venerdì 30 maggio 2008

The Black DahliaContinua la serie di titoli arraffati qua e là e mutuati da Sky, anche se lì non riesco più a vederli per via del malefico formato 16/9. Toccherà cambiare anche il fottuto tv set e giuro che li odio per questo *sigh* tanti anni di onorato servizio e un ingombro esagerato che non credo mi mancherà Cmq The Black Dahlia ha pregi e difetti: dei secondi il peggiore è che succedono cose che non capisci perché, per dirla un po' alla Palomba. Si incazzano, si picchiano, interrogano gente, scoprono cose, il tutto in una colossale sospensione d'incredulità. Tra i pregi, invece, scene e fotografie - da lacrime - e un bel cast, convincente nonostante tutto: Josh Hartnett e Aaron Eckhart tra i maschietti, Scarlett Johansson e Hilary Swank tra le femminucce, la prima nella cosa migliore che ha fatto da La ragazza dall'orecchino di perla, almeno a mio giudizio. La regia di Brian De Palma è... Quello che ho detto prima più un ritmo eccellente e inquadrature senza una sbavatura. Se non si fosse fatto prendere nel gorgo della narrazione e della ricostruzione probabilmente sarebbe stato un gran film. Così è un bel film. Comunque.

lunedì 26 maggio 2008

Tutte le donne della mia vitaTutte le donne della mia vita, ovvero chi semina vento raccoglie tempesta. Almeno fino a un certo punto Luca Zingaretti nei panni di uno chef magistrale e di un tombeur de femmes impenitente ci sta decisamente a suo agio. Bisogna dargli atto di un buon gusto non comune: la collezione di conquiste è piuttosto da mal di testa e va da Rosalinda Celentano a Vanessa Incontrada, passando per Michela Cescon e Jane Alexander, sovente ritratte senza veli con garbo e malizia, come un'altra donna - Simona Izzo - è ben capace di fare. Peccato che sia volubile, anche per una strana storia familiare che la mamma dai molti nomi, Lisa Gastoni, gli racconta verso la fine del film, e se le lasci scappare tutte, restando alla fine con due stelle Michelin, una squadra di collaboratori multietnica e disoccupata e il vuoto pneumatico attorno. Stromboli riuscirà a fare il miracolo, dopo l'ennesima fuga? Non voglio fare lo spoiler e quindi lascio la suspence a chi decidesse di farsi un giro. Belle location, dialoghi spesso divertenti e una regia che trascende spesso i più volte citati limiti del cinema italiano fanno del passatempo della serata qualcosa che vale la pena di consigliare. Leggero e divertente come i palloncini con cui lo chef riesce a portare a tavola una risata.

domenica 25 maggio 2008

Indiana Jones e il regno del teschio di cristalloLo so, lo so, c'erano in uscita un sacco di film impegnati Gomorra tra una cosa e l'altra l'ho letto quasi tutto e a parte esulcerarmi un po' di più non è che non sapessi di che parlava. Il divo sono circa trent'anni che è roba vecchia: meno male che qualcuno si affatica a farlo presente alle nuove generazioni e ai decerebrati senza memoria che affollano il paese. Dal canto mio, anche lì ricordo piuttosto bene. E allora... Lasciamo fare alle emozioni, caschiamoci come polli e godiamoci il buon vecchio Indiana. Che non si può dire l'abbia fatto solo per questioni di botteghino: non li fai passare 19 anni tra un episodio e l'altro se punti ai soldi! Dev'essere invece che certi personaggi non li dismetti mai del tutto e continuano a tirarti la giacca, magari discretamente ma rifiutandosi di scomparire.
Stavolta il duo Lucas/Ford è stato all'altezza. Un archeologo invecchiato, la fine degli anni '50, il maccartismo: si parte direttamente con la famigerata Area 51, dove Indy (o Jonesy, a seconda dei casi) capisce subito l'aria che tira, tra un tradimento e l'incontro col nemico di turno. Lo sapete già, la adoro: Cate Blanchett può fare qualsiasi cosa e io sono con lei, perciò va bene il caschetto nero, lo sguardo glaciale e il format stereotipato del cattivo russo! Cate Blanchett da russa cattiva
D'altronde il primo a essere estremo è proprio lui, il matusa, che in questa versione fumettata anni '50 - fotografia splendida, tra l'altro - ha a che fare con un giovane mix tra Marlon Brando e James Dean che gli riserverà più di una sorpresa, oltre a scorazzarlo per una delle sequenze migliori in giro per una splendida città universitaria ricca di mods, rockers e studentelli per bene Un Harrison Ford insolitamente espressivo, delle trovate di plot e regia notevoli - la sequenza iniziale, con la transizione dal logo della Paramount alla tana di una marmotta, è stupenda! - un cast a supporto eccellente di cui si raccomanda Karen Allen, anche per il valore simbolico del suo ritorno: un paio d'ore che vanno via con leggerezza e un po' di Dalla Russia con amorenostalgia, che vedere gli eroi che invecchiano fa sempre un certo effetto... Ah già, nella stessa vena ieri sera sono andato avanti con il ripasso del mio agente segreto preferito: Dalla Russia con amore, col quale siamo coetanei, mi sa che finora me l'ero perso. Trama un po' così, scorci di un mondo che non c'è più e a tratti ti riaffiora alla mente, un agente 007 ancora alle prime armi, ma già perfetto come eroe moderno, senza un attimo di esitazione, un sussulto, un'incertezza. Che bei tempi che dovevano essere *sigh & grin*

sabato 24 maggio 2008

Roma, raid neonazista al Pigneto

A essere sincero non credevo che sarebbero stati così rapidi a rialzare la testa. Dev'essere che pensano ancora che il nuovo sindaco sia uno squadrista... Mala tempora currunt!

mercoledì 21 maggio 2008

Camminando...Insomma, tanto per cambiare Enigma e Destino arpeggiano sui miei giorni così da non darmi modo di annoiarmi Ho appena prenotato i voli per Madrid e da Santiago, perché quest'estate si fa la seconda metà del Cammino - prima coincidenza, l'Istituto di Studi Compostellani è a Perugia nel palazzo del parcheggio della mia facoltà - e ieri sera, all'inaugurazione della nuova Aula Magna di Foligno c'era una mostra fotografica... Due studenti del corso di Protezione Civile dove sono stati in viaggio, facendo splendide foto? Ma a Santiago, che domande!!! E oggi mi telefona un caro amico che mi dice: "Stavo sentendo Rai3 e mi sei venuto in mente! C'è un programma con Odifreddi e Valzania che stanno facendo il Cammino di Santiago e ogni giorno fanno 3/4 d'ora di diretta. E' tutto online!"
Ma che fico! Talmente tanto che ho pensato di segnalarlo in generale, perché come dice Valzania nella prima puntata appena ascoltata, "non sei tu che fai il Cammino, ma è il Cammino che fa te!" Non ricorda tutta una serie di cose sulla cultura soggettiva e il valore del viaggio?

Radio 3 - Il Cammino

Sul cammino

domenica 18 maggio 2008

Yin LangEra ferma convinzione di mio padre (e ora la penso esattamente come lui) che la caccia non fosse uno sport. Se gli animali potessero rispondere al fuoco, allora lo sarebbe. È giustificabile soltanto per procacciarsi il cibo, nient'altro. Altrimenti, è soltanto voglia di uccidere per mettere una pietra su ciò che ancora si agita nei nostri animi primitivi.

Joe R. Lansdale, Il mambo degli orsi, Torino, Einaudi, 2004, p. 54.

sabato 17 maggio 2008

La vie en roseUn film sul demone. Un altro capitolo che andrebbe aggiunto alla galleria emblematica composta da Hillman in Il codice dell'anima, Edith Piaf. Ossia il canto come vita. Una pulsione irrefrenabile, che ha ragione di tutti gli oltraggi della sorte, che sgorga praticamente perfetta in una bambina figlia di un saltimbanco e che la porta al successo mondiale. E all'autodistruzione. Esistenza breve, segnata da eventi tragici e trionfi e abusi di ogni genere. Una scia di morte e dolore perfettamente compendiata nell'ultimo capolavoro, Rien de rien, su cui il regista Olivier Dahan sceglie di chiudere questa biografia ispirata e poco preoccupata di cronaca ed esaustività. L'ultimo concerto, l'ultima ovazione, l'Olympia.
E Marion Cotillard, Oscar strameritato, è semplicemente superba! Vista recentemente in Un'ottima annata, è un'altra, è la Piaf... Cancella la sua splendida ed eccitante sensualità per diventare il passero introverso e chiuso in un dolore intimo e inevadibile, restituendone la dimensione corporea con cura maniacale. Traducendo su di sé il declino brutale, la malattia, la fine della speranza degli ultimi anni. Una leggenda che, come ogni leggenda che si rispetti, finisce presto, a 48 anni. Dalle stalle alle stelle, con un andirivieni massacrante, elogi e stroncature, Parigi e gli States, dove un'eterea Marlene Dietrich le fa un complimento che da solo vale tutto: lei è l'anima di Parigi, una voce che trascende la semplice esperienza estetica per farsi esperienza di vita, incontro con l'oltre dell'arte e del genio. Film splendido.Marion Cotillard come Edith Piaf

domenica 11 maggio 2008

Roma a -1, Inter fermato a Siena, crollo del Milan

Certo sarà un caso, ma dopo il repulisti di Moggi e dei suoi illustri compari le cose nel pianeta pallone si sono fatte decisamente più interessanti...

lunedì 5 maggio 2008

Ragazzo massacrato a Verona

Non c'è che dire, basta dar loro un attimo di tempo e i giovani della nuova destra ti fanno capire immediatamente quanto sono diversi da quelli della vecchia...

sabato 3 maggio 2008

BabelPer un po' mi sono chiesto il perché del titolo. Non vedevo problemi di comunicazione tra i vari personaggi che si aggiravano per lo schermo. Come formiche impazzite. Poi, pian piano, mi sono reso conto che la questione era più sottile e più insidiosa, aveva a che fare con la metalingua della cultura, col letto di Procuste nel quale riduciamo ciò che ci accade a un formato secondo noi comprensibile. E che genera interpretazioni discordanti, lontane anni luce l'una dall'altra e da quella che pare la verità degli eventi. Così una semplice, insensata bravata giovanile si trasforma in un attentato islamico contro gli Stati Uniti e la lingua dei media e delle istituzioni è incapace di esprimere la crudeltà gratuita del Caso - che è, neanche a farlo apposta, anagramma di caos - e rischia perfino di costare la vita alla vittima prescelta. Allo stesso tempo la lingua dei turisti è nell'impossibilità di esprimere lo stesso evento, che si inserisce con effetti devastanti in quello che doveva essere un succedersi di avvenimenti preconfezionato e controllabile: l'oscenità dell'incomprensione quando la mente ha perso ogni flessibilità e adattabilità allo scorrere della vita è forse il tratto più crudo e soffocante del film, la violenza dell'abbandono, del pullman che se ne va per ristabilire la magia rassicurante della tabella di marcia, il fresco dell'aria condizionata, la fine dell'involontaria e spaventosa contaminazione con il vero Marocco, fuori delle cartoline e dei dépliants patinati... Ed è la stessa sordità compiaciuta degli agenti di frontiera americani, che non sanno leggere una messicana con due bambini bianchi che come una clandestina o una trafficante di esseri umani.
Non che manchi il livello di incomunicabilità tra culture diverse,
che mi pare però secondario rispetto al tema principale. Urlanell'episodio succitato della sosta forzata in un villaggio non preformattato per turisti, dove la gentilezza accogliente degli abitanti si scontra con la paura e il sospetto di chi è partito senza lasciarsi alle spalle le sue ossessioni e i suoi schemi. Affiora però anche durante i preparativi per il matrimonio chicano, quando i bimbi biondi e statunitensi impattano con violenza simbolica in usi un tempo quotidiani e ora alieni come il tirare il collo a una gallina. E nelle parole spontanee di Gael Garcia Bernal, che vede gli stessi bambini come un problema e una minaccia...
E' un film di scontri e di sofferenza, che intreccia trame di ordinaria insensatezza nella speranza di trarne una qualche logica o forse nell'intento di mostrare l'inutilità del tentativo. Il gesto di amicizia e rispetto del cacciatore giapponese verso la guida marocchina è ciò che dà il via all'incredibile eppure così reale catena di eventi che porta alla miriade di catastrofi grandi e piccole che si costella in Babel. Una rappresentazione verosimile e sconfortante di pigrizia mentale contro l'indifferente ferocia del Destino, un esercizio a perdere di incasellamento degli avvenimenti in caselle ordinate, sterilizzate e comprensibili, inutile come l'attenzione di Cate Blanchett per la qualità del ghiaccio nella Coca e il successivo doversi far dare dei punti con un ago sterilizzato alla fiamma di un accendino usa e getta. Lo definirei un arabesco di gesti immaginali forti che ritrae un'umanità incapace di riscatto.
Un'immagine di Babel

venerdì 2 maggio 2008

«Gli antichi Greci tenevano in gran conto l'educazione fisica e avevano adottato la politica di incoraggiare le competizioni atletiche con premi importanti. Stranamente, però, non ho mai trovato scritto da nessuna parte che abbiano attribuito qualche riconoscimento alla sapienza degli studiosi, cosa che ho sempre considerato un mistero [...]. Tre giorni fa, tuttavia, nel corso delle mie ricerche nel campo dell'estetica, di colpo ne ho scoperto la ragione, dissipando un dubbio che mi tormentava da anni [...]. E chi credete che abbia spiegato questa contraddizione, che abbia fatto emergere per l'eternità dal profondo delle tenebre il mio dubbio? Il più grande studioso di tutti i tempi, il famoso filosofo greco della scuola peripatetica, Aristotele in persona. Secondo la sua teoria, se i premi che i Greci assegnavano nelle competizioni valevano di più delle capacità di coloro cui venivano attribuiti, era perché costituivano, oltre a una ricompensa, anche un incoraggiamento. Ma se avessero dovuto premiare la sapienza, cosa avrebbero potuto offrire che valesse di più della sapienza stessa? Esiste al mondo qualcosa del genere? Ovviamente no. E offrendo qualcosa di più vile, avrebbero finiro con il ledere la dignità della sapienza.»

Natsume Soseki, Io sono un gatto, Vicenza, Neri Pozza, 2006, pp. 168-169

giovedì 1 maggio 2008

The Hunting PartyChissà perché in questa stagione non si riesce mai a tirare un attimo il fiato Per quanto si cerchi di evitarlo, le cose si accavallano e sei sempre in ritardo. Come adesso, che il film l'ho visto lunedì sera e ne scrivo che è già venerdì. Pazienza, ce ne faremo una ragione immagino, ma cmq keppalle! Anyway, The Hunting Party mi ha lasciato un tantino interdetto. Mi è piaciuto e non posso che apprezzare la tigna con cui Richard Gere - che tra l'altro invecchia senza trucchi, chapeau - insiste a fare film su vicende a dir poco scomode che insistono ad avvenire nel mondo nonostante tanti proclami in senso contrario. Stavolta parliamo dei criminali contro l'umanità che ancora si aggirano più o meno indisturbati in quel dei Balcani: un improbabile terzetto, formato da lui, da Terrence Howard e da Jesse Eisenberg, cerca di catturare la Volpe, un carognone responsabile di eccidi, stupri e tutto il solito atroce corredo che la purezza porta con sé quando perde il senso della misura. Non dirò se ci riescano o meno. Il problema filmico è che l'inizio e la fine della pellicola hanno uno stile, il resto un altro; alcuni passaggi hanno un tono tragico, altri uno da commedia, altri addirittura scivolano nel surreale, come nei contatti con le forze delle Nazioni Unite - ma quella non è colpa del regista o degli sceneggiatori, è la realtà che supera effettivamente se stessa! Insomma, c'è qualcosa di spiazzante che non credo sia voluto e ti lascia una lieve vertigine un po' spiacevole. Nel complesso, però, l'impegno, la recitazione, la denuncia suppliscono più che abbondantemente a questi peccati veniali. Direi che si può vedere senza problemi, magari vergognandosi un po' della colossale ipocrisia che bene o male avalliamo tutti.