a parte fare i conti con la Parte del diavolo della società - quella che in molti fingono non esista o ancora meglio che non li riguardi - sonda uno dei tanti luoghi comuni di cui ci si riempie spesso la bocca: "Per i miei figli farei qualunque cosa!" Ecco, nonna Maggie per suo nipote è veramente pronta a fare qualunque cosa. Perfino a scoprire di essere la migliore in un campo del quale difficilmente ci si vanta, almeno fino a quando non si è capito quanto è maledettamente ipocrita la società che ci circonda. Marianne Faithfull è fantastica, l'andamento del film ricorda le "vecchie" pellicole d'autore di quand'ero giovane, per il colore, il montaggio, i silenzi che miracolosamente riaffiorano nella tessitura per niente glamour della quotidianità. Da consigliare insomma senza un attimo di esitazione

sabato 8 agosto 2009

In Bruges - La coscienza dell'assassinoCome è ormai un classico, il primo post dopo l'estate compete a un film che non avrei probabilmente visto in altre occasioni e all'annuncio di foto anglo-gallo-irlandesi che dovrei pubblicare a momenti su Flickr. Sui momenti, com'è ormai un classico, c'è da discutere *lol* Su In Bruges probabilmente pure A quanto mi risulta è il primo film concepito come un lungo spot sull'omonima città belga dove - come afferma a un certo punto Ralph Fiennes - vanno troppo pochi turisti, trovandosi in un posto sfigato come il Belgio: meglio così. dopotutto, sennò la rovinerebbero... E in effetti i primi venti minuti potrebbero essere docufiction, anche un po' lenta. Poi però la trama comincia a svolgersi e l'atmosfera si fa surreale: dialoghi e situazioni degne del teatro dell'assurdo, fili che iniziano ad annodarsi per tessere infine un crescendo che culmina in una bella tragedia. E non sto facendo ironia. Alla fine torna tutto, persino il turista americano testardo e obeso. Colin Farrell sembra forse un po' troppo un cocker, ma quando serve lampeggia a dovere, come lo skinhead frocetto impara a sue spese; mentre Brendan Gleeson, con l'aria del killer per caso e controvoglia è notevole. Uno dei dialoghi della girandola conclusiva, sulla torre di Bruges, tra lui e Fiennes. è memorabile! Certo, se l'avessero fatto da Mad Eye Moody e Lord Voldemort in un qualche Harry Potter, sarebbe stato probabilmente inguardabile In questo caso, però, Martin McDonagh ha le idee piuttosto chiare e dirige una pellicola veramente inattesa. E consigliabile. Come, a occhio, l'auspicata gita a Bruges

Harold Pinter as Beckett's KrappGià che ho menzionato il teatro dell'assurdo, profitto per un commosso ricordo dei giorni irlandesi, quando al Players Theatre del Trinity College di Dublino ho beccato Krapp's Last Tape (qui accanto nell'interpretazione di Harold Pinter). A-D-O-R-O quel lavoro, il labirinto borgesiano che prende forma dalla voce disincarnata e irriconoscibile del vecchio che ascolta, collerico, mangiando banane... A che serve la memoria se la strappiamo dalle emozioni e la consegnamo in presa diretta a un nastro? E quando viviamo, se siamo così impegnati a registrare la nostra vita mentre scorre? Più che un doppio legame è un doppio abisso. E la rivelazione di un momento, anni dopo, fa solo rabbia... Una meraviglia, Beckett nei palazzi in cui ha studiato e poi insegnato. Con l'ameno clima che, più che di sky blue, fa parlare di Trinity blue, vista la mancanza di esperienza diretta del dublinese medio *lol* Come scrive una brillante autrice dell'isola verde, Marian Keyes, in un dialogo a Dublino: "Ma qui piove sempre???" "Cosa vuole che ne sappia, ho solo dodici anni!"