martedì 27 settembre 2005

Non so se riuscirò a spiegarmi come vorrei. Sono considerazioni inattuali e il rischio che vengano mal comprese è alto, come il modo di vita del protagonista di Ferro 3. Tuttavia mi sembrano centrali, non solo per me, ma per il momento che stiamo vivendo, per cui ci proverò Oggi Ciampi ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Roma e, nel discorso di ringraziamento, ha detto una frase su cui riflettere: "Essere nati in Italia è un dono, essere nati a Roma un privilegio"... Si dà il caso che sia esattamente ciò che sento, in entrambi i casi, e l'emozione palpabile provata da questo uomo perbene (concetto estremamente inattuale) mi ha commosso alle lacrime. È vero, sono fiero e orgoglioso di essere un "romano de Roma", che non vuol dire solo poter cantare La società dei magnaccioni con pieno diritto, ma anche partecipare - in qualche modo magico - della sua grandezza, dell'immensa profonda storia che qui si è sedimentata e rimane, nonostante tutto. Nonostante la pletora di gnomi che arrivano da ogni dove per usare del potere e della dignità di questi luoghi per i loro comodi e le loro bassezze e per me, romano E italiano, sono letteralmente osceni. E non lo sto dicendo per moda, ma nella piena consapevolezza del peso dei termini, se qualcuno se ne ricorda: gran parte della classe dirigente di questo povero, splendido paese offende la mia dignità, al di là di quanto la ragione possa spiegare e sfumare, il mio legittimo orgoglio di essere umano che si sente partecipe di una delle storie più belle della terra. E quel che è peggio è vedere che un tale sentimento di indignazione è sempre più, per ridirla con Scalfari, ottocentesco, di un altro tempo e di un altro mondo. Il fatto che un presidente del consiglio si glori di essere stato assolto perché "il fatto non costituisce più reato" grazie a una legge da lui promulgata non è tanto scandaloso in sé, quanto per il danno che arreca a chi rispetta e si identifica con le istituzioni che egli spregia con tanta tracotanza (per non dire del giudizio implicito che egli emette su chi lo ascolta). Il fatto che un Governatore di Bankitalia non si renda conto che, al di là del merito, il suo comportamento è nocivo per tutto ciò che è Italia - storia, cultura, persone perbene di ogni settore - è segno dell'eclisse totale delle idee di interesse generale e di vergogna, di rispetto di sé e di capacità di apprezzare la propria inalienabile dignità, non a caso colonna dell'antica visione romana. Quasi nessuno si preoccupa più di simili anticaglie, però, e lo spettacolo di un paese che ha visto nascere una delle civiltà più eminenti dell'umanità ridotto in questo stato chiama le lacrime di sdegno e rinforza, in chi sa di che si tratta, l'esigenza etica.

Nel quadro delle iniziative svoltesi in giornata in onore di Ciampi, poi, il Comune ha deciso di intitolare una via di Villa Paganini alla memoria di Giorgio Ambrosoli, ucciso dalla mafia nel 1979 su richiesta di Michele Sindona. Quando un giornalista stranamente memore del suo mestiere ha chiesto al figlio se è d'accordo con quanti definiscono il padre "un eroe borghese", questi gli ha risposto: "Dal fatto che mio padre sia considerato un eroe per aver tenuto un comportamento normale discende tutto il resto". Non credo ci sia da aggiungere altro...

3 commenti:

  1. La perdita di una... "memoria storica" che fonziona da collante oltre che da spinta per un agire "normale" a favore di un personalismo, slegato completamente da ogni contesto, è una condanna che affligge un po' tutts ls nostra cultura.

    Non si è quindi più italiani, ma singoli individui che... si fanno leggi da soli o che perseguono un interesse che danneggia la non più riconosciuta immagine del paese.

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  2. S.P.Q.R.


    Quell'esse, pe, cu, erre, inarberate

    Sur portone de guasi oggni palazzo,

    Quelle sò quattro lettere der cazzo,

    Che nun vonno dì gnente, compitate.

    M'aricordo però che da ragazzo,

    Quanno leggevo a fforza de fustate,

    Me le trovavo, sempre appiccicate

    Drent'in dell'abbeccé ttutte in un mazzo.

    Un giorno arfine me te venne l'estro

    De dimannanne un po' la spiegazzione

    A don Furgenzio ch'era er mi' maestro.

    Ecco che m'arispose don Furgenzio:

    "Ste lettre vonno dì, sor zomarone,

    Soli preti qui reggneno: e ssilenzio".


    Gioacchino Belli

    Roma, 4 maggio 1833


    Dorax

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  3. Nel '94 ero forse troppo giovane per capirci qualcosa, ma Benni, con le sue affascinanti capacità predittive, mi proiettava verso quello che oggi si sta verificando. Ora sono cresciutella (sempre abbastanza giovane, eh, anche se mi si ricorda sovente che una donna a 24-25 anni sta ormai sfiorendo...:o/ ) e, a un passo dal capirci qualcosa, sono stanca di indagare. Voglio dire che non c'è niente di interessante, di entusiasmante, di stimolante da voler conoscere e da voler capire nell'attuale panorama politico. Non c'è niente da capire. Leggo il giornale, spulcio Internet, accendo i tg...e mi sembra che tutti pendano dalla stessa parte. Tutti fingono di azzuffarsi e di lottare per noi. In realtà non riescono più a mascherare i loro sporchi giochi e il livello di vergogna s'è talmente azzerato che nemmeno ci provano più a nascondersi. Tutto si fa alla luce del giorno. Tanto noi abbiam da pensare a tirare a campà. Che se le godano pure le loro poltrone, purché continuino a prometterci che presto tutto sarà risolto e che, anzi, non c'è niente da risolvere perché va già tutto di gran lusso (come nel resto d'Europa!!). Ormai s'è perso il conto delle leggi promulgate in sua salvezza, ma le precedenti son già dimenticate. Così come s'è dimenticato il suo aver calpestato la magistratura, il suo aver incitato al lavoronero, i suoi abusi edilizi, il suo conflitto d'interessi risolto col passaggio dei suoi averi a quel gran figlio di cane e così via...tutto è messo a tacere. Non c'è niente che valga la pena scoprire. Non c'è entusiasmo, non c'è novità e lo sfascio culturale verso cui ci vogliono portare è ben agevolato da un popolo che non si pone problemi e che, nel migliore dei casi, sa che in Italia c'è un Presidente della Repubblica da un po'di anni a sta parte.

    Non so voi. Forse è la spossatezza oggi a parlare. Ma da parte mia non c'è davvero più la volontà di starli a sentire..E'tutto ormai così palese, evidente, scontato che, volendo ragionare per assurdo, nemmeno se Tremonti tornasse all'Economia mi stupirei...;o)


    Eleo.

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