venerdì 28 dicembre 2007

CommediasexiCon un Natale di ritardo mi sono fatto questo cinepanettone fuori formato e devo dire che non ne sono pentito L'idea di usare un film natalizio per una satira sulla società italiana non è male e tutto sommato il risultato è più che decente: risate, umorismo per una volta non da caserma e cast all'altezza: Stefania Rocca, che me piace tanto, Elena Santarelli che sfata un tantino lo stereotipo della bella incapace (pur essendo bella sul serio!) e i classici del nostro cinema, Rubini, la Buy, Placido. Su Bonolis non lo so: un po' Andreotti, tanto Sordi, non so chi è lui, com'è, che fa di suo... Bah! Sotto al riso festivo, cmq, la critica di costume è piuttosto precisa e non troppo amorevole: Porta a porta, le strane distorsioni del passaggio in tv e sui rotocalchi, l'ovvietà del tradimento - tanto da rendere inconcepibile una qualche forma di serietà; tutte cose che si vedono in giro a ogni pié sospinto e sulle quali temo non ci sia granché da ridere. Meglio cominciare con una sana risata, però, che far sempre finta di niente! Magari poi qualche riflessione un tantino più seria si tira anche fuori...

giovedì 27 dicembre 2007

La bussola d'oroE' Natale e di conseguenza si approfitta di tutto questo tempo libero per riprendere vecchie abitudini un po' sacrificate, tipo andare al cinema Stavolta è toccato a La bussola d'oro, riscattato da pareri entusiasti di amici e critica a un pregiudizio che me l'avrebbe fatto perdere. Ed è stata una fortuna, perché più che un fantasy è un trattato illustrato di psicanalisi. L'eccellente Philip Pullman, autore dei romanzi da cui il film è tratto, deve aver mangiato pane e Hillman a colazione per un po' e avere una mano eccellente per i simboli, perché il mondo in cui hanno luogo gli avvenimenti del film è una metafora immaginale perfetta del nostro. Lì un Magisterium, governo aristocratico in odore di teocrazia, pretende di gestire l'intera popolazione - per il suo stesso bene, naturalmente - privandola della capacità di subire gli effetti della polvere, un agente metafisico che apre il contatto tra i mondi. Lì gli uomini vivono col proprio daimon accanto, invece che dentro di loro, come accade qui. E questo daimon ha forma d'animale. E immediatamente ci chiediamo, noi spettatori ignari: cosa darei per averne uno anch'io, un coniglio dalle orecchie enormi o un'aquila o una tigre bianca che mi accompagni sempre, sia me e anche altro, mi sia fedele e faccia sì che io non sia mai solo? Qualsiasi cosa, è la pronta risposta. Bene, naturalmente la polvere agisce attraverso il daimon - ma pensa! - e il Magisterium di cattivi non trova niente di meglio, per proteggere se stesso e i suoi adorati sottoposti, che privarli del loro daimon per far sì che non disubbidiscano più... Qui una cultura forte, molto forte, tenta da secoli di uccidere il daimon che ognuno di noi porta in sé esattamente per le stesse ragioni, sostenendo in maggiore o minore malafede, che è solo per il nostro bene. E uccidendo quello splendido totem uccide se stessa e il pianeta che ci ospita. E ritiene che un mondo di acciaio, vetro e denaro sia molto, molto più bello del tutto vivente che c'era prima, sporco, libero, imprevedibile.
Alcuni grandi pregi del film: l'oro è soltanto nella bussola, buoni e cattivi per ora agiscono "solo" per motivi alti - e la bussola è un altro simbolo immenso, soprattutto se, come questa, serve a trovare la verità; gli effetti speciali sono semplicemente magnifici, mi limito a citare il fascino dei daimon e degli orsi corazzati e le atmosfere dei diversi luoghi in cui si dipana la storia. Alcuni difetti: gli snodi della trama sono un po' semplicistici e la storia finisce molto per modo di dire, visto che il secondo episodio è chiaramente in agguato. Un difetto che è un pregio e che Hillman apprezzerebbe: la semplicità a volte è dettata dal Destino e i personaggi lo accettano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se non ci fosse alcun bisogno di chiedersi "Perché proprio io?"
Un orso corazzato

sabato 15 dicembre 2007

Jont liveEbbene sì, la mia scommessa brit pop è tornata Dopo poco più di un'anno dalla volta scorsa, Jont ha suonato di nuovo a Roma ed è stato veramente piacevole, nonostante delle difficoltà logistiche che gli hanno quasi fatto sfasciare la chitarra in testa ad astanti un po' troppo ciarlieri E dire che avevo appena finito di pensare che il suo aplomb era ammirevole! In effetti ha proprio l'aria di uno che mentre suona entra in una sua bolla privata e riesce a non far caso alla maleducazione circostante, ai problemi dell'impianto, agli spazi non esattamente concepiti per una serata live. Comunque, un concerto/serata tra amici molto piacevole e la constatazione che il ragazzo sta crescendo, come il video qui sotto dovrebbe mostrare chiaramente. Ho comprato il suo secondo CD autoprodotto, di nuovo autografato, e gli ho fatto presente che ormai ha una precisa responsabilità nei miei confronti e deve perciò diventare famoso a stretto giro di posta. Mi ha fatto un bel sorriso: credo mi piaccia perché non dà l'idea di uno che non saprebbe vivere senza il grande successo. Ragion per cui se lo merita. Ascoltate e fate ascoltare. Nel video, l'ancora inedita ma veramente interessante The Storm Is Coming (o forse Let's Roll :o)

sabato 8 dicembre 2007

Più libri più liberi VI edizioneTorno proprio adesso dal Palazzo dei Congressi, ubriaco di carta e d'inchiostro. Stand con editori di ogni tipo, impegnati, spensierati, per ragazzi, esoterici, ditene una e l'avrete e un sacco di gente! Decisamente un'ottima notizia per uno che ha fatto la tesi sull'industria culturale e le distorsioni del mercato librario in Italia... Bei tempi Per me, non certo per i libri. Né le cose migliorano granché, si legge in giro e si sperimenta sulla pelle. Poi però vai all'EUR e c'è una fila inesausta di persone che vogliono entrare e non sono tutti VIP e semiVIP, né tutti intellettuali fatti e rifiniti - anche se ce n'erano un bel numero C'era anche tanta gente normale, in cerca. Di uno stimolo, di un'idea, di una copertina, di una storia. E queste sono le buone notizie. Poi le riflessioni un po' più così. Mi tornava in mente il Serra de Il nuovo che avanza, oppure in una botta di intellettualità supponente il Simmel de Le metropoli e la vita dello spirito: troppi stand, troppi libri, troppi editori. E mi sono trovato a confrontare il crepaccio interiore che mi accompagna da un po': se qualità non è quantità, come faccio a essere d'accordo con lo slogan della fiera? Quand'è che "più" non è "troppo"? Quando laGabriele Marconi - Io non scordo smetteremo di immaginare il genere umano composto da solari entità critiche e autonome per ripiegare su un più ragionevole insieme di questi primi e di altri, secondi, meno capaci di giudizio, più bisognosi di guida e consiglio? Come se lo sentissi: "E chi sarebbero queste guide? Siamo stufi di profeti e condottieri bla bla bla". Chi li cerca profeti e condottieri, basterebbe gente capace e onesta, mossa dalla passione e non dal solo tornaconto personale, come Richard Schlagman, di cui parlavo poco fa. Come ogni editore degno di questo nome che non sia uno stampatore che si dà delle arie. Non so quanti dei più libri valessero la carta che erano costati e quanti fossero solo rumore bianco, distrazione, pensieri che sarebbero rimasti senza danno per alcuno in testa al loro autore. Però me lo chiedo. Perché sì. Chiudo con una notazione fondamentalmente autobiografica: c'erano un sacco di editori con cui ho scritto, alcuni con cui forse scriverò, ma la cosa che mi ha più emozionato è stato vedere la mia vecchia tolfa protagonista della copertina di un mio amico, come vedete qui sopra. Strana storia anche quella, che sia finita su ricordi dell'altra parte. Ben scritti, però. Vissuti.

domenica 2 dicembre 2007

Una canzone per Bobby LongCi vuole coraggio e tanta bravura, dopo esser stato Tony Manero e Danny Zuko, a ballare l'Alabama shuffle in capelli bianchi e sandali, ubriaco e litigioso e fallito. Eppure John Travolta ci riesce bene, nessuno lo balla come lui e la scena è più intensa del duo con Uma Thurman, in Pulp Fiction. C'è un caleidoscopio di immagini quando balla, un'enciclopedia del cinema, volente o nolente. E lui è uno dei pochi ad andare avanti, a invecchiare e farne arte. Qui l'arte si spreca, anche perché Bobby Long parla quasi solo per citazioni, dai grandi: Robert Frost, Thomas Eliot, Dylan Thomas e via spigolando, in un tributo alla letteratura e al blues di New Orleans. Vedere i quadri della città, i colori, i locali del blues del Delta e pensare a Katrina aggiunge una nota struggente alla tessitura già di suo piuttosto crepuscolare e malinconica. Un gran bel film, magari troppo sbrigativo nel finale, alla ricerca di un lieto fine eticamente condivisibile ma che sa troppo di majors; un'altra storia di redenzione e realizzazione di sé con quel tocco artificiale che anche l'americano più introverso non riesce a evitare. Brava ma non entusiasmante Scarlett Johansson, bravo - anche se confrontato al grande vecchio - Gabriel Macht. E una colonna sonora di vaglio, in cui John canta pure, e bene, il title track.

sabato 1 dicembre 2007

Va bene, l'audio non sarà un granché, ma il feeling c'è tutto! D'altronde è Sugar Mice, dal tour Clutching at Stars, quello dove sono stato ieri sera, in un locale niente male a Morena, appena fuori dal raccordo: la Stazione Birra  E lui, per chi non l'avesse riconosciuto, è Fish, ex frontman dei Marillion, ora solista da vent'anni. E per festeggiare si è inventato una combinazione azzeccatissima di pezzi vecchi e nuovi, con buona parte di Clutching at Straws, ultimo album dei Marillion cui ha partecipato. Riascoltare la canzone qui sopra dopo tutto questo tempo è stato emozionante, come anche vedere lui chiaramente invecchiato ma sereno, a tratti felice come un bambino per la gioia della musica e dell'entusiasmo che l'attempato pubblico romano non ha minimamente lesinato, e sentire un legame, attraverso gli anni e gli eventi. Anche se non ci conosciamo né ci conosceremo, anche se sono solo due brevi collisioni nella vita. C'è qualcosa nei concerti dal vivo, quando è musica che ti ha fatto da colonna sonora, accompagnandoti, e ti trovi lì con altri mille per i quali è ovviamente, splendidamente lo stesso a cantarla. Ti viene voglia di dire al vecchio Fish quello che lui ha detto a noi ieri notte: "Thank you, you're fuckin' great!"
P.S. per chi volesse leggere la versione meno sentimentale della recensione al concerto, questo è il link da seguire
Fish con i Marillion