venerdì 2 dicembre 2005

Terra di confineKevin Costner mi piace. Non so perché mi dà l'idea di una persona perbene (che categorie antiquate eh? :o) e i film che gira mi confermano nell'impressione. Questo in particolare è un balsamo. Leggo su MyMovies che risponde agli stilemi classici del western, ma non sono del tutto d'accordo. Già l'idea dei vaccari randagi mi è piuttosto nuova: di film di cowboys ne ho visti parecchi e nessuno mi aveva mai descritto la quotidianità di uomini senza casa e senza donne, né dato la percezione fisica della lontananza, dell'immersione in un panorama immenso ma non per questo solo poetico. E poi il ritmo, l'umanità dei personaggi, le proporzioni credibili dello scontro - due buoni, l'altro è un magnifico Robert Duvall,  e una decina di cattivi - il fatto che il paese (loro lo chiamano città e già questo è quasi commovente) non sia interamente composto da smidollati codardi come avviene di norma, ma ci siano segni non esagerati ma realistici di una riscossa dall'oppressione... Un film ottimista, direi. Non di quell'ottimismo osceno che Antonio Albanese ritrae con ferocia desolata. Di una profonda, utopica convinzione che essere umani significhi esistere con dignità o non esistere affatto. Come dice il vaccaro randagio Charley Waite, "ci sono cose che uccidono un uomo più della morte"!

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