mercoledì 30 luglio 2008

Salvare la biodiversità per proteggere noi stessi da epidemie e crisi alimentari e preservare il più grande laboratorio farmaceutico che abbiamo. E' un messaggio chiaro e sostenuto da migliaia di dati scientifici quello racchiuso nel rapporto "Sustaining life: how human health depends on biodiversity" pubblicato dalla Oxford University Press.

Laboratorio verde, colloquio con Eric Chivian di Daniele Fanelli, L'espresso, 30/3008, pp. 47-48.


Salvare la biodiversità solo perché è giusto no? Qual è il motivo per cui il diritto a esistere di una pianta o di un organismo deve dipendere dalla sua utilità per la razza umana? Sarebbe piuttosto il caso che questa smettesse di considerarsi la cosa migliore capitata al pianeta, dato che si sta alacremente adoperando per renderlo inabitabile e ostile in nome dei suoi alti scopi. Che dovrebbero essere, se non erro, l'accumulo di risorse monetarie da parte di un pugno di individui poco rappresentativi della specie e ancor meno stimabili. Mi chiedo sempre più spesso se il vero eroe di Matrix non fosse l'agente Smith e Neo la semplice eccezione che conferma la regola. Soprattutto quando leggo passi come questo, prova di un antropocentrismo scandaloso eppure salutato con entusiasmo acritico da chi non ha capito che è proprio l'atteggiamento che rivela l'origine dello sconquasso.
L'agente Smith

lunedì 28 luglio 2008

Il cavaliere oscuroLe catastrofi dei VIP mi colpiscono di rado, quando addirittura non mi danno un brivido perverso di soddisfazione. Eppure vedere ieri sera l'ultima performance di Heath Ledger mi ha quasi fatto male. Mi stava parecchio simpatico, l'australiano sfrontato e guascone de Il destino di un cavaliere, ed era decisamente in gamba: Joker è magistrale, di gran lunga più vivo del tormentato ma marmoreo Christian Bale e più vissuto e coinvolgente dei pur bravi Gary Oldman e Morgan Freeman. Forse Aaron Eckhart ci si avvicina, ma secondo me non c'è storia: in un cast stellare come questo, lui è senz'altro la supernova. Almeno cinematograficamente se n'è andato in a blaze of glory, mentre una stanza d'albergo di NYC come ultimo set lascia un po' a desiderare...
Ad ogni modo il Batman migliore visto sinora. Christopher Nolan ha superato se stesso. E' un bravo regista, The Prestige è stato un ottimo film e l'episodio precedente del Pipistrello non era male, ma qui siamo nella metanarrazione, nella disperazione metafisica, negli sprazzi intuitivi geniali, come nel dialogo in cui Joker spinge definitivamente Harvey Dent alla follia. La prontezza con cui la gente di Gotham volta le spalle agli eroi di turno, la corruzione dilagante, la spaventosa propensione a farsi giustizia da sé non sanno essere riscattati da due gesti umani di grande intensita che segnano l'unica previsione errata di Joker. La domanda che ti resta dopo questo film è purtroppo ormai ricorrente: Gotham merita di essere salvata?
Heath Ledger - Joker

domenica 27 luglio 2008

Leggevo un articolo di Saviano sulla stupidità umana, e in particolare dell'istituzione-scuola, e ci ho trovato una poesia di Danilo Dolci che mi ha colpito. Devo ammettere la mia ignoranza: prima di questo incontro non sapevo neanche chi fosse. Ora ne so di più, non molto ma almeno qualcosa e prevedo di approfondire in futuro. Nel frattempo, però, la poesia merita:

C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C'è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.

Il problema è quando ti svegli e sei rimasto solo...
Dream On

sabato 26 luglio 2008

Berlusconi: "Il lodo è per la libertà"Joker

Se scrivessi una fiaba in cui la volpe, messa per sbaglio a guardia del pollaio, non solo divora le galline, ma prima le prende anche per il culo scalerei le classifiche?

lunedì 14 luglio 2008

I burocrati sono degli eroi. Sulle loro spalle grava, dai secoli dei secoli, il compito di nominare e riordinare gli esseri umani uno per uno. E poiché una delle poche cose acclarate della vicenda umana è il disordine, è il nostro brulicante, inesausto nascere, morire, mutare stato anagrafico e condizione patrimoniale, spostarsi, sparire, ricomparire, il burocrate è, per eccellenza, colui che cerca di ottenere l'impossibile: fissare in lettere e numeri la fisionomia cangiante del mondo. Definire l'incerto fingendolo certo. Ammaestrare la belva del caos, condurla in gabbia e mettersi le chiavi in tasca.

M. Serra, Pianeta burocrate, L'espresso

Quando penso a un'analisi immaginale della realtà intendo proprio questo: il clima interiore, spesso non percepito, in cui si svolgono le azioni, perfino quelle all'apparenza più logiche e razionali - Weber docet...
Chaos

domenica 13 luglio 2008

WantedPrima che qualcun altro me lo faccia notare, no, il fumetto di Wanted non lo conosco! Ed è forse per questo che il film in sé non mi è dispiaciuto, a parte la robusta dose di sospensione di incredulità necessaria per dargli un senso. E non parlo degli spari con l'effetto - oggetto di scene di rara bellezza ed elaborazione computerizzata. La stessa che non credo sia servita per il déshabillé di Angelina, momento di adrenalina infinitamente superiore agli inseguimenti al cardiopalma in auto o alle mattanze a suon di pistolettate Tra l'altro una delle fasi accettabili con maggiore difficoltà è proprio quando il protagonista, James McAvoy, ancora patetico disadattato con crisi di panico e vita di merda, si trova a guidare a 300 all'ora con l'Angelina in questione sdraiata davanti, coperta a stento da una gonnellina svolazzante... A parte queste considerazioni un po' così, registriamo anche la presenza di Morgan Freeman e Terence Stamp, che donano a ogni pellicola quel certoAngelina in azione
non so che, un montaggio al limite dell'infarto e un universo di riferimenti immaginali sempre più debitore a Myst e alla sua versione barocca, la Bussola d'oro. Molto interessante anche la colonna sonora. Una volta aggiornatomi sul fumetto teoricamente all'origineDi nuovo lei del tutto, aggiungerò qualcosa a queste osservazioni. Nel frattempo, per una serata d'azione non è una cattiva idea Ah sì, ci sarebbe anche l'aspetto filosofico del pessimo rapporto della nostra cultura col Fato e con l'incapacità di accettarlo così com'è, appiccicandogli invece addosso delle manipolazioni strumentali e inevitabilmente monetarie. Ma francamente stavolta mi sembrerebbe di stiracchiare un po' troppo le interpretazioni: il tema, dal regista Timur Bekmambetov, viene trattato un tantino a scappar via, come un alibi intellettuale più che come qualcosa con cui sarebbe il caso di misurarsi seriamente.

domenica 6 luglio 2008

L'ultimo inquisitoreUn gran film! Trame e sottotrame, di senso come di narrazione, che si intrecciano in un racconto che copre gli anni più intensi dell'Occidente, a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Narrato con la finezza artistica dovuta al grande Goya - molte delle inquadrature sono ispirate a suoi quadri e tutte hanno un sapore pittorico, fantastico il casting - e l'occhio terso e disilluso del testimone, L'ultimo inquisitore ha un tono, una perfezione formale che non vedevo da tempo. Javier Bardem è eccellente, come anche Stellan Starsgård (Goya) e Natalie Portman, caso tragico di destino cinico e baro. La regia di Milos Forman è impeccabile, ma quello che mi rimane, al di là del film, sono alcune scene, potenti, che eccedono il racconto e si fanno intuizione: la folla plaudente per ogni re, a stento mossa dal patriottismo, è la folla astuta di Maffesoli, quella che osserva le teste rotolare e si diverte di tanto in tanto a sbeffeggiare qualcuno dei loro possessori quando cade in disgrazia, anche - e forse soprattutto - se era uno dei più acclamati; che supera i traumi peggiori perdendo qualcuno dei suoi componenti, ma poi si riscuote e torna alla sua quotidianità appena scalfita, a suo modo sicura. E l'esecuzione finale è un capolavoro, segna drasticamente la differenza dei tempi rispetto al nostro mondo asettico e terrorizzato: subito dopo che il cadavere è stato rimosso dalla garrota, coppie di giovani festanti salgono a danzare sul patibolo. Mancavano solo le note del Ballo in Fa diesis minore a far da colonna sonora e la strategia di omeopatizzazione della morte ci sarebbe stata tutta. La vita prosegue imperterrita, come la natura che reclama le rovine giovani e bambini reclamano i luoghi e i segni della fine. Il girotondo attorno al carro che porta via il cadavere, la filastrocca festosa su cui compaiono i titoli di coda è, forse al di là degli intenti, un inno alla futilità dei significati che diamo alle cose umane e alla gioia spensierata del gioco del mondo.
La caduta di frate Lorenzo

sabato 5 luglio 2008

"Di che cosa si sia finora discusso in tribunale [nel processo Berlusconi-Mills] gli italiani del resto non lo sanno. Le tv non si sono fatte vedere. I giornalisti nemmeno, salvo qualche cronista inglese e alcuni stoici colleghi milanesi che, da marzo 2007, hanno seguito le udienze riuscendo però a pubblicare ben poco."

Peter Gomez, Leo Sisti, Berlusconi-Mills, il file segreto


Parliamo di come "secondo l'accusa, per 13 anni il il Cavaliere e i suoi uomini abbiano tentato di risolvere le loro grane giudiziarie distruggendo prove, pianificando versioni di comodo e versando milioni di sterline al loro avvocato londinese." Con tutta evidenza, però, non si tratta di un argomento di interesse, né per i giornali, né per i loro lettori, né per i cittadini in generale, quelli che dovrebbero avere a cuore la salute della res publica. Troppo spesso, ultimamente, libertà significa agio di scegliersi con cura il cappio migliore con cui impiccarsi. O, peggio, scelta suicida di non sentire, di non capire, di non sapere.
Confusion

venerdì 4 luglio 2008

Tutte le manie di BobSe devo dire, di tanto in tanto alla televisione si riescono ancora a trovare cose carine soprattutto in questi mesi estivi in cui tutti i canali raschiano il barile e trasmettono vecchie cose. Tanto vecchie che non abbiamo neanche la locandina italiana di Tutte le manie di Bob, commedia un tantino telefonata ravvivata però da Bill Murray e Richard Dreyfuss, straordinariamente padroni del linguaggio del corpo necessario per descrivere un poveretto in analisi e il suo analista in un rapporto un po' particolare, che svela le vere personalità e mette alla berlina una certa psicanalisi che negli USA sembra fare più danni che altro. Una serata molto piacevole, senza pretese esagerate, ma capace di donare spunti di riflessione sulla faciloneria con cui oggi ci si accosta al problema dell'analisi e alla complessità dell'animo umano.