martedì 17 febbraio 2015

Grand Budapest Hotel

Che dire? Wes Anderson non smette di stupirmi ed è un dono raro. Ogni volta che vedo un suo film mi chiedo: come diavolo gli è venuto in mente? E come ha fatto a coinvolgere così tanti ottimi attori in un progetto del genere? E nel complesso la cosa mi rimette di buon umore, perché Grand Budapest Hotel è la conferma del fatto che c'è gente che fa questo bel mestiere in omaggio alla propria immaginazione e al gusto di realizzare qualcosa che ritiene bello, non per preoccupazioni di botteghino, di audience e tutti gli annessi e connessi che stanno portando all'omologazione e alla morte di ogni arte, musica in testa e cinema a ruota. Di fatto, guardare un film di Anderson è come sfogliare un almanacco di dagherrotipi, una sequenza di immagini ieratiche e dignitose che per un qualche colpo di genio compongono una storia. In questo caso la trama sfiora addirittura il thriller e porta con sé un ritmo e una levità che ad alcuni degli altri lavori mancano, ma non è che sia essenziale. Essenziale è la maestria degli attori nell'incarnare il senso profondo dei personaggi, nel rivelarlo con un'impercettibile alzata di spalle o uno sguardo fisso nell'obiettivo. Del cast non dico nulla, è talmente ricco e variegato da risultare imbarazzante :) e tutti, dal primo all'ultimo, si meritano un bell'applauso.

Nessun commento:

Posta un commento