giovedì 29 novembre 2007

Come si fa a non vedere che il problema non è il rom assassino che si fa bello delle sue gesta, ma chi pensa di sfruttarlo per ottenere visibilità mediatica? E soprattutto come si fa ad accettare supinamente una cultura in cui la visibilità costruita sul sangue è fonte di richiamo e interesse?

lunedì 26 novembre 2007

Libri PhaidonQuando Schlagman la compra, Phaidon ha meno di 40 impiegati e un bilancio in crisi. Oggi conta più di 150 dipendenti, per non parlare di collaboratori e consulenti, più sedi a Londra, New York e in ogni parte d'Europa. «Bisognava tornare alla formula originale: il massimo della qualità, il minimo di prezzo. La differenza però era nell'allargare il campo. Parlare di arti e non solo di arte, cercare i ponti tra le discipline, non inseguire il mercato, ma innovare, rischiare e non chiedersi mai "cosa vuole la gente", ma cosa vogliamo dare noi alla gente».

Richard Schlagman, intervistato per «L'espresso» da Alessandro Mammì

venerdì 23 novembre 2007

Nebbie e delitti 2
Sono piuttosto contento di poter parlare bene, per una volta, di una produzione italiana. Innanzitutto devo fare ammenda, perché la prima serie l'ho vista fin troppo saltuariamente e alla seconda sono arrivato di rimbalzo "grazie" a una notte in più a Pg. Siccome tuttavia non tutto il male vien per nuocere... Trovo che Nebbie e delitti 2 sia interessante. Tanto per cominciare la recitazione tende mediamente all'accettabile, con Luca Barbareschi decisamente in vena, calato nel personaggio del commissario Soneri di Valerio Varesi - un dramma, altri libri da comprare *sigh* - e impegnato, credo, nello scrollarsi di dosso con successo la pesantissima eredità zingarettiana di Montalbano. Ironico, garbato ma tagliente, espressivo con ricercatezza, direi che ci riesce, sposando il contesto e il suo carattere, nebbie contro solleone, atmosfere introverse contro l'immensità del Mediterraneo. Lo affianca la bella Natasha Stefanenko, raro esemplare televisivo di carriera costruita con intelligenza a dispetto delle notevolissime doti fisiche.
Natasha StefanenkoE poi c'è il paradossale esotismo della serie, la sensazione di estraneità subito rivestita dal riconoscimento, che ti viene dall'essere sommerso quasi ogni giorno da un immaginario e una cultura diversi, tanto che quando ritrovi la tua nel tubo catodico ti spiazza. Niente CSI, niente inseguimenti in auto né miriadi di volanti alle calcagna del cattivo: uomini pochi, mezzi ancora meno e i cattivi né sfrontati né crudeli, anch'essi spesso umani, tormentati. Storie quasi vere - il quasi alla TV è di prammatica - e una scarsissima idolatria dell'efficientismo. Con in più cenni al limite dell'understatement al dibattito pubblico e alle questioni culturali contemporanee. Una serie da seguire quasi con gratitudine.

giovedì 22 novembre 2007

Dick e Jane Operazione furtoGira gira il mio inguaribile ottimismo trova sempre più spesso alimento Lo stravolgimento dei generi apre prospettive inedite e possibilità di mettere a punto grimaldelli capaci di scuotere certezze e ovvietà ideologiche, non con la pesantezza del ragionamento o la furia della concione, ma con una sana risata. Le apre ovviamente agli uomini di buona volontà e Jim Carrey, evidentemente, lo è. Gli aficionados sapranno che è uno dei miei attori preferiti e stavolta, come accade spesso, mi dà ottimi motivi per il mio giudizio. Commedia falsamente divertente - pur non rinunciando ai pezzi di maestria fisica e corporea di cui Carrey è maestro - Dick e Jane operazione furto è una riflessione leggera sullo stile di vita americano e sulle catastrofi che è in grado di causare nella vita della brava gente, quella che vorrebbe crederci e invece ne è vittima. Accanto a Tea Leoni-Jane, Dick vive la bancarotta della sua azienda così simile alla Enron e tutta la spirale che lo porta al fallimento di ogni sua aspettativa. Finché non si dà, con la compagna al fianco, alla rapina. Segue lieto fine, ma in questo caso è giusto e anch'esso amaro, come retrogusto. Quel che resta è un divertimento intelligente e l'esca a riflessioni critiche che il cinema troppo spesso scambia per prediche barbose o sussiego intellettuale della peggior specie. Per chi dubitasse dello spirito con cui Jim si è prodotto il film basta leggere i titoli di coda, che iniziano con ringraziamenti a Enron, WorldCom e altre numerose società bancarottiere che hanno seminato gli USA di ex-dipendenti ridotti sul lastrico.

mercoledì 14 novembre 2007

In Her Shoes - Se fossi leiTi metti a guardare una commedia, anche con un vago senso di colpa perché sai benissimo che la ragione che ti spinge - anche se cerchi di non ammetterlo - è Cameron Diaz... Nonostante i raffinati discorsi sul potere malefico del modello di successo e gli stereotipi della bellezza in Occidente, non sai evitare di comportarti come quel pollo che esperti di marketing e di cinema hanno in mente quando fanno certe scelte. E a volte lo fai senza troppi sensi di colpa: ci sono casi in cui resistere va al di là delle ragionevoli capacità del maschietto medio e questo è uno di quelli, la fanciulla è stratosferica. Come scopre il buon Richard Burgi, che pur essendo ufficialmente impegnato con la sorella (Toni Collette) ci finisce a letto in un batter d'occhio. E, per quanto mi applichi, non riesco a dargli torto
Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per una seratina leggera e spensierata, quando gli autori si rivelano dei sottili adescatori: ti attirano con due chilometri di gambe e poi ti raccontano della crescita interiore della pecorella smarrita. Certo, come si diceva con un'amica la settimana scorsa, le storie di Bildung degli americani sono sempre vagamente plastificate, ma secondo me è perché mancano del tutto dell'alfabeto emozionale che potrebbe aggiungere quel tocco di spontaneità e profondità che non ci starebbe male. Nel complesso, però, questa può andare. La bella Cameron finisce dalla nonna materna - una Shirley MacLaine in gran forma - che vive in una "residenza per anziani attivi" in Florida, mentre la sorellina racchia quasi si sposa. Avventure e disavventure varie e alla fine tutti felici e contenti. Resta una seratina leggera, ma con molti più spunti del previsto e alla fine ti senti anche assolto dall'iniziale debolezza che ti ci ha portato
Cameron Diaz in In Her Shoes

sabato 10 novembre 2007

The Bourne SupremacyNon che voglia ripetermi, ma sono veramente un ospite in casa mia *sigh* Mi viene da dirmi da solo "QUESTA CASA NON E' UN ALBERGO" Ecco perché riesco solamente adesso a registrare l'avvenuta visione di The Bourne Supremacy, che tra l'altro capita a fagiolo essendo appena uscito il terzo - e presumo - ultimo episodio della saga centrata sul ninja amnesico. Come nella prima puntata c'è qualche problema di coordinamento tra le diverse storie che si intrecciano sullo schermo, che immagino miri a riprodurre il casino che il povero sicario si porta in testa, riuscendoci egregiamente. Il montaggio arriva a livelli subliminali, ma nell'insieme il film è notevole: adrenalinico, ritmato, dotato di un'ottima colonna sonora. Certo, ti viene da chiederti come faccia uno che non si ricorda un accidenti ad applicare l'addestramento e tutti i protocolli appresi nella sua vita precedente, ma d'altra parte la sospensione del dubbio ultimamente è essenziale per potersi gustare una pellicola made in Hollywood senza aver voglia di urlare

P.S. Auguri a Pam, in fila per 6 col resto di 2