mercoledì 29 dicembre 2010

Fuochi d'artificio
Il Natale è andato via così, nella stupefazione da inizio brusco festività. Ora però mi sono un po' rimesso e così...


HAPPY NEW YEAR 2011 :)

martedì 28 dicembre 2010

Sacconi: "Disoccupazione tra i giovani? Tra le cause anche i cattivi genitori"

L'ideologia del nuovo tipo non è un'ideologia privatizzata [...] E' invece una ideologia della privatizzazione [...] Si tratta dunque di una nuova ideologia per la nuova società individualizzata, in cui, come ha scritto Ulrich Beck, ogni individuo, uomo o donna che sia, è invitato, sospinto e trascinato a cercare e trovare soluzioni individuali a problemi creati socialmente e ad applicare tali soluzioni a livello individuale, utilizzando capacità e risorse individuali. Questa ideologia proclama che è inutile (anzi controproducente) essere solidali, unire le forze e subordinare le azioni individuali a una "causa comune". Essa si prende gioco del principio della responsabilità collettiva per il benessere dei suoi membri, addossando ad esso la colpa di un debilitante "Stato-balia" e ammonendo a non curarsi degli altri perché ciò porta a una odiosa e detestabile dipendenza.

Z. Bauman, L'arte della vita, Laterza, Roma-Bari, 2010, pp. 113-114.

Measurements

lunedì 20 dicembre 2010

La regina dei castelli di cartaDev'essere l'ascendente Vergine che mi "dona" quest'esigenza di completezza *lol* fatto sta che quando comincio una cosa di solito la finisco, anche se potrei risparmiarmelo senza alcuna difficoltà. In questo caso specifico, la visione del terzo non ha modificato in alcunché il giudizio formulato sui primi due, anzi! Direi che qui la frammentarietà aumenta un po' troppo e certi inserimenti tematici lasciano molto perplessi, come il recupero della questione delle e-mail anonime, del tutto gratuita e inutile. La soddisfazione per l'esito del processo però ripaga ampiamente di tutto, quindi in ultima analisi si può fare!

domenica 5 dicembre 2010

La ragazza che giocava con il fuocoStare male non è poi così male lol è una forma di alibi che va bene anche per chi cerca di sottrarsi all'imperativo produttivista di quest'epoca, alleviando la necessità di ripetersi costantemente che non sta scritto da nessuna parte che devi sempre far uso del tuo tempo in modo utile e sensato. Così, visto che ieri non mi reggevo in piedi, ho profittato per recuperare un altro tassello dell'arretrato cinematografico e mi sono beccato La ragazza che giocava col fuoco, secondo capitolo del ciclo Millennium di Stieg Larsson. La sensazione, a parte la qualità disastrosa dell'audio del DVD, è più o meno la stessa della prima puntata: non c'è stato il coraggio o la volontà di affrancarsi dal libro, ma limitarsi a riportare fedelmente uno scritto ponderoso (da centinaia di pagine!) in due ore e rotti di film rischia di non fare un buon servizio né al testo né agli spettatori. Ne viene fuori uno spettacolo incomprensibile senza aver letto l'opera di partenza e che di questa non ha lo spessore né le sfumature. Gli attori sono bravi, Noomi Rapace in particolare è un'eroina assolutamente originale, il casting rifugge da ogni divismo e rispecchia appieno le linee estetiche del romanzo; le atmosfere sono affascinanti e invitano a una visita alto-turistica in Svezia. Però... Ti chiedi: letto il libro perché vedere anche il film?

sabato 4 dicembre 2010

Van Gogh - Mostra al Vittoriano fino al 2/2/2011

Le cose hanno questo strano modo di affollartisi in mente, rientri e si accavallano. Un po' d'ordine richiede prima di tutto un giudizio sulla mostra: deludente. Tendenzialmente per specialisti, vista la preponderanza di materiali tangenziali - come la collezione di stampe o di libri del buon Vincent - o di secondaria importanza. Fin qui però potrebbe anche starci, c'erano molte cose mai viste e un interessante dispositivo di paragone con altri artisti contemporanei, in un gioco di rimandi e citazioni notevole. MA: il gioco è lasciato interamente alle audioguide o alle guide in carne e ossa, nelle sale ci sono solo pannelli molto scarni e l'insieme dei materiali diciamo didattici è affollato all'inizio del percorso. E poi la folla e gli spazi del Vittoriano ridisposti in modo soffocante, costringendo alla fila anche chi volesse fruire della mostra con un minimo di anarchia.

Vincent van Gogh - Sulle rive dell'Oise
Altro ordine di considerazioni: vogliamo parlare della riproducibilità dell'opera d'arte nell'era della tecnica? Io adoro Benjamin, ma su questo specifico tema ne sono distante come Alpha Centauri. Il quadro qui sopra è bello visto così... Visto dal vivo mozza il fiato, tant'è vero che credo tornerò in un giorno infrasettimanale e in un orario sfigato per potermelo guardare con calma una mezz'ora senza torsi di broccolo che non ti vedono per niente e ti si fermano davanti chiacchierando. Direi la cosa migliore della mostra, anche se dei cipressi e delle vedute di Montmartre erano commoventi. Nel complesso, con qualche avvertenza per il giorno, consiglierei comunque la visita :)

giovedì 2 dicembre 2010

In amore niente regoleLa locandina e il titolo del film avrebbero dovuto essere quelli qui accanto. Invece, come accade troppo spesso, in omaggio a un'opinione della distribuzione nostrana che mi ostino a considerare errata e che vede il pubblico composto principalmente di imbecilli, in Italia questo film di George Clooney è stato presentato come In amore niente regole... Ovvero, come trasformare una commedia intelligente e ricca di spunti critici nell'ennesimo strazio rosa. Invece, se dovessi iniziare una recensione seria di questo gioiellino direi: istituzionalizzazione, razionalizzazione, disincanto. Il che dimostra inequivocabilmente che l'arte, in questo caso il cinema, è molto più divertente della sociologia *lol* Io mi arrabatto a salvare il salvabile, formulando qualche pensiero corsaro in forma digeribile, ma in questi casi soffro decisamente lo scarto. Comunque, il bel George, dotato anche di un bel cervello, sceglie gli inizi del football americano professionistico per esporre una tesi assai weberiana: quando l'effervescenza indisciplinata di un processo viene ingabbiata in regolamenti che pretendono di risolvere a monte ogni caso possibile, c'è forse un guadagno organizzativo ed economico, ma il divertimento scompare e con lui l'incanto e la passione. Fortunatamente Dodge Connolly non si lascia disarmare e, a cavallo del suo favoloso sidecar si allontana in un tramonto impressionista verso chissà quali altre avventure. Bel film, che dimostra come si possa parlare di cose non ovvie con leggerezza, e gran regia. Alcuni momenti sono memorabili: la prima corsa in moto verso Chicago o la rissa che alla fine risolverà l'intreccio sono da cineteca!