venerdì 30 settembre 2005



Sembra che ultimamente non riesca a non incazzarmi, dovunque vada. Riprendendo una vecchia copertina del Male - tempi duri e nessuna gentilezza: un pitale ricolmo di merda fumante - direi che la misura è proprio colma e trovarmi di nuovo faccia a faccia con Andrea non poteva che continuare a sturbarmi. Ci sono decine di motivi per tale stranimento: il fatto che rileggere la sua biografia è stato un po' come rileggere la mia e ritrovare le sue tracce nel ricordo di giornali gualciti la mattina del lunedì alle sette e mezzo perché poi la polizia li sequestrava, in riviste che erano talmente diverse dalla norma da darti i brividi, in quegil anni in cui eravamo molto meno smaliziati di così e un nuovo LP o un numero di Frigo erano una novità da celebrare, gustare con calma. Accorgersi che sono quasi vent'anni che se n'è andato e non l'ho ancora perdonato... Pare ieri che lo trovai per caso su Comic Art, con la Storia di Astarte: non feci in tempo a rallegrarmi che l'eroina se l'era portato e da allora non posso non continuare a dirmi che non c'è pace né sollievo, se anche uno con un tale dono deve fuggire da qualche altra parte per lasciarsi alle spalle questo mondo imbruttito. E mi tornano in mente gli Elfi e i Porti Grigi e mi sembra impossibile di sentirmi già stanco come Elrond, pur avendo ottomila anni di meno.
Eppure, se ce l'ho ancora con lui, il problema è un altro: è che un dono così, un demone così smisurato porta con sé un dovere etico. L'obbligo di metterlo a disposizione del mondo, non di toglierglielo quando ogni tavola e ogni quadro sono una promessa non mantenuta, un interrogativo sul mondo cui nessuno più risponderà. E poi la rabbia del continuare a vederlo non riconosciuto! Certo più di prima, grazie a tanti fan e all'impegno della compagna, ma mai al livello che meriterebbe senza un istante di esitazione... Ancora mi si rompono i cabasisi con Roy Lichtenstein e Andy Warhol? Dei manovali, al confronto con l'arte di Andrea Pazienza, con le sue tavole tirate via su fogli millimetrati o a quadretti o sull'intonaco di laboratori anni '70 eppure talmente belle da togliere il respiro e, tanto per cambiare, portarti le lacrime agli occhi...
Oscure presenze a Cold CreekGiornata densa di avvenimenti Comincio col meno significativo, un thriller di genere dal cast del tutto smisurato rispetto ai risultati: Sharon Stone, Dennis Quaid e Juliette Lewis solo per menzionare i più noti, diretti dal responsabile di uno dei film più tristi e desolanti che ricordi, Via da Las Vegas, Mike Figgis. Storia almeno senza condimento di soprannaturale da quattro soldi e cattivo con libero accesso a un rettilario di classe, una casa adatta per ospitare un collegio di ricconi acquistata a prezzi stracciati da una semplice famiglia di quattro persone e un ex-proprietario con qualche carta in meno nel mazzo. Veramente niente di che. Detto questo però...

martedì 27 settembre 2005

Non so se riuscirò a spiegarmi come vorrei. Sono considerazioni inattuali e il rischio che vengano mal comprese è alto, come il modo di vita del protagonista di Ferro 3. Tuttavia mi sembrano centrali, non solo per me, ma per il momento che stiamo vivendo, per cui ci proverò Oggi Ciampi ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Roma e, nel discorso di ringraziamento, ha detto una frase su cui riflettere: "Essere nati in Italia è un dono, essere nati a Roma un privilegio"... Si dà il caso che sia esattamente ciò che sento, in entrambi i casi, e l'emozione palpabile provata da questo uomo perbene (concetto estremamente inattuale) mi ha commosso alle lacrime. È vero, sono fiero e orgoglioso di essere un "romano de Roma", che non vuol dire solo poter cantare La società dei magnaccioni con pieno diritto, ma anche partecipare - in qualche modo magico - della sua grandezza, dell'immensa profonda storia che qui si è sedimentata e rimane, nonostante tutto. Nonostante la pletora di gnomi che arrivano da ogni dove per usare del potere e della dignità di questi luoghi per i loro comodi e le loro bassezze e per me, romano E italiano, sono letteralmente osceni. E non lo sto dicendo per moda, ma nella piena consapevolezza del peso dei termini, se qualcuno se ne ricorda: gran parte della classe dirigente di questo povero, splendido paese offende la mia dignità, al di là di quanto la ragione possa spiegare e sfumare, il mio legittimo orgoglio di essere umano che si sente partecipe di una delle storie più belle della terra. E quel che è peggio è vedere che un tale sentimento di indignazione è sempre più, per ridirla con Scalfari, ottocentesco, di un altro tempo e di un altro mondo. Il fatto che un presidente del consiglio si glori di essere stato assolto perché "il fatto non costituisce più reato" grazie a una legge da lui promulgata non è tanto scandaloso in sé, quanto per il danno che arreca a chi rispetta e si identifica con le istituzioni che egli spregia con tanta tracotanza (per non dire del giudizio implicito che egli emette su chi lo ascolta). Il fatto che un Governatore di Bankitalia non si renda conto che, al di là del merito, il suo comportamento è nocivo per tutto ciò che è Italia - storia, cultura, persone perbene di ogni settore - è segno dell'eclisse totale delle idee di interesse generale e di vergogna, di rispetto di sé e di capacità di apprezzare la propria inalienabile dignità, non a caso colonna dell'antica visione romana. Quasi nessuno si preoccupa più di simili anticaglie, però, e lo spettacolo di un paese che ha visto nascere una delle civiltà più eminenti dell'umanità ridotto in questo stato chiama le lacrime di sdegno e rinforza, in chi sa di che si tratta, l'esigenza etica.

Nel quadro delle iniziative svoltesi in giornata in onore di Ciampi, poi, il Comune ha deciso di intitolare una via di Villa Paganini alla memoria di Giorgio Ambrosoli, ucciso dalla mafia nel 1979 su richiesta di Michele Sindona. Quando un giornalista stranamente memore del suo mestiere ha chiesto al figlio se è d'accordo con quanti definiscono il padre "un eroe borghese", questi gli ha risposto: "Dal fatto che mio padre sia considerato un eroe per aver tenuto un comportamento normale discende tutto il resto". Non credo ci sia da aggiungere altro...

lunedì 26 settembre 2005

La samaritanaOggi, per gentile offerta della Mikado, maratona Kim Ki-duk e presentazione del suo nuovo film, del quale tuttavia so solo il titolo, L'arco. Ammetto infatti - con una certa tristezza - di non avere più la tempra di un tempo, quando 4 film di fila di Truffaut o di Fassbinder mi sembravano un'ottima idea: stavolta dopo i primi due si è gettata la spugna Ne valeva decisamente la pena! La samaritana è un bel film dove però il tema del rapporto tra religione e sessualità non si libera da stereotipi ed esigenze didascaliche, con battute sull'esistenziale che appesantiscono più che aiutare e qualche caduta di ritmo. Devo dire che vedere un cattolico coreano nel suo ambiente mi ha fatto un certo effetto: uno per il sincretismo, ad esempio nel momento del rito funerario; due per il dispiacere che ho provato per lui a pensare che non sa nulla di Ruini
Ferro 3E poi è venuto Ferro 3, senza grandi dubbi uno dei più bei film che abbia visto. Una poetica che non perde un colpo, la perfezione del silenzio che ti spinge realmente a chiederti se le parole siano poi così essenziali, un esercizio rinfrescante di spirito zen. È un film con tanti livelli di lettura e quello sociologico ne descrive appena un'oncia: il silenzio come non appartenenza è però un artificio di rara potenza, che rivela impietosamente la fragilità del potere e del modo di vita corrente, incapace di concepire qualunque modalità diversa di fruire dei suoi oggetti e delle sue convenzioni, l'esigenza patetica di etichettare ogni cosa e l'abiezione profonda dei più, che sanno interpretare l'altro solo alla stregua del proprio deserto interiore. Direi senz'altro un film imperdibile!

domenica 25 settembre 2005

Prima di tutto devo ringraziare Eleo per il gentile pensiero. La satira preventiva di Michele Serra è una delle poche fonti di riso in questi tempi grami e ho deciso perciò di metterne questo specifico esempio a disposizione: chi vuole aggiornarsi sulla papessa Samantha I può cliccare qui

Resta cmq un dato di fatto che il mestiere di satirista in Italia si fa sempre più difficile. Al cospetto di una classe politica che, nelle sue diverse modulazioni, ricopre ogni genere, dal grottesco al tragico con un particolare talento per il tragicomico e il farsesco, chi fa ridere di mestiere è in grande difficoltà. Che dire ad esempio di Tremonti "nuovo" ministro dell'Economia, istituzione chiave nella nostra cultura? E per di più rieletto con l'avallo di Fini che appena qualche mese fa ha fatto carte false per cacciarlo via? Per chi non ricordasse le mosse geniali del buon Treconti può esser interessante leggere il fondo di oggi di Eugenio Scalfari, in merito al quale non posso non dirmi anch'io ottocentesco, soprattutto per la stizza provata per le scuse al vecchio Camillo, da parte di esponenti della sinistra compreso Prodi, per un po' di contestazione (quella sì sacrosanta!) nei suoi confronti. Se, in conformità con il corso inaugurato dalla Chiesa verso il 900 d.C., gli alti gradi della Curia rivendicano di fatto una supremazia spirituale e temporale sulle istituzioni politiche, ci vorrà pure qualcuno che spieghi loro che l'abbassarsi a certe tematiche ha un costo in termini di autorità sacrale o no? Non puoi ammantarti di numinoso e pontificare sulla costituzionalità delle leggi di uno Stato di cui non fai parte senza rischiare che qualcuno ti tiri alcuni laici pomodori

lunedì 19 settembre 2005

È una dinamica che ormai ho capito: quando sono pressoché furibondo evito di venire a postare, perché le costrizioni di ruolo si fanno sentire e queste pagine, dopo tutto, restano pubbliche in una certa misura oltre la mia disponibilità. Poi si ricorre alla saggezza degli anni, le cose si rimettono in prospettiva e le ragioni della furia sembrano insignificanti e immeritevoli di disturbo. Però non è così. È sempre più il caso, in questo "secol superbo e sciocco" (come diceva Leopardi e oggi ribadisce Sabina Guzzanti, che ha chiamato così la sua casa di produzione ), di non lasciar correre, anche in nome di quegli ideali remoti di quand'ero piccolo e giovane, quando non avrei mai pensato di dover pensare quello che penso oggi, né di dover ascoltare un vecchio signore che, pur non avendo alcuna esperienza di un quotidiano in cui la gente ama, soffre e muore senza clamori, si permette di dettare - dall'alto di un magistero che non gliene dà alcun titolo, semmai dovrebbe farlo tacere, se ricordasse appena di cosa si tratta - agende e regole a uno Stato sovrano, democratico e laico, in cui ognuno ha diritto di vivere, amare e disporre della sua vita come meglio crede, senza preoccuparsi delle opinioni ipocrite di principi della Chiesa assortiti. E soprattutto senza dover soffrire a causa loro di discriminazioni di fatto e di diritto che suonano offensive a un orecchio un minimo critico. Il peggio, tuttavia, è il silenzio assordante della classe politica davanti a tali incursioni, la mancanza assoluta di dignità e senso dello Stato, che pare rimasto solo a quel pover'uomo benedetto di Ciampi, come dice Benigni. Il resto si genuflette, da miseri uomini piccoli quali sono, sepolcri imbiancati che per un pugno di voti e due poltrone si vendono ogni giorno. E non c'è neanche un qualche lenone che li costringa...

domenica 18 settembre 2005

Sappi che tutte le strade, anche le più sole
hanno un vento che le accompagna

e che il gomitolo, forse
non ha voluto diventar maglione

che preferisco non imparar la rotta
per ricordarmi il mare

Pier Mario Giovannone, in Il valzer di un giorno di Gianmaria Testa
Un classico caso di disaccordo esistenziale col calendario Ieri era una giornata così, di quelle che devi divertirti per forza, sia che l'umore ci sia che non ci sia, un po' come Capodanno, anche se la Notte Bianca è decisamente meglio, forse perché è più recente... Anyway, diciamo che il tempo atmosferico ieri era d'accordo con me e così, con qualche amico, ci si è dedicati a una cenetta con buon vino (Vernaccia Hofstätter, per eventuali intenditori, 2004 :o) e poi
I marciapiedi di New Yorkun buon film. Non prima di aver assistito dalla terrazza - benedizioni del vivere in mansarda! - a uno splendido spettacolo di fuochi d'artificio, probabilmente a cura di Ikea, anche se non ne sono sicuro. Il caso di dire uno spettacolo, con la pioggia che si è concessa una mezz'ora di break ad hoc e fuochi mai visti. Perfino meglio del classico della notte di Ferragosto a Capodimonte (lago di Bolsena) Ora, visto che la sera prima ero inciampato in un filmetto italiano, piacevole ma un po' così, più o meno come al solito, sulla scorta dell'effetto di questo - che raccomando caldamente, per il cast promettente e la vivacità dei dialoghi e del montaggio - mi sono ritrovato a riflettere... In questo
Ogni volta che te ne vaic'erano delle battute che a un europeo non sarebbero mai venute in mente, che restituiscono un clima di rapporti personali terribile, deprimente e goffo, rigonfio di paura e di fragilità. Nel nostro, con il buon Fabio De Luigi e la spacciatrice di Carte d'Or Cecilia Dazzi, per quanto un po' troppo commediato, se mi si passa il neologismo, c'erano le lacrime e la carne dei rapporti primari, sorrisi e una paura meno paralizzante. Dovendo dire, mi sono reso conto - o forse farei meglio a dire ricordato! - che alle volte, dietro ai cliché e agli stereotipi, di cui il nostro cinema è tristemente colmo, c'è una realtà culturale  che potrebbe fornire spunti di rara bellezza a un occhio meno vignettistico e meno preoccupato di un botteghino fatto di cerebrolesi. Non a caso, Edward Burns, già citato tempo addietro, recita da attore anche in flim non suoi per potersi permettere di girare quelli che gli stanno a cuore, da lui anche scritti e prodotti. Gran bel tipo!

venerdì 9 settembre 2005

Avenging AngeloCi sarebbero un sacco di cose da vedere, per carità! Ci sarebbero decine - per non dire centinaia - di film in lista d'attesa... Eppure il gusto di vedersi, una sera, qualcosa che passa in tv a volte è imbattibile! C'è come un senso di accordo, di momento propizio che le videocassette e tutte le diavolerie più recenti non riescono assolutamente a restituire, anzi! Più hai una cosa a disposizione e meno ti va di vederla: rimandi, traccheggi, poi alla fine ti scordi, fino al momento in cui non ti capita in televisione, e come per incanto eccoti lì, dopo mesi, ancora un po' affascinato dalla magia della scatola Tanto per spiegare il perché di questa commedia, che si è poi rivelata anche piacevole: stasera c'era e a volte non pianificare è molto meglio, è rinfrescante...

giovedì 8 settembre 2005

Non c'è che dire: Helena Bonham Carter sta meglio da scimmia che da donna Almeno nel taglio che il marito Tim Burton le ha dato nel
filmettaccio di stasera, il remake del Pianeta delle Scimmie. Concorderei con Pam e con MyMovies sull'inutilità del film stesso, anche se... Anche se
Il cowboy made in the USA avrebbe fatto meglio a restarsene con la tenera scimmietta di cui sopra - o con la coscialunga patata che lo voleva tanto bene, piuttosto che tornare a casa e... Tutto sommato una qualche zampata ironica il buon Tim se l'è concessa anche stavolta, ma il film è parecchio carente, nonostante un cast non male e un ottimo trucco. Particolarmente sottile la strategia applicata dalle due parti in conflitto: le scimmie riuniscono un esercito di alcune migliaia di deficienti per prendere un - dico e ripeto, uno! - fuggiasco; il fuggiasco per scappare dalla città passa per gli appartamenti di tutti, seguito da un'orda di ex-schiavi e per attraversare un campo nemico vi si lancia in mezzo a cavallo con tutta la truppa urlando come un matto... Bah
Giorni di scrittura, di ripresa di attività, di letture poco rilassanti *sigh* È normale che (come direbbe Totti ) uno cerchi di rilassarsi, di non pensarci su almeno per un po'... Direte voi, dopo aver visto la tecnica à la page usata a questo fine, che ca**o di idee! In effetti però, trattandosi di cosa formale non rischi di inciampare in contenuti che potrebbero distrarti o richiamare alla mente - in un effetto domino al contrario - altre catene di idee che per un po' gradiresti dimenticare. Ecco perché il sudoku! Tra l'altro ce ne sono a frotte in rete, nessuna difficoltà di approvvigionamento e un impegno relativo... A volte Altre volte incappi in problemi rognosi e ci perdi sopra un bel po' di prezioso tempo. Non che mi capiti spessissimo, ma quando succede battezzo il sudoku e lo metto lì, in attesa dell'ispirazione. Oggi vi propongo Egisto, che ho appena risolto con discreta sofferenza. Per chi vuole, buon lavoro!