giovedì 27 dicembre 2007

La bussola d'oroE' Natale e di conseguenza si approfitta di tutto questo tempo libero per riprendere vecchie abitudini un po' sacrificate, tipo andare al cinema Stavolta è toccato a La bussola d'oro, riscattato da pareri entusiasti di amici e critica a un pregiudizio che me l'avrebbe fatto perdere. Ed è stata una fortuna, perché più che un fantasy è un trattato illustrato di psicanalisi. L'eccellente Philip Pullman, autore dei romanzi da cui il film è tratto, deve aver mangiato pane e Hillman a colazione per un po' e avere una mano eccellente per i simboli, perché il mondo in cui hanno luogo gli avvenimenti del film è una metafora immaginale perfetta del nostro. Lì un Magisterium, governo aristocratico in odore di teocrazia, pretende di gestire l'intera popolazione - per il suo stesso bene, naturalmente - privandola della capacità di subire gli effetti della polvere, un agente metafisico che apre il contatto tra i mondi. Lì gli uomini vivono col proprio daimon accanto, invece che dentro di loro, come accade qui. E questo daimon ha forma d'animale. E immediatamente ci chiediamo, noi spettatori ignari: cosa darei per averne uno anch'io, un coniglio dalle orecchie enormi o un'aquila o una tigre bianca che mi accompagni sempre, sia me e anche altro, mi sia fedele e faccia sì che io non sia mai solo? Qualsiasi cosa, è la pronta risposta. Bene, naturalmente la polvere agisce attraverso il daimon - ma pensa! - e il Magisterium di cattivi non trova niente di meglio, per proteggere se stesso e i suoi adorati sottoposti, che privarli del loro daimon per far sì che non disubbidiscano più... Qui una cultura forte, molto forte, tenta da secoli di uccidere il daimon che ognuno di noi porta in sé esattamente per le stesse ragioni, sostenendo in maggiore o minore malafede, che è solo per il nostro bene. E uccidendo quello splendido totem uccide se stessa e il pianeta che ci ospita. E ritiene che un mondo di acciaio, vetro e denaro sia molto, molto più bello del tutto vivente che c'era prima, sporco, libero, imprevedibile.
Alcuni grandi pregi del film: l'oro è soltanto nella bussola, buoni e cattivi per ora agiscono "solo" per motivi alti - e la bussola è un altro simbolo immenso, soprattutto se, come questa, serve a trovare la verità; gli effetti speciali sono semplicemente magnifici, mi limito a citare il fascino dei daimon e degli orsi corazzati e le atmosfere dei diversi luoghi in cui si dipana la storia. Alcuni difetti: gli snodi della trama sono un po' semplicistici e la storia finisce molto per modo di dire, visto che il secondo episodio è chiaramente in agguato. Un difetto che è un pregio e che Hillman apprezzerebbe: la semplicità a volte è dettata dal Destino e i personaggi lo accettano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se non ci fosse alcun bisogno di chiedersi "Perché proprio io?"
Un orso corazzato

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