sabato 8 dicembre 2007

Più libri più liberi VI edizioneTorno proprio adesso dal Palazzo dei Congressi, ubriaco di carta e d'inchiostro. Stand con editori di ogni tipo, impegnati, spensierati, per ragazzi, esoterici, ditene una e l'avrete e un sacco di gente! Decisamente un'ottima notizia per uno che ha fatto la tesi sull'industria culturale e le distorsioni del mercato librario in Italia... Bei tempi Per me, non certo per i libri. Né le cose migliorano granché, si legge in giro e si sperimenta sulla pelle. Poi però vai all'EUR e c'è una fila inesausta di persone che vogliono entrare e non sono tutti VIP e semiVIP, né tutti intellettuali fatti e rifiniti - anche se ce n'erano un bel numero C'era anche tanta gente normale, in cerca. Di uno stimolo, di un'idea, di una copertina, di una storia. E queste sono le buone notizie. Poi le riflessioni un po' più così. Mi tornava in mente il Serra de Il nuovo che avanza, oppure in una botta di intellettualità supponente il Simmel de Le metropoli e la vita dello spirito: troppi stand, troppi libri, troppi editori. E mi sono trovato a confrontare il crepaccio interiore che mi accompagna da un po': se qualità non è quantità, come faccio a essere d'accordo con lo slogan della fiera? Quand'è che "più" non è "troppo"? Quando laGabriele Marconi - Io non scordo smetteremo di immaginare il genere umano composto da solari entità critiche e autonome per ripiegare su un più ragionevole insieme di questi primi e di altri, secondi, meno capaci di giudizio, più bisognosi di guida e consiglio? Come se lo sentissi: "E chi sarebbero queste guide? Siamo stufi di profeti e condottieri bla bla bla". Chi li cerca profeti e condottieri, basterebbe gente capace e onesta, mossa dalla passione e non dal solo tornaconto personale, come Richard Schlagman, di cui parlavo poco fa. Come ogni editore degno di questo nome che non sia uno stampatore che si dà delle arie. Non so quanti dei più libri valessero la carta che erano costati e quanti fossero solo rumore bianco, distrazione, pensieri che sarebbero rimasti senza danno per alcuno in testa al loro autore. Però me lo chiedo. Perché sì. Chiudo con una notazione fondamentalmente autobiografica: c'erano un sacco di editori con cui ho scritto, alcuni con cui forse scriverò, ma la cosa che mi ha più emozionato è stato vedere la mia vecchia tolfa protagonista della copertina di un mio amico, come vedete qui sopra. Strana storia anche quella, che sia finita su ricordi dell'altra parte. Ben scritti, però. Vissuti.

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