lunedì 15 settembre 2008

La ragazza del lagoSi cominciano a riprendere le sane, vecchie abitudini, a Roma è venuto giù di tutto stasera e il clima era adatto a una visione che rimandavo da tanto. Non mi ci vedevo di fronte a La ragazza del lago in una sera estiva, chissà perché Com'è come non è, la sensazione è che non avessi tutti i torti: anche se non piove, anzi c'è spesso il sole, il film è cupo, adatto ai primi temporali d'autunno; sfugge alle mie solite obiezioni sui film italiani, tutti molto bravi, perfino Valeria Golino, tranne che per quanto riguarda la colonna sonora: se mancasse la cinematografia italiana, i violoncelli non li produrrebbero neanche più! A parte questo, l'indagine di Toni Servillo è una boccata d'aria dagli stereotipi americani: ve lo figurate Gil Grissom che dorme a casa di uno dei suoi collaboratori, pronto a preparargli un letto d'emergenza? O un inseguimento a piedi sfiatato senza l'immancabile corteggio di auto a sirene spiegate? Film d'atmosfera, dicevo, che non rinuncia tuttavia a una trama, dimostrando che si può fare cinema d'autore senza osservarsi l'ombelico persi in un misticismo narcisistico. Molto bella la luce del lago montano - uno di quei posti dove anche l'aria è verde e che ricordano incessantemente che la natura non è solo posto da picnic, costante la presenza della malattia e l'interrogativo etico non detto.

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