domenica 22 dicembre 2013

Molto forte incredibilmente vicino - Argo

Non posso dire di adorare la narrativa statunitense contemporanea, almeno per quanto riguarda i cosiddetti "mostri sacri". Mi sembrano peccare dello stesso difetto che affligge buona parte degli omologhi italiani, il gusto esagerato per la propria scrittura, a scapito della narrazione e della leggibilità. Safran Foer non fa eccezione e Molto forte incredibilmente vicino segue, sebbene i linguaggi siano diversi. Non che sia un brutto film, ma qualcosa nel ritmo, nell'enfasi stride, costringendoti a riconsiderare il retrogusto. Sarà forse che la bella strategia educativa di Tom Hanks è inestricabilmente connessa alla particolarità del figlio e quindi atipica, emergenziale, laddove potrebbe rappresentare una nuova frontiera per ridisegnare la normalità; sarà l'atmosfera sul filo della patologia e il tratto estremo con cui sono tratteggiati i personaggi che non sfonda il quotidiano, ma semmai lo rafforza a contrario attraverso l'incommensurabilità... Insomma, un film da vedere che a mio parere avrebbe potuto andare molto al di là del risultato effettivo.

In Argo, invece, l'equilibrio è notevole: dove la sfida della storia vera avrebbe potuto portare a un appiattimento ha invece condotto a una ricerca visuale e iconografica di altissimo livello, a personaggi solidi e a una narrazione coinvolgente, da action movie. Chapeau a Ben Affleck, nel doppio ruolo di regista e protagonista, che tesse l'omaggio all'impresa col confronto impietoso con la burocrazia e la paralisi immaginale degli apparati, dimostrando che un adeguato cocktail tra homo sapiens e homo demens è in grado di farsi azione con maggiore efficacia di quanto la retorica corrente, costruita su statistiche e procedure, possa mai aspirare a ottenere. Certo, ci vuole il coraggio dell'esempio e un senso di responsabilità che spesso latita, ma da questa storia incredibile si può uscire tutto sommato rafforzati e un tantino più ottimisti.

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