sabato 27 settembre 2008

Sia che si scopra che il primo indiano incontrato dai padri fondatori sul territorio americano era già stato in Europa (lo racconta gustosamente James Clifford in I frutti puri Native American On Horseimpazziscono), sia che si scopra cha a Stilo in Calabria non c'è una sola casa che abbia le pareti dritte. Il mondo si curva, si adatta, ci rinfaccia le nostre aspettative e sta lì a ricordarci che, non solo siamo ignoranti, ma siamo degli ignoranti saccenti.

F. La Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente, Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 128-129.


Io quest'uomo lo adoro!

venerdì 26 settembre 2008

La Pearl Harbor della politicaOld Man Miser

Mentre negli USA McCain chiede un timeout al mondo per capire cosa fare, in Italia...

Alitalia è sempre sull'orlo della catastrofe

mentre il premier affronta lo stress degli eventi dalla beauty farm umbra di Mességué. Settantenni sull'orlo della crisi di nervi 

martedì 23 settembre 2008

Ma bene, ma bene Paul Samuelson, Nobel per l'Economia 1970, «è convinto che la crisi finanziaria in corso sia stata causata da "una folle catena di ingenuità e abusi di potere, grazie a ingegnerie finanziarie di cui nessuno conosce bene il funzionamento, nemmeno quelli che le hanno create e adottate"», ci dicono Pedemonte e Pontoniere sull'ultimoStupidity Espresso (p. 49). Da un certo punto di vista va bene sul serio, almeno per qualche anno nessun idiota economista riproporrà a idioti politici il credo liberista in una qualunque delle sue versioni. D'altro canto questa nemesi sta costando al pianeta svariate centinaia di miliardi di dolllari e come al solito non sento neanche un accenno di lamento per tutto ciò che si sarebbe potuto fare con quel denaro. Piuttosto ho sentito, ieri sera alla 7, l'ex-senatore Massimo Teodori affermare che il comportamento dell'amministrazione Bush dimostra la flessibilità e capacità di reagire alle crisi degli americani - sapete, la faccenda della nazionalizzazione da parte di un pugno di ultraliberisti irriducibili di tre colossi finanziari assortiti sull'orlo del fallimento grazie alle bizze del mercato... È meraviglioso come si riescano a trasformare decenni di comportamenti irresponsabili in un momento di gloria: basta porre l'accento sulla conclusione, che non è questione di flessibilità ma di sopravvivenza, e dimenticare di dire che a quella conclusione si è giunti per una spirale di errori, stupidità e rapacità predatrice che credo non trovi eguali nella storia!

mercoledì 17 settembre 2008

HancockD'accordo, forse non è un capolavoro, ma a me è volato e Will Smith dona come sempre un certo non so che a un film, per quanto mal costruito possa essere  Il problema sta nella frenesia esplicatoria che ogni tanto prende anche chi tratta argomenti dove di razionale non c'è granché: la razionalizzazione imperante costringe chiunque a ritenere di dover dare spiegazioni coerenti di ogni data situazione e così... Beh, non voglio scrivere uno spoiler perché secondo me è cmq un film che  merita, capace di farti fare belle risate, con una Charlize Theron che rivela un lato comico insospettato e una bellezza davvero ultraterrena, complice un trucco magistrale, e svariate situazioni degne di nota. Non posso però non notare come il film stesso, poi loro vittima, nasca da tensioni tra immaginario e ragione, nella nostra peculiare e triste versione. E' lo stesso tema de Gli incredibili, in questo decisamente più radicali e paradigmatici: ma ti pare che si chiedano i danni a un supereroe? che lo si debba rendere piacevole a vedersi, pena il non essere accettato dalla comunità stessa che protegge? Un'uniforme, questa è una delle soluzioni brillanti che il suo fan - e vorrei vedere, visto che gli ha salvato la vita! - Jason Bateman escogita per rimediare alla sua mancanza di appeal: scelta che simbolicamente la dice molto lunga sulla capacità di gestione dello straordinario delle nostre povere menti obnubilate. E poco male che la sua presenza contenga cmq il crimine a livelli altrimenti irraggiungibili: è molto più destabilizzante un eroe che non corrisponde allo stereotipo corrente - superchecca, come dice Hancock - che non assassini e ladri psicopatici. C'è di che aver pena di una società che non sa più neanche immaginare i suoi eroi
Charlize Theron in Hancock

martedì 16 settembre 2008

Tour Eiffel in bianco e nero
Ci vuole costanza e disciplina per reggere un blog, altroché! Ieri stavo cercando qualche immagine per rinverdire un po' la rubrica Osservatori e ho constatato due cose: con una ricerca con chiave "towers" prima di trovare delle torri vere e non dei grattacieli passano diverse schermate, il che un po' mi deprime - un po' parecchio...; la sola cosa a non essere un grattacielo è la tour Eiffel, che mantiene un suo fascino e un posto a parte nell'immaginario. Ne stavo per scegliere una foto online quando mi sono ricordato che ne avevo pubblicata una da poco su Splinder. Così eccola qui

lunedì 15 settembre 2008

La ragazza del lagoSi cominciano a riprendere le sane, vecchie abitudini, a Roma è venuto giù di tutto stasera e il clima era adatto a una visione che rimandavo da tanto. Non mi ci vedevo di fronte a La ragazza del lago in una sera estiva, chissà perché Com'è come non è, la sensazione è che non avessi tutti i torti: anche se non piove, anzi c'è spesso il sole, il film è cupo, adatto ai primi temporali d'autunno; sfugge alle mie solite obiezioni sui film italiani, tutti molto bravi, perfino Valeria Golino, tranne che per quanto riguarda la colonna sonora: se mancasse la cinematografia italiana, i violoncelli non li produrrebbero neanche più! A parte questo, l'indagine di Toni Servillo è una boccata d'aria dagli stereotipi americani: ve lo figurate Gil Grissom che dorme a casa di uno dei suoi collaboratori, pronto a preparargli un letto d'emergenza? O un inseguimento a piedi sfiatato senza l'immancabile corteggio di auto a sirene spiegate? Film d'atmosfera, dicevo, che non rinuncia tuttavia a una trama, dimostrando che si può fare cinema d'autore senza osservarsi l'ombelico persi in un misticismo narcisistico. Molto bella la luce del lago montano - uno di quei posti dove anche l'aria è verde e che ricordano incessantemente che la natura non è solo posto da picnic, costante la presenza della malattia e l'interrogativo etico non detto.

lunedì 8 settembre 2008

E' vero, avrei dovuto essere più sollecito e non mollare il diario proprio sul più bello Il fatto è che la mattina del 3, dopo l'ultimo post, siamo usciti dall'albergo stile Shining alle 7 sotto una pioggia battente che ci ha accompagnato per gli ultimi 10 km, 3 dei quali lungo avenidas di Santiago capaci di uccidere qualunque traccia di spirito del Cammino. All'arrivo all'Oficina do Peregrino lasciavamo pozzanghere a ogni sosta, ho quasi stinto la Compostela - rilasciata dopo scrupoloso esame dei sellos sulla credenziale - quando ho compilato il questionario di fine pellegrinaggio e devo ammettere che la preoccupazione di trovare un punto Internet era tra le ultime della mia lista. Trovato un comodo hotel a due stelle a pochi passi dalla cattedrale (Hotel San Clemente, posticino accogliente a prezzi accettabili, camere ampie arredate con gusto), doccia bollente per recuperare la sensibilità degli arti, cambio integrale dell'abbigliamento (e intendo integrale *sigh*) rimessa delle scarpe zuppe e messa di Mezzogiorno. Sentire l'elenco di tutti quelli arrivati nelle ultime ventiquattr'ore, i luoghi di partenza e di provenienza, fa un certo effetto, sotto lo sguardo da nonno accogliente di Santiago - con una folla di fedeli che Il Botafumeiro in piena corsaabbraccia la statua da dietro incurante della celebrazione in atto; aggiungete una suorina con voce celestiale che ci ha anche fatto un crash course in gregoriano, i possenti organi orizzontali in azione e il mitico Botafumeiro a chiudere il tutto e otterrete una cerimonia di rara potenza, capace di superare le incrostazioni della religione per attingere alla religiosità intima, quell'esperienza che Otto chiamava "numinosa"... Il Botafumeiro in questione è l'incensiere qui accanto che, legato a una possente fune, viene fatto oscillare per l'intera lunghezza del transetto da una squadra di assistenti degli officianti; si dice che lo scopo antico della cerimonia fosse di ammortizzare il lezzo che emanava dai pellegrini, soliti non curare troppo l'igiene personale a fini di espiazione e per colpa delle difficoltà di viaggio. Insomma un degno coronamento. E poi Santiago, posto che resiste alle ingiurie del turismo e del consumismo con una dignità e un'atmosfera quasi uniche, sopportando in silenzio i pattuglioni e le guide con megafono, i suonatori di cornamusa - la Galizia è celta! - e le squadre di bikers accampate in piazza dell'Obradoiro. Come se anche lei avesse il suo pellegrinaggio da compiere quotidianamente.
Dal ritorno in Italia - un'ora di anticipo sull'orario sulle ali della burrasca galiziana che ha continuato a imperversare per i rimanenti giorni di sosta, con solo una breve tregua per la gita a Finisterre - sto lavorando alle foto, stavolta spero di non metterci i mesi! Alla prossima, intanto :*

martedì 2 settembre 2008

E va bene: Lavacolla, 10 km a Santiago, ci siamo quasi Giornata interlocutoria, con tratti in boschi di eucalipto assolutamente fantastici, specialmente quando accompagnati da querce antiche. Questo paesino di sosta, in compenso, ricorda molto un racconto di Stephen King, di quelli horror manco a dirlo. Siamo arrivati, passeggiando dalla disperazione, a un bar che si chiama A Parada, l'unica cosa aperta. Ci siamo detti "altri due passi e ci torniamo per una clara" e dopo un quarto d'ora aveva chiuso! Alle quattro e mezza di pomeriggio! Sospetto sia andato a impiccarsi e non saprei dargli torto. L'altro hostal, di fronte al nostro che però offre la colazione dalle sette e mezza, orario chè è già tardi per essere domani a Santiago in tempo utile per la messa del Pellegrino - che non vorrei perdermi - la darebbe dalle sette, ma domani è chiuso. Mai visto un albergo che chiude un giorno alla settimana, mi domando: e i clienti di stanotte domani che fanno, passano lo straccio prima di andarsene? Mah, misteri spagnoli! Un altro paio di esempi: le fermate degli autobus di solito non sono segnalate da nulla, o sai dove sono o ti attacchi; nei supermarket non c'è quasi mai scritto dove sono le varie merci, devi girarti tutto e poi chiedere disperato a un impiegato già che ci sono, un paio di segnalazioni pratiche: a chi avesse interesse per l'oggettistica - souvenir, regali, pensieri, etc. - consiglio di trattenersi fino a Portomarín, sotto i portici di fronte alla chiesa di san Nicolás c'è un negozio di tabacchi e drogueria che ha delle cose veramente carine e originali e in più il proprietario è gentilissimo. Chi invece volesse provare il brivido del pulpo alla gallega aspetti fino a Melide, dove c'è Ezequiel che vale assolutamente la pena. Sempre a Melide, per non dormire all'albergue - che un amico spagnolo mi ha detto essere niente di che - ci sono la pension e l'hostal Xaneiro, muy baratos ma puliti e con letti estremamente comodi: all'hostal una doppia con bagno ben 35 euro Hasta luego :***

lunedì 1 settembre 2008

È possibile che a Triacastela, uno sputo di paese con tutto il rispetto , alle 6 di mattina c'erano almeno tre bar aperti per servire il necessario desayuno al pellegrino e a Portomarín, ridente cittadina descritta ieri, alle 6,15 di stamani c'ero solo io??? Oggi era quello che definirei, con brutto neologismo, un tappone: 40 km fino a Melide, amena località dalla quale sto scrivendo, e quindi da buon pellegrino in vena di ascesi sono partito bel bello che era ancora notte, in cerca di un caffè. Ci sono voluti 8 km per trovarlo, 2 dei quali in un bosco fitto che a mezzogiorno sarebbe stato uno spettacolo e di notte invece lasciava piuttosto a desiderare, con la lampadina dinamo a darmi uno straccio di orientamento. Dopo la sospirata sosta in quel di Gonzar - l'albergue sembrava molto carino, anche se i bagni puzzavano un tantino e due avventori ritardatari italiani si lamentavano della secadora rotta *lol* - la cosa non è migliorata: è scesa (o salita, a seconda dei punti di vista) la nebbia, così che i km successivi li ho fatti a bagnomaria e al mio povero cell, che soffre di artrite, a un certo punto si è inchiodato l'8 e ha cominciato a bippare selvaggiamente nel bel mezzo del nulla... Bah, cose che capitano ai pellegrini  A onor del vero devo riconoscere che di tutti i malanni del viandante tipico elencati ieri in una simpatica camiseta ne ho sofferti giusto un paio che riassumo così: sembra che qualcuno, dopo il ventesimo km, mi prenda a bastonate sotto la pianta dei piedi e poi mi pianti dei lunghi chiodi sotto le ginocchia, soprattutto in discesa; a volte vedo la Madonna e Giovanna d'Arco al bordo del sentiero, ma credo sia abbastanza normale. Un'altra cosa che non credo mi mancherà una volta finita questa cosa sono le MOSCHE *grrrr* onnipresenti, presuntuose, protagoniste, impunite: sono assolutamente insopportabili e ancora peggio è l'indifferenza sovrana con cui gli spagnoli non le considerano per niente, come se non le vedessero. Loro. Io le vedo e sento eccome, puta madre! Oggi almeno, con la guazza di cui sopra, c'erano solo quelle munite di pinne. Cmq, domani ultima tappa prima dell'arrivo, ora un poco di turismo anche se il lugar non promette niente di buono: in Galizia la natura regna sovrana, perlomeno fino a ieri, ma le città lasciano un po' a desiderare. Ho visto degli alberi anch'essi degni del Signore degli Anelli, ent in letargo, in particolare querce e castagni - il che rafforza le somiglianze con la Corsica; i luoghi umani invece erano decisamente più interessanti in Leon: Astorga, Ponferrada, la stessa Villafranca sono posti dove si potrebbe immaginare senza difficoltà di passare qualche giorno di vacanza normale. Qui proprio no! Hasta luego :***