domenica 29 maggio 2005

Torniamo ogni tanto al buon cinema europeo, eccheddiamine! Anche perché in effetti è uno di quelli che mi fa stranire meno, salvo alcuni film italiani dei quali abbiamo già discusso. In questo caso, addirittura, succedono cose che non vedevo da un po': gli uomini non sono tutti degli stronzi, uno è addirittura simpatico; i protagonisti non sono mossi da motivi sordidamente economici e neanche tutti afflitti da dubbi esistenziali che iniziano seriamente a sfibrarmi e una - per interposta persona - afferma una verità con la quale è il caso di ricominciare a fare i conti: a volte è bello abbandonarsi alla Vita, anche se sembra che il cielo ci debba cadere sul capo se lo facciamo: "È successo, perché non accettarlo?"
Ciò non toglie che forse il film sia pervaso da un ottimismo eccessivo, che però, per una volta, di nuovo, non è razionalistico, ma emozionale, fatto di onestà e gente capace di accettare le situazioni improbabili che il destino ci tira fra i piedi con l'elasticità sofferta necessaria. Non basta essere - o dirsi - di sinistra per accettare la diversità in casa propria!

venerdì 27 maggio 2005

Una piccola botta di nostalgia, unita all'esigenza di non stare a pensarci troppo su, ed ecco che dopo l'ultimo capitolo del prequel ti viene voglia della real thing e arrivi ad affittare la cassetta, perché nessuno si è preso il disturbo di mettere il dvd tra i titoli a noleggio *sigh* O tempora o mores Un bel tuffo nel passato di quelli seri - quasi trent'anni - e l'impossibilità di non apprezzare il sogno di Lucas... C'è sempre qualcosa di più in strade così lunghe da percorrere, come Il signore degli Anelli o la saga della Torre nera: qualcosa al limite dell'ossessione o dell'illuminazione, che chiama rispetto, nonostante le palle che ti può rompere o gli anni che aspetti per vedere il capolinea.
Ed è un capolinea illusorio, per alcuni. Diventa atmosfera, sogno, forma della percezione. Anche in minore, come il rantolo del cattivone o "la Forza sia con te" qui. O come la Terra di Mezzo lì, per i cui sentieri varrebbe tanto la pena smarrirsi...
Curioso, per una volta mi trovo veramente combattuto per un film della seconda serie di Star Wars! Laddove per il primo e il secondo il giudizio di incommensurabile rottura di palle mi si era affacciato radioso alla mente, stavolta - forse perché non solo esaurito, ma anche investito dalla prima afa estiva - le due ore e passa mi sono trascorse senza problemi, anche con un qualche fremito... Di buono c'è la sfumatura dell'estremismo dicotomico invece osannato in Le Crociate, la magnificenza estetica dei cityscapes e degli scontri. Di cattivo... Roba che si trascina, in effetti, e che continua a motivare la mia inascoltata preghiera che questo lungo prequel ci fosse risparmiato: i cavalieri Jedi sembrano una consorteria - oltretutto numericamente ridicola - di infingardi rimbambiti, che nonostante la postura meditativa e la millantata intuizione non si accorgono di avere il nemico fra i piedi finché non glielo evidenziano in viola, né che il futuro Lord Fener ha scritto in fronte il suo destino. L'assenza totale di pathos - non quel Pathos *grin* - che porta addirittura al desiderio che si sbrighino a farla, 'sta benedetta strage, così non ci si pensa più e che cmq negli episodi precedenti spingeva - me almeno! - a forme di odio violento verso i buoni pallosi. L'eroe maledetto che è un pollo al quadrato, al quale il lungo tirocinio e gli straordinari poteri non impediscono di farsi abbindolare dal cattivone come un fesso qualunque e che non riesce minimamente a comunicare il travaglio interiore, limitandosi per tutto il secondo tempo a esibire un aggrondamento simile a una paresi.
Beh, direi che basta. Un'ultima menzione d'onore al grande Cristopher Lee per il bello scontro iniziale e perché ha un magnifico retrogusto di Saruman

domenica 22 maggio 2005

Opinioni diverse sul film della serata. Accedo senza difficoltà all'evidenziatura di sottotrame di scarsa pertinenza e nessuno sviluppo e forse di una certa frammentarietà. Devo dire però che la gran parte delle regie attuali è molto più scomposta e disassemblata di questa e che, nel complesso, è stata un'esperienza interessante. Lavoro di William Friedkin del 1986, questo poliziesco ha già l'intuizione di quello che sarà, ma rappresenta comunque uno stato anteriore che tendiamo a dimenticare: tempi di regia rapidi quanto necessario, ma capaci anche di fermarsi su una coppia di rapaci in volo o su qualcosa più di 5 secondi di un balletto off Broadway, attori che quando scopano sono nudi e non in maglietta o avvolti da improbabili, vittoriane lenzuola, scontri fisici realistici, con cazzate, sofferenza e pochi colpi cattivi. A completare un cast di buoni attori tutti giovani, Willem Dafoe, John Turturro e, per seguire la tradizione degli avvistamenti, William L. Petersen, poi Gil Grissom in CSI, sin da allora assolutamente impedito nel camminare in modo decoroso
Ah dimenticavo: i buoni non sono buoni, anche se i cattivi sì e non c'è uno straccio di lieto fine, neanche per i personaggi secondari!

venerdì 20 maggio 2005

Troppe tesi tutte insieme e addio a ogni altro genere di attività, sociale o intellettuale che sia *sigh* Cmq, una nota al volo per infilare un'altra perla sulla collana del garage sound inaugurata con i testi dei Green Day. Un dischetto molto meno strutturato di American Idiot e anche meno energetico di Dookie, ma comunque un buon ascolto, con una tinta melodica che viene probabilmente dalla California e le venature di surf che le sono connaturate
Parlo dei Lit e di questo simpatico A place in the Sun dove accanto alle onnipresenti chitarre si trovano anche divertenti costruzioni testuali, come in Miserable che centellina il ritornello affibbiandogli significati a dir poco... eterogenei!



You make me come
You make me complete
You make me completely miserable


domenica 15 maggio 2005

Easy. Direi che la definizione è proprio questa, che sta per nullafacente che però non si annoia, ma si gode anzi il tempo che passa dilettandosi di faccende eminentemente inutili e guardando film dilettevoli e privi di un'evidente didattica. Alle volte è così liberatorio - come sosteneva rumorosamente un Guzzanti simil Funari
Definizione che si applica alla giornata odierna e al film che casualmente l'ha accompagnata, frutto della deliberata volontà di non macinare l'ennesimo titolo molto arretrato ma ben presente, in favore dell'offerta satellitare occasionale. E così un gioiellino passato - credo - piuttosto inosservato compare su questo diario immateriale. Casting geniale, attenzione creola alle facce e agli ambienti - una Nizza che a tratti sembra un backstage delle Crociate - leggerezza assoluta di regia per un Neil Jordan irlandese che tira fuori un film molto, molto francese. Splendidi Nick Nolte nella parte del buon ladrone e Tcheky Karyo in quella del suo affezionato angelo custode poliziotto.

venerdì 13 maggio 2005

Ripetitivo? Sì, può darsi È che quando cominci a prenderci la mano smetterla è un problema. Tra zapping e vecchi film le occasioni di intrecci e affioramenti si moltiplicano, sempre più complicate poi, tipo stasera. Si aspettava una replica di Lost e nel frattempo si girellava per il satellite... E casco su uno dei miei film preferiti, Payback con un
Mel Gibson ante Iesus assolutamente perfetto. Alcune scene e... Mi ritrovo David Paymer con la stessa giacca e lo stesso ruolo che ricopre in Line of Fire, altro serial niente male che tuttavia non mi si azzecca con gli orari. Mi trovo una Lucy Liu prechirurgia plastica (eh sì, la adoro ma dopo averla vista qui sono convinto che si sia fatta qualcosa!) che come prostituta sadomaso è da urlo, ma riecheggia di innumerevoli eco, da Ally McBeal ai due volumi di Kill Bill alle Charlie's Angels. E poi c'è Maria Bello, ex-ER e perfino, dico perfino, John Glover, papà cattivo di Lex Luthor in Smallville. Già così di suo sarebbe una messe di incroci niente male, ma il punto è che il film a me piace da matti perché è ispirato a The Hunter di Richard Stark, pseudonimo di uno dei maggiori giallisti del Novecento, Donald Westlake quando era in vena di scrivere pulp e, cribbio!, ci riusciva
Bien sûr, nous eûmes des orages
Vingt ans d'amour, c'est l'amour fol
Mille fois tu pris ton bagage
Mille fois je pris mon envol
Et chaque meuble se souvient
Dans cette chambre sans berceau
Des éclats des vieilles tempêtes
Plus rien ne ressemblait à rien
Tu avais perdu le goût de l'eau
Et moi celui de la conquête

{Refrain:}
Mais mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime

Moi, je sais tous tes sortilèges
Tu sais tous mes envoûtements
Tu m'as gardé de pièges en pièges
Je t'ai perdue de temps en temps
Bien sûr tu pris quelques amants
Il fallait bien passer le temps
Il faut bien que le corps exulte
Finalement finalement
Il nous fallut bien du talent
Pour être vieux sans être adultes

{Refrain}
Oh, mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore, tu sais, je t'aime

Et plus le temps nous fait cortège
Et plus le temps nous fait tourment
Mais n'est-ce pas le pire piège
Que vivre en paix pour des amants
Bien sûr tu pleures un peu moins tôt
Je me déchire un peu plus tard
Nous protégeons moins nos mystères
On laisse moins faire le hasard
On se méfie du fil de l'eau
Mais c'est toujours la tendre guerre

{Refrain}
Oh, mon amour...
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime.

Non credo che sia un problema di chi fa musica, ma di come fa musica. Se è un esercizio formale - per quanto geniale - o se dentro c'è (come direbbe Simmel) una parte di spirito. A Little Bit of Soul, direbbe questa volta Billy Joel Di canzoni che ti costellano la vita non ce ne sono poi tante, di canzoni - come questa di Jacques Brel - che ti risvegliano i brividi ad ogni ascolto, che ti tornano in mente nei contesti più diversi: per una serenata, per un momento di scoramento, per un pensiero inattuale... So che rischio linciaggi vari con la prossima affermazione, ma ci provo lo stesso, perché credo che qualcuno debba dirlo, anche se rompe e ti costringe all'ennesimo confronto con lo specchio. Siccome a volte sono un po' vile, lo dirò con uno dei miei autori preferiti, Giorgio Colli:

La vita come conservazione dell'individuo, propagazione della specie, è un quadro riduttivo: qui la necessità, la potenza, il bisogno, la fatica, il finalismo tracciano i modelli dell'uomo politico, dell'uomo economico. Ma la vita è anche gioco, o se si preferisce, è anche qualcos'altro, qualcosa di diverso da tutto quello che si è detto prima. Quando un pezzo di vita sottratto alla pena controbilancia tutto il resto, il pessimismo è vinto.

Ecco... La vita è anche gioia, ebrezza, pienezza. Non solo noia, afflizione, disgusto, autocommiserazione e stanchezza. E non è scritto da nessuna parte che ci debba essere equilibrio quantitativo tra le due facce della medaglia. Come dice in modo definitivo Colli, basta un piccolo momento di gioia per sconfiggere il dolore, tutto il dolore. Basta il coraggio di vivere anche un solo istante per il suo inaudito valore e tutto il resto assume le sue reali dimensioni. Come gli dèi greci, possiamo vivere - almeno per un poco - senza sforzo, con lievità.

giovedì 12 maggio 2005

Non è che non l'abbia capito che il tempo passa, tutt'altro. È che in effetti, al di là dell'avvenenza del suo avatar in John Doe, l'amico è veramente un mean bastard... Uno dei peggiori, aggiungerei che profitta della minima occasione per strofinarti un sale dolcissimo sulle ferite, per far nascere brividi dalla tanta terra di ricordi che ti porti dietro e sbatterti in faccia l'incredibile: che sono tutti quegli "io" morti e sepolti che ti fanno ciò che sei e che averli con te è splendido e
devastante. E così stasera me ne stavo bel bello a vedere l'ennesima serie di inganni e meschinità messa su in Desperate Housewives quando due delle eroine della serie si danno volontarie nell'organizzazione di un ballo scolastico dei rispettivi pargoli e il dj va a pizzicare un lento per l'appunto da brividi: Dust in the Wind. E come al solito con la canzone - come accadeva un sacco di anni fa - viene il disco. Uno dei miei primi acquisti (e qui credo che Eleo comincerà ad avere qualche difficoltà, visto che parliamo del 1978), uno di quegli oggetti di culto che era bello avere per le mani, rigirare, leggere in ogni sua minima e inutile parte, assaporare. E proprio
perché quel disco lo so, fa parte di me, è ancora qui accanto a me mentre io - imbastardito - ascolto Good Charlotte in mp3... Ne ricordo le fatidiche sleeves e il fatto che eoni fa ne usai una come copertina di una mia cassetta compilation - incredibile, le facevamo prima che qualche fenomeno pensasse di guadagnarci sopra un sacco di soldi - era questa qui accanto. Beh, da cosa
nasce cosa, invece di scansionarle mi dico che forse le trovo in linea... Pessima idea! Se c'è qualcuno che vuole andare a vedere i nostri eroi come sono oggi, beh si accomodi *sigh* Tutto sommato preferisco il ricordo agrodolce di un vecchio LP e gli altri brividi che avevo allora, quando pensavo a come doveva essere un concerto così...



mercoledì 11 maggio 2005

Se ci avessi messo un titolo, questo post si chiamerebbe con tutta probabilità "Rovi", una volta tanto senza nessun intento censorio o giudicante. Sarebbe perché la vita spesso funziona come i rovi... Non che ti graffia no - almeno non per quel che riguarda questa analogia - piuttosto che trattiene brandelli di cose: ciocche di capelli, strisce di stoffa, brani di carne, ciuffi di peli che restano lì a sventolare come stendardi, nella maggior parte dei casi senza nessuno che ci faccia caso. Però basta essere un po' più attenti e quelle piccole cose, povere cose possono ricordarti giorni, altre cose, persone. Possono diventare un trampolino, la fiamma di una candela.
Ieri seri sono andato a leggere e bere al Cinastik, già di per sé un osso di seppia perché è un nome che viene da una canzone di Vinicio
Capossela da quello che secondo me è il suo più bell'album, Il ballo di San Vito. Il ballo di San Vito canzone è un vero gioiello e, neanche a farlo apposta, è stata scelta dagli autori di John Doe come ideale colonna sonora dell'ultimo scontro tra John e Morte, di cui ho appena parlato. Comunque, mi trovo una bella poltrona tranquilla, mi doto di un Caol Ila con chaser ghiacciato e mi immergo nel buon Michel, che in questi giorni come può notarsi mi accompagna. C'era un certo brusio, anche se non la definirei una serata affollata, cercavo di concentrarmi e così ci ho messo un po' a notare la musica di sottofondo, un po' a riconoscere la voce, un po' a trovare il disco.
Ma poi, sulle note di Hang Down Your Head, tutto si è fatto chiaro. Un altro disco magnifico, due in un colpo solo! Con quella voce che sembra sempre abbaiare alla luna, Downtown Train non è più un hit della radio, ma un'opera d'arte. E il bello è che nessuno ci faceva caso e anch'io, nelle onde delle conversazioni e delle frasi, lo sentivo e non lo sentivo...

lunedì 9 maggio 2005

È proprio carina, 'sta cosa È un po' come ritrovare dei vecchi amici, e direi che il buon John si può a buon diritto considerare tale. Dicono che non è un buon amico - e in effetti ha combinato bei casini a tanti malcapitati - ma in ultimo, almeno per qualcuno, si è rivelato tale, tanto da andare a litigare di persona proprio con Madama Morte! L'avevo detto, questo fumetto è una delle cose migliori che vedo da parecchio, e la conclusione della prima stagione, il numero 24, è veramente una conferma e una degna conclusione di due anni di lavoro. Sarà anche perché, tanto per cambiare, si viene a infilare in attuali interessi di studio e riflessione; ma è una minima parte del fascino. Mi piace il coraggio di sdoganare uno dei nostri peggiori incubi e rivelarne il fascino, l'attrattiva ineludibile... Diciamocelo, Morte è splendida! Tra lei e Tempo la scelta è difficilissima, sarà che sono due facce della stessa medaglia e riuscire a farle innamorare entrambe non è proprio da tutti!
E poi sì, nelle tavole c'è molto più di quanto non sembri, come mostra al di là dello scrivibile questa qui sotto...


Il ritorno del rimosso, il dispendio improduttivo tende a sostituire il progressismo "energetico" [...]. Siamo in presenza, forse, di una potenza affermativa quale la si ritrova sotterraneamente in tutte le strutturazioni sociali e che talvolta si impone irresistibilmente, come un'onda dal profondo che nulla potrebbe fermare. Ecco allora un progetto ambizioso: offrire una spiegazione riguardo al "dispendio" popolare. Ciò che era privilegio dell'avanguardia, degli artisti, dei geni solitari e orgogliosi, penetra capillarmente nell'insieme del corpo sociale. Il godimento del presente, il carpe diem diventano valori massicci e inconfutabili.

Michel Maffesoli, L'ombra di Dioniso, Milano, Garzanti, 1990, p. 49.

Ecco forse una delle chiavi per comprendere perché, d'un tratto, tutti si sentano - e in quest'ottica siano - artisti. Arte come figura dell'improduttivo e dell'inutile, ciò che pone in contatto con l'essenza del mondo al di là della sua utilizzabilità strumentale. Tenendo tuttavia a mente l'idea di "esperienza estetica" di Gadamer, mi chiedo se questo sia sufficiente o se la reazione all'economicismo non stia in ultimo costandoci tutto ciò che nell'arte va oltre. Oltre l'utile e l'inutile, il bene e il male, ciò che è solo di questo mondo.

sabato 7 maggio 2005

Le crociate

E dire che è uno dei miei eroi prediletti della saga del Signore degli Anelli Certo, non è colpa sua, bensì di quel fenomeno del regista - Ridley Scott per chi non fosse al corrente - se nel film interpreta un sussiegoso testa di cazzo che per salvare l'anima sua dal sospetto di incoraggiare la morte di un pugno di cavalieri, tra l'altro evidentemente bastardi, si macchia della colpa evidente della morte di centinaia di migliaia di disgraziati e della fine del regno di Gerusalemme. Come eroe puro poteva pensarci solo un americano a farlo così stronzo e totalmente privo di autoironia e autocritica. Per il resto, ove si riesca a dimenticare che tutto il secondo tempo ha luogo solo perché il protagonista è un verme vigliacco, il film è un bel film: splendida fotografia, regia tesa e scenografie da urlo, ottimo cast.
Ci sono poi una serie di cazzate da gran premio, ma da una ricostruzione similstorica made in USA non ci si può aspettare molto di più: le catapulte hanno il potenziale di fuoco di un paio di carrarmati l'una, la regina di Gerusalemme, all'indomani della caduta di questa, rinuncia a tutti i suoi restanti titoli per diventare la moglie di un nobilotto di provincia che, a sua volta, era un fabbro pezzente fino a sei mesi prima, ma si intende di strategia, ingegneria idraulica, comando delle truppe e balistica avanzata. E per di più scrive pure!
A parziale salvataggio dell'opera va detto che nel complesso l'equilibrio rappresentativo pecca addirittura di un eccessivo filoarabismo, trovandosi gli ignobili tutti tra gli occidentali. Perfino il feroce saladino è un bel personaggio, nonostante la strana somiglianza con l'Osama nemico pubblico #1
In tempi in cui, grazie anche alla pigrizia, la cultura è solo un bene di consumo, non si deve aver paura di rendere partecipi di uno sforzo che lascia a tutti il diritto e la possibilità di pensare da sé, in prima persona.

Michel Maffesoli, L'ombra di Dioniso, Milano, Garzanti, 1990, p. 24.

venerdì 6 maggio 2005

Con raro tempismo ecco il frutto dell'ennesimo pomeriggio senza grande voglia di elaborazioni culturali autonome. Mai critica fu più puntuale nel definire per converso i due Kill Bill, peraltro visti con grande piacere, come roba da educande al confronto. Non è tanto la crudezza delle scene, delle situazioni e dell'atmosfera che regna in generale nel film a fare la terribile differenza, quanto il fatto che la vendetta non è di pertinenza esclusiva dell'eroe, come si è tentati di credere fidando nei nostri stereotipi cinematografici. Anzi, pian piano si scopre che l'eroe stesso è tale in ragione di una vendetta precedente, che si articola e dipana nei suoi confronti con perizia e ferocia tutte orientali, fino al colpo di scena finale per il quale propriamente non ci sono parole... E difatti l'eroe disfatto lo riconosce con un gesto altrettanto potente e simbolicamente inevadibile! Non mi stupisce che Tarantino abbia rimpianto di non esserne l'autore...
In generale, esiste una relazione inversa tra rilevanza qualitativa del contenuto ed estensione quantitativa della comunicazione.

lunedì 2 maggio 2005

Sarà perché la gran parte delle professioni "intellettuali" ha rinunciato al rigore e alla propria deontologia che ognuno si sente titolato ad intervenire ovunque, nella gran parte dei casi senza conoscenze e senza preparazione? Rumore bianco scambiato per perle di saggezza.
Sul terreno della necessità cresce quest'opera stupenda che è l'esistenza, alla stessa maniera secondo la quale il concime permette il dischiudersi del fiore dalla soave bellezza

Michel Maffesoli, L'istante eterno, Roma, Luca Sossella, 2003, p. 22.

domenica 1 maggio 2005

HellblazerPer tornare al ciclo defatigante per la mia povera testa che mi ha un po' tenuto lontano da questo blog, vorrei segnalare alcune cose a fumetti che meritano veramente attenzione. Si comincia con un vecchio amico - perlomeno per i pochi lettori abituali
Si tratta di John Constantine, stavolta quello vero, quello bastardo dei fumetti!
Un tipaccio che nei 200 e passa albi di vita ne ha combinate di tutti i colori. I libri che presentano insieme avventure intere non hanno assolutamente niente da invidiare a un "vero" libro, se qualcuno non avesse ancora capito che ormai la cultura va per strade tutte sue. Uno che questo l'ha capito perfettamente è Neil Gaiman, autore della
splendida saga di Sandman, di cui il buon Constantine è uno spin off  di successo. Poteva mancare allora il maestro?Certo che no! Albo di ritorno alla saga, con disegnatori d'eccellenza tra cui Milo Manara e Bill Sienkiewicz, creatore tra l'altro di Electra. Pagine eccelse, dove il fumetto raggiunge veramente il livello di espressione autonoma che gli compete e il testo perde la sua centralità a favore di un montaggio sapiente e di una commistione continua di tecniche ed effetti!
Così, tanto per cronaca, una magnifica tavola tratta dal capitolo Delirio...

Delirio
Bene, e così mi sono giocato il raro - nel senso di assai poco frequente - piacere di mangiarmi una confezione di Chicken McNuggets *sigh* In effetti, dopo questo istruttivo docufilm, sarebbe piuttosto complicato farlo di nuovo, mica per altro, per il terribile trattamento riservato ai poveri polli. Per eventuali lettori di stomaco forte, raccomando in proposito un romanzo di Jonathan Coe, La famiglia Winshaw, dove tra le altre
cose è tratteggiato un quadretto delle politiche produttive di un allevamento intensivo veramente niente male... Certo, probabilmente il film è un po' fazioso, la scientificità della prova può lasciare a desiderare, ma visto il livello medio della preparazione culturale odierna credo lo si possa perdonare e prenderlo come un esempio di strategie di risveglio critico delle coscienze efficaci. In spicci, l'autore si è sottoposto per un mese a una dieta esclusivamente McDonald's, con effetti sul suo fisico assolutamente non previsti, né da lui né dall'équipe medica che lo monitorava.
Ed è anche con ragione che mi si richiama all'ordine È un po' che tesi, presentazioni e altre amenità del genere mi stanno sfinendo e, diciamocelo, alla lunga ti passa la fantasia! Cmq per ricominciare oggi volevo ritornare sul disco dei Green Day, in particolare su una canzone, Give Me Novocaine

Take away the sensation inside
Bitter sweet migraine in my head
Its like a throbbing tooth ache of the mind
I can't take this feeling anymore

Drain the pressure from the swelling,
The sensations overwhelming,
Give me a long kiss goodnight
and everything will be alright
Tell me that I won't feel a thing
So give me Novocaine

Out of body and out of mind
Kiss the demons out of my dreams
I get the funny feeling, that’s alright
Jimmy says it's better than air,
I’ll tell you why

Drain the pressure from the swelling,
The sensations overwhelming,
Give me a long kiss goodnight
and everything will be alright
Tell me that I won't feel a thing,
So give me Novacaine

Oh Novocaine

Drain the pressure from the swelling,
The sensations overwhelming
Give me a long kiss goodnight
and everything will be alright
Tell me Jimmy I won't feel a thing,
So give me Novocaine

Come già detto, un gran disco, un'opera rock quando tutti producono cd con dentro una o due canzoni decenti e tanta, tanta spazzatura... Cmq, al di là di questo, la canzone mi piace particolarmente perché è una di quelle che ti spiazzano. L'atmosfera è da notte hawaiana, da romance sdolcinato, mentre il testo come vedete va in tutt'altra direzione. Gioco allo spaesamento di cui sono maestri i Barenaked Ladies, che non posso che raccomandare per la genialità degli arrangiamenti e la surreale bellezza dei testi, come per esempio in questa I Live with It Every Day.

On August first, nineteen-eighty-one
I cycled to Scott's house with a BB gun
We were almost twelve, but we looked thirteen
He had baby-blue eyes that I shot him between
Nature provides for us a safety net
Whatever we do, we can never forget

[Chorus]
I live with it every day
Even though we moved away
Our yesterdays are on a loop;
A marathon of heartbreaking moments
I live with it every day
For every step I have to pay
The only thing that they can't take:
The guilt that spirals in my wake

The day they found me asleep on the floor
Engine running, closed garage door
Was the day the For Sale sign arrived on the lawn
Two weeks later, and we were gone
Everyone falls through time and the funnel it makes
But I'm staying here inside my biggest mistake

[Chorus]

The love I put away
Like games that children play
The hearts you choose to break
Like cars dumped in the lake
The laugh lines on your face
The life I won't embrace
The cold house I won't leave
The guests I won't receive