venerdì 16 ottobre 2009

La doppia oraNon è male, non è male. Anche se siamo nella terra di frontiera dove il cinema italiano è a rischio continuo di precipitare nei difetti e manierismi di cui mi sono lamentato spesso da queste pagine, La doppia ora riesce infine a eludere il pericolo e a chiudersi con un buon retrogusto. Ci sono però delle questioni in sospeso, questioni da narratore: il titolo, prima di tutto. L'ammiccamento, il ricorrere enigmatico del tempo simmetrico non sembra risolversi; neanche l'elaborata architettura della pellicola ne dà conto in modo soddisfacente, lasciandolo in ultima analisi come una trama smarrita, qualcosa che non torna. Come altre cose, ad esempio il suicidio iniziale in fondo gratuito e quella che ritengo una mancanza sostanziale nella trama che però, per non fare lo spoiler, tengo per me *lol* Nonostante questo, però, il film regge: Ksenia Rappoport e Filippo Timi, orgoglio perugino, sono bravi, convincenti; il regista, Giuseppe Capotondi, mi pare di capire al debutto nel lungometraggio, se la cava bene, senza i ritmi stenti che scambiamo spesso per pregio d'autore, con un realismo a tratti desolato in tono con la trama. Se poi aggiungiamo che si era in serata popolare a euro 2,50 cosa si può volere di più? 

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