sabato 17 maggio 2008

La vie en roseUn film sul demone. Un altro capitolo che andrebbe aggiunto alla galleria emblematica composta da Hillman in Il codice dell'anima, Edith Piaf. Ossia il canto come vita. Una pulsione irrefrenabile, che ha ragione di tutti gli oltraggi della sorte, che sgorga praticamente perfetta in una bambina figlia di un saltimbanco e che la porta al successo mondiale. E all'autodistruzione. Esistenza breve, segnata da eventi tragici e trionfi e abusi di ogni genere. Una scia di morte e dolore perfettamente compendiata nell'ultimo capolavoro, Rien de rien, su cui il regista Olivier Dahan sceglie di chiudere questa biografia ispirata e poco preoccupata di cronaca ed esaustività. L'ultimo concerto, l'ultima ovazione, l'Olympia.
E Marion Cotillard, Oscar strameritato, è semplicemente superba! Vista recentemente in Un'ottima annata, è un'altra, è la Piaf... Cancella la sua splendida ed eccitante sensualità per diventare il passero introverso e chiuso in un dolore intimo e inevadibile, restituendone la dimensione corporea con cura maniacale. Traducendo su di sé il declino brutale, la malattia, la fine della speranza degli ultimi anni. Una leggenda che, come ogni leggenda che si rispetti, finisce presto, a 48 anni. Dalle stalle alle stelle, con un andirivieni massacrante, elogi e stroncature, Parigi e gli States, dove un'eterea Marlene Dietrich le fa un complimento che da solo vale tutto: lei è l'anima di Parigi, una voce che trascende la semplice esperienza estetica per farsi esperienza di vita, incontro con l'oltre dell'arte e del genio. Film splendido.Marion Cotillard come Edith Piaf

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