domenica 16 giugno 2013

Dark Shadows

Massì, rimoduliamo :) ultimamente i temi di gran parte della fiction convergono in costellazioni piuttosto coerenti e li ritrovi, più o meno variati, dove non te lo aspetteresti. In Dark Shadows, del buon Tim Burton, i grandi motori, pur nel tributo alla serie televisiva di cui il regista era appassionato, sono di nuovo la famiglia e il discorso sul Male, incarnato tanto per cambiare nel vampiro, figura che va più che per la maggiore. In un certo senso il film costella con tutta la saga di Twilight, salvo che Johnny Depp non sbrilluccica ed Eva Green è uno schianto ;) La cosa comica è che, sempre più spesso, il discorso sulla famiglia prende una piega mediterranea del tutto incoerente con l'universo culturale di riferimento: "la famiglia è tutto", "la famiglia viene prima di tutto" e via improvvisando sono frasi che ti aspetteresti in Gomorra o I Soprano, per come funzionano stereotipi e immaginario moderno condiviso. E invece questo primato risuona in posti inediti. Tra tutti il più improbabile è forse la bocca di quella che dovrebbe essere l'immagine del Male. Bisognerà tentare una lettura immaginale della rivisitazione corrente del vampiro, in effetti. Qualcosa che abbia a che fare con l'eufemizzazione della metà oscura, della quale cominciamo a prendere atto, con le cattive più che con le buone. Con la necessità di venire a patti col mostro che tutti ci portiamo dentro, ma che la nostra cultura non è in grado di vedere o accettare. I cambiamenti di fronte cui si assiste sono, per certi versi, i primi tentativi di superare il chiaro e luminoso uomo razionale di cui Cartesio ci ha fatto dono qualche secolo fa e trovare un modo di rappresentare l'uomo per quello che è, a mezza strada tra angelo e demone.



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