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lunedì 15 luglio 2013

The Lone Ranger - Luigi Ghirri

In effetti non c'è molto da dire. The Lone Ranger mi è piaciuto, ma in certi casi sono piuttosto acritico, soprattutto davanti a un Johnny Depp che ritrova una recitazione minimalista fatta di microespressioni, variazioni sul filo dell'impercettibile eppure potenti, gesti calibrati ad arte, che sebbene al servizio di una storia da botteghino la rendono qualcosa di più. Forse, come accade molto spesso ultimamente, ce la saremmo cavata altrettanto bene, se non meglio, con una mezz'ora di film in meno. Pare però che in un tempo quantitativo la qualità non si riesca a concepire se non in confezioni extralarge, per cui le opzioni sono scarse: o si accetta la cosa con filosofia, in attesa di un risveglio collettivo dall'idiozia; o ci si rifugia in eremi d'autore, che non è detto vadano esenti dagli stessi problemi; o si dismette il cinema tout court. A guardarlo con occhi adeguati, però, il cinema conserva una sua magia nonostante. Nonostante le richieste dei produttori, la sbornia degli effetti speciali, le battute che non possono non esserci eccetera eccetera.


E' quasi sempre questione di sguardo, a dire il vero. Uno che ne era assolutamente convinto è Luigi Ghirri, maestro fotografo cui il MAXXI dedica una mostra articolata in tre parti: Icone, Paesaggi, Architetture, dall'eloquente titolo Pensare per immagini (fino al 27 ottobre prossimo). Una bella esperienza, casuale come la gran parte di quello che mi capita ultimamente, di incontro con un altro viandante che credeva fermamente nella possibilità di rieducare gli occhi alla meraviglia, a una ginnastica di scoperta e di incanto sempre meno praticata, con esiti tristemente evidenti. Il Catalogo di elementi architettonici ritratti e ribaditi nella falsamente piatta ripetizione delle periferie è forse un filo troppo concettuale, ma di grande efficacia nell'affermare l'inganno dello stereotipo, la beffa della produzione in serie, in ultima istanza l'illusione del controllo e della routine. E altri scatti lasciano senza fiato.

sabato 20 ottobre 2012

Erano anni che non provavo un piacere così vivo all'ascolto di un nuovo disco - e scusate se uso ancora termini così desueti :) Così, in un pomeriggio perfetto, mi pare il caso di condividere una delle canzoni più belle di Strangeland e di proporre il testo per una riflessione inattuale. Vi compaiono aggettivi anch'essi desueti, di cui sentivo una nostalgia quasi fisica e in generale il tutto ha una grazia rara. Sembra un buon segno, un sussulto di quella saggezza incarnata che temevo si fosse ormai spenta...

The more we rush about, the less we do,
I never saw you drift away.
The more we spin around, the less we move,
I never saw your spirit break.

I wish that I could be your journey's end

But you are only passing through, yeah.
It's not for me to try to steer your way,
I wish you well in all you do.

Just say you'll watch how you go,

Be gracious with your light
And may the years be kind now.
Just say you'll mind how you roam,
The things that we have shared
Will soon be left behind now.

I hope you know that you're a graceful soul,

You fill the room with hope and light.
It's only right that you should go your way,
Cause nothing ever lasts that long.

Just say you'll watch how you go,

Be gracious with your light
And may the years be kind now.
Just say you'll mind how you roam,
The things that we have shared
Will soon be left behind now.
Behind now... behind now... behind now.

Just say you'll watch how you go,

Be gracious with your light
And may the years be kind now.
Just say you'll mind how you roam,
The things that we have shared
Will soon be left behind now.

Oooo, oooo, oooo, oooo, oooo,

The things that we have shared,
Will still remain behind now. 

venerdì 19 ottobre 2012

Non sono mai stato tanto prossimo alla sindrome di Stendhal come all'Aja davanti alla Ragazza con l'orecchino di perla. La chiamerei l'esperienza estetica perfetta, l'improvvisa consapevolezza di uno sgorgare di senso da un'immagine, una sensazione labirintica e concreta di altrove e allo stesso tempo di hic et nunc. Si capisce quindi quanto abbia esplorato con gioia la mostra qui accanto, alle Scuderie del Quirinale fino a gennaio: 8 tele del Maestro di Delft - che spesso ci pagava il pane o l'affitto... - e molti lavori di suoi contemporanei, illuminanti sull'unitarietà differenziata dello stile e dei soggetti di rappresentazione. Ci sono cose mirabili, come la Ragazza col cappello rosso o Stradina di Delft, perfino inquietante nella sua modernità. E grandi tele del suo maestro Carel Fabritius e di altri splendidi pittori fiamminghi: Pieter de Hooch e Gerard ter Borch tra gli altri. Eppure... uscendo dalla mostra il commento più diffuso era "Ecchecavolo, solo otto tele di Vermeer!" Tempo e denaro spesi inutilmente, perché oggi anche l'arte si gode un tanto al chilo e quindi solo otto quadri non bastano e di tutti gli altri chissenefrega. Non l'avrei creduto, ma questa magnifica cultura, dopo il turismo, mi sta facendo passare anche la fantasia di ricercare l'arte. Ha decisamente il tocco di Mida al contrario: tutto quello che tocca diventa...


Vabbè, lasciamo perdere :( La mostra di Vermeer è stata uno dei regali del mio compleanno (quindi scrivo con una settimana di ritardo :), questa qui accanto una delle tante casualità che si offrono a chi vagabonda per una città senza scopi definiti. In mostra alla Rocca Paolina di Perugia fino ai primi di novembre, delle bellissime foto di Franco Arcangeli della fioritura di Castelluccio di Norcia. La bellezza del soggetto si sposa all'arte dell'autore, che per la mostra ha stampato le foto su supporti originali come il legno, la maiolica e la tela pittorica con risultati sorprendenti. E' anche gratuita, ragion per cui diresti che la godano in molti... Ero solo, tra l'altro in una parte della Rocca di solito chiusa e magnifica già di suo. Nella logica di cui sopra mi chiedo: quante foto così ci vogliono per fare un Vermeer?




 

sabato 28 novembre 2009

LOTRO Art
Vero, ho un ammontare di ore di lezione che fa venire il mal di mare, faccio migliaia di km alla settimana e sto leggendo cose complicate. Però il problema non è solo questo *lol* è che sono caduto in un videogame, dopo tanti anni di attenzione e disintossicazione manco a dirlo, siamo in pieno Signore degli Anelli e quindi i motivi per evadere, già piuttosto significativi di loro visto il periodo, aumentano esponenzialmente. Dovesse esserci qualche Ramingo privo di Gilda all'ascolto o qualcuno che venisse fulminato da queste righe sulla sua personale via per Damasco, l'indirizzo cui far riferimento è questo. LOTRO è estremamente complicato e probabilmente, non essendo nativo digitale, ci metterò una vita a combinarci qualcosa di leggendario. Al momento, tuttavia, ho grosse difficoltà a trovare qualcosa di più rilassante e appagante. Devo perciò costringermi (alla Alfieri :) ad altri compiti. Finché ci riesco, non tutto è perduto! A presto, viandanti...

lunedì 8 settembre 2008

E' vero, avrei dovuto essere più sollecito e non mollare il diario proprio sul più bello Il fatto è che la mattina del 3, dopo l'ultimo post, siamo usciti dall'albergo stile Shining alle 7 sotto una pioggia battente che ci ha accompagnato per gli ultimi 10 km, 3 dei quali lungo avenidas di Santiago capaci di uccidere qualunque traccia di spirito del Cammino. All'arrivo all'Oficina do Peregrino lasciavamo pozzanghere a ogni sosta, ho quasi stinto la Compostela - rilasciata dopo scrupoloso esame dei sellos sulla credenziale - quando ho compilato il questionario di fine pellegrinaggio e devo ammettere che la preoccupazione di trovare un punto Internet era tra le ultime della mia lista. Trovato un comodo hotel a due stelle a pochi passi dalla cattedrale (Hotel San Clemente, posticino accogliente a prezzi accettabili, camere ampie arredate con gusto), doccia bollente per recuperare la sensibilità degli arti, cambio integrale dell'abbigliamento (e intendo integrale *sigh*) rimessa delle scarpe zuppe e messa di Mezzogiorno. Sentire l'elenco di tutti quelli arrivati nelle ultime ventiquattr'ore, i luoghi di partenza e di provenienza, fa un certo effetto, sotto lo sguardo da nonno accogliente di Santiago - con una folla di fedeli che Il Botafumeiro in piena corsaabbraccia la statua da dietro incurante della celebrazione in atto; aggiungete una suorina con voce celestiale che ci ha anche fatto un crash course in gregoriano, i possenti organi orizzontali in azione e il mitico Botafumeiro a chiudere il tutto e otterrete una cerimonia di rara potenza, capace di superare le incrostazioni della religione per attingere alla religiosità intima, quell'esperienza che Otto chiamava "numinosa"... Il Botafumeiro in questione è l'incensiere qui accanto che, legato a una possente fune, viene fatto oscillare per l'intera lunghezza del transetto da una squadra di assistenti degli officianti; si dice che lo scopo antico della cerimonia fosse di ammortizzare il lezzo che emanava dai pellegrini, soliti non curare troppo l'igiene personale a fini di espiazione e per colpa delle difficoltà di viaggio. Insomma un degno coronamento. E poi Santiago, posto che resiste alle ingiurie del turismo e del consumismo con una dignità e un'atmosfera quasi uniche, sopportando in silenzio i pattuglioni e le guide con megafono, i suonatori di cornamusa - la Galizia è celta! - e le squadre di bikers accampate in piazza dell'Obradoiro. Come se anche lei avesse il suo pellegrinaggio da compiere quotidianamente.
Dal ritorno in Italia - un'ora di anticipo sull'orario sulle ali della burrasca galiziana che ha continuato a imperversare per i rimanenti giorni di sosta, con solo una breve tregua per la gita a Finisterre - sto lavorando alle foto, stavolta spero di non metterci i mesi! Alla prossima, intanto :*

martedì 2 settembre 2008

E va bene: Lavacolla, 10 km a Santiago, ci siamo quasi Giornata interlocutoria, con tratti in boschi di eucalipto assolutamente fantastici, specialmente quando accompagnati da querce antiche. Questo paesino di sosta, in compenso, ricorda molto un racconto di Stephen King, di quelli horror manco a dirlo. Siamo arrivati, passeggiando dalla disperazione, a un bar che si chiama A Parada, l'unica cosa aperta. Ci siamo detti "altri due passi e ci torniamo per una clara" e dopo un quarto d'ora aveva chiuso! Alle quattro e mezza di pomeriggio! Sospetto sia andato a impiccarsi e non saprei dargli torto. L'altro hostal, di fronte al nostro che però offre la colazione dalle sette e mezza, orario chè è già tardi per essere domani a Santiago in tempo utile per la messa del Pellegrino - che non vorrei perdermi - la darebbe dalle sette, ma domani è chiuso. Mai visto un albergo che chiude un giorno alla settimana, mi domando: e i clienti di stanotte domani che fanno, passano lo straccio prima di andarsene? Mah, misteri spagnoli! Un altro paio di esempi: le fermate degli autobus di solito non sono segnalate da nulla, o sai dove sono o ti attacchi; nei supermarket non c'è quasi mai scritto dove sono le varie merci, devi girarti tutto e poi chiedere disperato a un impiegato già che ci sono, un paio di segnalazioni pratiche: a chi avesse interesse per l'oggettistica - souvenir, regali, pensieri, etc. - consiglio di trattenersi fino a Portomarín, sotto i portici di fronte alla chiesa di san Nicolás c'è un negozio di tabacchi e drogueria che ha delle cose veramente carine e originali e in più il proprietario è gentilissimo. Chi invece volesse provare il brivido del pulpo alla gallega aspetti fino a Melide, dove c'è Ezequiel che vale assolutamente la pena. Sempre a Melide, per non dormire all'albergue - che un amico spagnolo mi ha detto essere niente di che - ci sono la pension e l'hostal Xaneiro, muy baratos ma puliti e con letti estremamente comodi: all'hostal una doppia con bagno ben 35 euro Hasta luego :***

lunedì 1 settembre 2008

È possibile che a Triacastela, uno sputo di paese con tutto il rispetto , alle 6 di mattina c'erano almeno tre bar aperti per servire il necessario desayuno al pellegrino e a Portomarín, ridente cittadina descritta ieri, alle 6,15 di stamani c'ero solo io??? Oggi era quello che definirei, con brutto neologismo, un tappone: 40 km fino a Melide, amena località dalla quale sto scrivendo, e quindi da buon pellegrino in vena di ascesi sono partito bel bello che era ancora notte, in cerca di un caffè. Ci sono voluti 8 km per trovarlo, 2 dei quali in un bosco fitto che a mezzogiorno sarebbe stato uno spettacolo e di notte invece lasciava piuttosto a desiderare, con la lampadina dinamo a darmi uno straccio di orientamento. Dopo la sospirata sosta in quel di Gonzar - l'albergue sembrava molto carino, anche se i bagni puzzavano un tantino e due avventori ritardatari italiani si lamentavano della secadora rotta *lol* - la cosa non è migliorata: è scesa (o salita, a seconda dei punti di vista) la nebbia, così che i km successivi li ho fatti a bagnomaria e al mio povero cell, che soffre di artrite, a un certo punto si è inchiodato l'8 e ha cominciato a bippare selvaggiamente nel bel mezzo del nulla... Bah, cose che capitano ai pellegrini  A onor del vero devo riconoscere che di tutti i malanni del viandante tipico elencati ieri in una simpatica camiseta ne ho sofferti giusto un paio che riassumo così: sembra che qualcuno, dopo il ventesimo km, mi prenda a bastonate sotto la pianta dei piedi e poi mi pianti dei lunghi chiodi sotto le ginocchia, soprattutto in discesa; a volte vedo la Madonna e Giovanna d'Arco al bordo del sentiero, ma credo sia abbastanza normale. Un'altra cosa che non credo mi mancherà una volta finita questa cosa sono le MOSCHE *grrrr* onnipresenti, presuntuose, protagoniste, impunite: sono assolutamente insopportabili e ancora peggio è l'indifferenza sovrana con cui gli spagnoli non le considerano per niente, come se non le vedessero. Loro. Io le vedo e sento eccome, puta madre! Oggi almeno, con la guazza di cui sopra, c'erano solo quelle munite di pinne. Cmq, domani ultima tappa prima dell'arrivo, ora un poco di turismo anche se il lugar non promette niente di buono: in Galizia la natura regna sovrana, perlomeno fino a ieri, ma le città lasciano un po' a desiderare. Ho visto degli alberi anch'essi degni del Signore degli Anelli, ent in letargo, in particolare querce e castagni - il che rafforza le somiglianze con la Corsica; i luoghi umani invece erano decisamente più interessanti in Leon: Astorga, Ponferrada, la stessa Villafranca sono posti dove si potrebbe immaginare senza difficoltà di passare qualche giorno di vacanza normale. Qui proprio no! Hasta luego :***

domenica 31 agosto 2008

Questo posto proprio non sembra Spagna! Neanche Galizia, se vogliamo: pare più di stare in Scozia, Inverness direi, o altre contrade molto a Nord. Sono a Portomarín, arrivo della tappa odierna a 23 km da Sarria, proclamata per il momento città più brutta incontrata, e per fortuna l'arrivo è molto, molto meglio della partenza. Oggi altra lunga escursione per le campagne galleghe, con panorami da sogno e atmosfere terribilmente new age. Come credo di aver accennato, sono convinto da vent'anni che i Porti Grigi siano qui da qualche parte, vicino a Finisterre. Avrei quindi dovuto stupirmi quando oggi, nei pressi del km 100 da Santiago, sono passato per Brea? Il Puledro impennato non c'era però e il luogo era pervaso da una terrificante puzza di stallatico vario, ma l'idea di venirci ad aprire un albergue specializzato in affinità col Signore degli Anelli non mi sembrerebbe malvagia, magari allontanandosi un po' dagli allevamenti Questo mi permette di segnalare che da queste parti siamo in condizioni quasi premoderne, detto senza nessuna critica: si passa continuamente per pievi, vegas, gruppetti di cinque o sei case e altrettante, se non di più, stalle, incappando in vacche, polli, cani in plotoni e sparuti gatti magrissimi. La campagna è letteralmente tessuta di piccoli borghi, la gran parte dei quali sprovvisti di qualunque cosa, ma quasi tutti abbelliti da statue, aiuole, case private di raro gusto o chiesette millenarie più o meno restaurate. Un andare veramente bello e a Santiago, la meta, sono 90. Anche per questo post glisso sulle foto, visto che la piccola Coolpix continua a fare il suo dovere nonostante la seconda caduta rovinosa. Farò un restyling generale di tutto il diario una volta evase le centinaie di scatti che ho in tasca. Per l'intanto seguite con fedeltà e speranza, più o meno come io arranco Hasta luego :*

sabato 30 agosto 2008

Va bene che piove e siamo in Galizia, ma scrivere sul blog da una postazione fantascientifica con le canzoni di Natale come sottofondo mi sembra un tantino esagerato! Ho appena constatato che il look di queste pagine con Explorer è inguardabile, ma da queste parti - oggi Sarria - Firefox non gira granché *sigh* Cmq, stamani alle 6 pioveva e si pensava di prendere la corriera; poi ha spiosso e Pam ha detto: "Io con la pioggia non cammino e di andare a Samos non se ne parla", riferendosi alla deviazione possibile verso un grande e antico monastero. Tre ore dopo siamo arrivati a Samos sotto una pioggia battente  A volte la guida lascia un po' a desiderare e devo ammettere che la tappa con variante è stata la più bella fatta finora: boschi e sentieri elfici, di quelli che a ogni passo "suonano", un suono ricco, morbido, profondo come ti aspetteresti sulla strada per Rivendell o nelle aule dei Signori dei nani. Tralascio foto in attesa di lavorare sulle centinaia scattate finora  La battuta che la Galizia è l'Irlanda di Spagna ha trovato ripetute conferme: a un certo punto ci siamo tenuti la mantella addosso col sole per la disperazione! Ha continuato fino all'ingresso nell'albergue di qui, dove abbiamo pescato una quadrupla uso doble: i miracoli delle soste fuori tappa *lol* domani dovremmo arrivare a Portomarin, per recuperare i 5 Km scontati oggi, ma dipende dal tempo: la marcia sotto al diluvio è un'esperienza, va bene, ma non esageriamo. A parte questi aggiornamenti, voglio aggiungere che Santiago fa sempre più al caso mio, anche nel quadro del reincanto del mondo e del nuovo politeismo: un santo che cammina leggendo, che si può volere di più? E poi ha un aspetto così poco macerato e sofferente, per una volta: quando non ammazza i mori cammina col suo bastone e un cappello a larghe falde, conchiglia e borraccia di zucca, insomma uno spettacolo! Alla prossima, intanto :***

venerdì 29 agosto 2008

Oggi post solo testo da aggiornare in seguito, perché le linee dell'alta Galizia sono un tantino lente :) Léon ci aveva abituato male, da ieri siamo passati di qua - meno 150 a Santiago! - e le cose si sono fatte un tantino più complicate: è come se qualcuno avesse rimesso indietro le lancette di una ventina d'anni. Si cammina bene, però, e O Cebreiro era un posto decisamente da vedere, e da vivere almeno un pomeriggio. Tutti luoghi molto antichi, che conservano un'aura incurante delle chincaglierie da turisti e degli albergues per pellegrini più o meno motivati. Qui, per esempio, a Triacastela, la fondazione risale al IX secolo e ci si sente veramente altrove, nonostante la connessione web e il supermarket paracadutato qui da chissà dove. Dice che dovrebbe piovere, ma quello che tuona fuori sembra più un temporale estivo che una perturbazione. Almeno speriamo! Domani si dovrebbe arrivare a Sarria, probabilmente più civilizzati. Nel frattempo hasta luego :*

mercoledì 27 agosto 2008

Uno dei tanti monumenti al buon SantiagoUn paio di giorni che non trovo Internet agli albergues, oggi integro da Villafranca del Bierzo dopo 25 chilometri, gli ultimi 7 dei quali in un vero forno - horno in spagnolo  L'altra notte, all'albergue di Astorga, è stata una delle peggiori della mia vita: 8 in camerata, letti che scricchiolavano, un caldo atroce e su tutto - dopo che l'orario da caserma ci imponeva la nanna alle dieci e mezzo - i fuochi d'artificio della fiesta a partire da mezzanotte... Mi sarei messo a urlare dalla rabbia  Ieri poi passaggio in bus fino a Ponferrada e stamani una bella tappa, tranne per lo scoppio di sole che ci si è abbattuto addosso. Domani si passa in Galizia, la tappa finisce a O Cebreiro, posto pare di grande bellezza a quota 1300 e sarà anch'essa abbondantemente massacrante. Siamo vicini, però, e anche se le giunture protestano pesantemente - santa arnica! - si cerca di fare il possibile. Sono in dubbio se definirmi pellegrino o semplice turista camminatore. Ci sono posti di spiritualità intensa, come la cappella romanica qui accanto o la cappella della Virgen de las Angustias, dove oggi abbiamo perorato la causa di un'amica angustiata non poco  Però vedo che i veri pellegrini sono quelli che dormono agli albergues caritatevoli, mangiano cucinandosi e soffrono visibilmente: c'è un assortimento di abbronzature con fasce alle ginocchia e alle caviglie che fa impressione. Noi invece - anche se il posto più spartano dell'anno scorso stavolta sembra il Ritz - continuiamo a cercare almeno cubicoli per due, così, per riuscire a chiudere occhio, e la sera mangiamo con menù del pellegrino che fanno sempre tenerezza, ma sono comunque dispendiosi... Boh, credo che già così sia un'evasione niente male dalla solita routine. Se poi accumuliamo anche qualche credito celeste, tanto di guadagnato. Alla prossima :*

lunedì 25 agosto 2008

Il palazzo vescovile di GaudìSe a Hospital la posta oggi apriva all'una de la tarde, qui ad Astorga... non apre proprio *grrrr* E' fiesta grande, la settimana della feria della città che culmina, sabato, con il Giorno Romano, in cui Astorga rievoca gli antichi fasti e chiude in bellezza con una cena sui triclini con menu dell'epoca. Roba da matti! Sono molto più affezionati alla romanità qui che non noi a Roma *sigh* e dire che una bella cena sul triclinio ogni tanto ci starebbe benissimo: uro cotto nel miele, quaglie farcite... Mica come oggi a pranzo che sbadatamente siamo incappati in due versioni di black pudding, buone per carità ma pare un fatto apposta che ogni volta che vado all'estero finisco a mangiare sanguinaccio e frattaglie varie comunque, oggi una ventina di chilometri in gran parte su sentieri splendidi. E quando dico sentieri intendo proprio sentieri, non i rettilinei noiosissimi trovati nei giorni scorsi. Riflettevo: il camminare diritto è il meno adatto all'essere umano, è monotono, estraniante; credo si possa dire lo stesso del pensiero, con buona pace di Cartesio, rimettendo in auge la splendida idea di Rella dell'arabesco. Svolte, curve, scomparse, panorami che affiorano lentamente o attraverso i rami: questo è camminare Perché, anche se può non sembrare, camminare è un'arte, non è semplicemente mettere un piede davanti all'altro nel minor tempo possibile. C'è da accordarsi con l'atmosfera, con lo scenario, con lo spirito dei luoghi; da sentire il corpo e cercare di non chiedere troppo, così, tanto per non arrivare maciullato o in condizioni pietose. Comunque, domani sarò alla posta alle 8, poi andrò a vedere il palazzo di Gaudì qui sopra, oggi chiuso perché lunedì - giuro, non ci si crede! - e poi farò il portoghese in Spagna e prenderò un bel pullman per recuperare un paio di tappe e prepararmi alla lunga tirata finale. Hasta luego

domenica 24 agosto 2008

Il ponte di OrbigoHola Chi l'avrebbe mai detto che negli albergues del Camino de Santiago ci sarebbe stata Internet con una certa regolarità!?! Cosi' ho deciso per un diario di viaggio online, nei limiti del possibile e delle possibilità fisiche, dato che le tappe sono, come si dice da queste parti, muy fatigosas. Cammino iniziato ieri a Leon, dove - come per incanto - una tappa da 20 km se ne è visti aggiungere 6 o 7 per delle finezze delle guide e dei creatori del percorso, che non contano i tratti urbani... Come se uno non si facesse a piedi pure quelli Insomma, notte di ieri trascorsa a Villar de Mazarife, all'albergue san Anton, accogliente, ma non adatto a chi ha necessità di dormire, visto che stamani i maniaci del camminare al fresco hanno cominciato ad alzarsi alle 5. Oggi tappa smezzata, con sosta a Hospital de Orbigo, dal celebre e bellissimo ponte qui accanto, che dalla foto sembra niente di che e invece è spettacolare. L'albergue è il san Miguel, per chi pensasse a seguire le tracce delle centinaia di pellegrini che sciamano verso Santiago: moderno (wi-fi in camera, se mi fossi portato dietro pure il laptop. Visto l'odio per lo zaino pesante, direi che il problema è del tutto teorico!), organizzato in modo intelligente, forse stanotte si riesce a ricaricare le batterie. Sempre a livello di segnalazione utile, ottima cena al Los Angeles, con zuppa di trote, uova al prosciutto e flan a 9 euro. Menù del pellegrino Per quanto riguarda l'andare, si passa dal páramo leonese - campagna abbastanza riarsa, per quanto molto bella - alle pendici della cordigliera cantabrica, avvicinandosi lentamente - oh quanto! - alla Galizia. Ulteriori notizie quanto prima, sempre che articolazioni e giunture reggano *lol* Per le foto, bisognerà avere un po' di pazienza e aspettare le nuove puntate delle mie pagine di Flickr. Adios e buen viaje!
L'albergue san Miguel