domenica 13 gennaio 2008
Un bel film fatto di nulla. Un'ora e quaranta di Will Smith, una cagna adorabile e una New York irreale, metafora del mondo e della cultura occidentale. Effetti dosati con cura, regia eccellente che costruisce il metatesto della storia con abilità e poche cadute, sulle quali si sorvola quasi senza accorgersene. Il padre de L'ombra dello scorpione di Stephen King viene opportunamente a ricordarci alcune semplici verità che la retorica salvifica della medicina continua a smentire con proclami sempre più ottimistici: ho letto recentemente che basterà arrivare in buona salute al 2030 per essere virtualmente immortali - sempre che si disponga di montagne di quattrini, naturalmente, ma questo è un aspetto secondario che impallidisce davanti al fascino della promessa. La lunga lista di medicinali che si rivelano veleni o tradiscono le migliori aspettative sembra appartenere a un'altra scienza, a un altro mondo. Il tempo e il luogo, però, purtroppo, sono qui e adesso e l'immaginario, spesso più acuto e meno ipocrita dei tanti ideologi dell'immortalità, vuole rimarcare che l'evidenza dimostra che non siamo in grado di prevedere alcunché e che le grandi conquiste tendono a trasformarsi nel peggiore degli incubi. Esattamente come accade in Io sono Leggenda dove il protagonista sottolinea con rabbia che "la colpa non è di Dio, è nostra!"
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Mi viene in mente ..ARANCIA MECCANICA, nel suo fiume impetuoso fatto di violenze veloci e continue (un fiume, appunto) al termine denuncia quanto i disastri mentali che sfociano in azioni anche criminali, sono spesso causa della società circostante nella quale viviamo; non contenti pensiamo di redimere le persone o di risolvere i problemi di questi "criminali" rovinandoli ulteriormente (quelle immagini forzate alla fine del film per mostrare l'orrido e contemporaneamente provocare la nausea con delle gocce...!! Il danno nel danno!
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