domenica 6 novembre 2011

L'alba del pianeta delle scimmieUn volo di quasi 11 ore non è esattamente una passeggiata, ma Delta.com si è prodigata a nostro favore facendomi beccare un tris di film niente male, tanto che alla fine non sono neanche riuscito a leggere granché di A Dance with Dragons, che era l'asso nella manica :) Si inizia con L'alba del pianeta delle scimmie, dove effetti speciali ormai quasi normali (e la costante presenza di Andy Serkis) introducono alla conoscenza dello scimpanzè Cesare, frutto di un esperimento cannato della solita farmaceutica (vedi nel dubbio anche Torchwood Miracle Day lol) che grazie a un'intelligenza strabiliante porta alla riscossa un pugno di scimmie angariate dai soliti umani stronzi. Buon ritmo, ma nel complesso niente di nuovo sotto al sole. Segue uno di quelli che come al solito avrei tanto voluto vedere: I pinguini di Mr Popper. Il solito Jim Carrey, tanto che non ci metto neancheI pinguiini di Mr Popper più il link, incarna uno squalo immobiliare che sta per essere redento da... alcuni pinguini :) Anche qui effetti speciali notevoli - i pinguini ultimamente vanno per la maggiore! - e la recitazione plastica e corporea del nostro che ci mette il tocco che trasforma il tutto in qualcosa più di una commedia. Inutile sottolineare come, di nuovo, il modello classico dell'accumulazione a tutti i costi venga sconfitto dalla famiglia e una bella moglie persa e ritrovata, Carla Gugino. Comincio a sospettare una di quelle dinamiche alla Marcuse in cui il sistema fagocita l'opposizione trasformandola nell'ennesima occasione di guadagno (e probabilmente ci ride pure sopra)... Se non fosse che è difficile controllare gli echi di quello che si evoca e si potrebbe fare la fine dei pifferai di montagna lol Concludiamo con una botta di adrenalina, dovuta non tanto alla fuga di Johnny Depp in pigiama per i tetti di The TouristVenezia quanto all'inevitabile tensione erotica che accompagna le performance di Angelina Jolie, anche quando tutto sommato non è nulla di straordinario. Trama piuttosto telefonata, della quale non faccio però spoiler; a difesa devo dire che, avendo sentito la versione originale, la scelta di far recitare ognuno nella sua lingua è di grande effetto e valoriizza i camei di nostri buoni attori come Neri Marcoré e il vecchio Frassica, ormai definitivamente arruolato tra i carabinieri. I sottotitoli per "Curnuto!" non gli facevano affatto giustizia lol Anche  Christian De Sica non è male, laddove Raul Bova, che pure mi sta simpatico, sarebbe andato più forte ai tempi del muto...

sabato 8 ottobre 2011

Le mine vagantiUna certa aria di déjà vu, ma nel complesso una visione piacevole. Anche se a tratti sfioriamo il caricaturale e a tratti il didascalico, non metterei Mine vaganti nella blacklist dei film italiani che perdono di vista il cinema in nome del messaggio senza rendersi conto che non c'è differenza e il pubblico a volte è più intelligente del previsto. E' anche la prima volta che vedo Riccardo Scamarcio per un certo lasso di tempo, dopo averne letto parecchio: lo facevo più belloccio, ma nel complesso non è affatto male :) non credo invece di aver visto abbastanza Nicole Grimaudo, figura enigmatica e bellezza da ricordare. Per il resto il tema dell'omosessualità, stavolta declinato in chiave provinciale con profumi di Bildung ed incertezza, è molto Ozpetek. A essere cinici direi anche troppo. Ci sarà pure qualche altra problematica rilevante con la quale confrontarsi, immagino. Tanto per eliminare l'effetto di cui parlavo Doppia ipotesi per un delittosopra...

Tanto per sbrigare un po' di arretrati, poi, una cosetta interessante della quale non avevo mai sentito parlare. Il cast è una sfida mnemonica per appassionati di serial: a parte Ray Liotta, ultimamente dappertutto lol, troviamo LL Cool J, recentissimamente in NCIS LA; poi Mekhi Phifer, ex ER, e Taye Diggs, ancora Private Practice :) Thriller estremamente complicato, riesce però a intrecciare trame e colpi di scena senza troppe sbavature, ruotando attorno a una bella creatura misteriosa e plurigiochista (doppio pareva poco :), tale Jolene Blalock, della quale si sono purtroppo perse le tracce. Nella vita reale, intendo ;) Fa parecchio I soliti sospetti, ma regala una serata piacevole. L'unico problema che voglio sottoporvi ha a che fare con l'inizio. Il poliziotto strafico Ray ha una fama di genialità e capacità quasi preveggenti per i casi che affronta. Come accade spesso, il resto del film dimostrerà che nel caso specifico non ci aveva capito una mazza. Sarà mica un'allegoria della cultura occidentale?

lunedì 19 settembre 2011

AgoràFilm così mi suscitano una certa ansia da eccidio. Chissà perché. Certo, non ci sono prove storiche e ho una vaga sensazione che Alejandro Amenabár sia un tantino biased, come dicono gli inglesi. Però devo anche ammettere che una rappresentazione dei cristiani dei primi secoli come una banda di assassini fondamentalisti è a dir poco rinfrescante perché, viste le gesta dei secoli successivi, sarebbe complicato capire come da tanta santità da martirio si sia passati a tanta spietata strategia politica e a tanta dimenticanza delle famose parole... Qui abbiamo un santo che diventa tale per un uso intensivo di pietre contro tutti quelli che non sono d'accordo con lui e un vescovo che alla Curia romana non avrebbe affatto sfigurato, una bella filosofa che però è donna e dovrebbe di conseguenza tacere e nel complesso una serie di comportamenti che potrebbero far pensare a un'eccessiva modernizzazione del tema. Cosa possibile. Fatto sta che Ipazia - qui una bella e macerata Rachel Weisz - è stata effettivamente massacrata e bruciata da una specie di milizia integralista a disposizione di alcuni vescovi medio-orientali, i Parabolani, perché era una filosofa pagana e il vescovo Cirillo, poi santo anche lui e dottore della Chiesa, ha preso poco dopo il potere piegando al suo volere l'autorità secolare... Non so, mi sembra così tanto plausibile da farmi infuriare. Soprattutto quando poi alla radio, la mattina dopo, sento di accuse insensate a George Lucas che si è permesso di apportare una minima modifica al SUO film, Guerre stellari,Homicide suscitando l'ira dei suoi fan, che probabilmente l'hanno considerato un oltraggio. Non c'è niente da fare, il fondamentalismo - qualunque fondamentalismo - è troppo comodo per non avere, in ogni epoca, un sacco di fan :(((
Non è che ho scelto quest'altro film per il titolo è che mi era rimasto appeso dalla settimana scorsa e per completezza di informazione mi correva il famoso obbligo. L'ho visto con grandi aspettative, visto che David Mamet è un grande commediografo e Joe Mantegna mi piace, ma mi ha lasciato parecchio perplesso. Un tantino troppo cervellotico, soprattutto nelle conclusioni, con un personaggio principale che da laico diventa ultraconsapevole di essere ebreo in un batter d'occhio e vive laceranti conflitti di ruolo. La comunità ebraica non ne esce benissimo, anche se sospetto che, al di là del divertissement, l'investigazione dell'autore fosse sul tema dell'appartenenza e dell'omologazione. Buono per una serata estiva, ma lì mi fermerei. Ah no, c'è un'altra cosa, questa carina: il film è del 1991, è impressionante vedere la differenza nelle tecniche investigative e nei comportamenti dei poliziotti, dopo anni di CSI assortiti e senza l'intento ironico di Life on Mars!

domenica 4 settembre 2011

Benvenuti al sudDirei uno dei remake meglio riusciti che ricordi, cosa non facile visto che il film di partenza, Giù al nord, è una delle migliori commedie francesi in cui sia inciampato negli ultimi anni. Qui le coordinate geografiche sono invertite, ma la differenza non si nota granché e anzi, regista e attori già progettano una seconda puntata che ribalti le direttrici e completi il quadro del nostro simpatico intrarazzismo. Come notavo tempo addietro, infatti, a volerci riflettere un minimo il riso di questi due lavori è amaro, dato che la materia bruta in cui affondano le radici comiche è la distanza, il pregiudizio, il disprezzo tra concittadini. La buona notizia è che il discorso viene affrontato in filigrana, senza didascalismi o cattedre da cui illuminare i poveri bifolchi; la cattiva è che passano gli anni, ma la materia brut(t)a è sempre lì, impervia a ogni crepa, più vivace della gramigna. E sì che anche il più tufo dei nordici o il meno comprensibile dei terroni dovrebbe aver capito la differenza tra luogo comune e persona in carne ed ossa e, nella marea marrone che ci avvolge, c'è poco spazio per sentirsi migliori di qualcun altro. Sarà anche per questo che abbiamo ques'ansia di scovare almeno qualcuno che sia peggio...

domenica 28 agosto 2011

Perfect StrangerLe sessioni estive di visione film sono buffe, perché guidate dal caso molto più del solito e normalmente lontane da collegamenti Internet (bisogna pur disintossicarsi, no? :) Capita così che ti ritrovi davanti a pellicole (si potrà ancora dire, col digitale?) che ti eri radicalmente perso, nonostante un gran cast: in Perfect Stranger ci sono Halle Berry, Bruce Willis, Giovanni Ribisi - che ha fatto parecchia strada da Friends - e perfino un reduce da CSI come Gary Dourdan. Eppure... Per carità, donne splendide, Victoria's Secret, colpi di scena, ma francamente sono contento di averlo visto così di sguincio perché al cinema mi sarei stranito! Non so il motivo, è piuttosto un'insoddisfazione diffusa, una debolezza di trama, come se l'avessero arzigogolata un po' troppo. Cosa che invece non si può dire di Louise Michel, quella che i francesi Louise Micheldefinirebbero une trouvaille, una scoperta del tutto inattesa. Una commedia mezza noir, mezza chissà cosa, che per di più trova un modo intrigante e inedito per discutere di globalizzazione e comportamenti non proprio etici del padronato: in effetti se tu volessi ammazzare il padrone che ti ha chiuso la fabbrica sotto il naso come faresti? Sarebbe così facile trovarlo in un mare di scatole cinesi, amministrazioni multinazionali e società offshore? Vedere per scoprirlo :) Eppoi, eppoi... Incursione flashback nel 1990 con un film d'autore anch'esso completamente saltato. Si tratta di Crocevia della morte, dei fratelli Coen. Devo dire che sono proprio contento di averlo visto solo ora, perché ha qualcosa di profetico. A parte il fatto che presenta metà delle star attuali ai loro inizi, cosa che mi affascina sempre Crocevia della paura un po' - Gabriel Byrne, John Turturro, Steve Buscemi - prepara e anticipa uno dei successi serial di quest'anno, Boardwalk Empire, che ha avuto come protagonista proprio il buon Buscemi, cresciuto da far spavento. Trama discretamente incasinata, con un Byrne semidiabolico, ma anche un tantino scavezzacollo, bei personaggi e begli ambienti: lo raccomando senz'altro, non senza accennare alla presenza residua di un'etica da malfattori che comincia già a mostrare la corda.

venerdì 12 agosto 2011

Harry Potter e i doni della morte Parte IITutto finisce. E, aggiungerei, meno male! Tanto per riprendere la questione della coazione a ripetere e della quasi necessità di finire quello che si comincia, era pure ora che il maghetto ci lasciasse, anche se sospetto che non sarà un addio definitivo. Propongo, a livello di scommessa surreale, le avventure di Albie Potter (il figlio dal nome altisonante) o di Larry Potter, il gemello del quale nessuno sapeva nulla tranne Aberdeen Dumbledore, il terzo fratello di Albus del quale nessuno sapeva nulla tranne... Ad ogni buon conto, questo è stato il meno insopportabile degli ultimi, quellli in cui l'entusiasmo era andato scemando. Il riscatto del povero Snape, ulteriormente offeso in Italia da un incomprensibile Piton, è una bella pagina, anche se un tantino troppo accelerata pur nella chilometricità del film, e i protagonisti in qualche modo recitano, che non è poco. Sono invece un po' interdetto dalla figura di voi-sapete-chi... Fa una serie di figure da peracottaro per cui finisci per chiederti: ma questo sarebbe il pericolo finale del mondo dei maghi? Tiene la bacchetta come se le facesse un favore, fa dei lazzi da stadio quando ritiene di essersi finalmente liberato dell'avversario e si circonda di bruti e beoti, si fa dare scacco da NEVILLE! Per il pathos con cui l'autrice l'aveva iniziato a Notte folle a Manhattanevocare dai primi libri, la conclusione è amara, e non solo nel film.
E andiamo oltre. Quattro risate senza troppe pretese, ma con momenti di vero spasso quando Steve Carell cerca di fare il duro pur essendo un poveretto qualunque: "zippati la botola!" detto al Tosto ha la medaglia d'oro, ma ce ne sono parecchie altre, anche negli scambi con Mark Wahlberg, particolarmente in forma! Cosa di cui si accorge Tina Fey, ritrovata con grande piacere da 30 Rock e decisamente una delle novità da me più apprezzate: la danza erotica messa in scena dai due coniugi è fantastica! La morale di Notte folle a Manhattan è cmq "meglio fare la fila che fare i furbi", soprattutto se si è tendenzialmente normali, onesti e un po' noiosi. Una notte così, ad ogni modo, dovrebbe risolvere qualunque crisi di coppia, se si sopravvive...
L'ultimo dominatore dell'ariaE finisco, anch'io, con un incontro casuale, ma piacevole. L'ultimo dominatore dell'aria me l'ero proprio perso e sarebbe stato un peccato, visto l'uso coreograficamente e concettualmente bello che fa del tai chi. Un fantasy che parte da un manga, un regista di talento, M. Night Shyamalan, con radici che permettono di scorgere i metacontenuti di una storia e un degno senso estetico per una prima puntata accattivante che lascia la voglia di vedere il resto. Certo, aver avvisato in modo più chiaro che la storia stavolta non finisce qui sarebbe stato onesto, ma nel complesso non mi sembra ci sia molto da lamentarsi. L'avatar, che a dispetto della locandina, non è azzurro, si muove benino, la sua amica invece è proprio brava!

lunedì 11 luglio 2011

I Doors a Pistoia
In mezzo a quel delirio c'ero anch'io... Un po' commosso, un po' scettico, parecchio emozionato, perché un concerto commemorativo dei Doors non è roba da tutti i giorni e hai ogni ragione di stare un po' così. Anche se avevi otto anni quando il Re Lucertola se n'è andato verso la luna o probabilmente oltre e a diciassette ti sei preso una delle sbandate più durature e magnifiche della tua lunga carriera, trovarti qui, in questo caos tutto sommato bonario e allegro nonostante un'organizzazione da stronzi, è impegnativo. TI chiedi chi si prenderà il carico della voce, se gli arzilli vecchietti non avrebbero fatto meglio a restarsene a casa. E nel frattempo passa la bella sorpresa di James Burton e la conferma di Robben Ford. E la tensione si fa palpabile, l'anticipazione... E poi i Carmina Burana e tutti sono in piedi a saltare sulle sedie, alla faccia della svolta taylorista di quest'anno. E poi Roadhouse Blues e sei fuori, on the other side, per un paio d'ore. A ballare, a cantare con ragazzi di età improbabile orgogliosi nelle loro t-shirt e tu ne hai distrutte talmente tante negli anni che non ne vuoi più, lascia che il mito lo porti avanti qualcun altro, per te non è più un'immagine, un'icona strafottente, è un amico, un poeta grande e un eroe classico, di quelli che muoiono giovani e se ne vanno in a blaze of glory per restare eterni, fino al 2011 a Pistoia. Uno che ogni tanto sussurra versi o strilla con tutta la rabbia del mondo e ti guarda dalle macchine che passano. Uno che ha sfondato e se n'è andato tutto intero on the other side, in esplorazione, in cerca. Dave Brock - lo scopro dopo - è il front man dei Wild Child, tribute band dei Doors. Quando arriva sul palco pare un'allucinazione e quando canta pensi di aver bevuto decisamente troppa birra. E' bravo, è all'altezza, si guadagna il suo spazio tra i vortici e le spirali delle tastiere di Ray e gli stridii acidi o le limpide traiettorie di Robby e si sente che ci crede. When the music's over è bellissima, Love me two times e Peace Frog ancora mi fanno ballare adesso. Avrei voluto che cominciassero con Is everybody in? The Ceremony is about to begin, ma fa lo stesso, non ci contavo più e invece guarda, alla fine ci siamo incontrati e la piazza era una cosa sola, una voce sola. E Jim, da qualche parte, sorrideva.Ray Manzarek a Pistoia


lunedì 4 luglio 2011

Perché un popolo che danza è un popolo che avanza!

Negrita, Muoviti

"Un indiano delle pianure o un indigeno della Nuova Guinea trasportato nel mezzo di Manhattan, all'ora in cui le folle si riversano per strada  per il «lunch break» [...] resterebbe scioccato dai semafori, dalle automobili e dalla quasi completa sostituzione degli alberi e dell'erba con un ambiente costruito. Lasciando da parte lo shock tecnologico [...] sarebbero però soprattutto le dimensioni della folla in mezzo a cui si trova a suscitare il suo stupore [...] Nella sua esperienza una folla, una così grande quantità di persone, è il materiale primario per una festa e una così larga folla rende la possibilità di una festa molto più impressionante di quanto lui abbia mai potuto immaginare"

B. Ehrenreich, cit. in F. La Cecla, Contro l'architettura, Torino, Bollati Boringhieri, 2008, p. 115


Dancing in the crowd
Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mareCi sono forme piacevoli di coazione a ripetere. Questa è una *lol* per quanto l'idea di sequel, prequel e saghe infinite cominci a sfinirmi, capitan Jack Sparrow conserva una sua magia, pur nello stereotipo. La maestria di Johnny Depp sfugge regolarmente alla semplice ripetizione: la scena in cui è prigioniero e brama il bignè alla panna è favolosa! E tutta la gestualità ormai vista e rivista si rinnova e rinfresca. Le battute non sono granché importanti, la trama idem: è lui che merita, il solo e unico capitan Sparrow! Poi, per carità: Penelope Cruz, Geoffrey Rush, Ian McShane, ottimi comprimari, ma il senso di seguire questa strampalata serie di avventure secondo me è tutto lì, nella svagatezza geniale e quasi ultraterrena del pirata bistrato, che in effetti della fonte dell'eterna giovinezza può anche fare a meno

domenica 19 giugno 2011

Clarence Clemons
Poco a poco scompaiono degli elementi del paesaggio interiore che neanche avresti detto. Una figura, un ricordo, i brividi di certi assolo occupano molto più spazio nell'economia di vita di quanto non si immagini. Fare thee well, old friend...

Thunder road

And the screen door slams, Mary's dress sways
Like a vision she dances, across the porch
As the radio plays, Roy Orbison singing for the lonely
Hey that's me and I want you only

Don't turn me home again
I just can't face myself alone again
Well, don't you run back inside, darling
You know just what I'm here for

So you're scared and you're thinking
That maybe, we ain't that young anymore
Show a little faith, there's magic in the night
Ain't a beauty, but hey you're alright
Oh yeah, and that's alright with me

You can hide 'neath your covers
And study your pain
Make crosses from your lovers
Throw roses in the rain

Waste your summer praying in vain
For a savior to rise from these streets
Well, I'm no hero, that's understood
All the redemption I can offer, girl, is beneath this dirty hood

With a chance to make it good somehow
Hey, what else can we do now?
Except roll down the window
And let the wind blow back your hair

Well, the night's busted open
These two lanes will take us anywhere
We got one last chance to make it real
To trade in these wings on some wheels
Climb in back, Heaven's waiting down on the tracks

Well, oh oh, come take my hand
We're riding out tonight to case the promised land
Oh oh, thunder road, oh thunder road, oh thunder road

Lying out there, like a killer in the sun
Hey I know it's late, but we can make it if we run
Oh oh, thunder road, sit tight take hold, thunder road

Well, I got this guitar, and I learned how to make it talk
And my car's out back, if you're ready to take that long walk
From your front porch to my front seat
The door's open but the ride, it ain't free

And I know you're lonely
For words that I ain't spoken
But tonight we'll be free
All the promises'll be broken

There were ghosts in the eyes
Of all the boys you sent away
They haunt this dusty beach road
In the skeleton frames of burned out Chevrolets

They scream your name at night in the street
Your graduation gown lies in rags at their feet
And in the lonely cool before dawn
You hear their engines roaring on

But when you get to the porch, they're gone
On the wind, so Mary climb in
It's a town full of losers
Then we're pulling out of here to win

lunedì 13 giugno 2011

Dragon TrainerQuesto, tanto per cambiare, lo registro fuori tempo massimo, probabilmente perché pensavo fosse una mezza bufala. Invece Dragon Trainer è un film divertente e ben realizzato, che nasconde molta più sostanza del previsto. In effetti, lo si potrebbe definire un'applicazione di un principio organizzativo piuttosto fico che ho incontrato da poco, quello del vu ja de: ossia guardare a cose note da un nuovo punto di vista, magari - come in questo caso - antitetico. I draghi, si sa, sono feroci e malvagi e vanno quindi sterminati. In effetti, quando compare la clausola "si sa" comincia a essere opportuno drizzare le orecchie e le vibrisse e pensarci bene. Come il giovane protagonista dimostra a perfezione, contro tutto e tutti (quasi). D'altronde la Furia nera che ha la fortuna di incontrare e di salvare è adorabile: in effetti somiglia drammaticamente alla mia gatta nera, diciamo un incrocio tra lei e Pikachu per la precisione, e quindi è avvantaggiato e di molto sui suoi simili vichinghi *lol* Al di là del potenziale immaginale del drago, cmq, e del discorso sulla relativa libertà dei giovani da pregiudizi invalidanti, c'è un altro filo rosso del film che lo accosta a quello per cui ho messo mano al X-Men. L'iniziobrowser, X-Men. L'inizio. Ci si trova, in entrambi i casi, a fare i conti con l'Altro, il diverso. Un po' più appariscente nella prima storia, un po' più variegato nella seconda - mentre il dottor X e Magneto sono normalissimi da fuori, Mystica e la Bestia un po' meno :D - ma comunque diverso e per ciò stesso minaccioso. In termini cinematografici il nuovo capitolo della saga è uno dei prequel più azzeccati che abbia visto, emancipato da una serie di comuni ovvietà e ben narrato, anche se un tantino troppo lungo per i miei gusti. Bravi i protagonisti, ma devo ammettere che Magneto - Michael Fassbender - dà una pista a tutti gli altri e non solo perché è il personaggio che mi è sempre piaciuto di più, pur essendo drammaticamente aut/aut *lol* Detto questo, la storia è, per sua vocazione, tutta una variazione sul tema dell'accettazione dell'Altro e sulle difficoltà apparentemente insormontabili che questa pone. Dico apparentemente perché insisto a essere cocciutamente ottimista, contro ogni evidenza. I missili dell'ultima scena illustrano senza possibilità di errore questo assunto, temo. Favoloso il cameo di Wolverine :)))
Il giovane Magneto

domenica 22 maggio 2011

Valzer con BashirFarci i conti. E se per riuscirci serve un docufilm d'animazione, estremamente cross-gender, va bene così. Valzer con Bashir è una lunga presa d'atto, poetica e visionaria, della presenza e del ruolo del regista in uno dei momenti più bui della storia recente, il massacro di Sabra e Chatila in Libano. Tanti anni fa, per molti naviganti e vagabondi virtuali probabilmente parole vuote. Per noi più grandicelli una notizia traumatica. Per chi c'è stato un'ombra, un buco nero della memoria, una litania di domande. "Com'è possibile," si chiede l'alter ego disegnato del regista, "che nessuno abbia fatto due più due?" Incredibile ma vero, a volte la matematica non è affatto ovvia come sembra. E le falangi cristiane sono libere per ore, per giorni, di sterminare la popolazione, tutta, dei campi sotto l'occhio distratto o connivente dell'esercito israeliano. E' una voce atipica, non la denuncia altrui peraltro necessaria, ma il tentativo di far pace col proprio passato. La scoperta che anche la piccola azione o la non-azione sono di fatto un prender posizione, un essere corresponsabili, un qualcosa che resta e disegna il percorso successivo. Un film molto bello, uno strumento di autoanalisi ad hoc, con immagini che restano impresse pur nel loro essere un accenno. Fino al momento catartico in cui non bastano più e compaiono, violenti come un colpo allo stomaco, gli spezzoni di realtà. L'orrore di una specie che, se non altro, è magistrale nel farsi male.

sabato 14 maggio 2011

Fast And Furious 5Dice "I dialoghi sono un po' deboli"... E chissenefrega dei dialoghi! Qui si grugnisce, si suda e si corre e lo si fa gran bene!!! LOL Uno splendido antidoto a ogni crisi o momento perdurante di intellettualità, Fast & Furious è la serie perfetta per un cinema fatto di adrenalina, eccitazione e istinti primari: qui in particolare, nel quinto capitolo, torniamo alla sana brutalità degli inizi che la puntata scorsa - peraltro fichissima ^_^ - aveva sacrificato al glam e al patinato. Torna Vin Diesel, l'uomo dai sorrisi più impercettibili che conosca, tant'è vero che a tratti pensi l'abbia fatto perché ci sarebbe stato bene, ma non sei granché sicuro. E accanto, o sopra o intorno, le definizioni di luogo qui creano problemi, gli hanno messo una montagna umana di nome Dwayne Johnson, il mitico The Rock, uno che sorride ancora meno, ma suda molto, molto di più! Il resto è un casting superbo e coreografie letteralmente da sballo: temo che tornerò a vedere l'inseguimento con la cassaforte perché è veramente di grandissima fichezza

venerdì 13 maggio 2011

ThorE come potevo non andarci, dopo che da piccolo era una delle mie collezioni Marvel ufficiali? LOL E come dice il mio amico Loki - tra l'altro uno dei più titolati a parlare, per ovvie ragioni - poteva andare decisamente peggio! Certo, il nostro eroe ha un'aria un tantino troppo pacioccona per i miei ricordi e per l'iconografia classica di Thor, mentre tanto per cambiare il cattivo mi pare perfetto, anche se cattivo sui generis: non riusciamo più ad avere manco un cattivo a tutto tondo, neanche il Signore degli Inganni è più adeguatamente carogna, che tristezza! A parte questo però il versante fantastico (anche con l'ausilio del 3D) è favoloso: il ponte dell'Arcobaleno, Heimdall, i viaggi cosmici sono letteralmente da sballo. La parte sulla povera Terra lascia un po' a desiderare, ma per il momento ci si accontenta, in attesa degli Avengers. Bellissimo Idris Elba - il Luther televisivo - nei panni di Heimdall.

Una rivisitazione di Heimdall

lunedì 9 maggio 2011

The Hurt LockerUn tempo per tutto. Per vedere un bel film. Per scegliere le strade. Per vivere o morire. The Hurt Locker parla anche di tempo, su diversi piani. Il tempo del rientro, scandito dalle morti e dai numeri dei giorni mancanti, come la fine della pena. Il tempo della camminata verso l'ordigno, ora lento come le ere, ora snello e veloce come la passeggiata verso un nuovo amore. Il tempo del timer, della salvezza o della dannazione. Il tempo morto, per il protagonista in particolare, un grande Jeremy Renner, dell'attesa della prossima volta. Scevro da giudizi quanto può esserlo un film sull'Iraq, va via tra denti stretti e tensione, senza troppa immedesimazione, con qualche domanda sul bordo dell'anima "E io?" "Quanto ne possiamo capire, noi che sappiamo acquistare i corn flakes, ma non siamo mai stati lì?". Con qualche eco fantastica, come la vestizione dell'artificiere, l'ultimo cavaliere intrepido che non può non avere la sua strana armatura quando va ad affrontare il drago praticamente a mani nude. Decisamente un bel film.

sabato 7 maggio 2011

Disarray In My Head - Fukari

Spesso crediamo di ottenere il massimo dal nostro cervello quando i pensieri sono ben organizzati e focalizzati, quando siamo in grado di enunciare chiaramente obiettivi e intenzioni, e il mondo sfuggente attorno a noi viene classificato secondo uno schema ben preciso. In realtà, la mente umana si impernia sul disordine a vari livelli, dall'elaborazione dei dati sensoriali alla formulazione di idee complesse. Il cervello si è evoluto per funzionare in un mondo caotico e, a volte, quando insistiamo a pensare in modo chiaro e ordinato, in realtà stiamo impedendo alla mente di fare ciò che le riesce meglio. Di fatto, quando il nostro cervello sembra riuscire a incasellare perfettamente il mondo che ci circonda, è più esposto al rischio di portarci fuori strada.

E. Abrahamson, D. H. Freedman, La forza del disordine, Milano, Rizzoli, 2007, pp. 234-235.

venerdì 6 maggio 2011

L'altro giorno ho rischiato la colluttazione con un bruto che voleva farmela pagare a tutti i costi per non aver attraversato sulle strisce. Oggi mi trovo a leggere del disordine nel traffico e del fatto che gli "attraversatori ribelli" fungono da valvole di sfogo in una regolazione eccessiva *lol* Pare anzi che, stando alle statistiche, siano molti di più i pedoni investiti sulle strisce stesse che non quelli che non ci fanno troppo caso:

"I pedoni che si trovano regolarmente sulle strisce spesso guardano dritto mentre attraversano - il segnale ha detto di avanzare, quindi danno per scontato che farlo sia sicuro. Se però questi segnali fossero forniti di note, allora recherebbero scritto qualcosa come «Walk*»

* «Ovvero: camminate pure, ma molto attentamente, dando uno sguardo agli automobilisti sulla strada a voi parallela che passando con il verde potrebbero svoltare l'angolo a tutta velocità, per non parlare dei guidatori distratti, di quelli ottenebrati dalle droghe e dall'alcool, e dei sociopatici che non hanno intenzione di lasciarvi passare neanche sulle strisce.»

Gli attraversatori ribelli, al contrario, non hanno in genere bisogno che si dica loro di muoversi attentamente e in fretta."

E. Abrahamson, D. H. Freedman, La forza del disordine, Milano, Rizzoli, 2007, pp. 217-218.


So Pedestrian by Aquiel

giovedì 21 aprile 2011

I love radio rock
A volte ritardo a scrivere i post, altre no *LOL* qui siamo evidentemente tra le seconde, perché I love radio rock è proprio il tipo di film che mi ricorda che IO AMO IL ROCK :) Anche se mi fa venire una dannata nostalgia, non tanto dei tempi ormai leggendari dei pirati rock come quelli splendidamente descritti e interpretati - ero troppo piccolo, incredibile ma vero! - ma del vinile e dei passaparola con gli amici a proposito della nuova band che NON potevi non ascoltare, delle frequenze delle nostre radio rock, dei pomeriggi in religioso silenzio in ascolto del nuovo LP che aspettavamo da secoli (si fa per dire). Un'altra dimensione che già da sola fa impallidire la musica sciapa e preconfezionata che gira oggi. Lo so, lo so, ma come dice Philip Seymour Hoffman, il Conte, "erano i migliori anni della nostra vita" non tanto per noi, quanto per il mondo attorno. E guardando il film non puoi non vederlo, gente che balla ovunque, con chiunque, nei parchi, nei bar, nelle case. Dancing in the streets, cantavano i Mamas and Papas e qui te ne accorgi veramente: musica come relazione, come gioia, come missione. Non come solo un altro modo di fare soldi ed essere famosi. E se il rock riesce ancora a dirtelo, forse non tutto è perduto, forse non c'è solo il grigiore, ma puoi ancora ballare attorno alla sedia insieme a quei fantastici dj e i loro incredibili, sconvolgenti cappotti. Tutti fa-vo-lo-si, ma Bill Nighy e Rhys Ifans meritano una menzione a parte. Film da rivedere e rivedere e rivedere...

Bill Nighy

sabato 9 aprile 2011

La naturalezza con la quale Berselli è stato "un intellettuale", cioè un signore che ci aiuta a riordinare almeno alcuni dei nostri pensieri, a indovinare un significato almeno in alcune delle nostre parole, è una lezione per chiunque produca cultura in questo paese. Quando si parla di "ruolo dell'intellettuale" si dice in fondo, in maniera contorta, una cosa molto semplice: l'intellettuale bravo è uno che quando lo cerchi lo trovi, esattamente come il fabbro, l'elettrauto, il medico.

M. Serra, Quel gran pezzo di Edmondo, L'Espresso, 14, 2011, p. 71


Che bella cosa da dire per commemorare un amico e che bella definizione di intellettuale... Dovendo esprimere un desiderio, amerei che qualcuno scrivesse qualcosa del genere di me, quando sarà il momento.


Edmondo Berselli

venerdì 1 aprile 2011

Genitori e figli - Agitare bene prima dell'usoPer carità, Orlando e la Littizzetto, la Buj e Placido, più una spruzzata di giovani talentuosi, fanno un cocktail comunque piacevole... Però stavolta siamo ricaduti con tutte le scarpe nel campionario di luoghi comuni che soffoca la commedia e a tratti ti fa venir voglia di urlare! Di nuovo il professore frustrato che parla con gli studenti e non capisce il figlio? Di nuovo la madre apprensiva e il padre debole? E le tresche con le amiche di lei o i colleghi di lavoro? Sarà pure vero, ma che palle! E le incursioni nei temi caldi lasciano il tempo che trovano o riescono addirittura a confermare gli stereotipi più triti... Nel complesso più che perdibile, nonostante alcune buone battute.

E invece da vedere La zona, addirittura oggetto di cineforum narnese la settimana scorsa (come al solito sono in un ritardo assoluto nella scrittura La zonasigh) e centrato su una delle tante gated communities dove molti nostri simili si ritirano, spaventati dai pericoli del mondo esterno. Direi meglio spaventati e basta, tanto che l'atmosfera che si respira nel comprensorio, violato da ben tre ragazzini assetati di sangue, è di assedio e terrore, con smorfie ripetute, nervi a fior di pelle e massacro catartico conclusivo. Non si riesce proprio a voler bene agli esseri umani, ultimamente, per quanto uno si applichi... Gente minima, arroccata, dimentica di ogni più elementare senso etico e di giustizia. Il quadro che emerge da La zona è devastante: conferma la latitanza delle istituzioni - la corruzione è oscena - illustra esteticamente il predominio sempre più furibondo di logiche aut/aut nel correlarsi al mondo e agli altri, mostra come anche i decenti, nella folla, scompaiano o si tramutino in mostri. L'unica speranza - quella per fortuna non manca mai - è nel senso innato di correttezza dei giovani non ancora rovinati dalle idee dei grandi... Basterà?

mercoledì 16 marzo 2011

Prince of Persia - Le sabbie del tempoNei film della Walt Disney il cattivo è quello con gli occhi bistrati! LOL Legge puntualmente confermata da Prince of Persia, dove alla prima comparsa di Ben Kingsley, oltretutto cattivo d'eccezione, già si era capito tutto. A Jake Gillenhaal, guascone nei comportamenti acrobatici ma espressivo come una tinca di lago, ci sono voluti tre quarti di film a venire a capo del tradimento, supportato dalla bella e appena più espressiva Gemma Arterton. Meglio tardi che mai, direte, ma d'altronde come accennavo un paio di post fa non è che uno da certi film pretenda più di un tot. Azione a gogo e script ragionevole che conferma anche lui un'altra legge Disney: i comprimari vengono spesso meglio dei protagonisti: lo sceicco imprenditore e il suo fido collaboratore del Sudan centrale sono fantastici :))) Metteteci anche un finale salvatutti e avrete la ricetta di una perfetta serata in stupor da fantasy!

lunedì 14 marzo 2011

Scajola prepara il ritorno...

...e qualcuno si stupisce che accada nell'imminenza di importanti votazioni *lol* Con un governo come questo non c'è che batter cassa in ogni possibile occasione per tirare avanti alla grande, soprattutto in un paese con la memoria di un pesce rosso! Per chi si fosse distratto, parliamo dello Scajola al quale qualcuno ha comprato una casa al Colosseo senza avvertirlo...


Halloween Goldfish
The TownIn certi periodi è difficile tutto, persino tenere aggiornato un blog che va avanti da più di 5 anni e che non è che richieda tutto st'impegno! Eppure... va a finire che ti trovi con due film d'arretrato e quasi 15 giorni di ritardo e devi perfino farti violenza stile Alfieri per recuperare. Bah! Cmq eccoci qua e vediamo di uscirne vivi *lol* The Town, il primo, in effetti non è che eccitasse queste gran reazioni: un buon giallo, ben girato e recitato da Ben Affleck e ispirato a storie e quartieri veri, in particolare Charlestown di Boston, fucina di criminali specializzati in banche e altri furti impegnativi. Si potrebbe discorrere di degrado, pregiudizi e tutta un'altra serie di (ormai) luoghi comuni che però non ne ho proprio voglia, perciò passerò direttamente al secondo, che marca una brillante istanza di scelta inadeguata al momento storico  Ebbene sì, in trasferta a Torino sono andato a vedere Il cigno nero e devo ammettere che è stata una bella tranvata *sigh* Tanto per capirsi, stasera pensavo a Prince of Persia e ieri è stato impegnativo anche finire Boardwalk Empire - tra l'altro veramente, veramente notevole! QuindiIl cigno nero figuratevi quanto può starci una bravissima e macerata Natalie Portman, la gran parte delle riprese in handycam e un'atmosfera in genere opprimente e patogena... Lei in linea di massima non sbaglia un colpo e il film è in effetti un'altra versione della fiaba dei cigni, giocato sul filo della visione e della follia. Le scene di danza e una certa ossessività nel tutto riscattano dal rischio dell'ennesima rimasticatura psicologica, del tutto presente nella cara mamma e nel sublime figlio di cane Vincent Cassel, che a me peraltro piace sempre tanto *lol* Diciamo che si è capito che la società e quelli che hai intorno spesso ti spingono a creparti - come la locandina illustra alla perfezione - ma qui c'è anche qualcos'altro e credo sia bello per questo.

sabato 19 febbraio 2011

Codice genesiMymovies dice che è un film complesso e citazionista. Sul secondo termine, avendo ormai una memoria che fa acqua da tutte le parti ed essendo per sovrapprezzo non troppo interessato al fenomeno, stenderò un velo di silenzio. Il primo, però, ci sta tutto! Codice Genesi è un film molto interessante, non solo per il linguaggio cinematografico che utilizza, ma per l'ipotesi narrativa che ne è alla base. Gary Oldman, tanto per cambiare il cattivone, cerca senza troppi complimenti un libro nella desolazione di un dopobomba non meglio definito, ma con forti echi ambientalisti. Il libro, guarda caso, ce l'ha Denzel Washington, Eli, ed è la Bibbia. Il cattivo lo vuole per fondarci sopra un nuovo potere, riconoscendone l'incredibile fascino essoterico e l'efficacia di strumento di dominio; Eli deve portarlo a ovest in omaggio a ciò che gli ha detto la Voce che glielo ha fatto trovare. Niente spoiler, per cui vedetevelo, ma le dinamiche cui accenna sulle dimensioni della religiosità sono molto stimolanti e credo ci si potrebbe infilare anche l'idea di meme o addirittura di destino... Il film poi è notevolissimo, la fotografia ne è un commento costante, a tratti dominante. Bella e opprimente, spinge alla riflessione su quel che stiamo facendo al pianeta anche se non vogliamo.

sabato 5 febbraio 2011

Alice in WonderlandDavvero un esercizio che varrà la pena di ripristinare, pensare a 6 cose impossibili prima di colazione! Se non erro, qualche epoca fa lo facevo con più convinzione, laddove in questi giorni bui tendo a ripiegarmi e a dimenticare i colori... Così di primo acchito, direi che Alice in Wonderland è il miglior film di Tim Burton che abbia visto, con tutto che non ho avuto il piacere del 3D, né di uno schermo cinematografico. Già che ci siamo, tanto per cominciare, in effetti tanta tecnologia serve? Immaginare per immaginare *lol* penso di poterne fare tranquillamente a meno, dato che i numerosi minuti del film sono trascorsi in un batter d'occhio, senza neanche una di quelle "stanche" che ogni tanto affioravano in altre storie, anch'esse splendide ma forse appena sbilanciate. Qui la narrazione, il versante estetico, la recitazione sono perfetti, l'insieme ti porta via come l'evaporare dello Stregatto e il solito team di Burton gira a meraviglia: Cappellaio Matto e Regina Rossa li definirei memorabili, per gli altri - in particolare Alice, Mia Wasikowska - una gran bella prova. E una volta tanto la mania del buon Tim di tagliare le luci del mondo reale trasformandolo in un posto tetro e fumoso fornisce un ottimo contraltare al Paese delle Meraviglie e trova anch'essa un equilibrio raro. Chi poi sapesse spiegarmi perché un corvo somiglia a una scrivania, sarebbe il benvenuto!

Helena Bonham-Carter as Red Queen

domenica 16 gennaio 2011

American LifeMe l'avevano detto che era un film niente male, American Life! A posteriori non posso che convenirne, anche se per certi versi mi lascia un po' perplesso. Dev'essere l'atmosfera, probabilmente per colpa di Dave Eggers, come dicono in molti il più grande scrittore statunitense vivente... Fatto sta che questo mostro della narrativa contemporanea mi annoia mortalmente, tanto da non riuscire a ricordarmi il titolo del suo libro che mi è disgraziatamente capitato di leggere lol e quel feeling di svagatezza atteggiata l'ho ritrovato a tratti nel film, visto che sua è la sceneggiatura. A parte questo, continuo a perder voglia di visitare gli USA: più vedo testimonianze come questa e meglio sto a casetta, come dire ;) Invece forse il Canada... O forse una bella villa decadente sull'Old Man River! Boh, comunque riemerge la vena raminga del racconto picaresco, che per gli americani ha di solito un carattere diverso dal nostro: qui nel Vecchio mondo si lascia qualcosa che resta comunque sullo sfondo e alla quale si può e si vuole tornare; lì no, quando capita, come in questo caso, ha l'aria di una fulminazione! Anyway, la riflessione sulla maternità mi pare superficiale e di maniera, quello che vedo bello è il riscatto del passato, l'epifania dei vecchi ricordi sani e densi di senso e forse una piccola speranza superstite, nonostante gli USA :)

giovedì 6 gennaio 2011

The Gates
Certo, in questi tempi in cui ognuno di noi è chiamato costantemente a dire la sua su tutto, a decidere ogni singolo aspetto della sua vita, cruciale o insignificante che sia, non dovrei stupirmi se una prassi così stimolante si estende anche alla fruizione dei cosiddetti contenuti d'intrattenimento. In fin dei conti, perché proporre un finale o una trama unica per tutto un pubblico di soggetti che invece hanno gusti differenti, esigenze diversificate e spesso contraddittorie? Molto, molto meglio chiamare ciascuno a narrarsi epiloghi e prosecuzioni di storie che vengono lanciate e lasciate volare per un po' e poi affidate alla sua cura paziente e amorevole. Cura che capita essere anche molto più economica della produzione di un'intera stagione di storie nuove, ma così monotone e predefinite! Non dovrei stupirmi dell'atteggiamento comprensivo e attivizzante* delle grandi case ed emittenti americane, che stimano tanto le minoranze (minoranze poi, quasi due milioni e mezzo per l'ultima puntata...) da chiamarsi fuori da ciò che iniziano per abbandonarlo fiduciose nelle loro mani. Se non fosse che mi hanno così sonoramente fratturato le gonadi con questa oscena prassi di non dar seguito a ciò su cui scommettono quando non rispetta le loro soglie d'aspettativa monetaria, notoriamente tanto enfatiche da risultare spesso assurde! Sogno una legislazione - quanto sono antiquato! - che obblighi i narratori a non lasciare spunti in sospeso, a farsi carico delle aspettative di coloro che hanno creduto alla loro propaganda e a rischiare qualche dolllaro in più, magari per affezione a un progetto o a un racconto. Certo, sogno proprio cose dell'altro mondo!

* termine che presto diventerà una parola-chiave del discorso mediatico e di marketing. Se volete scommettere...