martedì 21 luglio 2009

Harry Potter e il principe mezzosangueCome dicevo ieri su FB, ho deciso di scrivere la recensione oggi perché non volevo che stesse insieme al concerto del Boss... Dalle stelle alle stalle E non si tratta semplicemente di poca aderenza al libro - che tra l'altro ho appena finito di ascoltare in una versione audiobook che dà una pista totale a TUTTI i film della saga - si tratta del fatto che questo film è IMPRESENTABILE. Ieri sera, per smettere di balbettare dalla rabbia, mi sono dovuto sparare le fine serie di Grey's Anatomy e di Lost. Oggi dovrei riuscire a mettere un po' d'ordine nella salva di insulti che mi viene in mente Cominciamo così dalle giovani promesse, che sono al sesto - e dico sesto! - episodio: Harry e il suo degno amico Ron sono due statue di cera, hanno visi talmente immobili e inespressivi da sembrare la parodia di loro stessi fatta da Chiquito e Paquito e invece sono veri *sigh* Ginny è appena meglio, mentre Hermione è forse la sola decente dell'intero film, fatta salva Helena Bonham Carter nei panni di Bellatrix Lestrange, notevole anche se costretta a comportamenti assurdi. Ma di questo parliamo dopo *grrrr* Gli altri, tutti, sono stupefatti oppure pare che recitino da Marte, con un lag significativo nei tempi di reazione. Al che uno si chiede: ma è possibile che non se ne salvi uno, neanche Alan Rickman del quale ricordo parti da Snape decisamente graffianti? Viene il sospetto che la colpa sia, anche, a monte. E a monte c'è David Yates, a questo punto responsabile degli episodi più scialbi della serie e, per quanto riguarda questo, di uno dei peggiori film che mi ricordi! Non solo, pare che mr Yates venga chiamato "il pennello della Rowling", l'autrice, per la disponibilità ad attenersi alle sue direttive... Ora, non so se la Rowling si sia limitata a una supervisione o abbia lavorato anche alla sceneggiatura - assieme a un gruppo di incapaci in assoluto bisogno di cambiare spacciatore. Certo è che se i tempi e la recitazione fanno piangere, la costruzione narrativa fa urlare. E' come se avessero scelto gli episodi a casaccio e li avessero accozzati alla bell'e meglio, senza preoccuparsi di essere comprensibili o almeno di non essere ridicoli. Il risultato è francamente imbarazzante: battute fuori luogo - il dialogo conclusivo sulla torre dell'Astronomia fa venir voglia di buttarli tutti e tre di sotto! - scene inspiegabili, come la versione della scena clou sulla torre di cui sopra, aneddoti e personaggi senza alcuna connessione col resto. E non è che il libro sia un capolavoro, ma rispetto a questo è da Nobel per la letteratura. L'impressione è che dal quarto volume, cioè dal ritorno del Cattivone, la Rowling si sia destreggiata con difficoltà crescente e la scelta di cotanto regista per la gestione del versante cinematografico non ha fatto che peggiorare le cose. Mi sa tanto che l'ultima puntata della saga me la sento e basta!
Harry... Potter?

lunedì 20 luglio 2009

Bruce Springsteen & Little Steven
L'ho aspettato per 32 anni, ma ne valeva la pena! Oh sì Lo so che l'esperienza più vicina sembra sempre la migliore: è ancora vivida, intensa, mentre i concerti di anni o decenni prima restano come tracce vaghe, ma stavolta credo di potermi sbilanciare: direi che è il più bel concerto che mi sia capitato di vivere e "concerto" è un termine insufficiente. E pazienza per i Distinti nord-ovest, la scomodità dei trespoli e l'acustica che lasciava un po' a desiderare. La carica di questa banda di vecchietti al 35esimo anno di carriera è semplicemente indescrivibile. Ero partito con aspettative altissime, visti i commenti e le anticipazioni di tanti amici che erano riusciti a non perdersi le precedenti occasioni romane, mentre a me ne era sempre capitata una. E temevo il contraccolpo. E invece... Ne sono uscito esilarato, commosso, rifocillato. Il piacere del Boss nell'essere sul palco, la familiarità e l'agio con cui tutti seguono tutti, la potenza di fuoco della E Street Band quasi al gran completo - assoluti piano e batteria (Roy Bittan e Max Weinberg) e poi Little Steven, Clarence Clemons... - e poi i brani con cui sono cresciuto, la vibrazione dello stadio in Born to Run, Badlands e soprattutto Thunder Road. Prima nella mia classifica personale degli All-time favorites, nonostante tutto e tutti. Certo, non ero sul prato, nel delirio. Forse non è più tempo, forse decidere di comprare i biglietti a una settimana dal concerto ti porta al settore 50, fila 61, forse chissenefrega, lo spettacolo dello stadio dal nido d'aquila era un bonus in più e un po' di contemplazione monarchica non guasta. Basta essersi ricordati il binocolo

Ogni volta li guardo e provo
Il Boss Live a immaginare come può essere. E ogni volta arrivo a una pallida rappresentazione di cosa può significare trovarsi davanti stadi, spianate, maree umane venute lì solo per te, appese alla tua chitarra, che rabbrividiscono e gridano al tuo cenno. Ogni volta mi arrendo e mi dico che nella prossima vita sarà il caso di provarci, perché dev'essere una sensazione quasi divina. Ieri poi c'era una telecamera proprio alle spalle del palco e sugli schermi arrivavano flash della vista sul pubblico, sull'Olimpico. Fortuna che non sono invidioso, altrimenti invece di essere felice per loro potrei essere parecchio stranito *lol*

Da piccolo avevo mille citazioni del Boss sul diario. Poi si cresce e a volte si dimentica. Altre volte si cambia diario. A volte si continua a sentirsi un po' rocker anche se si fanno cose che apparentemente non c'entrano niente. Così ho pensato di chiudere il post con una citazione lunga, di una canzone che non sentivo da tanti anni, di quelle che però non appena te le ricordi sono lì come se le avessi sentite il giorno prima. Ieri sera ne sono volate parecchie, ma la più gradita è stata senz'altro No Surrender:

Well, we bursted out of class
Had to get away from those fools
We learned more from a 3-minute record, baby
Than we ever learned in school
Tonight I hear the neighborhood drummer sound
I can feel my heart begin to pound
You say you're tired and you just want to close your eyes
And follow your dreams down

Chorus:
Well, we made a promise we swore we'd always remember
No retreat, baby, no surrender
Like soldiers in the winter's night
With a vow to defend
No retreat, baby, no surrender

Well, now young faces grow sad and old
And hearts of fire grow cold
We swore blood brothers against the wind
Now I'm ready to grow young again
And hear your sister's voice calling us home
Across the open yards
Well maybe we'll cut someplace of own
With these drums and these guitars
The Boss Live
'Cause we made a promise we swore we'd always remember
No retreat, baby, no surrender
Blood brothers in the stormy night
With a vow to defend
No retreat, baby, no surrender

Now on the street tonight the lights grow dim
The walls of my room are closing in
There's a war outside still raging
You say it ain't ours anymore to win
I want to sleep beneath
Peaceful skies in my lover's bed
With a wide open country in my eyes
And these romantic dreams in my head

Once we made a promise we swore we'd always remember
No retreat, baby, no surrender
Blood brothers in a stormy night
With a vow to defend
No retreat, baby, no surrender
Clarence Big Man Clemons

giovedì 2 luglio 2009

Funeral PartyNon è strano che i mesi finiscano a spron battuto se presenzi alla discussione di 50 tesi in 3 giorni... Se poi al lavoro aggiungiamo i convegni, gli esami normali e la scrittura ordinaria c'è quasi da meravigliarsi che non vada peggio. O che si trovi il tempo per guardare anche un film ogni tanto, a parte la valanga di serial che, di loro, danno una certa dipendenza Detto questo, una bella risata qui la si riesce a fare. Potrei divagare sulla circostanza che Funeral Party rientra in quei processi omeopatici di messa in prospettiva della morte cari a Maffesoli, che segnalano a modo loro la saturazione dell'approccio razionalistico e terrorizzato che ci porta a relegare i morenti negli ospedali, dietro barriere bianche o verdine, e poi i loro resti dietro alte mura. Sul fatto che molte piccole cose tradiscono la crescente insofferenza verso questo (ab)uso moderno: Mort di Terry Pratchett; John Doe, del quale si è già parlato tempo addietro; Six Feet Under, Ghost Whisperer e l'infinita corte di altri seriali che maneggiano più o meno genialmente l'argomento. Potrei in effetti, ma stasera non ne ho voglia. Sarà per un'altra volta