domenica 29 dicembre 2013

La promessa dell'assassino - Lo Hobbit 2

Bel film dove David Cronenberg si cimenta con una problematica spinosa, coi toni di un noir anni Settanta, in stile Fassbinder. La promessa dell'assassino va a scandagliare uno dei buchi neri della nostra cultura, il mantra dell'individualismo egoista per cui è meglio non immischiarsi negli affari degli altri per non correre rischi. Il che - se da un lato è empiricamente dimostrato: facendo qualcosa si rischia di più che non restando fermi - non tiene in alcun conto la dimensione interiore soggettiva, quella per la quale a volte semplicemente non puoi far finta di niente e girarti dall'altra parte. Nello specifico la sorte non è soltanto infingarda e strafottente e in una serie di colpi di scena smentisce l'assunto iniziale, che non a caso era oggetto di critica. L'ecologia dell'azione moriniana, vestita dei panni di Naomi Watts e Viggo Mortensen - sul quale stavolta non ho nulla da eccepire :) - acquista in ritmo e potenza e resta comunque un enigma affascinante.

Dice mia moglie che non capisce perché Peter Jackson abbia dovuto allungare e complicare tanto la storia... Per una volta non credo sia solo una questione economica, anche se la lettura immediata, nel clima di derivazioni economicistiche imperante, non può che andare in quella direzione. Credo piuttosto sia una questione di dipendenza :) Tre puntate da quasi tre ore l'una consentono ai drogati - tra i quali mi iscrivo senza batter ciglio - di assumere una dose accettabile di Terra di Mezzo e riprendere la strada là dove la si era lasciata qualche tempo prima. E l'operazione è ben fatta, anche se immagino che i puristi si straniranno per presenze impreviste e arricchimenti di trama. Il casting della comitiva nanesca è perfetto e, a dirla tutta, Martin Freeman come Bilbo mi piace molto di più di Elijah Wood come Frodo. E, a parte questo e per uscire dall'apologia, credo che stavolta emerga con forza l'ennesima intuizione di Tolkien, che rende la sua produzione la chiave di volta del Novecento narrativo: la forza delle piccole cose, la polemica con l'assioma quantitativo per cui qualcosa conta solo se è grande, sempre più grande, assurdamente grande. Gli eroi qui non sono anti-eroi, sono semplicemente non convenzionali e con questo stratagemma dimostrano quanto la convenzione sia priva di fondamento e potenzialmente devastante, Boromir docet. Cosa che vale in Arda e sulla Terra.

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