domenica 23 novembre 2008

Mostra su Giulio Cesare al chiostro del BramanteInsomma, difficile non sentirsi fieri e invidiosi dopo un incontro così col grande Giulio. Fieri perché qualcosa di Roma scorre attraverso i millenni e ti lascia ancora stupito di quanto grande fosse il passato repubblicano e imperiale e di quanto ancora se ne respiri l'atmosfera nelle pieghe della città, lontano dagli odierni luoghi del potere, immersi tra cammini e monumenti che sono in effetti capaci di resistere al tempo. Invidiosi perché Cesare è la quintessenza dell'unicità, colui che ha modellato il mondo da quasi tutti i punti di vista: le conquiste militari, la riforma del calendario, la normativa per il traffico, i commentari, le opere, il diritto, l'urbanistica... Impossibile non essere schiacciato da una simile forza vitale. Un genio inarrivabile. D'altronde il fatto che i grandi del mondo continuino a farsi chiamare come lui (kaiser, czar...) qualcosa vorrà pure dire! Bella mostra, articolata, con oggetti e opere d'arte non ovvie, rare a vedersi e di fattura squisita. Mi chiedo, in polemica minore, perché solo in Italia ci si ostini a richiedere l'accredito per i giornalisti: in tutto il resto del mondo civile la tessera è sufficiente, da noi se non ti manda qualcuno anche in biglietteria nulla da fare

1 commento:

  1. Il Grande Giulio (quello antico, per carità) avrebbe reagito alla richiesta di accredito per entrare in una mostra mandando un paio di legioni e decapitando gli addetti dopo un passaggio trionfale sotto l'arco costruito all'uopo, con vergini davanti a lanciare petali e sicari nubiani con la lingua tagliata per non parlare a sterminare le famiglie degli addetti.


    I Giuli di oggi telefonano in Senato per risparmiare che so, sette euro di biglietto.


    Che pena. Che tristezza.

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