lunedì 24 luglio 2006

Biglietto Britti & Bennato
Per quanto possa sembrare strano, il concerto di ieri sera mi ha fatto venire in mente i film di George A. Romero, in particolare La notte dei morti viventi Una dinamica contraddittoriale per cui da una parte stava uno che avevo dato per morto sin dalle campagne pubblicitarie TIM di qualche anno fa, dall'altra un pubblico di cadaveri che giusto le piastre di E.R. (libera! libera! per capirsi) avrebbero potuto smuovere. Nel complesso una situazione imbarazzante, vista soprattutto la sera prima in cui ballavano T-U-T-T-I. Non che la sorte e i musicanti non avessero le loro responsabilità: l'impianto di amplificazione è saltato in mezzo al Rock di Capitan Uncino e poi di nuovo per tutta Mi piaci, con fischi, urla di panico del pubblico e notevole rottura d'atmosfera; i nostri, poi, non hanno ben presente il concetto di "buco" e hanno lasciato spesso e volentieri dei crateri tra un pezzo e l'altro che non hanno aiutato neanche un po' (strano da parte di professionisti, ma era un concerto vecchio stile, con introduzioni parlate a quasi tutti le canzoni e parlottamenti vari ). Detto questo, però, ci sono stati momenti in cui restare fermi era letteralmente impossibile! I vecchi cavalli di battaglia riarrangiati in chiave blues, Meno male che non c'è Nerone, Io che non sono l'imperatore, un Mangiafuoco con un Britti fantasmagorico alla chitarra... Non lo so com'è che non ballava nessuno Solo alla fine, con Notte di mezza estate e La vasca, dietro diretta richiesta dei cantanti e accensione delle luci sul pubblico, c'è stato un attimo corale, fuggente ma corale *grin*
B & B
E comunque, per chiudere, una promessa: nel prossimo saggio che scrivo Edo lo cito! Credo che i due album su Pinocchio e Peter Pan siano stati pura illuminazione, una critica immaginale e poetica che fa sfigurare l'odierno impegno diretto e realistico, ammirevole per carità! ma così moscio all'atto pratico. Vorrete mica mettere L'isola che non c'é?

Seconda stella a destra
questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da te,
porta all'isola che non c'è.

Forse questo ti sembrerà un strano,
ma la ragione ti ha un po' preso la mano.
Ed ora sei quasi convinto che
non può esistere un'isola che non c'è.

E a pensarci, che pazzia,
è una favola, è solo fantasia
e chi è saggio, chi è maturo lo sa:
non può esistere nella realtà!Peter Pan

Son d'accordo con voi,
non esiste una terra
dove non ci son santi né eroi
e se non ci son ladri,
e se non c'è mai la guerra,
forse è proprio l'isola che non c'è
... che non c'è.

E non è un'invenzione
e neanche un gioco di parole
se ci credi ti basta perché
poi la strada la trovi da te.

Son d'accordo con voi,
niente ladri e gendarmi,
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza,
né soldati, né armi,
forse è proprio l'isola che non c'è
... che non c'è.

Seconda stella a destra
questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché
quella è l'isola che non c'è!
E ti prendono in giro
se continui a cercarla,
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te!
Concerto Paul Weller
Peccato che i biglietti dell'Auditorium siano così bruttini Anche se per una specie di contrappasso, i concerti sono di norma molto, molto belli! Questo di ieri sera, in particolare, resterà tra i memorabili: la platea della cavea, che di norma è composta e tranquillina - forse anche per il caldo estivo che normalmente la opprime - non è stata ferma un attimo, finendo tutti in piedi come ai bei tempi. E tutto per quattro tizi capaci di tirare fuori da due chitarre, un basso e una batteria neanche troppo impressive un sound che traboccava energia, pathos allo stato puro. Un grandissimo Paul Weller, per chi non sapesse ex-Jam ed ex-Style Council, che ha proposto una miscela di pezzi nuovi e vecchi - sì, proprio vecchi, In The Crowd ha 27 anni! - e che era decisamente in vena. Ci sono scappate un paio di suite psichedeliche che non speravo più di sentire dal vivo, dei contrappunti di chitarra di gran classe e capolavori come A Man of Great Promise e Wild Wood, a mio parere la cosa migliore che lui abbia mai scritto... Bella l'estate!
Paul Weller
Grazie a www.cc-lab.com per questa bella immagine

domenica 23 luglio 2006

Cat Stevens' Greatest Hits C'è poco da fare: anche il blog - come il cellulare, l'e-mail e tutti i nuovi strumenti di comunicazione a nostra disposizione - esercita una pressione in qualche misura normativa sui nostri comportamenti. Se ti viene in mente un post che sarebbe carino scrivere, difficilmente riesci a sottrarti alla responsabilità di scriverlo, anche se non hai voglia o tempo. L'altro giorno tornavo da Perugia, nonostante tutto piuttosto soddisfatto , quando sono reincappato, su un CD di mp3, nel disco qui accanto. E mi sono reso conto istantaneamente che rientra anche lui nella mia personale top ten... Forse l'ho già scritto, ma un po' di reiterazione non guasta: le canzoni, se sei dell'umore giusto, valgono come tante madeleines proustiane. Ti riportano a tempi e atmosfere sepolte da qualche parte in te, alla faccia degli anni trascorsi (ne avevo 14...), alla meraviglia sbalordita con cui ogni volta mettevi la puntina sul vinile e, come per magia, sgorgavano note incantevoli, che allora si mescolavano inestricabilmente con la luce del giorno, con le attese, le trepidazioni. Oggi, nella maggior parte dei casi, sentiamo musica e leggiamo libri come se mangiassimo da McDonald's, credo questo sia il problema maggiore dell'impero quantitativo. Raramente apriamo le stanze più profonde e lasciamo che prendano aria, che donino il loro fascino al mondo attorno. Sarà perché ero più giovane, sarà perché era un'altra epoca, ma nelle mie stanze c'è molta musica e quando sono quasi alla fine delle risorse basta la canzone giusta per prendermi una piccola vacanza da questi brutti ritmi ed essere per un po' com'ero allora, meno rigido, più aperto allo stupore e alle mille correnti che continuano, bontà loro a pervaderci. Credo che Sitting parli proprio di questo, direi Let's make it to the waterside!

Oh I'm on my way, I know I am, somewhere not so far
from here
All I know is all I feel right now, I feel the power growing
in my hair
Sitting on my own not by myself, everybody's here with me
I don't need to touch your face to know, and I don't need to
use my eyes to see
I keep on wondering if I sleep too long, will I always wake
up the same (or so)?
And keep on wondering if I sleep too long, will I even wake up
again or something
Oh I'm on my way I know I am, but times there were when
I thought not
Bleeding half my soul in bad company, I thank the moon I
had the strength to stop
I'm not making love to anyone's wishes, only for that light I see
'Cause when I'm dead and lowered low in my grave, that's gonna
be the only thing that's left of me
And if I make it to the waterside, will I even find me a boat
(or so)?
And if I make it to the waterside, I'll be sure to write you
not or something
Oh I'm on my way, I know I am, somewhere not so far
from here
All I know is all I feel right now, I feel the power growing
in my hair
Oh life is like a maze of doors and they all open from the
side you're on
Just keep on pushing hard boy, try as you may
You're going to wind up where you started from
You're going to wind up where you started from

domenica 16 luglio 2006

The SentinelQuando si scrive da uno studio mansardato dove in questi giorni la temperatura è in media intorno ai 35°, si riesce a dedicarsi al blog solo previa accensione del condizionatore, e quindi quando si ha un po' di tempo Ecco perché un post per due film, dato che è stato un week-end pieno di cose: amica toscana in visita, visita ad amica romana al mare, brunch domenicale... Insomma, in tutto questo c'è rientrata anche una capatina al cinema per il film qui accanto, mossi principalmente dalla presenza di Kiefer Sutherland, che da 24 è uno dei miei preferiti, sebbene sia di fatto un caratterista di lusso Michael Douglas non invecchia un granché e poi il suo doppiatore italiano ha una voce che mi smonta, mentre Kim Basinger è sempre bella ed Eva Longoria, in trasferta da Desperate Housewives non se la cava affatto male. Film che si può vedere senza grossi problemi, anche se il cattivo è un tantino telefonato Notevole il fatto che il presidente USA, nel film e solo nel film, si proclami a favore dell'adesione del Resident Evil - Apocalypsesuo paese al protocollo di Kioto: è ambientato alla Casa Bianca, ma con vena no global *grin* A seguire, e visto il caldo senza grosso impegno, quest'altro capolavoro. Devo dire prima di tutto che le fondine di pistole enormi portate con minigonne micro e fondina allacciata a pelle sulla coscia fanno un certo effetto - Pam ha commentato "Ma chi è questa, la sorella minore di Lara Croft?" Fanno anche ridere, se vogliamo, ma da un adattamento di un sequel di un videogame non è che ci si possa aspettare più di un tot. Piuttosto, questa contaminazione culturale costante mi affascina non poco, com'è accaduto di recente con la citazione estensiva dell'episodio di C.S.I. di Tarantino nella pubblicità di uno shampoo antiforfora... Il pianeta media si fa sempre più autoreferenziale, ma costruisce allo stesso tempo un fondamento culturale condiviso che potrebbe probabilmente portare qualcosa di buono. Credo che toccherà pensarci! Il film in oggetto, peraltro, lascia decisamente il tempo che trova

venerdì 14 luglio 2006

Trovo che la questione della testata di Zidane sia ben più grave di quanto non si sia detto: il francese non indossava nemmeno il preservativo!

lunedì 10 luglio 2006

E va bene, siamo campioni del mondo Siccome, però, il calcio si è sempre collocato agli ultimi posti della mia personale hit parade, la soddisfazione in proposito ha tutta una serie di tinte che coll'avvenimento hanno poco a che fare. Prima di tutto, e senza vergogna, viene la gioia maligna per aver finalmente battuto quella che sembra unanimemente riconosciuta come la nazionale più antipatica del mondo Che ogni tanto i galletti d'oltralpe vengano usati come zerbino - più elegantemente, ridimensionati - non può che far bene anche a loro, oltre che a noi che ci siamo finalmente levati la soddisfazione! Viene poi un'altra gioia maligna, stavolta politica, pensando all'umor nero che questo colpo di scena deve aver causato a quello che Serra chiama "l'arcitaliano" e al suo entourage di leghisti, lombardo-veneti, forcaioli e celoduristi assortiti. Non posso che congratularmi con la buona sorta che - di nuovo unanimemente - viene riconosciuta come artefice clandestina della nostra vittoria per il tempismo dell'intervento e con i tanti suoi protagonisti sportivi, come ad esempio Gattuso, per la schiettezza con cui hanno reclamato un'attenta pulizia dell'ambiente calcistico italiano e un nuovo inizio, sulle solide basi poste da questo Mondiale.
E poi... E poi non posso non ricordare. Anno di maturità, il 1982, come si ridiceva ieri sera con uno dei pochi amici di allora sopravvissuti alle varie svolte del sentiero. Partite incredibili e un Io che riconosco a stento, che ricordo con tenerezza e un pizzico di rabbia, di cui sono sempre più felice di essermi liberato. Uno spocchioso rompicoglioni (la licenza me la accordo da solo, visto che parlo di me :o), tifavo Brasile - sì, anche contro l'Italia e fu una sofferenza inaudita *sigh* - non solo perché il gioco di quella nazionale non mi piaceva e non mi piace tuttora, ma per distinguermi dal resto del mondo, un po' alla Nanni Moretti di Ecce Bombo "mi si nota di più se non vengo o se me ne sto da parte?". Tutto il versante relazionale della condivisione di un rito ancora potente, della gioia innocente e senza motivo, tutta la parte emozionale era ancora di là da liberarsi e ci sono volute mine coi capelli lunghi e incontri fortuiti perché accadesse. E fortuna che è accaduto!
Non potevo non ricordare, ieri sera, mentre saltavamo qua e là dopo 5 rigori incredibili (che in qualche modo sapevo sarebbero andati a segno), non voltarmi a guardare il ponte quasi impalpabile che mi ha portato qui e gli abissi che mi separano dall'estraneo di allora e pensare come il Krapp di Beckett, solo un po' meno disperato: "
Perhaps my best years are gone. When there was a chance of happiness. But I wouldn't want them back. Not with the fire in me now. No, I wouldn't want them back"...
Arches - Roger Dean

domenica 9 luglio 2006

Le cose, i pensieri, vanno e vengono. Comete, cicli, asteroidi, dipende dalla buona sorte e forse dall'apertura ai messaggi, dalla disposizione a vederli. Tempo addietro stavo razzolando per le vecchie pagine di questo blog e sono capitato su un post ricco di commenti, questo. A posteriori mi ha lasciato un po' così, insoddisfatto, con la solita sensazione di non essere riuscito a spiegarmi, di essere rimasto intrappolato nelle "catene dell'astrazione" detestate da Colli e di aver visto un frammento di rara bellezza ridotto a cose che si dicono, ovvietà di cui siamo tutti al corrente e che ripetere non serve a nessuno... Poi stavo rivedendo un libro di Jung, per riepilogarne i punti salienti, e sono inciampato in una frase che chiarisce limpidamente il mio punto di vista. Eccola:

Ho già discusso l'interessante contrasto fra i pensieri "controllati" formulati in stato di veglia e la ricchezza delle immagini prodotte dai sogni. A questo punto è possibile scorgere un'altra ragione di questa diversità: dal momento che, nella nostra vita civilizzata, abbiamo privato tante idee della loro energia emotiva, finiamo per non rispondervi più in maniera effettiva. Noi usiamo tali idee nel parlare e mostriamo una reazione convenzionale quando altri le usano, ma in realtà esse non producono in noi alcuna impressione profonda. Occorre ben altro per farci aprire gli occhi davanti a certe cose e per costringerci a cambiare di conseguenza il nostro atteggiamento e il nostro comportamento.

C.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli, Milano, Mondadori, 1984, p. 46.

Il lettore attento e abile, che non lascia i suoi strumenti nell'aula universitaria ma li porta sempre con sé e magari li usa, potrebbe riconoscere un'interessante variazione sul tema del blasé simmeliano...