lunedì 4 febbraio 2013

Last Resort

Spezzerò una lancia per Last Resort nella convinzione che si tratti di una serie one-shot, specie rara della quale sento la mancanza :) Mi rendo conto che l'idea stessa di serial è contraria a questo mio desiderio, perlomeno a uno sguardo superficiale e tanto per cambiare economico: cosa di meglio dal punto di vista della produzione di una narrazione che riesce a proseguire e farsi vendere per n stagioni, sostituendo pian piano (a volte neanche tanto piano) l'innovazione o addirittura la sperimentazione con la sana routine? Una routine, va detto, rassicurante sia per il fruitore che per il venditore, che inizia presto o tardi la combinatoria dei rapporti amorosi e una serie di colpi di scena prevedibili, sperimentati e capaci di soddisfare i più, i quali per l'appunto proprio quello andavano cercando: una storia nota sotto mentite spoglie, un altro modo per confermare il noto e fugare l'ignoto.





Però una serie può essere anche altro. Può essere narrazione di una storia che non si riesce a chiudere nell'arco breve di un film, strumento per tratteggiare personaggi di un certo spessore, indulgere in rimandi colti e divertiti capaci di rievocare un intero clima culturale - come nell'altro cult qui accanto, Life on Mars, che ricordo sempre con grande piacere e presto rivedrò - e soprattutto riascolterò! Può essere segno di un coraggio di cui si sente la mancanza: in minore, nella capacità di non tirare troppo la corda e rinunciare a possibili guadagni futuri in nome della coerenza di un racconto o di un'idea; in maggiore, nella creazione di personaggi di cui personalmente comincio a sentire la mancanza: personaggi forti, decisi, eroici nel giusto senso del termine. E' paradossale, ma una cultura dell'aut/aut, del bianco e nero in tutto, chiede al suo versante immaginale di supplire alle sue mancanze di raffinatezza e profondità e trasforma i suoi eroi in figure deboli, indecise, combattute - come sono d'altronde la gran parte dei suoi abitanti, fiaccati dalla costante erosione del carattere e dello spessore etico e morale.



Così non c'è neanche più salvezza nell'immaginazione. Anche lì troviamo gli stessi patetici uomini piccoli che ci circondano, incapaci di farsi carico del loro dono o del loro destino, pronti a vendersi per pochi denari e a volte, nei casi migliori, di avere il buon gusto di provarne vergogna. Non è questo che dovrebbero essere gli eroi. E non a caso il comandante Chaplin - un notevole Andre Braugher - non è affatto così: sa bene dov'è il giusto e dove lo sbagliato e si comporta di conseguenza, senza cedimenti e pagando il prezzo adeguato. Dice molto di una cultura che gli unici a comportarsi in modo degno siano un pugno di personaggi di fiction...

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