venerdì 28 dicembre 2007
giovedì 27 dicembre 2007
Alcuni grandi pregi del film: l'oro è soltanto nella bussola, buoni e cattivi per ora agiscono "solo" per motivi alti - e la bussola è un altro simbolo immenso, soprattutto se, come questa, serve a trovare la verità; gli effetti speciali sono semplicemente magnifici, mi limito a citare il fascino dei daimon e degli orsi corazzati e le atmosfere dei diversi luoghi in cui si dipana la storia. Alcuni difetti: gli snodi della trama sono un po' semplicistici e la storia finisce molto per modo di dire, visto che il secondo episodio è chiaramente in agguato. Un difetto che è un pregio e che Hillman apprezzerebbe: la semplicità a volte è dettata dal Destino e i personaggi lo accettano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se non ci fosse alcun bisogno di chiedersi "Perché proprio io?"
sabato 15 dicembre 2007
sabato 8 dicembre 2007
domenica 2 dicembre 2007
sabato 1 dicembre 2007
P.S. per chi volesse leggere la versione meno sentimentale della recensione al concerto, questo è il link da seguire
giovedì 29 novembre 2007
lunedì 26 novembre 2007
Richard Schlagman, intervistato per «L'espresso» da Alessandro Mammì
venerdì 23 novembre 2007
Sono piuttosto contento di poter parlare bene, per una volta, di una produzione italiana. Innanzitutto devo fare ammenda, perché la prima serie l'ho vista fin troppo saltuariamente e alla seconda sono arrivato di rimbalzo "grazie" a una notte in più a Pg. Siccome tuttavia non tutto il male vien per nuocere... Trovo che Nebbie e delitti 2 sia interessante. Tanto per cominciare la recitazione tende mediamente all'accettabile, con Luca Barbareschi decisamente in vena, calato nel personaggio del commissario Soneri di Valerio Varesi - un dramma, altri libri da comprare *sigh* - e impegnato, credo, nello scrollarsi di dosso con successo la pesantissima eredità zingarettiana di Montalbano. Ironico, garbato ma tagliente, espressivo con ricercatezza, direi che ci riesce, sposando il contesto e il suo carattere, nebbie contro solleone, atmosfere introverse contro l'immensità del Mediterraneo. Lo affianca la bella Natasha Stefanenko, raro esemplare televisivo di carriera costruita con intelligenza a dispetto delle notevolissime doti fisiche.
E poi c'è il paradossale esotismo della serie, la sensazione di estraneità subito rivestita dal riconoscimento, che ti viene dall'essere sommerso quasi ogni giorno da un immaginario e una cultura diversi, tanto che quando ritrovi la tua nel tubo catodico ti spiazza. Niente CSI, niente inseguimenti in auto né miriadi di volanti alle calcagna del cattivo: uomini pochi, mezzi ancora meno e i cattivi né sfrontati né crudeli, anch'essi spesso umani, tormentati. Storie quasi vere - il quasi alla TV è di prammatica - e una scarsissima idolatria dell'efficientismo. Con in più cenni al limite dell'understatement al dibattito pubblico e alle questioni culturali contemporanee. Una serie da seguire quasi con gratitudine.
giovedì 22 novembre 2007
mercoledì 14 novembre 2007
Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per una seratina leggera e spensierata, quando gli autori si rivelano dei sottili adescatori: ti attirano con due chilometri di gambe e poi ti raccontano della crescita interiore della pecorella smarrita. Certo, come si diceva con un'amica la settimana scorsa, le storie di Bildung degli americani sono sempre vagamente plastificate, ma secondo me è perché mancano del tutto dell'alfabeto emozionale che potrebbe aggiungere quel tocco di spontaneità e profondità che non ci starebbe male. Nel complesso, però, questa può andare. La bella Cameron finisce dalla nonna materna - una Shirley MacLaine in gran forma - che vive in una "residenza per anziani attivi" in Florida, mentre la sorellina racchia quasi si sposa. Avventure e disavventure varie e alla fine tutti felici e contenti. Resta una seratina leggera, ma con molti più spunti del previsto e alla fine ti senti anche assolto dall'iniziale debolezza che ti ci ha portato
sabato 10 novembre 2007
P.S. Auguri a Pam, in fila per 6 col resto di 2
venerdì 26 ottobre 2007
Tra l'altro, nell'andirivieni, mi sono accorto di non aver segnalato - a parte che per la Scozia - la pubblicazione di svariate foto su Flickr, altra attività che incide in un modo o nell'altro sulle possibilità temporali dedicate a questo blog. Inizio coll'annunciare la presenza online della selezione dalle vacanze estive in Corsica.
E perfino - per i più pazienti e affezionati - quella delle Dolomiti dell'anno scorso
domenica 14 ottobre 2007
Il dio della morte [...] doveva dimostrare agli esseri umani che nessuna creatura gli sfugge, quali che siano il suo potere o la sua ricchezza, la sua abilità o la sua arroganza. Samarcanda è così diventata il simbolo dell'incontro ineluttabile tra l'uomo e il suo destino.
Poteva non tornarmi in mente Roberto Vecchioni? Poteva anche darsi di no, tanto che ci ho messo un po' a capire cos'era quella strana eco che le parole evocavano. Poi, però, eccola qui, e con lei tante cose di trent'anni fa, le notti in spiaggia, le gite scolastiche... Tempo di ricordi, visto che ieri era anche il mio compleanno E così ho pensato di regalarmi, e regalarvi, una bella canzone!
C'era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato
le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.
Ridere, ridere, ridere ancora
ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà
musica di tamburelli fino all'aurora
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera Signora
vide che cercava lui e si spaventò.
"Salvami, salvami, grande sovrano
fammi fuggire, fuggire di qua
alla parata leimi stava vicino
e mi guardava con malignità".
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re
presto, più presto, perché possa scappare
dategli la bestia più veloce che c'è.
"Corri, cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò
non ti fermare, vola, ti prego
corri come il vento che mi salverò...
oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh".
Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera Signora
stanco di fuggire la sua testa chinò.
"Eri tra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale
son scappato via ma ti ritrovo qua!"
"Sbagli, t'inganni, ti sbagli, soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.
Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà.
"Oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh".
domenica 7 ottobre 2007
venerdì 5 ottobre 2007
Aragorn aprì il manto. La guaina elfica scintillò nelle sue mani e la brillante lama di Anduril lanciò il bagliore d'una fiamma improvvisa quando egli la sfoderò. "Elendil!" gridò. "Io sono Aragorn, figlio di Arathorn, e son chiamato anche Elessar, la Gemma Elfica, Dunadan, erede di Isildur, figlio di Elendil di Gondor. Ecco la Spada che fu Rotta e che fu di nuovo forgiata! Hai tu intenzione di aiutarmi o di opporti? Scegli immediatamente!"
Proprio uguale a quell'esangue sventurato che mezzo Web si ostina a definire "perfetto" nel ruolo (vedi qui e qui, tanto per dirne un paio)!!! Chissà perché un eroe non ha più neanche il diritto di essere tale, ma dev'essere anche lui un povero cristo macerato qualunque. Dev'esserci sotto qualcosa di politically correct che un po' mi sfugge e un po' mi fa girare a mille. Bah
sabato 22 settembre 2007
Senza volere, come sempre in balia della sincronicità, mi trovo a riflettere sui paralleli tra la penitenza inflitta da Pete allo stolto assassino del suo amico e quanto leggevo nel pomeriggio sull'intelligenza emotiva e la condivisione di esperienze corporee, di sensazioni. La redenzione comincia andando a casa della vittima, vestendo i suoi panni, bevendo dalla sua tazza; e poi viaggiandogli al fianco - circostanza surreale e simbolica, il cadavere vale come compagno anche nella tariffa del passaggio della frontiera, segnando una figura di rapporto con la morte del tutto esterna ai modi correnti. E infine seppellendolo in un posto di sogno, condividendo anche l'illusione che l'aveva sostenuto per tutti i lunghi anni da clandestino... In ultima analisi, un gran bel film, spesso e poetico.