La memoria involontaria ci dona immagini piene di verità, ma questa verità è inafferrabile. Se noi cerchiamo di ripetere il gesto che ha suscitato il lampo della memoria involontaria, questo gesto si fa abitudine, e l'immagine svanisce nel grigiore del quotidiano. Bisogna rendere l'involontario necessario, e, in qualche modo, ripetibile (p. 14).
La foresta di segni e di simboli, anziché indurre al terrore o all'orrore, proprio in quanto inestricabile mescolanza di contrari, dà alla nostra vita "sapore ed ebbrezza". L'ebbrezza che nasce dal "meraviglioso quotidiano", dal "gusto e dalla percezione dell'insolito". La porta del mistero si è aperta. L'errore l'ha dischiusa. Infatti, proprio ciò che è confuso contiene quelle serrature che "chiudono male verso l'infinito" (p. 98)
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