domenica 16 dicembre 2012

Lo hobbit

A volte riesco anche ad arrivare puntuale :) E stavolta è stato quasi problematico, perché giovedì mi hanno regalato un bel concerto gospel e poi c'erano ricami da finire, cene di degustazione birrica eccetera eccetera. Così m'è toccata la matinée, per di più con l'orario sbagliato. Ma ne valeva la pena, oh yeah! Ieri mi interrogavo sull'evidente manovra economica di trarre tre film da Lo hobbit, oggi mi dico che se anche ne avesse fatti sei non mi sarei disperato più di tanto. Non per altro, perché la Terra di Mezzo stile Jackson è giusta: accogliente, feroce, magnifica. Popolata da sogni incantevoli - Galadriel stavolta è stunning - e mostri ripugnanti, è veramente un luogo dell'anima, perlomeno della mia, e appena ci metto piede perdo larga parte del mio senso critico. Prendete quindi queste righe come vengono, con bonaria comprensione. A differenza del Signore degli Anelli, finora il casting mi ha quasi commosso. Martin Freeman come Bilbo giovane mi pare perfetto e la compagnia di nani è da urlo, senza arrivare al tono da macchietta di Gimli: Richard Armitage come Thorin e uno dei miei preferiti, James Nesbitt, come Bofur sono solo primi inter pares. Ma direi che non è solo questo: in effetti è la piegatura che la narrazione tolkieniana sta prendendo che mi dà gioia, perché si avvicina sempre più ai miei temi di questi anni. Ieri rivedevo Le due torri e Barbalbero, parlando di Saruman, dice: "Saruman non guarda più le cose che crescono, il suo cervello è di metallo e ingranaggi"; oggi Gandalf si rivela il mago delle piccole cose e si fa salvare da una farfalla... Sarà una coincidenza, ma secondo me potrei dargli un modulo nel mio corso di Generale :)


domenica 25 novembre 2012

Sherlock Holmes - Gioco di ombre

E alla fine sono riuscito a sapere come diavolo andava a finire! :D Già, perché Sherlock Holmes Gioco di ombre è stato il primo film da cui sono stato evacuato per ragioni di sicurezza, poco dopo la sua uscita nelle sale l'anno scorso. A un certo punto, dopo una bruttissima interruzione/intervallo si è diffuso un brusio in sala e siamo stati invitati a uscire senza fretta e senza indugio da signori che sembravano decisamente agenti in borghese. La cosa è filata liscia, ma poi - pur avendo il biglietto timbrato - non si è più presentata l'occasione di recuperare ed ero rimasto appeso alle avventure della versione adrenalinica del celebre investigatore, interpretata da uno schizzatissimo e fantastico Robert Downey Jr, affiancato da Jude Law nei panni del rassegnato Watson. Per l'occasione supportati da Noomi Rapace, che rivedo dopo Millennium, e un magnifico e bizzarro Stephen Fry, senza dubbio uno dei personaggi della cultura corrente che preferisco. Che dire del film? Come nell'episodio precedente, se non si è troppo attenti alla verosimiglianza va alla grande, con corse per l'Europa su tutti i mezzi disponibili - bellissimo Holmes sul mulo! - e deduzioni fulminee. Stavolta il versante orientale dell'investigatore è magnificato, con momenti zen e performance di arti marziali che con l'originale non c'azzeccano davvero niente, ma in fin dei conti... E' comunque interessante vedere come l'alchimia immaginale risente dei tratti profondi del periodo e rendersi conto di quanto anche noi, ormai, rispondiamo alla velocità della narrazione, anzi ne abbiamo bisogno!

sabato 17 novembre 2012

Non abbiamo più la forza di immaginare e ne facciamo un vanto...

Macché romanzo, meglio la realtà, in L'Espresso, 45/2012, pp. 92-95


sabato 3 novembre 2012

Come ogni Ognissanti/Halloween eccomi a Lucca, tra games, allieve che mi ammollano volantini e cosplayer più o meno riusciti :) e come ogni anno ci si trova a chiedersi cosa vedere in tv, visto che abbiamo serial sfalsati con gli ospiti buggianesi e bisogna cercare un common ground. Nella fattispecie ci siamo incontrati su un paio di terreni improbabili. Il primo, qui accanto, è l'ultima versione de I tre moschettieri, romanzo e universo di riferimento adorati. Certo, ci stiamo giocando la coerenza storica e la verosimiglianza, ma ho l'impressione che, di nuovo, il cinema, la narrazione, sopravanzino il resto della cultura, recuperando dimensioni mitiche del tutto disinteressate alla realtà. Mi direte che sono le leggi della spettacolarizzazione, vi risponderò che se queste leggi non corrispondessero a slittamenti profondi di senso e rappresentazione non funzionerebbero. Cmq, una Milla Jovovich mozzafiato nei panni di Milady, un buon Orlando Bloom come nemico inglese e molti bei volti a me poco noti - mea culpa, forse - negli altri ruoli chiave. Se non si hanno problemi col "come se", anzi se a volte si riesce a essere oltre il logos, è un film perfetto :)

E poi, poi c'è Conan, per l'occasione reincarnato in Jason Momoa, il Khal Drogo di A Game of Thrones (sul quale dovrò prima o poi scrivere qualcosa...). Qui l'insofferenza per le unità aristoteliche di spazio e tempo è primigenia: Robert Howard, il creatore del barbaro cimmero, non se n'è mai preoccupato e la versione XXIst century non ha intenzione di correggere il tiro: nel mentre che la bella Rachel Nichols sta per essere sacrificata ai deliri del cattivone di turno - al secolo Stephen Lang, reduce dal fallimento di Terra Nova sigh- lui trova il tempo di passare dalla città dei ladri per esigere un vecchio credito e di sconquassare i sotterranei della fortezza malefica, il tutto giusto in tempo per... ok, niente spoiler, anche se la trama non è esattamente irta di colpi di scena! Anche qui, effetti speciali a gogo - splendida la battaglia con gli elementali di terra! - grande uso di sangue finto e ragionevole ammiccamento erotico. Tutto quello che serve, insomma, per una serata di svago.

domenica 28 ottobre 2012

Stavolta il ritardo è voluto. Stavo aspettando un momento di buonumore particolare per rivedere per l'ennesima volta il crepuscolo della nostra cultura e ieri sera tutto sommato c'ero abbastanza. Così ancora adesso riesco a scrivere con una qualche sobrietà. Too big to fail non è un gran film, ha un bel cast, ma l'intento didascalico-politico nuoce alla narrazione e poi si sa già la fine lol però è un film utile e credo che tutti quelli che si sono impegnati l'abbiano vista così: è opportuno ripetere perché la gran parte non vuole ascoltare, primi fra tutti i CEO delle grandi banche americane che ad oggi rifiutano ogni nuova regolamentazione, come se non fossero tra i principali artefici del disastro. D'altronde, come il segretario Poulson ammette, tra il candido e lo scorato, quando interrogato sul perché si sia consentita una simile deregulation suicida, "stavamo facendo troppi soldi", come si poteva smettere? Quello che veramente mi snerva, di questa storia, non è che sia accaduta, il capitalismo vive di catastrofi, di bolle, sin dagli inizi e a stupirsi sono gli ingenui o i malamente: quello che veramente è difficile da accettare, alla fine di un 2012 che ancora sconta gli esiti di quel Risiko da incompetenti giocato 4 anni fa, è che non sia cambiato nulla, che gli stessi "esperti" oggi pontifichino o si strappino i capelli in silenzio nel retroscena, che gli stessi squali vadano a caccia senza aver pagato in alcun modo per la loro megalomania oscena, che gli stessi teorici di un liberismo fasullo rischino di venire eletti alla Casa Bianca, che il mondo sia lo stesso brutto posto in cui loro e quelli come loro l'hanno trasformato. Ci vuole molta saggezza per non dare in escandescenze...

sabato 20 ottobre 2012

Erano anni che non provavo un piacere così vivo all'ascolto di un nuovo disco - e scusate se uso ancora termini così desueti :) Così, in un pomeriggio perfetto, mi pare il caso di condividere una delle canzoni più belle di Strangeland e di proporre il testo per una riflessione inattuale. Vi compaiono aggettivi anch'essi desueti, di cui sentivo una nostalgia quasi fisica e in generale il tutto ha una grazia rara. Sembra un buon segno, un sussulto di quella saggezza incarnata che temevo si fosse ormai spenta...

The more we rush about, the less we do,
I never saw you drift away.
The more we spin around, the less we move,
I never saw your spirit break.

I wish that I could be your journey's end

But you are only passing through, yeah.
It's not for me to try to steer your way,
I wish you well in all you do.

Just say you'll watch how you go,

Be gracious with your light
And may the years be kind now.
Just say you'll mind how you roam,
The things that we have shared
Will soon be left behind now.

I hope you know that you're a graceful soul,

You fill the room with hope and light.
It's only right that you should go your way,
Cause nothing ever lasts that long.

Just say you'll watch how you go,

Be gracious with your light
And may the years be kind now.
Just say you'll mind how you roam,
The things that we have shared
Will soon be left behind now.
Behind now... behind now... behind now.

Just say you'll watch how you go,

Be gracious with your light
And may the years be kind now.
Just say you'll mind how you roam,
The things that we have shared
Will soon be left behind now.

Oooo, oooo, oooo, oooo, oooo,

The things that we have shared,
Will still remain behind now. 

venerdì 19 ottobre 2012

Non sono mai stato tanto prossimo alla sindrome di Stendhal come all'Aja davanti alla Ragazza con l'orecchino di perla. La chiamerei l'esperienza estetica perfetta, l'improvvisa consapevolezza di uno sgorgare di senso da un'immagine, una sensazione labirintica e concreta di altrove e allo stesso tempo di hic et nunc. Si capisce quindi quanto abbia esplorato con gioia la mostra qui accanto, alle Scuderie del Quirinale fino a gennaio: 8 tele del Maestro di Delft - che spesso ci pagava il pane o l'affitto... - e molti lavori di suoi contemporanei, illuminanti sull'unitarietà differenziata dello stile e dei soggetti di rappresentazione. Ci sono cose mirabili, come la Ragazza col cappello rosso o Stradina di Delft, perfino inquietante nella sua modernità. E grandi tele del suo maestro Carel Fabritius e di altri splendidi pittori fiamminghi: Pieter de Hooch e Gerard ter Borch tra gli altri. Eppure... uscendo dalla mostra il commento più diffuso era "Ecchecavolo, solo otto tele di Vermeer!" Tempo e denaro spesi inutilmente, perché oggi anche l'arte si gode un tanto al chilo e quindi solo otto quadri non bastano e di tutti gli altri chissenefrega. Non l'avrei creduto, ma questa magnifica cultura, dopo il turismo, mi sta facendo passare anche la fantasia di ricercare l'arte. Ha decisamente il tocco di Mida al contrario: tutto quello che tocca diventa...


Vabbè, lasciamo perdere :( La mostra di Vermeer è stata uno dei regali del mio compleanno (quindi scrivo con una settimana di ritardo :), questa qui accanto una delle tante casualità che si offrono a chi vagabonda per una città senza scopi definiti. In mostra alla Rocca Paolina di Perugia fino ai primi di novembre, delle bellissime foto di Franco Arcangeli della fioritura di Castelluccio di Norcia. La bellezza del soggetto si sposa all'arte dell'autore, che per la mostra ha stampato le foto su supporti originali come il legno, la maiolica e la tela pittorica con risultati sorprendenti. E' anche gratuita, ragion per cui diresti che la godano in molti... Ero solo, tra l'altro in una parte della Rocca di solito chiusa e magnifica già di suo. Nella logica di cui sopra mi chiedo: quante foto così ci vogliono per fare un Vermeer?




 

sabato 22 settembre 2012

Stavo quasi per stranirmi quando Cose dell'altro mondo mi ha stupito molto piacevolmente. Pareva il solito peccato di moralità didascalica nel quale i nostri registi incappano anche troppo spesso per i miei gusti: il televisionaro predicante contro quelli del Banga Balù, il tassinaro nemico dei rumeni, le prostitute, i circoli razzisti/leghisti... Insomma di che urlare. E poi la tempesta! Mi ha fatto tornare in mente i colpi di scena conclusivi di Rollins, tant'è vero che pensavo a un giallo a sfondo razziale che si sarebbe concluso nella notte in mezzo a bestemmie e scrosci d'acqua. E invece... Colpo d'ala e dimostrazione per assurdo. Svelamento delle ipocrisie, dalle più piccole alle più grandi, dalle apparentemente innocenti alle odiose. Un episodio di Torchwood ambientato nel profondo Veneto, ben diretto e recitato. E poi c'è il grande Valerio, un Abatantuono a tratti niente male e una piacevole scoperta, Valentina Lodovini, che forse incarna al meglio il pasticcio sentimental-identitario che causa l'Altro, anche quando sei (pensi di essere) disposto al meglio. Ma quello che mi è piaciuto di più, sia per la potenza simbolica che per l'eco, è stato il rogo della Veccia. Rituale arcaico, riscritto meravigliosamente e dolorosamente da Stephen King nel ciclo della Torre Nera, rurale come dice il sindaco, profondo; ad assistere al quale arrivano tutti, perché è la comunità che chiama e ideologie e pregiudizi cedono il passo, così anche i peggiori vengono a vederla bruciare nell'auspicio del ritorno degli scomparsi. Un altro momento alla Guareschi, quando Peppone protesta contro se stesso o scorta la maestra vecchia col fazzoletto rosso al collo. Per nulla didascalico. Di grande poesia.

lunedì 17 settembre 2012

Sono assolutamente incantevoli e vanno in giro proprio così, giuro! Anche di notte, perché da qualche tempo il Bioparco di Roma ha inaugurato delle visite serali/notturne su appuntamento corredate da guide e incontri con i responsabili dei diversi dipartimenti degli ospiti (carnivori, elefanti, lemuri per l'appunto) che sono piacevoli e istruttive. Il tutto incorniciato in momenti di animazione per i più piccoli, che sono il target principale dell'istituzione, anche se ho il sospetto che dovrebbe un tantino rivedere le sue analisi di mercato. D'altro canto 17 ettari di bioparco nel cuore di Roma, dove lo sforzo per assicurare agli ospiti un soggiorno almeno sopportabile è visibile, sono una destinazione che può fare anche al caso di qualcuno un po' più cresciuto. Chi fosse interessato può chiamare lo 06 3608211 per info e prenotazione per la Safari Night.


lunedì 27 agosto 2012

"Big chair, big responsibilities". Sta diventando una delle mie citazioni preferite e non credo sia un caso. In molti stiamo cercando di fare i conti con uno degli esiti meno ovvi e più devastanti della modernità e del suo culto per il soggetto autonomo e capace di decisioni, di "prendere posizione verso il mondo", come diceva Weber: la crescente, desolante incapacità di affrontare le responsabilità, di farsi carico delle proprie azioni. Di incarnarle. Potrebbe certo essere un riflesso della dematerializzazione galoppante, dell'ansia virtuale, ma non credo basti. Del soggetto sognato dalla modernità - pur con tutti i suoi difetti - resta poco, quasi nulla. E per colpa di processi che la stessa modernità ha generato e poi alimentato, con miopia forsennata. La reversibilità, le aspettative, le alternative sbandierate rendono quasi impossibile essere almeno uno dei centomila che potremmo essere. Scegliere quale e seguirne l'avventura fino alla fine, quando di alternative non ce ne sono più e tutto è ormai detto. Moretti esplora il tema con un'iperbole geniale, dove storia e contesto non sono mai bersaglio di critica - semmai di una certa garbata ironia - e danno invece il necessario spessore simbolico al discorso. Se perfino qui, dove la fede dovrebbe essere d'aiuto e sostegno, mancano le forze, che ne è del fedele lasciato solo in piazza San Pietro? O di chi non partecipa del dramma esistenziale raccontato da quei drappi rossi che incorniciano un'assenza?


Michel Piccoli è semplicemente strepitoso.

domenica 19 agosto 2012

Quando hai la scusa di accompagnare un'amica in giro per Roma perché non c'è mai stata, puoi veramente sbizzarirti :) Se poi l'amica condivide l'interesse per l'arte e le installazioni contemporanee ancora meglio. Così ti trovi in giro per una domenica d'agosto in cui si minacciano sfracelli di caldo - non so se questo doveva essere Cochiss o Karamazov, fatto sta che come al solito l'allarme mi è parso un tantino fuori misura - e capiti a villa Medici, testa di ponte di quei furbacchioni dei francesi, a dare un'occhiata a una mostra dall'esotico titolo Tappeti volanti. Dove il curatore, Philippe-Alain Michaud, si è divertito a raccogliere cose più o meno materiali che giocano nel campo semantico dell'oggetto immaginario in questione. E c'è riuscito bene: a parte gli splendidi tappeti storici che mi hanno suggerito diverse analogie per una cosa che sto scrivendo sui giardini, ci sono installazioni di grande impatto come Hannoun di Taysir Batniji, adattata per l'occasione a una splendida sala con resti in pietra, realizzata con temperature di matita, proiezioni di film più o meno d'epoca con bellissimi proiettori quelli sì d'epoca e altre prelibatezze. Vale decisamente la pena, tra l'altro è anche economica e veloce, una mezz'ora a spasso tra le nuvole. 

Se invece passeggi per la città e il caldo si fa pesante - ma sono le due di una domenica d'agosto, che t'aspetti? - finisci dalle parti del Chiostro del Bramante e incontri uno dei pittori che mi stanno più simpatici, pur senza piacermi troppo: Joan Miro'. Lavori del periodo di Majorca, estremamente materiali, incuranti di altro che non sia la ricerca del maestro, in begli ambienti, dai quali ho tratto un paio di fulminazioni: Mirò è stato il primo creatore di Angry Birds - gli occhi dei suoi uccelli sono incredibilmente espressivi e simili alle piccole pesti che ultimamente spuntano per ogni dove!; voglio anch'io uno studio dove poter sperimentare senza preoccuparmi di sporcare, rovesciare colori o raccogliere oggetti improbabili in attesa di epifanie. Ho la sensazione che ne potrebbe venir fuori qualcosa di buono :) Anche qui qualche ora la perderei, il cammino dell'artista maturo verso l'essenziale è affascinante!

sabato 18 agosto 2012



Non è proprio autoevidente, il motivo per cui improvvisamente ci troviamo Biancaneve dappertutto. Dopo il serial C'era una volta e un'altra versione cinematografica che mi sono perso, ecco qui Biancaneve e il cacciatore, con Charlize Theron e Chris Hemsworth, il buon vecchio Thor. Ci sarebbe anche Kristen Stewart, che tuttavia rappresenta uno dei grandi interrogativi del momento: chi diavolo l'ha scelta e perché??? Perennemente sul filo dell'orgasmo (immagino pensi che aggiunga intensità alla recitazione), labbra dischiuse e occhi a mezz'asta, perfino meno espressiva di Toby Maguire - ed è dire tutto - è uno dei tanti fenomeni inspiegabili di Hollywood. Non così gli altri due, che però, per tutta la bravura e simpatia, non salverebbero un film tutto sommato inutile. La vera ragione per andarlo a vedere (o scaricarlo o affittarlo o quello che vi pare) sono i Nani: una truppa bellissima di tagliagole con picchi di espressività - Bob Hoskins, Ian McShane - e la migliore rivisitazione della povera fiaba, che per il resto è diventata l'ennesimo esercizio da supereroe improbabile: dopo quasi diec'anni di prigionia, la bella (???) Biancaneve sfugge con doti acrobatiche e resistenza da Ironman per vestire infine l'armatura e sconfiggere la strega sfiorita. Mah... A ripensarci, insisto: il Santuario e i Nani salvano decisamente la giornata! :)


lunedì 16 luglio 2012

Ma proprio un bel concerto! E ancora meglio visto che le aspettative tutto sommato non erano particolarmente alte :) Per carità, tutto il rispetto alla carriera, ma ultimamente l'amico Sting mi annoia un po' e nel contesto di UmbriaJazz temevo sarebbe andato a finire in chissà quali preziosismi rarefatti. Beh, neanche un po'! Anzi, ha recuperato dei pezzi dei Police che non sentivo o ballavo da secoli, come Driven to Tears, Next to You e Demolition Man, tesi e psichedelici, mentre per altri hit come Roxanne o Wrapped around your Finger è andato in rallentando, per un'atmosfera più intensa. Il problema è che il corpo, a mia insaputa, aveva memorizzato le versioni precedenti e quindi ho avuto qualche difficoltà a non sembrare disadatto, immagino :D Certo, averli ballati in originale è un'altra cosa: dà comunque una consapevolezza diversa, uno spessore sentimentale e mnemonico che, quando ho sentito l'attacco di Message in a Bottle e il relativo boato, mi ha fatto sorridere, con i brividi. C'erano parecchi miei coetanei, ma tanti erano piccoli (ormai ho l'età per usare l'aggettivo senza problemi lol), neanche nella mente dei genitori quando noi rimbalzavamo pogando per le prime volte. E' buffo, ma i concerti mi danno la sensazione dell'età molto più del continuo contatto con gli studenti e le loro improbabili date di nascita... Per completezza dovrei menzionare la crew, di altissima qualità anche se ho preferito il violinista schizzato su tutti gli altri, ma tanto per cambiare non ho capito neanche un nome nella fase delle presentazioni e dato che questo è un blog e non un giornale mi terrò sulle generali (chi cerca qualcosa di più tecnico dia un occhio qui). Ad ogni modo, veramente un bel concerto!

P.S. era tanto che non mi emozionavo così per una nuova canzone! La versione live di Desert Rose di ieri sera era veramente spettacolare, da estasi!

sabato 14 luglio 2012

L'anno bisesto prosegue indomito e i miseri mortali tentano di venirne a capo :) Stavolta è stato il turno del pc sigh Sì sono ospite su quello di mia moglie e nel frattempo, potendo far pochino, ho profittato e attivato il nuovo Sky On Demand. E devo ammettere che è proprio di grandissima fichezza! Certo, non so perché a tratti mi manda in palla Internet, grazie al nuovissimo estensore wifi, ma c'è una montagna di roba, molta della quale - come immaginerete - non avrei mai visto altrimenti. Sebbene possa sembrare l'ennesima vittoria della cultura oggettiva sui tentativi di filtro soggettivi, con un po' di flessibilità la si può interpretare come una buona idea. Come ad esempio il film qui accanto, Assassination Games, starring Jean-Claude Van Damme (in persona addirittura :) e Scott Adkins (chiii???). Come dice MyMovies, un buon film d'azione e chi sono io per negarlo? Fotografia piuttosto ricercata, coreografie e tecnologie eleganti e non esagerate, tutto sommato una buona recitazione per una trama non ovvia. A tratti anche una concessione allo splatter e al romantico: non male per un killer con l'hobby della classica e un evidente DOC (disturbo ossessivo-compulsivo, non collega ingombrante in camice) che tuttavia è lesto a mettere da parte quando a scombinare l'ordine è una bella fanciulla - magari sfortunata, ma insomma...

domenica 1 luglio 2012


"Ora potrai essere un uomo vero!"
"Perché dovrei essere un uomo quando sono già un mito?"
"E dove andrai?"
"Ovunque."
"Allora vengo con te!"
Con dialoghi di questa levatura e il viso qui sopra, Machete non può che eccellere in miticità e attraenza :))) Robert Rodriguez dà il meglio di sé, in una serie di momenti pulp/splatter dove la medaglia non può che andare al pendolo con le budella del cattivo! Cast e script sono all'altezza: eroine da urlo - Michelle Rodriguez (omonima), Jessica Alba, Lindsay Lohan - per quanto riguarda l'attraenza; eroi da sballo - Danny Trejo, Robert De Niro, Steven Seagal, Don Johnson - per la miticità! Il tono delle battute dovrei averlo già reso. Per il resto, trama scarna per quanto sensata e sviluppi non proprio problematici: morti di tutti i tipi seminati qua e là a cataste, culto delle armi dalle improvvisate alle ipertecnologiche e momenti di gloria per quel che riguarda auto e moto. Il corteo di mexicanos che va alla guerra è un vero capolavoro. Nel complesso un film imperdibile :D


venerdì 29 giugno 2012

Ieri sera stavo cercando delle frasi celebri da Kung Fu Panda 1 perché avevo appena finito di vedere il 2 e su MyMovies ho scoperto che era appena uscito Il cammino per Santiago, film peraltro mai sentito fino ad allora. Ma c'era il Cammino e in questi giorni avrei dovuto essere in Val di Non a percorrere una versione italiana e montana del Cammino e invece sto smaltendo un incidente in moto e quindi sono a Roma e schiatto di caldo e quindi... Almeno il Cammino l'ho visto :) e devo ammettere che questo piccolo gioiello di Emilio Estevez, figlio di Martin Sheen, restituisce molto del Cammino, cioè degli 800 km che si percorrono dai Pirenei alla Galizia su uno dei più antichi percorsi di pellegrinaggio esistenti. Ne ho fatta una parte, da Leon a Santiago - circa 300 km (chi vuole trova il diario a partire da qui e le foto qui, qui e qui) - e qualcosa ne so e con discreti brividi l'ho ritrovata in questa storia picaresca con gran cast e tanta anima. Un paio di esempi: man mano che i nostri eroi - una canadese piuttosto acida, Deborah Unger, un olandese tenerone, Yorick van Wageningen, e uno scrittore irlandese col blocco, il grande James Nesbitt - avanzano, si vede nei gesti, nel passo, nel portamento l'effetto che il Cammino ha su di loro, la piccola magia del camminare immersi nel mondo senza legami con quanto era prima e sarà, forse, poi. Ed è proprio così, un incantesimo che ti entra pian piano dentro e ti cambia, dandoti altro ritmo, altre idee, altri modi di gustare il tempo. Tanto che quando a un certo punto la strada finisce ti trovi orfano e ne vorresti ancora. Infatti, una volta i nostri eroi giunti a Santiago, dopo che ognuno aveva dichiarato la sua indisponibilità a proseguire, basta una breve sosta perché improvvisamente, senza parole, tutti si trovino d'accordo nel continuare, fino all'oceano, fino alla fine del mondo. Non so in effetti quanto chi sia digiuno del cammino possa goderselo; nel dubbio gli suggerirei di provare, magari a breve si inventerà uno zaino e una fetta di vita da vivere senza perché.


martedì 26 giugno 2012

Niente di meglio per recuperare tutta una serie di sospesi in formato video di un bell'incidente in motocicletta che ti permette di passare ore ed ore senza poter fare assolutamente nulla e ti costringe, tra l'altro, a installare finalmente un software di riconoscimento vocale e traslitterazione, per cui questo post è oltretutto il primo tentativo di dettatura di un intervento scritto di qualche genere che faccio. Dicevo, visto che sono incastrato in giro per casa per un lasso discreto di tempo - e non riesco a dormire, peraltro - mi sto cibando di tutta una serie di film che non avrei mai pensato di prendere in considerazione, se devo essere onesto. Il primo di cui ci occupiamo è The Housemaid, un raffinato thriller erotico coreano che inizia con una lunga sequenza di negozi fast food coreani e in particolare della produzione di immondizia di questi fast food e poi con una ragazza che simpaticamente si butta di sotto, settando in questo modo un'atmosfera un po' particolare che non è che durante il film si allevi granché. Il tutto, ad ogni modo, è ben girato, interessante e costruisce delle atmosfere notevoli... Ecco, non lo consiglierei per qualcuno particolarmente di buon umore o per qualcuno che voglia semplicemente svagarsi con un certo lasso di tempo. La sensazione che se ne ricava, soprattutto dei rapporti interclasse in Corea, non è delle migliori, ma credo che tutto sommato i rapporti interclasse, in Corea in Italia o altrove, non è che godano di una particolare salute al momento, quindi probabilmente se ne potrebbe estrapolare qualcosa di più generale che non soltanto coreano.

Dopodiché siamo a Manuale d'amore 3 di Giovanni Veronesi. Devo dire, ho visto anche gli altri due e nel complesso non è una delle peggiori cose che siano state girate. In particolare il primo e il terzo episodio sono piacevoli: il terzo dove c'è perfino Monica Bellucci che recita - insieme a Robert De Niro ma insomma :) - mentre il primo invece è giocato su un tradimento giovanile di Riccardo Scamarcio con Laura Chiatti che nella fattispecie è veramente in grado di creare problemi di gestione a qualunque maschietto *lol* Il momento centrale, invece, con Carlo Verdone mi ha un tantino affaticato perché ultimamente Verdone non riesce a fare altro che se stesso in tutte le possibili modulazioni e la cosa sta diventando un tantino stantia; ad ogni modo anche questo era adatto al trascorrere di una serata insonne così l'intero film può dirsi piacevole e vedibile in qualunque tipo di momento.

domenica 10 giugno 2012

Bene bene, a volte ritornano e a volte è un'ottima idea! MIB3, perfino in 3D, è uno di quei film che polverizzano aspettative bieche e luoghi comuni. Sì, Hollywood spesso spreme una buona idea fino a strapparne l'ultimo dollaro alla faccia della sensatezza delle trame o della plausibilità. Sì, spesso i pre/sequel sono solo operazioni commerciali che non aggiungono, se non addirittura tolgono, ai primi della serie. Beh, qui no :) C'è decisamente lo zampino di Ethan Coen e di Steven Spielberg e il regista Barry Sonnenfeld ci ha messo del suo: il risultato è proprio soddisfacente, anche se il tutto ci costa Tommy Lee Jones negli ormai leggendari panni di K. In compenso ci becchiamo Josh Brolin - niente spoiler, scoprirete nei panni di chi ;) - e un cameo di Emma Thomson. In più c'è un personaggio bellissimo, Griffin, che mi ha appena regalato un colpo di scena: sono rimasto colpito dall'interpretazione di Michael Stuhlbarg, mi ricordava qualcuno e ho appena scoperto che era il gangster Rothstein di Boardwalk Empire. Anche lì un'interpretazione eccellente e ci credo, vista la messe di premi teatrali che ha mietuto!

Detto questo, una notazione un po' così, discordante con lo spirito del film, di suo molto divertente. C'è a un certo punto il lancio dell'Apollo che ha portato l'uomo sulla Luna. Alla domanda "Ma poi sulla luna ci saremo andati davvero?" non ho saputo cosa rispondere... Credo allo sbarco sulla luna. Il problema è che il tessuto della realtà si va disfacendo e non sarei pronto a giurare che qualche tavola calda non serva prelibatezze aliene a una clientela selezionata, né che i MIB proprio non ci siano. Almeno questi sono simpatici, il che suggerisce che abbiamo cambiato strategie di eufemizzazione: Lovecraft non si divertiva per niente all'idea di dèi idioti che tramano nelle profondità cosmiche, anche se i suoi mostri erano orrendi come Boris l'Animale. L'atmosfera però era molto più tragica e opprimente. Il sogno moderno era ancora capace di farsi rimpiangere, allora. Oggi ci ridiamo sopra...

venerdì 25 maggio 2012

Chi l'ha detto che Don Chischiotte deve perdere sempre? Senz'altro non Russell Crowe in The Next Three Days. A volte i professori di letteratura tocca lasciarli perdere, anche se a tratti sembrano autistici, un po' come se il ruolo di A Beautiful Mind si fosse appiccicato addosso al nostro australiano leggermente imbolsito. Direi una pellicola di alti e bassi, dove un marito all'apparenza - e spesso alla sostanza - piuttosto imbranato progetta l'evasione della moglie, condannata per un omicidio che lui non crede assolutamente che lei abbia commesso, del tutto all'insaputa dell'interessata. Molto, molto lento all'inizio e per una buona parte, diventa di colpo frenetico per poi stabilizzarsi in chiusura in una bella tensione. Tratti salienti metafilmici una piacevole fiducia nella coppia alla faccia delle difficoltà, bella da vedere in un panorama in cui alla minima contrarietà ci si manda a quel paese anche se forse un tantino esagerata; un'esile critica all'idolatria della logica fattuale, dal rimando a Cervantes che è in effetti una dichiarazione d'intenti di tutta la storia all'"evidenza" delle prove sulla cui base viene condannata la moglie. Non imperdibile, ma in mancanza di meglio... ;)

mercoledì 16 maggio 2012

Forse mi sto un po' facendo prendere la mano, ma L'inglese che salì una collina e scese da una montagna è uno di quei film che ti fanno reinnamorare del cinema. C'è di tutto: la commedia leggera e garbata; un interessante livello sociologico, sia per quanto riguarda l'appartenenza che per le questioni definitorie che danno lo spunto alla trama; un'equilibrata componente immaginale e mitopoietica, dove i piccoli avvenimenti che ne segnano lo svolgimento assumono dimensioni cosmogoniche non so quanto volontarie, ma raccolte in una costellazione perfetta. Quello che mi interessa di più, visto il tenore delle mie ultime lezioni, è proprio lo spunto: due cartografi della Regina vengono a misurare la "montagna più alta del Galles" e la scoprono soltanto una collina. Il discrimine è a 1000 piedi e Ffannon Garw arriva solo a 984... Giusto per riflettere sulle meccaniche definitorie e le gabbie che mettono su senza che nessuno se ne accorga :) L'amor proprio della piccola comunità ne è turbato; fino ad allora a stento ci avevano fatto caso, ma ora che la montagna si restringe a collina affiorano tanti suoi registri impliciti: l'ennesimo sopruso degli inglesi, il momento storico - il 1917 - e le sue asperità, il carattere di centro simbolico della comunità del monte. Si trova in breve una soluzione, che però vi risparmio per non fare lo spoiler lol
 
Qui invece siamo da tutta un'altra parte. Il fegato che per una volta aveva gioito con le lontante storie gallesi torna a patire gli insulti e le offese dell'attualità. Oliver Stone torna a fustigare il mondo della finanza con la ricomparsa di Gordon Gekko, ancora Michael Douglas, e di suo genero, Shia LaBeouf, una via di mezzo tra un giovane idealista e uno squalo in erba. Il film è efficace e non può che essere il benvenuto, nella speranza che qualcuno dei tanti rassegnati o entusiasti della finanza globale abbia un sussulto e si svegli, scosso dal sospetto che la crisi attuale fosse molto ben presente a tanti furbi investitori, che possono anche averne mancato la dimensione strutturale e probabilmente conclusiva di un ciclo, ma ci hanno senz'altro messo del loro... Essendo però sveglio già da un po', l'ho trovato un filo troppo didascalico e privo di sfumature nella costruzione dei personaggi. I cattivi risvegliano le peggiori pulsioni animali che noi tutti ci portiamo dentro, i buoni - se così posso dire - si svelano giusto alla fine, in una chiusura decisamente troppo happy ending per i miei gusti.
 

domenica 29 aprile 2012

Non è che ci sia molto da dire :) E' uno di quei film che, quando eravamo piccoli, avremmo celebrato all'uscita con maschi scontri tra noi e gesti simbolici di onnipotenza, perfetto per il periodo timoroso in cui viviamo. Tranquilli, mortali, ci sono un pugno di intrepidi con palle extrastrong che vi proteggeranno perfino contro un dio gracile lololol a questa scena applauso a scena aperta in sala! A essere onesto, temevo un po' il patchwork e in qualche misura avevo anche ragione; ma si tratta di piccoli difetti di cui ci si ricorda a posteriori quando vuoi scrivere una recensione, niente di significativo e anzi, la difficile convivenza tra supereoi viene spesso tratteggiata con un'ironia divertita che è un piacere. Per una volta direi senz'altro da vedere al cinema!
 
 Ah, sì, Ironman l'adoro! :D E' veramente un egocentrico all'ultimo stadio, litigioso e con enormi problemi verso l'autorità, ma Robert Downey Jr. l'ha reso un personaggio memorabile. Evitando lo spoiler, devo ammettere che alle ultime sequenze ho temuto...

venerdì 27 aprile 2012

Credo di poter dire che questo è il primo serial della nuova era che prima o poi dovrà iniziare per la nostra cultura. Di conseguenza posso anche affermare con quasi certezza che non andrà oltre la prima stagione, visto che i signori della produzione continuano a ragionare in termini quantitativi di ascolti attuali invece di rischiare ogni tanto di orientare quelli futuri. Poco male, ormai ci sono abituato. Mi contento di registrare i segni sempre più chiari del fatidico nuovo che avanza, che mostra i tratti familiari delle letture di Rifkin, con la sua civiltà dell'empatia ventura, e di Morin. In particolare Touch dev'essere scritto da qualcuno che ha una certa frequentazione con I sette saperi, perché ne è un'applicazione puntuale. Come fa, in effetti, a trovare un largo pubblico - largo come piace a lorsignori, ovviamente, perché ha nonostante tutto un discreto seguito - una serie che fa della condivisione e cooperazione le sue parole chiave e che sottolinea incessamente la posizione dell'uomo insieme-a le altre specie del pianeta? Sin dai titoli di testa, l'analogia suggerita tra il regno animale e la società umana è evidente e il rinvio a una trama comune, olistica, che lega ogni essere vivente (e probabilmente anche non vivente) è il filo rosso della serie.
 
Filo rosso di cui sono coscienti, guarda caso, personaggi che non parlano o parlano fuori dai canoni: autistici, come il figlio del mio adorato Kiefer Sutherland, aka Jack Bauer; folli visionari, come il Principe invisibile. La ragione come la intendiamo non gioca un grande ruolo in questa partita! A proposito del Principe invisibile, poi, c'è quasi di che farsi scappare la lacrimuccia: è uno che fa buone azioni stando rigorosamente attento a che i destinatari non lo sappiano, tanto per evitare che qualcuno lo accusi di egoismo travestito o di progetti di incremento del capitale sociale *lol* e investe Cavaliere invisibile il buon Kiefer per evidenti meriti sul campo. Una serie dove non muore nessuno e la missione del protagonista è alleviare il dolore nel mondo sacrificando il suo lavoro e la sua vita alla fede in un figlio che non parla è tutto sommato un atto di coraggio; che poi strada facendo tremino le vene ai polsi davanti alla perdita degli incassi previsti (previsti, e poi qualcuno mi dice che l'economia non è solo una grande derivazione à la Pareto!) oggi è normale. Ci vuole ancora pazienza, ma sempre meno, con un po' di fortuna!

domenica 22 aprile 2012



In un romanzo di Stephen King, uno dei protagonisti, parlando del suo ruolo, affermava: "Big chair, big responsibilities." E' un peccato che i politici in genere sembrino non leggere neanche King, perché forse si renderebbero conto di quanto siano squalificanti e misere le scuse che adducono per i loro fallimenti. Quand'anche fosse vero che non hanno alcuna colpa - e crederlo è arduo, a meno di non avere difficoltà cognitive - parte significativa del loro ruolo, del potere e dei privilegi che ne derivano, sta proprio nell'accollarsi la responsabilità, nel prestare il loro viso al destino cinico e baro o agli attori e processi che col loro agire li hanno ridicolizzati e sconfitti. E' impensabile che nazioni con un minimo residuo di coscienza civile accettino senza reagire ritornelli osceni come "non ne sapevo nulla", "è colpa dei mercati" o della congiuntura o dei vari complotti che il mondo non cessa di ordire ai danni di tante persone di specchiata virtù... Vorrei tanto qualcuno capace almeno di dire "sì, quei soldi li ho rubati perché da anni me lo lasciano fare e se lo meritano!" Potrei perfino votarlo.

sabato 21 aprile 2012

"All those moments will be lost in time like tears in rain. Time to die."

A volte il combinato disposto di MySky e del caso regala momenti ineffabili. In particolare in giornate in cui la risposta emotiva è di per sé molto forte, chissà perché. Dopo essermi emozionato per una serie di incontri su YouTube scaturiti dal riascolto di Station To Station di David Bowie l'altra mattina, stasera mi sono rivisto (si fa per dire, non ricordavo un tubo, salvo qualche spot sigh) Blade Runner, in director's cut - sprecato vista l'amnesia di cui sopra, ora mi toccherà rivedere anche la versione standard lol. E mi è venuta voglia di studiarlo per bene, in particolare come prosieguo della riflessione sui cyborg di qualche tempo fa. A parte questo, come per le canzoni del White Duke, il piacere è stato grande, forse ancor più della prima volta: certe opere sono libere dallo scorrere del tempo, paradossalmente la celeberrima battuta di Rutger Hauer non vi si applica. E poi vi si fanno incontri peculiari, come il buon Edward James Olmos, dopo Miami Vice il comandante Adamo di Battlestar Galactica: mi chiedo se quando gli hanno proposto quest'ultimo impegno gli sia venuto da ridere all'idea di ritrovarsi ad aver a che fare di nuovo con dei "lavori in pelle". In effetti questo è uno dei motivi per cui lo studio dei testi pare imporsi: la nostra immaginazione proprio non riesce a fare a meno di confrontarsi con l'idea di creazione e di non trovarsene all'altezza... In prima analisi la divinità ci spaventa e l'atto fondamentale risveglia tutti i dubbi che ci portiamo dentro su noi stessi, invece di alleviarli. Il quadro, poi, all'interno del quale questo avviene è desolante: una LA allucinante, sporca, sovraffolata, multirazziale nel peggiore dei modi dove è effettivamente difficile immaginare di voler o poter vivere. Eppure, dopo i bastioni di Orione e i cancelli di Tannhauser, Roy Batty viene a morire proprio qui, nella disperata ricerca di altra vita. Un film denso, come ne capitano di rado, che merita visioni ripetute e qualche riflessione!

lunedì 9 aprile 2012

E anche Pasqua è andata :) Tra una pioggia sopportabile e una tormenta di neve, c'è scappata anche una bella escursione in val Fondillo, quindi - oltre ad allenarsi alle intemperie in vista dei prossimi trek - si è riuscito a godersi qualche ora di sole. Primavera in Abruzzo neanche a parlarne, ancora, come si vede qui accanto, ma non si può avere tutto lol Speravo, inutilmente si è scoperto, che il Parco si fosse un tantino evoluto; invece siamo esattamente a n-mila anni fa, il che è vagamente deprimente. Cmq spes ultima dea semper, soprattutto in Italia...

Tanto per cambiare, i momenti di relax permettono di godersi del materiale assortito che nel normale tempo caotico rimane da una parte, come le insenature lungo i torrenti. Stavolta, a parte la fine della III stagione di Battlestar Galactica (di cui parlo più estesamente qui) con la rivelazione di 4 dei 5 siloni ancora mancanti all'appello, mi sono dedicato alla commedia. Insomma, relax totale che ogni tanto ci sta! Entrambe le visioni rientrano nel capitolo "rapporti primari" di un eventuale manuale socio-movie: nel primo, Il mio migliore amico, Daniel Auteuil - uno dei miei attori preferiti - è un antiquario veramente stronzo, che viene sfidato dalla sua socia a presentarle il suo migliore amico, quando lei sa perfettamente che lui è solo come un cane. Classica commedia francese del grande regista Patrice Leconte, del quale ricordo il capolavoro Ridicule, con Dany Boon, scorre leggera in una tessitura di momenti caricaturali eppure così tristemente prossimi alla realtà da spiazzare.

E poi La verità è che non gli piaci abbastanza, dagli autori di Sex and the City e si vede :) Cast stellare che non sto nemmeno a elencare, per un film leggermente troppo smielato per i miei gusti ma comunque vedibile, sull'eterno problema dei rapporti di coppia: matrimonio sì/no, richiama o non richiama e se non richiama che devo capire, problemi di socializzazione a monte che sono la parte più carina, anche se dura tre minuti lol c'è una bella quota di happy end, ma anche qualche fallimento, perciò va bene anche senza insulina, tutto sommato :D

domenica 25 marzo 2012

Fine settimana a Lecce, al recupero di uno smartbox che tanto per cambiare stava per scadere :) Città sorprendente: mi chiedo chi ci fosse di laico qualche secolo fa, vista la densità di chiese e conventi, scioccante perfino per un romano! Il barocco però è sublime, l'atmosfera piacevole, la cucina spettacolare - mi mancherà il pasticciotto... E nel frattempo trovato anche il modo di tenermi al corrente della produzione cinematografica: The Raven non era forse la cosa migliore da vedere, ma avevo un debito con Poe e con Alan Parsons, ragion per cui ecco qui. Inizio dicendo che John Cusack non mi piace e questa nuova prova non mi ha fatto cambiare idea: un attore inconsistente, un doppiaggio che lascia a desiderare, nel complesso si poteva fare molto meglio. Come per esempio Luke Evans, nei panni dell'ispettore Fields. Per il resto trama complicata, ma tutto sommato poco stimolante, atmosfere intriganti e ricostruzione efficace. Un film vedibile, senza strapparsi i capelli tuttavia, soprattutto chi ne ha pochi come me ;)

lunedì 19 marzo 2012








Range after range of mountains
Year after year after year.
I am still in love.

Gary Snider

What else to say?

domenica 18 marzo 2012

Di norma cast stellari come quello qui accanto - di Red - si traducono in bufale astronomiche. Stavolta per fortuna no :D ora ne tirerò fuori alcune Pillole per il mio canale YouTube e nel frattempo lo consiglio in assoluto. Come dice Pam, Bruce Willis ha sempre la stessa espressione - o quasi - ma a me piace, mi fa venire in mente la descrizione della parola "simpatico" e poi anche la ridondanza, la ripetizione, ha il suo fascino e la sua importanza, tanto per parlare di routine... Helen Mirren è una donna splendida e potrei continuare a lungo. La questione stavolta però, come in ogni gran film, non è chi è più bravo, ma è nell'armonia dell'amalgama, che è perfetta. Neanche il rischio peggiore di questi action-movie si concretizza, a dire un inizio scoppiettante e una gran difficoltà a mantenere il ritmo e chiudere con stile. Stavolta la bomba moldava chiude alla grande e a tradimento e la tattica del rapimento del vicepresidente - un Julian McMahon sempre in forma - è pirotecnica. E poi, vogliamo mettere John Malkovich che va a prendere il suo maiale?!? :D