venerdì 29 ottobre 2010
La sola cosa da salvare di una giornata fallimentare è stata la mostra Teatro del sogno a Perugia, nell'intervallo tra due round di una delle più sofisticate torture che l'uomo moderno abbia escogitato, il Consiglio di Facoltà lol E della mostra in questione questa qui sopra era secondo me la cosa migliore. In termini di esperienza estetica. Mi ha fermato come una parete di cristallo o una finestra aperta e un canto di sirene. Con questo non voglio affatto dire che fosse la sola cosa interessante: i bozzetti di Fellini e i suoi resoconti illustrati di sogni erano fantastici, c'erano altri quadri magnifici, da Chagall a De Chirico, da Tanguy a Ernst - del quale si trovano un paio di tele stupende. E Boccioni, che più passa il tempo e più mi piace: Il sogno di Paolo e Francesca. Però L'écho du vide è qualcos'altro...
Detto questo, per quanto fatta della materia dei sogni, la mostra avrebbe probabilmente potuto prevedere un minimo di descrizione di percorso o un qualche commento. Non che ami le pareti scritte fitte o il gergo esoterico degli storici dell'arte, ma tra loro e il buio onirico c'è una misura che si potrebbe tener presente...
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