venerdì 1 marzo 2013

Hysteria

Posso dirlo, non l'avrei mai immaginato :) Avevo visto il trailer, ma pensavo di aver frainteso. Non che si trattasse dell'invenzione del vibratore nel vero, reale senso del termine, né che la nostra briosa cultura avesse messo a punto procedure specifiche per il trattamento di una "malattia" che altro non era se non il frutto della rimozione radicale della nostra parte animale, nello specifico la parte femminile che da millenni terrorizza noi maschietti a livelli patologici. E invece... Parliamo proprio di questo, di una delle più raffinate strategie del paradigma scientifico-tecnologico - e medico, aggiungerei, anche se mi viene il dubbio che forse gli aggettivi andrebbero redistribuiti - per difendere la sua visione del mondo. Una visione parziale, distorta, allucinata che solo secoli di pratica sono riusciti a trasformare in senso comune e che le diverse figure irriducibili scontano, alla fine dell'Ottocento come oggi. Già, perché il motivo per cui hanno girato questa piacevole commedia - che ha anche il pregio di far ridere, incredibile ma vero! - non è tanto raccontarci quanto i nostri antenati temessero il piacere femminile; piuttosto mostrare come, dietro il velo del discorso scientifico, si nascondano pregiudizi, paure e interessi dei quali spesso neanche i vari paladini sono consapevoli. Spesso, ma non sempre. La definizione della "malattia" è interna al sistema; sovente ha dei motivi, un'utilità, una capacità di cura; a volte risponde ad altro: l'equilibrio del sistema stesso, la difesa delle sue allucinazioni o dei suoi pilastri (che capitano essere, sempre a volte, la stessa cosa), la distribuzione del potere nel suo seno. Ieri era l'isteria, oggi forse la sindrome da deficit d'attenzione o le difficoltà a socializzare o qualche forma di pazzia più adatta di altre per risolvere anomalie o mascherare verità scomode. Sì, con Hysteria si ride, ma è opportuno pensarci sopra, dopo.

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