domenica 25 febbraio 2007

Slevin - Patto criminalePiù che altro lo definirei un film sulle coincidenze. O almeno quelle che tu pensi lo siano. Salvo poi dimostrarsi tutt'altro dopo un'oretta Cast di quelli che si definiscono stellari per un gangster movie che, sebbene la critica lo voglia tarantiniano, ha un'altra atmosfera e soprattutto ha un passato. Dai tentacoli lunghi, sporchi e spietati. Menzionerò solo Josh Hartnett che ho scoperto aver già visto senza esserne rimasto particolarmente colpito (e ho anche scoperto essere l'attuale compagno della bomba sexy Scarlett Johansson... Sospetto che le due cose siano strettamente collegate ) e Lucy Liu, la quale invece mi colpisce ogni volta che la vedo. Stavolta meno femme fatale e più ragazzetta sbarazzina, un ruolo inedito e che le sta niente male. Certo, a riguardare, il cast ha molto di Tarantino, i ritmi delle morti molto di Jack Bauer, le carte da parati molto di Pulp Fiction... Resto però dell'idea di partenza: forse un codice all'inizio, ma un altro codice alla fine.

sabato 24 febbraio 2007

Dèjà  vuI paradossi spazio-temporali sono sempre affascinanti quando poi ci sono di mezzo interpreti sempre bravi e simpatici come Denzel Washington e Val Kilmer - sebbene entrambi leggermente imbolsiti (e sono eufemistico!) - un montaggio della misericordia e una trama tutt'altro che ovvia, il risultato è avvincente, di quelli che ti tengono sull'orlo della sedia a chiederti cosa diavolo può ancora accadere o come faranno a cavarne le scarpe i protagonisti. È inoltre la conferma che la famiglia Scott (il regista Tony è il fratello di Ridley) è ormai intrippatissima con le teorie più bislacche con cui si stanno cimentando fisica e matematica negli ultimi anni, dato che sono anche freschi produttori del serial Numb3rs, che però non è tra i miei preferiti. Ci sono un paio di punti che lasciano vagamente perplessi, o almeno più perplessi di tutto il resto, ma nel complesso il film regge: l'unica cosa che affatica, con un minimo di empatia, è la rabbia dell'essere l'unico a conoscere la cosa più importante al mondo e certo che nessuno ti crederà se la racconti...

giovedì 22 febbraio 2007

Ricevo la segnalazione e più che volentieri pubblico, vista l'assoluta sintonia...

SI CAPISCE, uno ha tutto il diritto di coltivare i suoi ideali integerrimi. E di sentirsi eletto dal popolo lavoratore anche se è stato spedito in Senato da una segreteria di partito. Uno ha tutto il diritto di rivendicare purezza e coerenza, così non si sporca la giacchetta in quel merdaio di compromessi e patteggiamenti che è la politica. Però, allora, deve avere l'onestà morale di non fare parte di alcuna coalizione di governo. E deve dirlo prima, non dopo. Deve farci la gentilezza di avvertirci prima, a noi pirla che abbiamo votato per una coalizione ben sapendo che dentro c'erano anche i baciapile, anche i moderatissimi, anche gli inciucisti. A noi coglioni che di basi americane non ne vorremmo mezza, ma sappiamo che se governano gli altri di basi americane ne avremo il triplo.

Invece no: questi duri e puri se ne strafottono della nostra confusione e della nostra fatica. Prima salgono sulla barca della maggioranza, poi tirano fuori dal taschino il loro cavaturaccioli tutto d'oro e fanno un bel buco nello scafo, per meglio onorare la loro suprema coerenza e la nostra suprema imbecillità. Un bell'applauso ai Cavalieri dell'Ideale: tanto, se tornano Berlusconi e Calderoli, per loro cosa cambia? Rimarranno sul loro cavallo bianco con la chioma al vento.

Michele Serra

mercoledì 21 febbraio 2007

Il re scorpioneAlla fine the Rock saluta Michael Clarke Duncan, indimenticabile taumaturgo de Il miglio verde, dicendo: "Vivi libero!" E quello gli risponde "Regna da eroe!" Chissà perché oggi una ca**ata megagalattica come questa mi ci stava proprio bene, anche se la battuta conclusiva mi ha fatto venire le lacrime agli occhi dalla rabbia... Certo, è una campagna di D&D più che un film, ma anche in questi casi i pregiudizi rischiano di appannare le idee e impedire un minimo di sano divertimento. The Rock, per esempio, non è semplicemente un armadio a muro del wrestling riesce a interpretare ruoli autoironici che non possono non renderlo simpatico, come per esempio in Be cool, a fianco di uno strepitoso Vince Vaughn come guardia del corpo gay. Per il film rimando al post di qualche tempo fa. E così, quando a volte è meglio non star troppo lì a pensare e a stranirsi, un'oretta e mezza in compagnia dei vecchi eroi semplici e affidabili ci sta, oh se ci sta! E se poi, per sovrapprezzo, c'è anche una Kelly Hu mozzafiato, beh... tanto meglio
Kelly Hu as Cassandra

lunedì 19 febbraio 2007

Oggi è la giornata mondiale della lentezza. Pare che a Roma ci si dovrebbe trasformare in cacciatori di nuvole, per distrarre almeno una volta lo sguardo dalle quisquilie che di solito ci affliggono e ricordarsi il cielo. Siccome per fortuna me lo ricordo quasi sempre ed è il "quasi" che non mi piace, ho pensato di dedicare alla giornata un'esortazione un po' particolare, una storia Zen:

Gli studenti di Zen stanno coi loro maestri almeno dieci anni prima di presumere di poter insegnare a loro volta. Nan-in ricevette la visita di Tenno, che dopo aver fatto il consueto tirocinio era diventato insegnante. Era un giorno piovoso, perciò Tenno portava zoccoli di legno e aveva con sé l'ombrello. Dopo averlo salutato, Nan-in disse: "Immagino che tu abbia lasciato gli zoccoli nell'anticamera. Vorrei sapere se hai messo l'ombrello alla destra o alla sinistra degli zoccoli".
Tenno, sconcertato, non seppe rispondere subito. Si rese conto che non sapeva portare con sé il suo Zen in ogni istante. Diventò allievo di Nan-in e studiò ancora sei anni per perfezionare il suo Zen di ogni istante.

N. Senzaki, P. Reps (a cura di), 101 storie Zen, Milano, Adelphi, 1973, pp. 48-49.

domenica 18 febbraio 2007

Se mi lasci ti cancelloLa prima domanda è: come si può tradurre un titolo come Eternal Sunshine of the Spotless Mind con Se mi lasci ti cancello? Anche i non anglofoni si accorgeranno che c'è qualcosa che non quadra, fosse solo la lunghezza *sigh* Come dice un precedente recensore entusiasta, la frase è un verso di Alexander Pope - il papa Alessandro, come lo chiama Kirsten Dunst in una parentesi all'acido muriatico dedicata ai fruitori di libri di citazioni dallo sceneggiatore Charlie Kaufman (Essere John Malkovich, Adaptation) - che suona "infinita delizia della mente candida" e viene "magistralmente deturpato" dal distributore italiano, che continua a considerare il pubblico troppo stupido per andare a vedere film dal titolo complicato... Così l'industria cinematografica italiana ha il pubblico che si merita, mentre i cinefili non hanno l'industria che si meriterebbero. La seconda domanda è: perché qualcuno si ostina a dire che Jim Carrey non è un grande attore? Perché lo si continua ad etichettare soltanto come grande comico, quando arriva a interpretazioni come questa - per non parlare di The Truman Show o Man on the Moon - solo perché ha fatto Ace Ventura e Scemo più scemo? E Una settimana da Dio e Io, me & Irene, con una colonna sonora superlativa? E The Mask? Vabbè, lasciamo perdere, sennò mi stranisco Domande a parte, la risposta al film è, dopo un primo smarrimento, assolutamente positiva. Con un artificio narrativo non particolarmente complicato, Michel Gondry riesce a toccare dei tasti intimi che descrivono la struggente bellezza/tristezza dell'amore con un'intensità che mi era raramente capitato di provare. La lotta di Joey per non perdere dei momenti dimenticati, quotidiani eppure magici, intensi come solo la vita può essere, è poesia pura e l'invenzione di regia sempre all'altezza. Un inno a quanto dicevano gli Eurythmics, better to have lost in love than never to have loved at all. Peccato che di norma è troppo tardi quando lo si capisce. Quasi quasi lo è anche per i due sventurati del film: lei è la notevolissima Kate Winslet, anche per la quale urge rimuovere lo stigma del Titanic che però in qualche modo... Direi che è meglio vedere quel che succede di persona, però!
Eternal Sunshine of the Spotless Mind

lunedì 12 febbraio 2007

E' un po' che cerco un modo equilibrato e al tempo stesso ironico per affrontare la questione dell'ingerenza cattolica nella vita politica e sociale italiana... Solo che non lo trovo.
Black BookMa tu te lo saresti aspettato un film così dal regista di Basic Instinct e Robocop? Già questa domanda spinge verso il tema centrale di Black Book, ovvero quando la pianteremo di fare di ogni erba un fascio? Quando un film così sarà ovvio e non provocatorio? Le intimazioni notturne di riequilibrio di questa cultura si fanno ogni giorno più esplicite e sempre la snervante inerzia degli intellettuali e della "gente" tenta di ridurle, reintegrarle, ma che DICO, soffocarle. E allora tanto di cappello a Paul Verhoeven, che affronta uno dei temi-feticcio del nostro tempo con tutto, e dico tutto, l'armamentario di una lunga carriera, intrecciando all'erotismo di una splendida Carice van Houten tensione, morale e d'azione, tradimento, sfortuna - tanta, al limite dell'incredibile - e la violenza della guerra, tirandone fuori un cocktail avvincente e capace di far riflettere. E la riflessione porta sempre un po' fuori dall'immediato, in questo caso a una serie di libri che Giampaolo Pansa sta pubblicando in una chiave molto simile a quella di Black Book, sugli orrori rossi della Resistenza post-1945. Al di là del fatto che mi sembra ci si stia dilungando un po' troppo, quello che mi ha sempre lasciato perplesso dell'intera questione - e che non ha a che fare con Pansa - è il fatto che segnali uno scollamento tra narrazione e verosimiglianza che ha dell'incredibile e che indica a sua volta un passaggio ulteriore nella storia dell'ipocrisia. Qualcuno veramente ha pensato che i partigiani fossero TUTTI eroi, che nessuno abbia profittato del caos post-bellico per regolare sue "piccole storie ignobili", citando Guccini contro lui stesso (visto che quelle gucciniane sono storielle sordide borghesi) e, dirò di più, che questo non sia un comportamento semplicemente umano, condannabile sì, ma non in chiave politica? E' facile ergersi col senno di poi, ma come grida l'eroe della resistenza olandese, non solo per giustificarsi ai suoi stessi occhi ma per enunciare una semplice verità, "credi sia facile scegliere tra una pallottola in testa e il tradimento?" In queste vicende c'è tutta l'incapacità descrittiva e il potenziale fuorviante dell'atteggiamento universalista, per cui un'etichetta assolve o condanna tutti i suoi portatori, indipendentemente dalle altre etichette che possono o meno avere, scelte o imposte che siano. Verhoeven mescola incessantemente il mazzo: resistenti razzisti, nazisti degni, eroi vigliacchi, prostitute eroine e via discorrendo, in una serie di colpi bassi alla sensibilità anestetizzata di questo tempo, che non posso che salutare con entusiasmo!
Carice van Houten

sabato 10 febbraio 2007

Il diavolo veste Prada"La speranza è l'ultima a morire. Per forza." Un grande Stanley Tucci non sa giustificare in altro modo il suo restare a prendere calci nei denti da una Meryl Streep splendidamente insopportabile, ma d'altra parte è la legge del suo mondo. Un mondo che, come molti sottolineano e rimarcano film facendo, uno sceglie, non gli viene imposto col fucile alla schiena, né si viene pregati di entrare a farne parte. Ci si sta, un po' perché - Miranda docet - "tutto il mondo vuole essere noi", un po' perché ha un suo fascino perverso: il richiamo della forma, della bellezza, dell'adrenalina, dell'esserci e del vivere costantemente al massimo delle proprie capacità. Senza tempo per nient'altro: affetto, amore, amicizia, quella che in Europa ci ostiniamo a chiamare una vita privata. Limitarsi a questo tema, però, mi sembra ingiusto. È un film un tantino più complesso, che ha altre melodie secondarie, appena accennate ma interessanti. E quella cheMiranda-Streep dà la cifra generale è l'incompatibilità dei codici, non tanto il giudizio morale o etico su coloro che vi aderiscono. Certo, Miranda-Streep paga il suo immenso potere nel settore con una vita privata disastrosa, ma non è meschina. Quando le chiedono referenze per l'assistente che l'ha abbandonata - Anne Hathaway, in certe mises assolutamente spettacolare! - scrive "tra tutte le mie assistenti è quella che mi ha dato la delusione più grande e se non l'assumete siete degli idioti!". Dal punto di vista del suo codice è una risposta perfetta: aveva pensato di affidarle la successione e lei l'ha delusa, ma resta una persona valida. Certo, Andy-Hathaway si fa catturare dal gorgo, ma, si sa, il diavolo è bravo, maledettamente bravo, e i suoi amici e il suo ragazzo? Un briciolo di comprensione che vada al di là della tolleranza? Macché, immoti e rigidi nel loro punto di vista, tanto che il secondo le rinfaccia di aver venduto l'anima al demonio per scarpe, cinture e camicette: un po' poco per un anno di vita della persona che ami. Forse un minimo approfondimento dell'analisi non sarebbe stato male... C'è ben di più nella precisione maniacale della direttrice: c'è tutta la potenza del sistema che fa da modello da almeno un secolo alla nostra cultura, il cocktail micidiale di successo, denaro, glamour, attività frenetica che annulla pensiero e capacità critica che dà rapidamente una dipendenza simile a quella da stupefacenti e fa apparire obsoleto ed insignificante tutto ciò che non gli appartiene o, peggio, gli si oppone. Film veramente niente male.
Anne Hathaway, la nuova Emily

giovedì 8 febbraio 2007

Diritto allo studio
Sì, direi che così va molto meglio...
ProfumoDiciamo che non era esattamente quello che avevo in mente stasera, ma certe volte bisogna sapersi adattare. E anche a proposito del romanzo di Suskind, da cui Profumo è tratto, sono sempre stato piuttosto scettico, perché, come la voce narrante fa dire al protagonista, "le parole sono insufficienti a dire tutte le sensazioni che nascono dal profumo". Il romanzo è ancora lì, dopo che me ne hanno perfino rubato una copia in treno, il film surrettiziamente l'ho visto A tratti piuttosto, o anche molto, lento, ha comunque un certo fascino e due ottimi attori, Dustin Hoffman e Alan Rickman, contribuiscono a rendere alcuni passaggi memorabili. La fine, anch'essa, per quanto sconsolata e in qualche modo inattesa, manca di ritmo. Rimane però la nostalgia per quell'ineffabile attimo di paradiso che i crimini di Jean-Baptiste Grenouille erano riusciti a donare a pochi fortunati.

lunedì 5 febbraio 2007

10cc - Deceptive BendsPer chi si fosse messo in ascolto solo adesso, qualche aggiornamento sulle attività musicali del blog  Sembra che qualcuno, piano piano, stia cominciando ad attingere alle risorse online, che si sono appena arricchite delle registrazioni mp3 delle puntate di Area Protetta del 9 e 10 gennaio, così, per chi se le fosse perse o addirittura volesse riascoltarle. È poi in lavorazione la prima puntata della "trasmissione" del blog, che dopo lunga cogitazione ho deciso di chiamare Cose preziose, un po' in omaggio a Stephen King, un po' perché porta a una formula che mi sembra divertente Come si dice alle memorabili radio USA "Watch out for our new releases!" e per farlo raccomando una ricerca in Archivio con parola chiave Aforismatica E arriviamo così ai memorabilia di oggi. Gruppo non troppo noto se non per alcuni hits, un paio dei quali contenuti nell'album qui accanto, Deceptive Bends. Parlo in particolare di The Things We Do For Love e di People In Love. A me però interessano di più, almeno in questo periodo, cose un tantino più ribalde, come Modern Man Blues e quella che preferisco dell'intero album, Good Morning Judge, la storia di un incorreggibile ladro d'auto *lol* Ah già, il gruppo in questione si chiama 10cc: tanto per smentire l'impressione di bravi ragazzi che potrebbe venire da alcune delle ballate, il nome deriva dalla quantità media dell'eiaculazione orgasmica maschile. Ehmmm...

Well good morning Judge, how are you today
I'm in trouble, please put me away
A pretty thing took a shine to me
I couldn't stop her so I let it be
I couldn't stop her so I let it be
I couldn't stop her so I let it be
I couldn't stop her so I let it be

He didn't do it, he wasn't there
He didn't want it, he wouldn't dare

Well good morning Judge, yes I'm back again
I'm in trouble, so it's back to the pen
I found a car but I couldn't pay
I fell in love and I drove it away
I fell in love and I drove it away
I fell in love and I drove it away
I fell in love and I drove it away

He didn't do it, he wasn't there
He didn't want it, he wouldn't dare

I didn't do it, I wasn't there
I didn't want it, I wouldn't dare

Alcatraz is like a home sweet home
I'm so wanted and I'm never alone
San Quentin is the place to be
I'm so happy I don't wanna be free
So happy I don't wanna be free
So happy I don't wanna be free
So happy I don't wanna be free
 10cc