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Stranger Things, cmq, non rientra in queste preoccupazioni. Era un po' che non trovavo una serie così compatta, ben costruita, attenta a dettagli e atmosfere. Direi da True Detective prima stagione. Lo registro con gioia e rabbia, devo ammettere, perché il ritmo, l'articolazione, il crescendo (e in larga misura i temi e i debiti) sono gli stessi del mio povero romanzo in cerca di editore e trovarmeli in tv mi apre il cuore e chiude lo stomaco 😈 di questo passo mi toccherà scrivere a Netflix... Bah, cmq, cos'abbiamo qui? Un mix sapiente di D&D, Tolkien e Stephen King, all'apparenza e anche a buona parte della sostanza; ottimi attori, ottima regia, scelta saggia a favore di un formato poco esigente (8 episodi). Cosa di più? Quello che comincio a sospettare sia il "re clandestino" della fiction di questo periodo tormentato; quello che l'ha descritto e intuito con tanto anticipo da perdere il tram per la fama e restare, quasi fino all'altroieri, uno svitato ininfluente. Salvo ovviamente una pattuglia di estimatori contro tutto e contro tutti, che ancora oggi possono godersi un sapere esoterico, finché qualcuno non si deciderà a denunciare con onestà dove va a prendere le idee e le atmosfere...
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