giovedì 29 dicembre 2005

Visto che questo, a meno di improvvise ispirazioni domattina , sarà l'ultimo post del 2005, ho pensato di dedicarlo a un sano compito di controinformazione, pubblicando i nomi dei 23 parlamentari che siedono in nostra rappresentanza pur avendo subito condanne in via definitiva. Accanto ai nomi la sigla del partito di appartenenza, con una vistosa e stupefacente preponderanza Colgo l'occasione per augurare a tutti i viandanti - ehi, siamo da poco a più di 4000 contatti, sono commosso! - un buon anno nuovo, che se fosse appena meglio di questo sarebbe già un passo da gigante...

Massimo Maria Berruti (deputato FI)
Alfredo Biondi (deputato FI)
Vito Bonsignore (eurodeputato Udc)
Umberto Bossi (eurodeputato e segretario Lega Nord)
Giampiero Cantoni (senatore FI)
Enzo Carra (deputato Margherita)
Paolo Cirino Pomicino (eurodeputato Udeur)
Marcello Dell’Utri (senatore FI e membro del Consiglio d’Europa)
Antonio Del Pennino (senatore FI)
Gianni De Michelis (eurodeputato Socialisti Uniti per l'Europa)
Walter De Rigo (senatore FI)
Gianstefano Frigerio (deputato FI)
Giorgio Galvagno (deputato FI)
Lino Jannuzzi (senatore FI)
Giorgio La Malfa (deputato Pri, ministro Politiche comunitarie)
Roberto Maroni (deputato Lega Nord e ministro Lavoro)
Augusto Rollandin (senatore Union Valdôtaine-Ds)
Vittorio Sgarbi (deputato FI)
Calogero Sodano (senatore Udc)
Egidio Sterpa (deputato FI)
Antonio Tomassini (senatore FI)
Vincenzo Visco (deputato Ds)
Alfredo Vito (deputato FI)

Per chi, incuriosito, volesse maggiori informazioni, rimando al blog di Beppe Grillo e in particolare a questo documento. Un 2006 degno, pls!
King Kong
Ho qualche difficoltà... Potrei sprecare gli aggettivi e per parecchi di loro non farei un soldo di danno, stupirmi di nuovo agli incredibili risultati che il buon Peter Jackson riesce a ottenere con le nuove tecnologie di simulazione digitale, citare lo sguardo incredibilmente umano di Kong e quel qualcosa che lo fa assomigliare a Gollum - e non è soltanto la maestria di Andy Serkis, quanto probabilmente la pietà che non possiamo fare a meno di provare per tutte le creature sventurate che in un modo o nell'altro finiscono per aver a che fare con noi umani. Sì, potrei e magari in un altro pomeriggio lo farei senza alcun rimorso. Oggi però, per un motivo o per l'altro, non riesco ad esimermi dal ritenere il buon Jackson vittima di stordimento da effetti speciali e di verbosità eccessiva. Avrà anche confezionato un omaggio da cinefilo agli anni '30 - e le sequenze d'apertura del film, fino al naufragio sull'isola, sono veramente stupende - ma nel frattempo ha perso ogni senso del ritmo narrativo e quando comincia a giocare con i dinosauri fa l'effetto di un bimbo smarrito in un immenso parco divertimenti. Un'isola sulla quale tutto - dalle formiche alle oloturie - ha denti impressionanti e vocazione omicida e dove lo slancio accattivante della traversata si incaglia al pari della Venture. Tutti i metadiscorsi elaborabili su un simbolismo di potenza archetipica vanno bene, ma un quarto d'ora di fuga di dinosauri senza alcuna ragion d'essere è un po' troppo anche per un entusiasta, che alla fine riesce ancora ad apprezzare con sforzo la meraviglia di Kong sul ghiaccio e i suoi ultimi attimi di felicità, ma non può non notare la nottata di Naomi Watts a spalle nude sotto zero, pensando che vista la resistenza sarebbe stata veramente la compagna adatta per la Bestia
King Kong
This picture courtesy of 3D Strike
Perché dovremmo stupirci dello stato pietoso dei rapporti interpersonali se, a norma di pubblicità, quando uno vede una splendida donna, la prima cosa che immagina è di... fotografarla con una fotocamera digitale??? Tempi di castrazione digitale e di progressivo sfaldamento della sostanza umana.
Il problema degli aforismi (almeno per come li concepisco io) è che sono talmente vicini alla poesia che, senza un minimo di ispirazione, è impossibile scriverne di decenti.

mercoledì 28 dicembre 2005

Gocce d'acqua su pietre roventiSe non ci fosse stato il titolo sarebbero bastati 5 minuti di film per capire che non poteva non esserci lo zampino di Fassbinder. Per esser brevi, lui seduce lui, si innamorano e vivono insieme; poi la storia si guasta e ricompare la ex del lui più giovane (Ludivine Sagnier, già raccomandata ai viandanti di questo sito in occasione di un altro film dello stesso regista, François Ozon) che in breve lo convince a tornare con lei. Mentre se ne stanno andando, torna il lui più anziano, un tipo seducente e maramaldo che in men che non si dica accalappia la piccina. Intanto suona alla porta un transessuale ex del lui più anziano. Dopo una samba da cineteca, il fellone si porta a letto le due fanciulle e vorrebbe completare il quadro col lui più giovane. il quale invece si suicida, consolato negli ultimi momenti dal transessuale piangente, anch'esso - si scopre - vittima ancora innamorata del fetentone. Fine.
Ora, già per Swimming pool avevo manifestato qualche perplessità sull'operato del regista, anche se in questo caso il problema è più la scelta del testo ad essere problematica. Certo, segnala una continuità da stimare, visto che Fassbinder è un antenato prestigioso e scomodo (Dio, saranno vent'anni che non ci capitavo nei pressi ), un regista che non ha mai temuto lo scandalo o il tema "duro". Ma erano per l'appunto vent'anni fa! Oggi non c'è scandalo, solo una lentezza studiata e un'ottima recitazione del cast, ma anche un'oggettiva difficoltà a comprendere la dinamica dei rapporti - una lettura marxista quasi didascalica - decisamente figlia del suo tempo e di un intento polemico che oggi sceglierebbe senz'altro altre strade per manifestarsi.
The Fighting TemptationsIeri sera è stata una seratina decisamente piacevole Prima pizza rigorosamente invernale "Pepe verde" (speck, mascarpone e pepe verde!) all'omonima pizzeria con storica coppia di amici, come si suol dire a chiacchiera. Poi, su input della Strega, filmetto di mezzanotte senza alcuna pretesa, ma ottima scusa per performances vocali di notevole qualità. Al di la di Beyoncé - fisico da Delta e voce d'angelo - vorrei ricordare Eddie Levert e Walter Williams degli O'Jays, interpreti grandissimi e protagonisti di un numero da antologia - Who do you think you're fooling a cappella con accompagnamento di strumenti da barbiere e armonica - che da solo vale tutto il film!

martedì 27 dicembre 2005

The Final CutTanto per cambiare non si sa quanto fantascienza quanto realtà in fieri, The Final Cut è un film che nasce da una bella idea, ma non ne fa praticamente nulla Ulteriore prova un po' così di Robin Williams, per il quale rimando a qualche giorno fa, dopo il non spettacolare One Hour Photo, avrebbe avuto tutte le carte in regola per proporre spunti di riflessione su un tema sempre più attuale e, al tempo stesso, sempre lo stesso da millenni: la ricerca dell'immortalità, stavolta attraverso lo Zoe Project della Eye Tech, multinazionale del caso. Le trame però si intrecciano e intralciano senza mordente, passando dal privato al pubblico, dal thriller alla storia d'amore, senza che alcuna conquisti una qualche centralità. Effetto generale noia ed aspettative frustrate, quindi. Soprattutto quando nel frattempo la cara Microsoft sta lavorando a un progetto come MylifeBits, che mira ad essere un sistema di lifetime storage terribilmente simile a quello della Eye Tech. Vita sempre più mediata, della quale si riesce ad essere testimoni (passivi) solo attraverso supporti assortiti e che, nella sua violenta energia, sfugge sempre più, inconsistenza soggettiva, necessità di controllo e di permanenza riversata su strumenti che promettono tali doni come sirene, come sa chiunque si sia fidato troppo delle capacità di conservare informazioni ad oggi disponibili. E poi diciamolo, chi è così sicuro che l'elettricità, le macchine e tutti i nostri feticci siano per sempre? Solo un altro disperato sogno di chi non sa rassegnarsi a morire...

lunedì 26 dicembre 2005

Frank Miller's Sin City 1
Si ha un bel dire i grigi, i milioni di sfumature, la complessità *grin* Leggi quintali di libri, dici cose all'apparenza sensate, stigmatizzi i manichei e spezzi lance per un sano relativismo (alla faccia del papa, tra l'altro ), insomma sei convinto! Poi incappi in uno come Frank Miller e scopri il fascino spietato del bianco e nero puro, senza
Frank Miller's Sin City 2compromessi, senza contorni, senza transiti. Sì/no, l'elementare, esisto o non esisto e non ci sono stati intermedi, incertezze. Le figure esplodono dall'oscurità, abbaglianti e frastagliate, e il lettore non può sottrarsi al suo compito creativo: integrare in un lampo tutto ciò che la "parola" dell'artista ha lasciato non detto, inespresso. Ed ecco che paradossalmente l'assoluto degli opposti si apre alla relazione e diventa una bella parabola del pensiero occidentale, irretito nella malia dell'antinomia e dimentico di tutto ciò che questa lascia indietro e affida alla buona volontà degli uomini...
Frank Miller's Sin City 3

domenica 25 dicembre 2005

Tu la conosci Claudia?Dovendo scegliere tra le strenne natalizie preferisco decisamente Aldo, Giovanni e Giacomo ai vari Vanzina, Neri Parenti o Enrico Oldoini E così ecco che la serata di un giorno di perfetto fancazzismo se n'è andata in compagnia di questa piacevole commediola imbastita di equivoci e battute. Oddio, l'avessi vista al cinema credo che mi sarei stranito, ma visto che se ne stava buona buona nel tubo catodico, direi che ci si può stare! D'altronde, l'opinione prevalente sul Natale l'ho già espressa al post prima e, come si dice a Roma, "mejo ride' che sta' allegri"
Nick Barbabianca
Trovare un Babbo Natale killer professionista già non è male, trovarlo incazzato nero per l'oscena smemoratezza che ci affligge di norma sotto Natale – quando siamo perseguitati da piccoli gnomi insopportabili che offrono il pandoro a un ricco assortimento di sfigati, gadgets tecnologici e papi pentiti – è troppo bello. Ringrazio di cuore il duo Bartoli & Recchioni che continua a imbastire belle storie su trovate che hanno un sacco di significati. Chapeau Ah, e buon Natale...

sabato 24 dicembre 2005

Strano momento per inaugurare un nuovo tag, in effetti, ma lo zen fa questi scherzi e c'è tempo e voglia, perciò... Tutto nasce dall'idea di commentare la "coincidenza" per cui, dopo l'entusiasmo per la riedizione di Pirates di Sid Meier - doverosamente annotato - sono reinciampato in un romanzo acquistato tempo fa del tutto
La vera storia del pirata Long John Silvercasualmente che, oltre ad essere più che consigliabile per la bella prosa, è provvisto di una bella introduzione di Roberto Mussapi, per molti versi illuminante. Scrive ad esempio il nostro:

Non a caso mentre l'Inghilterra conquista grazie alla pirateria il più grande impero mai esistito sulle acque, a Londra Christopher Marlowe mette in scena la figura del Dottor Faustus, egotico sapiente che aspira all'ubiquità, al dominio assoluto sullo spazio e sul tempo. Nel suo sogno delirante di onnipotenza assomiglia molto al dottor Jekill che la mente di Stevenson partorirà, gettando sul mondo industriale e moderno l'ombra di quella sete assoluta di dominio (p. 14).

Ce n'è perfino più di quanto si riesca a maneggiare agevolmente e il bello è che saremmo soltanto all'inizio. Già perché, sempre sul filo dell'imponderabile, a marzo ho avuto a che fare con un concorso per il quale mi sono un minimo preparato. Uno dei commissari, mia vecchia conoscenza, aveva di recente pubblicato un testo dal titolo stuzzicante, Sociologia del mondo globale, per i tipi di Laterza, sfogliando il quale mi sono imbattuto in pagine molto interessanti su un altro autore fino ad allora rimasto nel limbo del sentito dire, Carl Schmitt, del quale ho poi acquistato Terra e mare (Adelphi), dove c'è, guarda un po'!, un capitolo su "Pirati e schiumatori del mare". E in un bel saggio di Bruno Accarino, ospite come me di Antonio De Simone in Identità, spazio e vita quotidiana (QuattroVenti), letto già in bozze, torna Schmitt e molte altre riflessioni sulla "talassizzazione" dei conflitti e l'immaginario politico del mare... Che dite, ce n'è abbastanza per issare le vele e partire in esplorazione?

P.S. Avevo cercato un'immagine al volo su Google per questo post, ma il primo riferimento al tema l'ho trovato dopo tre schermate. Prima solo pirati informatici *sigh* un'altra pista, ma che tristezza!

venerdì 23 dicembre 2005

The Skeleton KeyIncursione nell'horror psicologico a metà strada tra Lovecraft e Anne Rice, lo definirei comunque un film interessante. Prescindendo dal piacere di rivedere Kate Hudson, la trama si sgancia - con un po' di pazienza, è vero - dagli stereotipi per lasciarti infine piacevolmente scosso. L'ambientazione sollecita nuovamente curiosità à la New Orleans che Katrina ha reso, suppongo, di difficile soddisfazione *sigh* Non pago di questa novità, mi sono servito su Rai3 di una seconda visione di un bel thriller d'azione che, sebbene travestito da opera patriottica, lascia parecchi dubbi sulle simpatie del regista verso l'inquilino della Casa Bianca Trama non proprio
Murder at 1600prevedibile e un Wesley Snipes in vena ne fanno un buon passatempo serale, mentre il quadro delle interferenze tra la giustizia ordinaria e quella riservata ai grandi, per quanto cinicamente prevedibile, è abbastanza crudo da far riflettere. Ottimo Alan Alda nei panni del consigliere presidenziale... a sorpresa *grin*

lunedì 19 dicembre 2005

Sempre andato a fasi, da che mi ricordo Questo per dire che non mi stupisco della latitanza cibernetica dell'ultimo periodo. Piuttosto, credo di dimostrare un'inedita buona volontà nel riuscire a postare una volta ogni tanto E' pure vero che ho saltato almeno un intervento che avrebbe meritato un'ampia celebrazione, ma rimedio subito...
Rivendell
La settimana scorsa - o meglio due sabati fa, ponte dell'Immacolata - siamo finalmente riusciti a spararci la "lunga" del Signore degli Anelli in versione extended! Quasi 12 ore di fila nella pluriaccessoriata sala video del buon Dorax (che saluto, visto che ogni tanto passa Chissà che non si riesca a fargli lasciare un segno, stavolta), con quintali di splendidi spizzichi tra i quali strudel di mele e lembas elfico DOC. Non credo ci sia molto da aggiungere, se non che non so più che replica fosse - numero comunque minore delle letture del magnum opus, senza alcun dubbio tra le realizzazioni più significative
Un amore sotto l'alberodel secolo scorso. Anyway, stasera attimo di rincoglionimento natalizio e "capolavoro" qui a fianco, primo lungometraggio da regista di Chazz Palminteri con un prezioso cameo di Robin Williams (che, Dio mi perdoni, da vecchio comincia a somigliare a Christian De Sica *sigh*) e altre presenze di rilievo, quali Alan Arkin, Susan Sarandon e Penelope Cruz, una volta tanto veramente bona *grin* Insomma, stupefatto dal cast e dal Natale, mi sono capato l'ennesima camionata di incapacità relazionale statunitense, con mezzi miracoli e lieto fine a dire il vero piuttosto sudato. Bah, un'ottima scusa per pensieri tristi e lacrime a fiumi, ma nel complesso evitabile con stile

P.S. Stiamo per salutare il banner qui accanto, visto che alla fine perfino Fazio ha capito che Fazio stava facendo una figura di me**a su scala planetaria *grin*

venerdì 9 dicembre 2005

Jeepers CreepersCome dicono gli inglesi, just for the record Direi che non c'è di che strapparsi i capelli, né in effetti di che stranirsi: un filmetto come un altro che ti capita tra capo e collo per colpa della tv e di una botta di pigrizia programmatrice. Non che non si faccia qualche salto sulla sedia, ma il ritmo è fiacco e le reazioni dei protagonisti, nel tentativo di simulare il terrore, lente oltre ogni dire, con conseguenti crolli di attenzione e inevitabili richiami ai tiri Sanità di Call of Cthulhu, per chi sa di cosa parlo

domenica 4 dicembre 2005

All the people under broken homes
Dont wanna fight no more
All the people nursing shattered bones
Dont wanna fight no more
But theres no profit in peace
So we've gotta fight some more

And all these who are in foreign lands
Dont wanna fight no more
And all those those lost their feet or hands
Dont wanna fight no more
But there's no profit in peace boys
We gotta fight some more

Hey we dont fight no more
Hey, Hey, Hey, We dont wanna fight no more
But theres no profit in peace
So we gotta fight some more

And all those just trying toplay their part
Dont wanna fight no more
And all those who own a human heart
Dont wanna fight no more
But there's no profit in what you want
So we must fight some more

And all those who got an axe to grind down
Dont wanna fight no more
And all those who got their burning lives
Dont wanna fight no more
But theres no profit in ever being right
So we must fight some more

Chorus

And all the people under broken homes
Dont wanna fight no more
All the people nursing shattered bones
Dont wanna fight no more
But there is profit in the land you own
So we must fight some more

And all those who got a tired face
Dont wanna fight no more
And all those who are lost without a trace
Dont wanna fight no more
But there is profit in the love of hate
So we must fight some more


Piccola chicca da un gruppo che passa raramente - perfino su radio Capital, il che è tutto dire Ocean Colour Scene, that's the name, Profit in Peace, that's the song! Da un album del '99, quindi ante-Iraq, a dire che non serve proprio la più sfacciata delle dimostrazioni per riflettere e qualche buona idea corrosiva puoi fartela venire anche su un'aria britpop, con un bel debito verso i quattro scarafaggi e la coscienza di poter andare qualche passo più in là anche senza essere disperatamente originale. Chi volesse saperne appena di più può cliccare qui.

venerdì 2 dicembre 2005

Terra di confineKevin Costner mi piace. Non so perché mi dà l'idea di una persona perbene (che categorie antiquate eh? :o) e i film che gira mi confermano nell'impressione. Questo in particolare è un balsamo. Leggo su MyMovies che risponde agli stilemi classici del western, ma non sono del tutto d'accordo. Già l'idea dei vaccari randagi mi è piuttosto nuova: di film di cowboys ne ho visti parecchi e nessuno mi aveva mai descritto la quotidianità di uomini senza casa e senza donne, né dato la percezione fisica della lontananza, dell'immersione in un panorama immenso ma non per questo solo poetico. E poi il ritmo, l'umanità dei personaggi, le proporzioni credibili dello scontro - due buoni, l'altro è un magnifico Robert Duvall,  e una decina di cattivi - il fatto che il paese (loro lo chiamano città e già questo è quasi commovente) non sia interamente composto da smidollati codardi come avviene di norma, ma ci siano segni non esagerati ma realistici di una riscossa dall'oppressione... Un film ottimista, direi. Non di quell'ottimismo osceno che Antonio Albanese ritrae con ferocia desolata. Di una profonda, utopica convinzione che essere umani significhi esistere con dignità o non esistere affatto. Come dice il vaccaro randagio Charley Waite, "ci sono cose che uccidono un uomo più della morte"!