venerdì 29 giugno 2012

Ieri sera stavo cercando delle frasi celebri da Kung Fu Panda 1 perché avevo appena finito di vedere il 2 e su MyMovies ho scoperto che era appena uscito Il cammino per Santiago, film peraltro mai sentito fino ad allora. Ma c'era il Cammino e in questi giorni avrei dovuto essere in Val di Non a percorrere una versione italiana e montana del Cammino e invece sto smaltendo un incidente in moto e quindi sono a Roma e schiatto di caldo e quindi... Almeno il Cammino l'ho visto :) e devo ammettere che questo piccolo gioiello di Emilio Estevez, figlio di Martin Sheen, restituisce molto del Cammino, cioè degli 800 km che si percorrono dai Pirenei alla Galizia su uno dei più antichi percorsi di pellegrinaggio esistenti. Ne ho fatta una parte, da Leon a Santiago - circa 300 km (chi vuole trova il diario a partire da qui e le foto qui, qui e qui) - e qualcosa ne so e con discreti brividi l'ho ritrovata in questa storia picaresca con gran cast e tanta anima. Un paio di esempi: man mano che i nostri eroi - una canadese piuttosto acida, Deborah Unger, un olandese tenerone, Yorick van Wageningen, e uno scrittore irlandese col blocco, il grande James Nesbitt - avanzano, si vede nei gesti, nel passo, nel portamento l'effetto che il Cammino ha su di loro, la piccola magia del camminare immersi nel mondo senza legami con quanto era prima e sarà, forse, poi. Ed è proprio così, un incantesimo che ti entra pian piano dentro e ti cambia, dandoti altro ritmo, altre idee, altri modi di gustare il tempo. Tanto che quando a un certo punto la strada finisce ti trovi orfano e ne vorresti ancora. Infatti, una volta i nostri eroi giunti a Santiago, dopo che ognuno aveva dichiarato la sua indisponibilità a proseguire, basta una breve sosta perché improvvisamente, senza parole, tutti si trovino d'accordo nel continuare, fino all'oceano, fino alla fine del mondo. Non so in effetti quanto chi sia digiuno del cammino possa goderselo; nel dubbio gli suggerirei di provare, magari a breve si inventerà uno zaino e una fetta di vita da vivere senza perché.


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