venerdì 27 aprile 2012

Credo di poter dire che questo è il primo serial della nuova era che prima o poi dovrà iniziare per la nostra cultura. Di conseguenza posso anche affermare con quasi certezza che non andrà oltre la prima stagione, visto che i signori della produzione continuano a ragionare in termini quantitativi di ascolti attuali invece di rischiare ogni tanto di orientare quelli futuri. Poco male, ormai ci sono abituato. Mi contento di registrare i segni sempre più chiari del fatidico nuovo che avanza, che mostra i tratti familiari delle letture di Rifkin, con la sua civiltà dell'empatia ventura, e di Morin. In particolare Touch dev'essere scritto da qualcuno che ha una certa frequentazione con I sette saperi, perché ne è un'applicazione puntuale. Come fa, in effetti, a trovare un largo pubblico - largo come piace a lorsignori, ovviamente, perché ha nonostante tutto un discreto seguito - una serie che fa della condivisione e cooperazione le sue parole chiave e che sottolinea incessamente la posizione dell'uomo insieme-a le altre specie del pianeta? Sin dai titoli di testa, l'analogia suggerita tra il regno animale e la società umana è evidente e il rinvio a una trama comune, olistica, che lega ogni essere vivente (e probabilmente anche non vivente) è il filo rosso della serie.
 
Filo rosso di cui sono coscienti, guarda caso, personaggi che non parlano o parlano fuori dai canoni: autistici, come il figlio del mio adorato Kiefer Sutherland, aka Jack Bauer; folli visionari, come il Principe invisibile. La ragione come la intendiamo non gioca un grande ruolo in questa partita! A proposito del Principe invisibile, poi, c'è quasi di che farsi scappare la lacrimuccia: è uno che fa buone azioni stando rigorosamente attento a che i destinatari non lo sappiano, tanto per evitare che qualcuno lo accusi di egoismo travestito o di progetti di incremento del capitale sociale *lol* e investe Cavaliere invisibile il buon Kiefer per evidenti meriti sul campo. Una serie dove non muore nessuno e la missione del protagonista è alleviare il dolore nel mondo sacrificando il suo lavoro e la sua vita alla fede in un figlio che non parla è tutto sommato un atto di coraggio; che poi strada facendo tremino le vene ai polsi davanti alla perdita degli incassi previsti (previsti, e poi qualcuno mi dice che l'economia non è solo una grande derivazione à la Pareto!) oggi è normale. Ci vuole ancora pazienza, ma sempre meno, con un po' di fortuna!

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